I racconti

Qui di seguito indicherò i titoli dei miei racconti indicando quando sono brevi o lunghi e quale posizione occupano nelle graduatorie.

Quando sono stampati su qualche antologia metterò un asterisco accanto. Se vinceranno qualche premio lo indicherò con la descrizione vicino.

1) Un caso disperato  stampato su Abaluth

2) Il treno

3) Mariuccia

4) Il sogno

5) La spesa al supermercato

6) Operatore di pace

7) Clara

8) A Maria *

9) Anna

10) Racconto in giallo

11) Il colore della libertà

12) Il fiume

13) L'amore per un figlio

14) Uno strano destino

15) Lutto dopo il parto

16) Guerra tra le stelle

17) Jucci

18) Il dono

19) I tre amici partigiani

20) Notte di orrire

21) I giorni del CNL

22) Festa di Natale

23) La gita in barca *

24 Naufragio *

25) Maria Stamapato sulla VIII Antologia di Montegrappa edizioni

26) L'ultimo volo

27) Il figlio di Giovanni

28) AMEN

29) Il mio web

30) L'addio

31) Giallo a Castelleone Stampato su Trotskij noir della Montegrappa edizioni

32) lettera mai spedita

339 La luce

34) Caro diario

35) La stagione dei fiori

36) Il paese

37) Mara, o dell'amicizia * Stampato sulla IX Antologia della Motegrappa edizioni

38) Ritorno al mio paese

39) Il sogno realizzato

40) Il balcone di casa mia

41) Il mio mare

42) Le ciliegine

43) Il gioco

44) Solo nella notte

45) Augusto il vendicatore

46) La cugina

47) L afarfallina

48) Le carte magiche

49) Omicidio in viaggio

50) Franca

51) Laura  * pubblicato su Abaluth

52) Amore ideale

53) Una nuova avventura 

54) Una morte scontata

55) La calda estate * pubblicata da Divina follias editore

56) Ave o Vergine * Maria Ottenuto premio speciale della giuria a Ottaviano (NA)

57) La vera storia di Marinella

58) L'ultima avventura stampato su Talemotion in pdf scaricabile gratuitamente

59) Viaggio nella coscienza del maestro

60) Il lago della solitudine

61) La passeggiata * tra i 10 vincitori del concorso letterario Premiosestanti

62) Casa in affitto in finale al Concorso delle edizioni Damster

 

 

POESIE

A te pubblicata su Versi in volo

Sulla pelle

Strano amore raccolta di due poesie

Cielo e mare raccolta di 4 poesie

AUGUSTO, IL VENDICATORE

Stavo rientrando verso casa, la luce della sera nella strada era fulminata, solo la luna, nel cielo pieno di stelle, inviava i suoi raggi sui tetti delle case.

Il caldo afoso mandava i suoi umori poco invitanti tra i vicoli del paesaggio, qualche gatto litigava mentre i topi razzolavano nella spazzatura.

Da lontano sento un respiro ansante, senza voce o grida. Mi avvicino con precauzione, sto in guardia, non si sa mai. A pochi passi noto, riversata sul marciapiede una persona, capisco che è in difficoltà, abbandono immediatamente la mia tensione e mi dirigo verso di lei.

E’ una figura femminile o almeno così pare, nel momento che la raggiungo lei, si rattrappisce, paurosa e sconvolta. E’ un fagotto cencioso, maleodorante, abbandonato sulla strada come immondizia.

Mi avvicino con cautela, la prudenza non è mai troppa, quando capisco che non potrebbe essere nociva, mi abbasso e la sollevo.

E’ una maschera di sangue, sulle braccia e l’addome segni chiari di violenza, la faccio sedere con calma, ha difficoltà anche con questo semplice movimento.

La sollevo tenendole un braccio attorno alle spalle, mi guarda con occhio vitreo, spento, comprende che cerco di aiutarla e si appende al mio braccio con fiducia.

Cerca di pronunciare alcune parole ma la voce si spezza in gola, dalla bocca un filo di sangue cola lentamente verso il mento.

Chiamo con il telefonino prima un’autoambulanza e poi il 112.

Arrivano quasi insieme, scende un dottore con una valigetta, un appuntato si avvicina a me.

Controllato lo stato della donna, è caricata sulla lettiga e partono a tutta velocità a sirene spiegate. I carabinieri dopo aver stilato un breve verbale con le mie generalità si allontanano ringraziandomi dell’intervento compiuto.

Cerco di pensare, non riesco, dopo la scena cruenta, a concentrare i pensieri.

Ripenso agli occhi di quella disgraziata, erano dolci e malinconici, nascondevano un dolore indescrivibile, mi propongo di andare a farle visita il giorno seguente.

Passo una notte agitata, il suo volto, con lo sguardo da cagna bastonata, mi perseguita, mi giro e mi rigiro, ma sempre la sua immagine mi appare.

La mattina presto mi preparo per uscire, è già caldo, il sole si sta alzando nel cielo scintillante diffondendo il suo calore anche su chi non lo meriterebbe.

All’ospedale fanno alcune difficoltà, non sono né parente né marito, quando spiego la mia posizione, convinti, mi lasciano entrare nella stanza n 42, al primo piano.

Il carabiniere di guardia mi riconosce e non fa obiezione.

La ragazza, allungata sul letto, piena di fasciature, stecche a un braccio, benda su un occhio, mi riconosce e accennando un debole sorriso m’invita ad avvicinarmi con un dito.

Sedendomi vicino a lei ne osservo i lineamenti delicati, quasi infantili, su un corpo troppo sviluppato per la sua età. Le prendo la mano libera stringendola affettuosamente, le chiedo il nome.

Quasi a gesti mi dice “Mara”.

Continuo nella ricerca per comprendere il motivo di questa situazione: “Di dove sei e dove abiti”? le sussurro delicatamente.

Sembra prendere fiducia, capisce che le sono amico e a fatica mette insieme, strascicando un poco le parole “Vengo da Civitavecchia e abito nel paese vicino, a pochi chilometri di distanza”.

Incalzo senza alzare la voce “Chi ti ha ridotto in questo stato”?

Presa da completa fiducia in me, comprendendo che faccio questo con l’intenzione di aiutarla mi risponde un poco meglio “Erano due ragazzi stranieri, li avevo conosciuti in discoteca, mi hanno invitato a una festa in casa di loro amici, dopo, è successo tutto velocemente senza che avessi la possibilità di reagire o di gridare, mi hanno denudato, e mi hanno violentato ripetutamente davanti e dietro e obbligandomi con la bocca e con le mani, erano porci spaventosi.  Non ho potuto evitare tutto questo, infine, come un sacco, mi hanno riempito di botte e scaricata vicino alla pattumiera, dove tu mi hai soccorso”.

“Sapresti riconoscere questi due disgraziati”?

“Non posso dimenticare il loro volto e i loro sguardi pieni di livore, sicuramente si erano drogati alla festa”.

“Adesso stai calma e riposati, cerca di rimetterti in salute, anche se ci volesse un mese, poi insieme, con il tuo aiuto, ti vendicherò”.

Sento le sue dita che stringono affettuosamente la mia mano, sento il calore scorrere nel mio sangue, il mio temperamento da guerriero sta prendendo nuovamente il sopravvento.

