La cugina

10.12.2013 18:52

 

Si spengono le ultime luci della sera, stanco e infelice mi avvio verso il mio rifugio, quella casa che mi aveva reso felice e che ora mi accoglie distrutto. Mi ero da poco sposato ma una malattia sconosciuta in breve me l’aveva portata via.

Era il mio amore, la donna che aveva saputo rendermi felice in ogni momento della giornata.

Ogni mobile mi parla di lei, ogni più minuscolo suppellettile me la ricorda e soffro maledettamente la sua mancanza.

Gli amici fanno il possibile per consolarmi ma nulla riesce a togliere dalla mia mente la sua immagine, sorridente e spensierata.

Passano i mesi, lentamente le ferite si rimarginano, naturalmente, senza poter fare nulla contro una sorte che così duramente mi aveva colpito.

E’ tornata l'estate, la gioventù riprende a vivere la stagione migliore. Le ragazze abbandonano i vestiti primaverili per indossare allegre scamiciate o minuscole magliette su jeans attillatissimi.

La sfilata è infinita: alte e basse, bionde o brune, belle o brutte, formose o piatte. Ce n’è per tutti i gusti.

Osservo divertito il passeggio serale sul corso principale del paese. Sono ancora giovane e la vita cerca di riprendersi naturalmente quanto negato.

Mi colpisce una moretta in calzoncini, maglietta attillata e coda di cavallo castano chiaro.

Ha qualcosa che affascina, non è particolarmente formosa, con una sola parola la definirei: semplice.

La avvicino con il mio sorriso sgargiante, so di avere un aspetto piacevole e lo faccio per allontanare le ombre dal passato.

“Ciao, mi chiamo Franco, mi farebbe piacere parlare con te, se non disturbo”.

Mi squadra da capo a piedi e “Perché no, accomodati pure, la strada è di tutti, io sono Arianna”.

“Allora, Arianna, dimmi: che cosa fai di bello e dove vivi abitualmente”.

“Io vivo in questo paese da quando sono nata e vado a scuola, come tutte le ragazze per bene”.

“Dimostri forse più anni di quelli che dimostri allora, pensavo che lavorassi o frequentassi l’Università”.

“Non so quanti anni mi dai, ma sono diciotto e prossimi ai diciannove, frequenterò l’ultimo anno di liceo classico”.

“Bellissimo, e dopo, quali intenzioni hai?”.

“Vorrei prendere medicina, sai, mia cugina è morta di una strana malattia e vorrei dedicarmi a quella specializzazione”.

“Come si chiamava tua cugina”?

“Anna e si era sposata da poco”.

Una fitta al cuore mi trafigge, barcollo, sento la necessità di sedermi, forse sono anche sbiancato, perché lei “ Mio Dio, Franco, sei diventato uno straccio, che hai, non ti senti bene?”.

Mi riprendo dopo qualche momento. “No, stai tranquilla, è stato un malessere passeggero”.

“Mi hai fatto venire un colpo, altroché passeggero, ti ho visto la morte in faccia”.

“Scusami, non volevo, ma tu hai riaperto una ferita che ha continuato a sanguinare per mesi, da poco era rimarginata ma questa sera, in cui ti ho incontrato, dopo le tue parole, si è riaperta ”.

“Non immaginavo di essere così negativa, ho solo detto cosa voglio fare da grande”.

“La colpa non è tua Arianna, solamente mia, io ero il marito di tua cugina”.

“Accidenti, ora che ti guardo meglio, mi ricordo di te al matrimonio, ero presente anch’io”.

“Non ricordavo di averti conosciuto, forse sarà stato per il momento particolare”.

“Lo credo bene. Comunque allora ero ancora una bambina cresciuta, senza forme e carattere”.

“Devo riconoscere che, dopo, sei cresciuta bene e in fretta”.

“Non mi posso lamentare”.

“Ora è tutto passato, dopo circa un anno credo di avere riacquistato il diritto a vivere”.

“Lo credo bene, Franco, lo devi fare senz’altro, la disgrazia che ti ha colpito non dipende da te, ma da quel maledetto morbo che ha colpito lei”.

“Ti ringrazio Arianna, ora è meglio che rientro, si sta facendo tardi”.

“Sai Franco, vorrei rivederti, magari anche domani pomeriggio in questo stesso posto, poi andiamo da qualche parte, pensi di potere?”.

“È una splendida proposta, ci vedremo domani senz’altro, ciao”.

“Ciao Franco, a domani”.

Mi allontano, ho una luce che si sta accendendo nel cuore, Arianna non assomiglia alla mia cara moglie in nulla ma ha le caratteristiche della sua famiglia: dolcezza e sensibilità.

Penso di aver avuto una bella fortuna a incontrare Arianna, spero solo che il futuro non mi riservi ancora amare sorprese.