Era diverso tempo che stavo senza azione, avevo bisogno di trovare il motivo giusto.

Gli anni di apprendistato in Tibet avevano formato nelle mie membra il potere di combattere senza armi con la potenza di un fulmine.

Per un mese riprendo gli allenamenti nella mia palestra, riattivo la mia straordinaria violenza combattiva, ogni muscolo risponde prontamente ai comandi, il cervello funziona come un computer.

Finalmente sono pronto, lei esce dall’ospedale completamente rimessa.

E’ un fiore di campo stupendo, il suo incedere ha la bellezza e la leggerezza di una ballerina classica, il suo sorriso incanta lo sguardo, le sue forme aggraziate confondono il sentimento, è una donna straordinaria, inaspettatamente interessante.

Mi corre incontro nel cortile, dove la attendevo, come vecchi conoscenti, mi bacia sulla guancia e a braccetto ci avviamo verso l’uscita.

“I tuoi erano stati informati dell’incidente”?

“Non ho più famiglia, i miei sono morti due anni fa a seguito di un incidente stradale, sono figlia unica, per vivere insegno privatamente italiano e filosofia”.

“Non voglio sembrarti sfacciato, ma se non hai dove andare, io possiedo una casa tutta mia con diverse comodità, ti ospito volentieri, se accetti”.

“Sono sicura che tu sia diverso da quei bruti, ma comunque dopo l’esperienza fatta, nulla più mi spaventa”.

“Da me non devi temere assolutamente nulla, sono un uomo, questo è vero e tu sei una bellissima ragazza, ma ho un codice d’onore per il quale morirei piuttosto che trasgredirlo”.

“Parli come un guerriero di altri tempi”.

“Io sono un guerriero, uso le arti marziali, apprese in Tibet, per ripulire le fogne della città”.

“Non immaginavo, dunque non mi sarei espressa in quel modo”.

“Non ti preoccupare, ora sarai sotto la mia protezione, puoi stare da me, finché lo desideri”.

“Accetto volentieri il tuo invito, sono certa di trovarmi bene, comunque sono un’ottima cuoca e amo la pulizia della casa, voglia di una felicità appresa dalla nonna”.

“Benvenuta nei miei possedimenti”.

Entriamo nel giardino, ampio e pieno di piante esotiche, una grande vasca zampilla allegramente, spruzzi di acqua limpida si proiettano nell’aria, un putto sulla sommità spande acqua maliziosamente sulle nostre teste.

Apro la porta di casa, nel salone d’ingresso due mori marmorei accolgono i nuovi venuti con fare minaccioso, le due rampe di scale che girano attorno alla sala portano al piano superiore affrescate con immagini bucoliche, sulla sommità una piccola piramide ricorda che nessuno è eterno.

Conduco Mara nella camera degli ospiti, fatta approntare dalla mia cameriera, donna inappuntabile e insostituibile nella conduzione della casa.

La ragazza ha occhi sbarrati, non immaginava e non aveva mai visto tanto splendore nella sua vita.

Si volta e mi sorride, incredula davanti a tutto questo monumento d’arte.

“Vieni Mara, non aver timore, tutto questo mi appartiene poiché sono l’erede di un’antica famiglia ricchissima, pone radici nell’antichità nobiliare europea”.

Lei si stringe timidamente a me, si sente annientata in mezzo a tutto quello che la circonda, le stringo dolcemente la vita per infonderle fiducia nel futuro.

“Ricorda che si può e si deve sempre ricominciare dopo una caduta, ora te ne offro l’opportunità, sta a te accogliere l’invito e iniziare una nuova vita”.

“Sai, non immaginavo tutto questo, e non potevo pensare che tu fossi quello che sei, mi sembra tutto irreale”.

“Tocca con mano e renditi conto che quello che ti circonda è reale, e ti accoglie con piacere, penso che, dopo averti vista, desideri che tu ne faccia parte integrante”.

“Sei proprio un cavaliere in tutto, anche le tue frasi mi confondono, mi sento al centro di un’attenzione che non merito”.

“Avrai tutto il tempo per dimostrare quello che meriti, sempre che tu lo desideri veramente”.

“Guardandomi in giro mi sento bene e spaesata nello stesso tempo, non riesco a credere che tutto questo sia successo a me”.

“Cara Mara, hai sofferto molto e la legge del contrappasso ha deciso che devi godere molto”.

“E’ vero, ho sofferto le pene dell’inferno, la mia solitudine è stata pesante oltremodo e quello che mi è capitato mi ha precipitato nel baratro del dolore morale, quello fisico si è risanato”.

“Ora accomodiamoci, fra poco sarà servito il pranzo nel mio salotto riservato”.

“Non voglio essere invadente, mi spieghi come funziona la tua casa, così sarò in grado di comportarmi nell’eventualità di una tua assenza”.

“Allora mettiti comoda su quella poltrona, il discorso si farà lungo e articolato, ma forse è meglio che mangiamo prima, poi nel pomeriggio, passeggiando nel giardino, avremo il tempo necessario”.

Suono il campanello, si presenta la mia cameriera inappuntabile nel grembiule bianco sul completo nero rifinito con pizzi intorno, il suo viso tailandese, s’illumina alla vista di Mara.

“E’ tutto pronto nel salotto, signore”.

Ci accomodiamo senza fretta, la luce a giorno manda ombre piacevoli sulla tavola imbandita con ogni bene: antipasti, pesce arrosto all’orientale, carne in involtini con intingoli cinesi, riso cantonese, vino italiano delle cantine del Chianti, frutta di ogni genere composta su due canestri di filo ricamato a mano con scene di guerra cinese.

Mara osserva incantata la sala, si vergogna a entrare, la devo sospingere dolcemente.

La faccio accomodare a capo tavola, poi io mi sistemo dalla parte opposta, di fronte a lei.

Mi sorride felice, le osservo, contento della sua presenza.

Sembra che non mangi da diverso tempo, si comporta come un lupetto affamato.

Ogni tanto alza gli occhi dal piatto, beve, mi sorride e ricomincia, sembra insaziabile.

Dopo un’oretta si elaborazione orale, si allontana e guardandomi rossa in viso mi dice allegramente” Non ricordavo un’abbuffata così, forse non ho mai mangiato così bene in vita mia, riconosco che i miei non potevano permetterselo e neppure io dopo l’incidente, ma è stato un pasto da re”.

“Qui è sempre così, non ti preoccupare di nulla, devi solo curare la tua persona nel migliore dei modi, anzi chiederò alla mia cameriera di darti alcuni consigli”.

“Grazie di tutto, in effetti, io non possiedo nulla e quel poco che avevo ho dovuto venderlo poco a poco per mantenermi degnamente”.

“Oggi, verso sera andremo insieme in un negozio di abbigliamento e farai rifornimento di tutto quello che ritieni opportuno”.

“Mi sembra di essere entrata nel paese di Alice”.

“Non voglio darmi arie, ma ci sei vicina, direi confinante”.

“Non conosco ancora il tuo nome, lo posso sapere o è un segreto”?

“Augusto III, discendente dai re di Sassonia, pari di Francia, lord inglese e principe italiano, ti puoi accontentare o devo continuare”?