Il giorno successivo ci rivediamo e decidiamo di fare una passeggiata lontano da occhi indiscreti e da lingue troppo lunghe. Arianna è una ragazza illibata ed io un vedovo, bisogna non sollevare chiacchiere inutili.

Parliamo a lungo, il tu si fa sempre più delicato e dopo poco ci teniamo per la mano. Alla fine della serata ci scambiamo il primo bacio. È una sensazione meravigliosa, ho sentito la primavera rinascere nel cuore. La osservo affascinato, tanta dolcezza in una ragazza così giovane.

Quando rientriamo, felici della serata, sotto il portone la saluto con la mano, inviandole un bacio con la punta delle dita, lei ricambia affettuosamente.

Appena rientro in casa giunge una telefonata, è Arianna “Ciao, volevo salutarti e dirti che sono stata benissimo oggi; allora, intesi, ci vedremo domani, stessa ora e stesso posto”.

”Sei meravigliosa Arianna, stai facendomi rivivere una gioventù che pensavo perduta”.

“Grazie delle tue parole Franco, buonanotte!”.

“Buonanotte!”.

È veramente una buona notte in cui riesco a dormire felice, dopo molto tempo il futuro non mi fa più paura e ora lo affronterò con sicurezza.

Lei è nel periodo vacanziero ma io sono costretto a guadagnarmi da vivere con un lavoro che mi appassiona e che svolgo con grande abilità, stimato da tutti.

La sera vado all’appuntamento, Arianna ha una luminosità diversa, i suoi occhi scintillano e il suo corpo invia segnali conturbanti. La osservo, mi sembra un sogno e quelle movenze leggere mi ridonano pace e serenità di spirito.

Le vado incontro e, felice delle sue mani nelle mie, ci baciamo fuggevolmente sulla guancia. Ci allontaniamo nascondendoci nel nostro rifugio, abbiamo trovato una panchina nel boschetto poco lontano, senza che nessuno possa vederci o incontrarci.

Su quella panchina ci siamo scambiati il primo bacio e ora le prime parole d’amore.

Com’è tutto semplice con Arianna, ogni parola nasce dal cuore, ogni carezza dall’anima, ogni bacio dalla mente. Mi sento come esaltato, sono ritornato indietro di almeno dieci anni, quando, adolescente, corteggiavo le ragazzine che mi facevano battere il cuore all’impazzata. Con Arianna rivivo quei magici momenti e ne sono felice. La rispetto e quando noto in lei richieste di maggiore intimità, la rimprovero ma con la morte nel cuore.

Sono adulto per lei e devo ricordarle che ho dei comportamenti da rispettare, anche se il desiderio diventa sofferenza. Lei capisce e accetta le mie parole, ringraziandomi.

Quando l’estate sta terminando, le chiedo di sposarmi, semplicemente, tenendole le mani.

Lei piange di gioia, aveva conosciuto l’amore e per la prima volta vedeva coronato il sogno di ogni ragazza: sposare l’uomo amato.

Il momento più difficile si avvicina, come la prenderanno i suoi genitori? Immagino nella mente febbricitante “Il marito della cugina e per giunta vedovo, con tutti gli uomini che ci sono al mondo, questo doveva capitarci tra i piedi, possibile che Arianna dovesse innamorarsi proprio di lui?”.

Mi pongo mille interrogativi, ne parlo con Arianna.

Lei, entusiasta, come si può essere solo a diciotto anni, mi invita ad essere ottimista, i suoi sono persone civili e le vogliono molto bene, per questo motivo desiderano la sua felicità. Se questa ha trovato un vedovo che male c'è, è un uomo come gli altri, per giunta giovane e ben sistemato.

Le sue parole m’infondono fiducia. Prendo appuntamento per presentarmi ai suoi.

È un giorno di festa, il S. Natale si sta avvicinando e gli animi sono ben disposti.

Ragioniamo a lungo sulle possibilità e sulle eventualità. Arianna è figlia unica e per questo motivo è considerata il gioiello di famiglia. Il padre la adora e la madre la ama con tenerezza, sempre pronta al bene della figlia.

Infine, superate le problematiche, si decide la data per la successiva primavera, la prima domenica dopo Pasqua.

Arianna esulta, frequenta l'ultimo anno di liceo ed è sempre stata molto diligente, il suo rendimento è ottimo.

I preparativi sono febbrili, Arianna affronta ogni fatto che riguarda il matrimonio con entusiasmo e v’infonde tutta la passione che possiede.

Io ho tutto pronto, chiuso nell'armadio, non devo fare nulla se non aiutare la mia futura moglie nelle incombenze necessarie.

La funzione si svolge nella pace e nella gioia generale, il banchetto nuziale è un momento d’incontro con tutti i parenti e amici e la sera, stanchi ma ebbri, affrontiamo la nostra prima notte da sposi.

Ci allunghiamo sul letto e, prima Arianna e poi io, ci addormentiamo profondamente.

Avremo tutta la vita davanti.