“Accidenti Augusto, sono capitata veramente bene, quasi quasi sono felice che mi sia successo quanto avvenuto”.

“Questo non lo devi assolutamente dire, io ero in attesa, la mia regina alla fine sarebbe giunta, in quale modo non mi era dato di sapere, adesso l’ho scoperto”.

“Sai quanti anni ho”?

“Stimavo diciotto, ho sbagliato”?

“Hai fatto centro, lo dicevo par informarti che una regina a diciotto anni è fuori luogo”.

“Sei simpatica oltre le mie supposizioni, la vita ti ha maturato prima del necessario, questo è vero, ma io ho la necessità di una donna graziosa, piena di qualità e giovane”.

“Ma io al momento non ho deciso nulla, a parte la meraviglia di tutto quello che mi circonda, dovrei pensarci un attimo prima di decidere se accettare o no”.

“Mara, io ho ventotto anni, sono nel pieno della mia forza fisica e sono ricchissimo, non ti chiedo di sposarmi, lo so che è troppo presto per decidere questo passo, ma desidererei che tu abitassi in questa modesta casa sino a che avrai maturato i tuoi pensieri, adesso so che sei molto confusa, quindi non ti chiedo decisioni affrettate”.

“Ti ringrazio Augusto, ora vorrei riposare un’oretta, se posso e poi facciamo quello che hai predisposto”.

“Finalmente, allora chiamo Maria, nome che ho dato alla mia tailandese, così ti aiuta, poi ci vediamo in giardino, io nel frattempo mi alleno un po’”.

Verso le diciassette ci ritroviamo, davanti alla vasca, la serata è calma, nell’ora del calar del sole tutto proietta una luce nuova sulla nostra esistenza.

Mara è truccata in maniera eccellente, vestita bene, appare come una donna di alta classe, Maria ha fatto un lavoro ottimo.

Saliamo sulla mia auto sportiva e ci avviamo verso il negozio che conosco.

Appena lei nota le vetrine sgrana i suoi occhi meravigliosi, sbalorditi da tanta bellezza.

Entriamo con calma, i commessi si avvicinano con un inchino, sono a nostra disposizione.

Lascio Mara in mano a due commesse che hanno il compito di procurare tutto quello che le necessita, senza problema economico.

Verso le diciannove e trenta usciamo felici e stanchi di tante prove fatte e viste.

Una fila di commessi porta una ventina di pacchi verso la mia auto, che faticosamente riesce a contenerli.

Mara ha gli occhi scintillanti, non si aspettava tanta generosità da parte mia, senza sapere che quello che facevo era una briciolina del mio conto bancario.

Rientrando in villa, chiamo i camerieri e faccio portare tutto nella camera di Mara.

Infine ci accomodiamo nel salotto ed io inizio il racconto della mia vita.

Le generalità già le conosceva, per questo motivo continuo sui fatti salienti.

Inizio il racconto “ Sono nato da famiglia nobile e molto abbiente, cresciuto in convento dai gesuiti e indottrinato con le migliori conoscenze, trasferito in Tibet dove per cinque anni ho frequentato la migliore scuola di arti marziali, da circa tre anni sono rientrato a prendere possesso dei miei averi dopo la morte prematura di mio padre prima e di mia madre subito dopo. Il compito che mi sono prefisso è quello di ripulire le strade dai delinquenti comuni, dalle persone cui le forze dell’ordine non arriverebbero mai, e se casualmente li prendessero, farebbero pochi mesi di carcere per poi essere nuovamente liberi di delinquere. In uno dei miei giri notturni, ho incontrato te, e ora sei qui”.

“E’ una storia interessante, piena di fascino e d’avventura, ma dimmi: dopo che hai fatto le tue pulizie, non hai noie con le forze dell’ordine”?

“Il problema ci sarebbe se venissero a conoscenza dei fatti, sino ad ora non è mai successo, solo tu conosci la mia vera identità”.

“E’ un onore che non merito, ma ti do la mia parola che non ne farò mai cenno con nessuno”.

“Ne sono convinto, ora sei la mia principessa e spero conserverai onorevolmente questo titolo”.

Per far dimenticare e fortificare Mara, dopo quanto le era successo, decido di portarla in vacanza sulla costa azzurra, dove possiedo una villa sul mare e un motoscafo d’altura, con cui pesco gli squali.

Mara accetta con entusiasmo la mia proposta e saltando dalla gioia, s’informa sulla data della partenza.

Saremmo partiti entro due giorni, dopo aver approntato l’equipaggiamento.

Mi comunica di non possedere nulla adatto all’occasione, le rispondo che avremmo provveduto direttamente sul posto.

I giorni che precedono la partenza sono tutto un fermento, Maria è efficiente e al centro di ogni preparativo, Mara è eccitata ma non sa cosa fare.

La partenza giunge quasi inaspettata, la macchina è pronta, lucidata e preparata a puntino dai meccanici della Ferrari.  In breve siamo sull’autostrada quasi volando incontro all’avventura.

Il tempo passa lentamente, mentre guido, lei mi parla dei suoi sogni e delle sue speranze.

Io ne osservo i lineamenti regolari, la compostezza della figura, i capelli al vento che acquistano bagliori dorati contro i raggi del sole mattutino.

Il mare, da lontano spumeggia allegramente in nostro onore, la costa ligure appare in tutta la sua magnificenza, Mara mi chiede una sosta a Sanremo, non la conosce e avrebbe il desiderio di visitarla, ne ha sempre sentito parlare specialmente per il suo Festival.

La accontento, esco ad accosto, posteggiando correttamente entro le righe blu a pagamento.

Inserite le monete nel contatore, ci avviamo nelle vie nella zona del Casinò.

Compiamo diversi giri, ammirando le ville e i giardini fioriti di questo gioiello miracoloso della natura, punto di ritrovo di artisti e personalità mondane.

Il movimento estivo sta diminuendo, gli ultimi giorni di vacanza si vanno lentamente consumando, la cittadina sta per riprendere la sua immagine di attesa, la canzone italiana deve ancora organizzarsi per la prossima competizione.

Consumiamo un discreto aperitivo con contorno di olive liguri e patatine fritte, poca fantasia nel servizio, lo faccio notare a Mara.

Riprendiamo il viaggio, in breve giungeremo ad Antibes, la nostra meta.

Di fronte ai cancelli della mia villa, due mastini si affannano a guaire per la gioia di rivedermi, il guardiano apre i cancelli e la servitù mi viene incontro, non vi sono molti bagagli.

La villa è in stile moresco, nascosta in mezzo alle palme, il prato intorno è di un verde smeraldo che contrasta con il celeste vivo del cielo.

Il sole, implacabile, invia i suoi raggi a riscaldare i poveri, indaffarati a rincorrere la vita.

Mara si comporta bene nel ruolo che le ho assegnato e la sua giovane età la ripara da eventuali critiche.

Le figlie dei domestici, coetanee di Mara, si adoperano per soddisfarne ogni desiderio, essere in mia compagnia la mette nella posizione di padrona ai loro occhi.

Si dimostrano troppo servili, le richiamo severamente, si allontanano timorose con un inchino.

Mara mi osserva divertita, non conosceva questo mio lato autoritario, sperimentandolo per la prima volta, ne rimane scioccata.

Il nostro soggiorno è particolarmente piacevole, ci aggiriamo nel prato, scortati dai due mastini, visitando ogni angolo recondito, parliamo a lungo.

Mara, tenendomi per mano, mi osserva, colgo ogni suo sguardo e ne intuisco il significato.

Dopo qualche tempo, fermandosi pensierosa “Non mi hai ancora chiesto di stare con te, ho qualcosa che non va, non mi ritieni all’altezza e vi è dell’altro”?

Sorridendo rispondo “Al momento opportuno saprai”.

Punto, fine della conversazione su quel motivo.

La passeggiata è stata piacevole, abbiamo una fame notevole. 

La tavola imbandita ci accoglie con piacevoli visioni.

Nel salone siamo solo noi due, diversi servitori che si affannano con vassoi pieni di ogni bontà. Mara ha un appetito notevole, assaggia tutte le portate del menù.

Il vino francese è piacevolissimo, dopo cena, allungandomi sul divano chiudo gli occhi e, se non fosse per il personale, mi addormenterei sicuramente.

Ho fatto preparare le due camere, con il disappunto della servitù, forse speravano in una storia d’amore.

Elegantemente ci ritiriamo, ho nella mente l’impegno per il giorno seguente.

Dobbiamo procurarci abiti adatti alla navigazione in altura e qualche costume per Mara, di cui è sprovvista.

La notte è piacevole, il profumo ad Antibes è incantevole, le onde del mare cullano dolcemente i nostri sogni.

Alle sette del mattino scendo allegramente, elegante e sorridente entro nel salone apparecchiato per la colazione e vi trovo già Mara in mia attesa.

“Buona giornata, caro Augusto, ho passato una notte magica”.

“Felice per te, cara Mara, anch’io non mi lamento, in più di piacevole ti ho sognato”.

“Spero in bene”.

“Certamente, eri bellissima e stavi volando su nel cielo, avevi ali grandi e compivi evoluzioni scrivendo dolci frasi d’amore”.

“Forse è quello che penso e verrà il momento che certamente lo farò”.

“Ora andiamo, non voglio fare tardi, desidero essere in mare aperto prima del tramonto, dunque addio pesci”.

Usciamo allegri e rifocillati, il negozio è in centro, mi accompagna Mario, il maggiordomo.

Facciamo tutti gli acquisti necessari sia per me e sia per Mara, che ha più necessità al momento.

Le ho fatto scegliere diversi costumi e abiti da mare, anche se la stagione volge al termine, eventualmente serviranno in futuro.

Un bikini color mare le modella magnificamente il corpo, gli abiti, tutti firmati, le donano un tocco di classe in più a quello che già possiede naturalmente.

Mi ringrazia con lo sguardo, non ha bisogno di parole, i suoi occhi esprimono i pensieri in modo chiaro e convincente.

Siamo in alto mare, soli, in mezzo allo sconfinato azzurro che ci circonda, unica piacevole compagnia sono i gabbiani che volano bassi in cerca di cibo.

Mara si appresta, per la prima volta, a cucinare per la sera, Mario aveva rifornito congelatore e frigorifero di ogni bene.

Io preparo la lenza e innesco le esche per pescare.

Fermo i motori, lascio scendere il filo oltre i cento metri, blocco il mulinello, mi allungo sul seggiolino, attendo.

Mara esce con i piatti fumanti, aveva preparato delle cotolette alla milanese, insalata come contorno e vino italiano di mio gradimento.

Mangiamo con calma, io osservo il galleggiante che si sta muovendo nervosamente, Mara è felice di questi momenti.

Il galleggiante parte all’improvviso, la canna si piega sino a toccare lo scafo, lascio cadere il piatto e sblocco il mulinello, la lenza scorre per qualche centinaio di metri, poi inizio a rallentare con il freno e attendo.

Sento dibattersi la preda nei fondali, aspetto che si stanchi, ritiro con calma, metro dopo metro lo sto avvicinando, la potenza del suo tiro fa immaginare un grosso pesce, ma non conosco ancora la specie, potrebbe trattarsi di un tonno o forse di uno squalo blu, tra qualche tempo costaterò.

La battaglia si fa dura, i minuti scorrono lentamente, lui non vuole arrendersi.

Tiro con forza, lui si oppone con caparbio istinto di sopravvivenza, non conosce la mia volontà di ferro, continua la nostra cruenta battaglia.

Mara osserva affascinata, non aveva mai assistito a questo tipo di pesca, la sua tensione esalta la sua bellezza.

Non ho tempo di pensare a lei, il pericolo della situazione mette in tensione tutti i miei muscoli, l’animale è quasi sotto la barca, cerca di rompere la lenza che lo lega a me, non vi riesce, è quasi a filo d’acqua, noto le sue pinne, grido di gioia, Mara accorre vicino a me, attendendo il momento finale trattiene il respiro.

Quando finalmente riesco a vederlo, in tutta la sua ferocia da combattente nato, quale natura l’ha creato, tiro l’ultimo colpo, la freccia si pianta sotto l’occhio sinistro e attraversa tutta la testa, il pesce si riversa sull’acqua, è completamente in mia balia, devo tirarlo su prima che altri pirati si avventino sulla mia preda.

Il verricello inizia il sollevamento, sembra che non finisca mai di uscire dalle onde.

Quando è a bordo, appeso alla gru, lo osservo con affetto, infine l’ho vinto, ma è stato un leale avversario.

Lo misuro e lo peso: due metri e dodici, centodiciassette chili.

Animale di tutto rispetto.

Mara ingenuamente mi dice “E ora che cosa ne fai di questa bestia”?

Ed io “Lo puliamo, parti lo congeliamo, altre le mangeremo, alcuni pezzi li uso come esca, quello che avanza la gettiamo in mare per sfamare qualche pesce che distrattamente si trova in questo specchio di mare”.

“Non mi dirai che quel coso si mangia”?

“Si chiama verdesca, quel coso, ed è uno degli squali più pericolosi del mare, si può anche mangiare, se cucinato a dovere”.

“Io non lo so cucinare”.

“Nessuno te l’ha chiesto, noi lo congeliamo, ci penserà Mario a compiere tutti i riti del caso”.

Mi appresto alla cerimonia della pulizia e dello squartamento, è un’operazione difficile che si apprende con lunga esperienza, avevo imparato sin da ragazzo, quando con mio nonno andavo a pesca.

Occorre un bel po’ di tempo, infine scarto tutti gli avanzi, l’acqua è tutto un ribollio, migliaia di piccoli pesci banchettano felici nel loro momento di gloria.

Preparo tutte le parti da congelare e Mara mi aiuta, dispongo separatamente le porzioni da esca e infine ci concediamo un meritato riposo.

Mara indossava il bikini color mare che con la sua pelle bianchissima creava uno splendido contrasto al chiaro di luna.

Quando tutto tace e solo il rollio della barca ci culla nella notte, dormiamo placidamente.

Il mattino dopo, alzandomi, faccio allenamento mentre Mara dorme ancora.

Preparo il caffè fresco e la sveglio dandole un bacio sulla bocca, dolcemente.

Lei aprendo gli occhi rimane sorpresa “Stavo sognando che mi baciavi, ma allora non era un sogno”?

“Non correre, ti ho solo svegliato, non avere fantasie, ti prego, io sono una persona corretta e ben educata”.

“Non avevo pensieri strani, era solo un sogno, ma molto dolce nel suo contenuto”.

“Qui abbiamo il caffè e vi sono dei dolcetti preparati dalle mie domestiche, se li vuoi, ti attendo”.

“Sarei felice di fare un bagno prima, se mi assicuri che nessuno mi mangi”.

“Se devo essere sincero, vedendoti, ti mangerei volentieri se fossi un pesce ma dato che non lo sono, nessuno ti mangerà certamente”.

Si tuffa dalla prua, la raggiungo e insieme facciamo diversi giri attorno alla barca, poi risaliamo dalla scaletta.

Rientra sorridente, è bellissima con i capelli gocciolanti sulle spalle.

“Ti dispiace se prendo il sole senza costume”?

“Siamo soli e sei libera di fare quello che vuoi”.

Senza pensarci sopra, si toglie il bikini e si allunga sull’asciugamano a prua.

Non ricordavo di aver visto una donna così interessante.

La osservo con affetto pensando che questa ragazza, così giovane, ha sofferto tanto.

Mi sembra impossibile il suo normale comportamento.

Mi sono ripromesso di vendicarla e farla felice, se ne avrò la possibilità.

Passano velocemente questi cinque giorni di mare, Mara è abbronzatissima, sembra una mulatta.

Io sono soddisfatto della pesca abbondante e felice della sua compagnia.

Mara, avrei pagato qualsiasi somma per conoscere i suoi pensieri, sembra felice e scanzonata.

Rientriamo ad Antibes con il proposito di assaggiare le Verdesca cucinata da Mario e suoi collaboratori.

Ripongo con piacere le mie cose, saranno custodite nella villa.

Anche Mara fa altrettanto, nella speranza di ritornare in futuro su questa meravigliosa costa.

Per compensare la pazienza dimostrata in questi giorni, le regalo un bel completo da viaggio, che accoglie con soddisfazione.

Penso a quanto sarebbe diversa la mia vita senza la sua presenza.

Ho sempre vissuto nel lusso e nell'abbondanza, però di sentimenti che fanno vibrare le corde dell'anima e tengono svegli nella notte, non ne ho vissuto un solo momento.

Ho sempre vissuto carpe diem lasciando ogni interesse femminile.

La presenza di Mara era una novità per me, non passava momento che non pensassi a lei, in un modo o nell'altro, era sempre presente nel mio cuore.

La sua bellezza appassionata, la sua malinconia, i suoi occhi da gatta ferita, era diversa da ogni altra donna conosciuta.

La sua movenza raffinata, il timbro della voce misurato, lo sguardo leale, la rendeva degna del mio interessamento, poco importava il suo passato.

Mi gira attorno felice delle mie premure.

Forse desidera qualcosa oltre le attenzioni cavalleresche, io ho paura di rompere l'incantesimo creatosi.

A giorni saremo nuovamente nella nostra città, piena di contraddizioni, e dovremo affrontare il nostro destino, chiaramente segnato dalla sera che l'ho incontrata, nulla potrà farmi desistere dal mio giuramento.

Le ore di allenamento sono tutte dedicate a provare colpi micidiali appresi da quei meravigliosi monaci che si sarebbero fatti uccidere piuttosto che rivelare i segreti di quell'arte straordinaria e avrebbero desiderato morire piuttosto che fare del male a qualcuno.

Anni di sacrificio, dodici ore ogni giorno, allenamenti incredibili, mi avevano reso un combattente unico, il giuramento fatto era quello di fare del male solo per giustizia.

Mara era la ragione della mia vendetta, non avrei avuto altro motivo diversamente.

La mia villa, al rientro, è ornata a festa, idea della servitù, per onorare la mia ospite, che accoglie emozionata tanta premura.

Riprendo possesso del mio ambiente, la mia camera e il salone e la palestra e il salotto, tutto mi è famigliare oltre la nuova luce che Mara diffonde con la sua presenza.

Non avevamo mai parlato di sentimenti, nei suoi gesti avevo notato un pizzico di malizia, poi fugata dalle sue parole, l'avevo ammirata nella sua splendida nudità.

Mi girava attorno, serviva il pranzo, mi aiutava nella pesca, sempre nuda, come una donna primitiva, mai una parola, mai un gesto aveva interrotto attimi di pura gioia.

Mi aveva invitato a imitarla, ma la mia rigida cultura mi vietava di assecondarla.

Ora siamo finalmente vicino alla resa dei conti.

Mi faccio spiegare bene gli individui che l'avevano violentata, il loro ambiente e l'indirizzo della festa presso amici comuni.

Quando ho il quadro ben definito mentalmente, faccio un piano d'azione elaborato nei più piccoli particolari, nessuno deve sapere mai questa mia attività secondaria, nel retroscena di una vita onorevole presentata come facciata principale. 

Per tutti sono un debole rampollo di una genia ricchissima dal passato aureo.

Nessuno, oltre Mara, ha mai saputo chi sono veramente, questo segreto ci vincolerà per tutta la vita.

Inizio le mie ronde serali, apparentemente sono un ragazzo ben vestito in cerca di avventure, sotto sono un pericoloso karateka che al solo incontrarlo ingenera terrore.

Mi aggiro nei pressi del ritrovamento, con l'idea che chi ha fatto un'azione delittuosa la ripete, è solo questione di tempo.

Vedo ronde di giovani ubriachi girare nelle strade deserte, incontro prostitute prossime alla pensione che ancora cercano di raggranellare qualche soldo, noto dei tossici che si fanno sotto i lampioni, in mezzo alla spazzatura.

Alcuni ragazzi stanno tranquillamente seduti su una scalinata, sembrano innocui, chiacchierano allegramente, raccontando le loro prodezze sessuali.

Rimango in ascolto, potrebbe venire fuori qualche notizia interessante.

Sto nascosto sino al cuore della notte, per questa sera niente di fatto.

Rientro a casa, Mara sta nel salotto, in ansiosa attesa del mio rientro.

Quando mi sente, correndomi incontro mi abbraccia, la sua tensione si scioglie.

La scosto con dolcezza, non desidero in questo momento scambiare parole con lei, prima devo smaltire il mio stato d'animo.

Le comunico brevemente quanto avvenuto nella serata e di non aver incontrato persone somiglianti dalla descrizione avuta.

Continuo le mie ronde per lungo tempo.

La tensione sale, le notti si stanno facendo fredde e umide, le persone sono sempre meno disposte a uscire per andare a zonzo, forse dovrò aspettare il prossimo anno o l'avvento della nuova estate.

La mia villa è sempre in festa, la mia ricchezza permette possibilità ad altri sconosciute, la tavola è sempre imbandita riccamente.

Mara da quando è mia ospite ha migliorato la sua figura, era bella già prima ma ora è superba, il fisico si è tonificato, le abbondanti portate ricche di ogni contorno l'hanno arrotondata magnificamente, donandole forme senza uguali.

La osservo mentre gironzola nel giardino, assorta nei suoi pensieri, a volte con la gonna ampia e a volte in pantaloni, è comunque una visione piacevolissima, sembra una fata nel bosco.

Ho notato, più volte, che anche lei mi osserva, nascondendosi dietro grandi occhiali da sole, mentre mi alleno nella mia palestra o quando faccio la doccia dopo le abbondanti sudate, è l’unico momento in cui può vedermi nudo, senza il mio permesso.

Non le avevo mai dato l'opportunità di farlo, neppure a bordo, dove un'intimità privata ne avrebbe dato l'opportunità.

Qui, in casa mia, sto più rilassato e non mi preoccupo di fare molta attenzione, il personale vive in altra ala e gli incontri sono solo occasionali nelle ore del desinare o di altre incombenze, solo Mara vive nel mio spazio riservato e quindi approfitta di questa occasione per violare le regole che le ho imposto. Non riesco a comprendere che cosa abbia io di così interessante per gli occhi suoi, a parte la muscolatura ben scolpita e la mia mascolinità.

Un giorno le chiederò spiegazione e forse non sarà lontano quel momento.

E' metà di ottobre, la serata è fredda e piovosa, le strade luccicano alla luce dei lampioni, i lampi rischiarano attimi a giorno immagini fredde e assenti delle costruzioni moderne, le insegne lanciano segnali colorati sul viso dei passanti.

Io attendo sotto un balcone. Nessuno passa. Solo da lontano vaghi suoni di un giradischi si ascoltano. All'improvviso un urlo si mescola alla musica.

Non è un grido di terrore ma un grido di dolore.

Mi dirigo nella direzione da dove proviene il lamento, che è soffocato da qualcosa che ancora non conosco.

Vedo dietro un cassonetto della spazzatura due figure che si agitano su un'altra distesa per terra.

Senza indugio accorro, in quattro mosse metto fuori combattimento i due figuri e soccorro quella distesa, è ancora una giovane donna ma solo spaventata a morte, non avevano avuto il tempo per farle del male, presentava solo alcuni strappi ai vestiti e qualche graffio, di poco conto, sulle cosce.

Si alza da sola e mi abbraccia piangendo.

Mi soffermo sui due ragazzi distesi a terra, uno forse assomiglia alle descrizioni di Mara, ma non ne ho la certezza, decido di portarlo con me, l'altro dopo un altro colpo che gli farà ricordare la serata l’abbandono sul marciapiede, mi carico in spalla il disgraziato e con l'altra mano afferro la ragazza e la conduco con me.

Quando entro nella villa con la compagnia non gradita, Mara accorre velocemente in soccorso della ragazza.

Il sacco, che ho in spalla, lo sbatto a terra senza complimenti e, dopo averlo fatto visionare a Mara e ottenuto risposta negativa, lascio l'incarico alla servitù di abbandonarlo lontano dalla mia casa, in un angolo buio presso un bidone della spazzatura.

La ragazza, di nome Iole, in breve tempo si rimette dalla brutta avventura passata e ci spiega come sono avvenuti i fatti che l'hanno coinvolta.

La storia è simile a quella di Mara con la differenza che lei non ha subito né violenza e neppure è stata malmenata.

È rifocillata dalle mani amorevoli di Mara, che per un momento aveva rivissuto il suo dramma, e rivestita con abiti nuovi, tratti dal suo guardaroba.

Nel metterglieli addosso mi guarda chiedendomi perdono, erano regali che avevo fatto a lei.

Il mio sorriso la rincuora, forse si aspettava questo mio gesto e continua nella sua opera.

Dopo averla sistemata, chiedo a Iole se desidera, essere accompagnata a casa, il suo assenso mi riempie di felicità, speravo che fosse così ma la mia immaginazione aveva galoppato e mi figuravo la mia vita contornato da giovani donne a mio carico.

La faccio accompagnare dal maggiordomo che era rientrato e mi allungo sul divano, ho assolutamente bisogno di riflettere e riprendere il mio sangue freddo, le azioni violente non mi disturbano ma assistere a violenza sugli indifesi mi getta in una prostrazione da cui esco con difficoltà.

Mara mi sta vicino, premurosa e disponibile a ogni mio desiderio, che non collima mai con il suo, almeno così penso. Sento che lei desidererebbe qualcosa di più del rispetto e di un comportamento cavalleresco ma in questo momento è il massimo che posso concedere.

Troppi coinvolgimenti sentimentali potrebbero creare intralci ai miei piani, forse lei non lo capisce o forse a lei non importa più di tanto questa mia idea, considerando passata e finita la sua avventura drammatica.

La vita continua tra le mura dorate della mia villa ed io continuo le mie serate tra la sozzura che fuori impera, senza approdare a niente o salvando qualche ragazza come Iole dalla prepotenza maschile.

Fuori dai bar o dalle discoteche, dopo una serata di piacevoli momenti, succede spesso che alcune ragazze, le più carine e forse quelle che sembrano le più disponibili, incappano in mascalzoni che vorrebbero approfittare di un'occasione imprevista.

I soliti balordi cercano sempre di approfittare nelle ore serali, ricorrendo alla violenza, nell'incapacità di ottenere dolcemente quello che invece bramano nella notte, cercando di rapinare un amore che sarebbe molto più piacevole se chiesto con affetto.

Qualcuno dovrà ricordare questi momenti poiché mi trovavo sul posto al momento opportuno, altri la passeranno liscia per mancanza di denuncia da parte delle loro vittime impaurite.

E' un mondo strano quello della notte, fatto di lavoratori seri che cercano di sbarcare il lunario con pesanti turni di lavoro e di perditempo che girano inutilmente alla ricerca solo di emozioni incomprensibili.

Io vigilo su angeli caduti nel fango, giovani fiori che se stessero in casa eviterebbero tanti problemi alla società.

Non posso evitare che queste ragazze, a frotte, escano da casa nella vana ricerca di emozioni superficiali, disponibili a concedersi a chi avesse il buon gusto di chiedere dolcemente, e finiscono tra le braccia di bruti violenti, maniaci del sesso.

Forse non troverò quello che cerco, ma la mia presenza costituisce un buon deterrente nella zona che controllo.

Verso le quattro della mattina rientro sempre a casa, i delitti si compiono sempre tra le due e le tre della notte, specialmente se non stellata.

Mara, impassibile, mi attende sempre in attesa di notizie, la trovo sempre seduta al buio nel salotto, sola e pensierosa.

La informo sempre in modo sommario sugli eventi serali e, quando ho terminato, ognuno si ritira nella propria camera alla ricerca di un meritato riposo.

Durante la giornata cerco sempre di far divertire Mara, conducendola in locali di alta moda o in ambienti culturali dove può confrontarsi con persone diverse, non dai soliti amici che sino a qualche momento addietro aveva frequentato con i bei risultati ottenuti.

La sua vita, che sembrava distrutta dagli eventi, aveva adesso preso un indirizzo straordinario con una vitalità che non aveva mai conosciuto.

Ogni persona che le presentavo era attratta dalla sua elegante figura e lei era posta su un piedistallo intarsiato e ben illuminato.

La sua gioia di vivere, ora, aveva del miracoloso, sprizzava felicità da ogni poro e la attaccava a chiunque incontrasse, anche casualmente.

Io avevo paura di questo suo momento, pensavo che passare dallo stato solido a quello gassoso di colpo potesse influire negativamente sulla sua salute mentale.

Qui si sentiva libera e rispettata e amata. Ogni suo desiderio era come un ordine e ogni suo sorriso illuminava le stanze solitamente grigie e opache.

La mia era una casa di rispetto ma non era mai stata riscaldata con un sentimento d'amore, limpido e sincero. Questo mi preoccupava, non desideravo essere l'oggetto di tale sentimento.

Anche se avesse riscaldato la terra intera, avrei desiderato stare sulla luna, facevo tutto il possibile affinché nulla accadesse tra noi.

Lei aveva già iniziato sulla barca con il suo abbigliamento sempre discinto e mettendo in mostra le sue belle forme che lanciavano segnali conturbanti.

Qui alla villa si comporta con molta classe, veste elegantemente e il suo atteggiamento è sempre rispettoso e cordiale.

Mi ha spiazzato in questo modo, sento il suo calore sotto varie luci, irretito dalla sua grazia e bellezza.

Io vivo la mia esistenza al solito modo, con l'incombenza della sua presenza, gradita e mai sopportata. Ma lei è sempre presente sul mio percorso, volente o nolente.

Me la trovo davanti al mattino, anche presto, all'ora di pranzo, durante la siesta, la sera a cena, al rientro nel pieno della notte, mi sembra che non dorma mai eppure è un fiore raro nella mia vita, vi è entrata prepotentemente senza colpa e ne guida il percorso come un faro.

Un fatto inaspettato ha segnato un punto a mio favore.

Un incidente serale: dopo uno sballo in discoteca, alcuni giovani avevano accoltellato un coetaneo per uno screzio avvenuto all’interno del locale.

Poi si erano dileguati nella notte, sul terreno solo un ferito grave, che non aveva fatto nomi, mentre era trasportato all’ospedale.

La polizia brancola nel buio, nessuno ha visto nulla, si è messa in moto la macchina omertosa.

Mi vesto secondo la moda attuale con qualche piccolo trucco in faccia, frequento la discoteca, dove è avvenuto lo sgarro.

Noto le facce dei ragazzi che la frequentano, il comportamento delle ragazzine che ballano, il modo di fare del gestore e dei suoi scagnozzi.

Tutto sembra normale, ammettendo normale questo modo di divertirsi.

Noto che circolano amfetamine sotto banco, soldi di nascosto, mani insanguinate guidano il gioco con estrema sicurezza, non sanno di essere controllati da me come un radar, sto seguendo ogni mossa e ogni movimento e le persone nei loro giri e nei loro contatti.

Per diverse sere compio questa ronda.

Sono giovane abbastanza, ballo con disinvoltura, sono attorniato da alcune giovani che ci provano con me. Si fanno in quattro per ballare insieme, si dimenano come forsennate e mostrano le loro grazie con una leggerezza che considero deplorevole.

Gonne microscopiche mostrano sempre il pube il più delle volte scoperto completamente, camicette senza bottoni lasciano ballare morbidi seni a ritmo di danza.

Sono di ghiaccio. Quest’atteggiamento è notato da qualcuna che si fa più audace, allungando le mani cerca di eccitare la mia natura maschile.

Hanno un’abilità e una voglia inaspettata.

Qualche giovane, ingelosito da questi atteggiamenti, inizia a gironzolarmi attorno, sento sguardi infuocati nella mia direzione, noto che qualcuno strattona la ragazza, però non intenzionata a mollare la presa, si crea del parapiglia.

Alcuni ragazzi si ritirano per confabulare in una zona d’ombra, la musica a oltre ottanta decibel ferisce le orecchie, molte coppie continuano come se niente fosse.

Comprendo che forse vi sarà movimento una volta terminata la serata, ma continuo le danze come se nulla fosse accaduto.

I miei sensi sono tesi, i muscoli come corde di violino, mani femminili da ogni parte, illuminazione su di me, hanno deciso di darmi una lezione.

La sala si sta svuotando, ancora reggono i più scalmanati e le ragazze perditempo.

Mi accingo a uscire, quando un gruppetto di ragazzi mi sbarra la strada, li invito con gentilezza a lasciarmi il passo, sembra che non abbiano nessuna intenzione di farmi andare via tranquillamente.

Siamo nell’ingresso, qualcuno si fa più intraprendente, iniziano a spintonarmi, li lascio fare, io non ho fretta. Quando siamo in mezzo alla strada, sotto a un lampione che malamente illumina con la sua fioca luce, vedo luccicare un coltello serramanico.

E’ il momento che attendevo. Scatto all’improvviso. E’ questione di un momento. Tre sono a terra distesi con un braccio rotto, uno ha una distorsione alla clavicola, un altro ha un ginocchio piegato in maniera innaturale, quello con il coltello se l’è trovato conficcato nella coscia sinistra.

Lamenti di dolore chiudono una scena da film.

Io mi allontano lentamente, ho dato sfogo alla mia tensione, cerco di riprendere la solita calma.

Rientro a casa, Mara mi sta attendendo, come sempre. M’interroga con gli occhi. Vede il mio sorriso e comprende. Missione compiuta. Nessuna traccia può ricondurre a me. Il mio segreto rimane inviolato.

Il giorno seguente, per sviare l’attenzione la conduco al mare con la Ferrari.

E’ una giornata fredda ma limpida come non mai. La luce del sole è vitrea, i suoi raggi non riscaldano ma danno una gioia indescrivibile.

Il mare è molto mosso, i marosi s’infrangono sulla spiaggia lanciando spruzzi sino sulla passeggiata. Mara è felice, mi tiene per mano e sorride. Beviamo un ponce caldo nell’unico bar aperto e andiamo a passeggio nella pineta.

L’aria è pungente, Mara si stringe alla ricerca di un calore che ancora non le posso dare.

Al momento si accontenta della sua pelliccia di castoro, ultimo acquisto per il suo guardaroba.

I giornali riportano la notizia con foto, scattate dopo l’attentato, finito male per gli aggressori.

Il più perspicace dei giornalisti pone una domanda inquietante “ Chi sarà questo sconosciuto vendicatore”? Posta in prima pagina.

Mara mi osserva mentre leggo gli strilloni, mi stringe il braccio dolcemente e appoggia la testa sulla mia spalla.

Rientriamo che sta facendo sera, le giornate si sono accorciate, alle sedici e trenta è già buio.

Parcheggio l’auto e apro la porta. Mi accorgo che da quando siamo usciti, sino ad ora, non abbiamo scambiato parola.

“Mia cara, hai perso la favella”?

“No, ma sto talmente bene che non ho bisogno di parole, gradirei un’altra cosa, ma per ora è irraggiungibile”.

“Non faccio domande, credo che siano inutili”.

“Hai proprio ragione, chiudiamo qui quest’argomento”.

La servitù, come sempre, aveva approntato una cena con i fiocchi, gli occhi di Mara si rallegrano alla vista.

Attendo qualche giorno, facendomi vedere in giro il più possibile in compagnia di Mara, prima di fare un viaggio che avevo in mente da diverso tempo, sempre rimandato per mancanza di occasioni.

Ora l’occasione l’avevo, portare Mara in un posto che sicuramente non conosce e che le farà molto piacere visitare. L’eco dell’avventura notturna si è spento, nessuno più parla dei fatti avvenuti, l’inchiesta è stata chiusa con un nulla di fatto.

Quel povero ragazzo era stato vendicato lasciando un ricordo duraturo dentro le teste calde e non solo. Manca ancora una persona che non sono riuscito a rintracciare, quello che ha fatto del male a Mara. Lei sembra essersene dimenticata, ma nel suo intimo sa che io non dimenticherò.

La conduco a Venezia, città dei sogni proibiti e dalle mille immagini incantevoli.

Lasciamo la Ferrari parcheggiata in un garage di lusso e ci addentriamo nei vialetti che conducono a San Marco. Vedendoci così felici insieme nessuno potrebbe pensare che non facciamo coppia fissa.

Quando all’albergo fisso due camere alla reception, l’impiegato mi osserva interrogativo, per tagliare corto senza dare inutili spiegazioni “ E’ mia cugina”.

Consegno la chiave a Mara e ci dirigiamo nelle nostre camere, attigue, ma non comunicanti.

Lei si cambia per la sera, il tempo è freddo e l’umidità della laguna lascia una patina gelata sui vestiti. Siamo ben organizzati per questa eventualità, entriamo nel ristorante dopo Rialto.

E’ un ambiente raffinato, frequentato solo da persone facoltose, siamo accolti con la gentilezza di altri tempi, il tavolino con vista sulla passeggiata ci ricompensa abbondantemente della spesa.

Assaggiamo piatti locali di ottimo gusto e un bianco del Reno che affascina il palato.

Mara è molto silenziosa in questo periodo, durante il viaggio ha parlato solo per chiedere una fermata per sue necessità, da quando siamo giunti, non ho più avuto il piacere di ascoltare il melodioso suono della sua voce.

Le prendo la mano, gentilmente, sul tavolino, la stringo con dolcezza e “Come ti senti”?

“Sto talmente bene che non riesco neppure a parlare, è come se vivessi un sogno con la paura di svegliarmi e vederlo andare in frantumi”.

“Non è un sogno, cara, è una nuova realtà che stai vivendo”.

“Ti sono molto grata per tutto quello che fai e che assolutamente non merito”.

“Puoi lasciarmi decidere quello che meriti o no”?

“Fai pure, sei riuscito a farmi rinascere dopo quella brutta avventura”.

“Posso dire, se non ti dispiace, che ora sei un capolavoro”?

“Così mi fai arrossire, non merito tanti complimenti, sono una ragazza semplice e le mie forme sono un dono della natura, io non ho fatto assolutamente nulla”.

“Ne sono convinto, ma in questi ultimi tempi, forse per merito della cucina di Maria, ti sei rassodata e arrotondata nei posti giusti”.

“Allora, ogni tanto, posi il tuo sguardo su di me”?

“Come non potrei, mi sei sempre attorno, come una farfalla allegra”.

“E’ vero, quasi dimenticavo che siamo sempre insieme”.

“Sinché tu lo vorrai”.

“Sono parole difficili le tue, potrebbero nascondere un «per sempre» ”?

“Perché no”?

“Mi auguro solo che la mia vita sia serena, desidero essere felice, come tutte le ragazze della mia età, tra qualche mese compirò diciannove anni”.

“Non mi hai detto quando sei nata”.

“Il ventiquattro marzo, a Civitavecchia, poi trasferita a Roma con i miei genitori, poi periti tragicamente, come sai”.

“Bene, per quella data organizzeremo una bella festa in tuo onore, se lo desideri, andremo ad Antibes, ho l’impressione che ti sia piaciuto quel soggiorno”.

“E’ stato magnifico, compresa la pesca, è stata un’avventura unica”.

“In quel periodo si possono pescare squali di notevoli dimensioni, ma il mare è molto più insidioso in quella stagione”.

“Mi farebbe piacere correre il rischio, con te vicino, mi sento immortale”.

“Sei tu adesso che fai celia”.

“E’ la verità, perché non dovrei dirlo”?

“Bene, accetto il complimento, adesso che abbiamo terminato il pranzo, cosa vorresti fare o vedere”?

“Se fosse possibile, vorrei visitare San Marco”.

“Speriamo che sia aperta e che la fila dei visitatori non ci faccia attendere troppo a lungo”.

“Proviamo, se fosse necessaria troppa attesa, andiamo da qualche altra parte, credo che a Venezia non ci si annoi mai girando per i calli”.

“Attendi un momento, saldo il conto e andiamo”.

Noto il suo sguardo perso nel mare, le isole e le chiese palladiane si stagliano nell’orizzonte e incantano le menti di chi le osserva in tutta la loro maestosa bellezza.

Indossiamo i nostri abiti pesanti e ci avviamo verso la piazza.

Non vi è stagione morta qui a Venezia, vengono da ogni parte del mondo in tutte le stagioni.

Devi passare tra migliaia di visitatori e turisti americani, giapponesi, tedeschi, le razze qui non hanno storia, siamo tutti uguali di fronte al Signore.

La fila è lunghissima, arriva sino alla fine di palazzo ducale, decidiamo di rinviare ad altro momento la visita.

Decido per un giro in gondola, desidero veder la città e le sue meraviglie dai canali.

Ne troviamo una e saliamo accolti dal cerimonioso gondoliere.

Il suo spiccato accento veneziano ci mette buon umore. Voga lentamente, gli ho detto che desidero visitare molti palazzi storici e non ho problemi sia di tempo e sia di soldi.

Passando sotto Rialto iniziamo il nostro giro, ammiriamo ogni più bel particolare della città, i palazzi meravigliosi che formano una città unica nel suo genere e ne fanno un gioiello incastonato nel mare, ci riempie di ricordi indimenticabili. Mara è estasiata, nella sua giovane vita non aveva avuto modo di visitare o conoscere molto della nostra bella Italia.

Sta scoprendo con gioia certi posti e ne gode appieno.

Ha sempre nel suo sguardo una luce che mi affascina, sentimenti proibiti si affacciano alla mente. Scaccio il pensiero con gesto della mano, lei nota e ne chiede spiegazione.

“Solo una mosca che mi ronzava fastidiosamente attorno”.

Chiuso l’argomento. Il giro ci conduce nella notte magica veneziana, certi vicoli hanno luci misteriose, altri procurano emozioni romantiche, altri terrorizzano, lei si stringe a me, cerca protezione.

Rientriamo stanchi all’albergo, la lunga giornata ha fiaccato la nostra baldanza giovanile.

La notte trascorre immersi nel profumo di buganvillee fiorite.

Il mattino ci risveglia con il brusio dei visitatori, dalle voci dei venditori e dallo sciabordio marino.

Felicemente scendiamo nella hall per andare a fare colazione. L’ora che abbiamo fatto non sarebbe invitante ma decidiamo che un caffè comunque è piacevole.

Sono circa le undici della mattina, il freddo è pungente e il fiato emette una nuvola di vapore.

Siamo felici di essere qui e insieme.

Domani rientreremo e la vita ci immergerà nuovamente nella quotidianità.

Ho un lavoro da portare a compimento, Mara dovrà attendere.

Abbiamo trascorso giorni meravigliosi, stretti nella morsa dell’inverno appena sconfitto, stiamo volando verso Roma, la mia auto sfreccia sull’autostrada.

Maria ci accoglie con doverosa devozione, particolarmente Mara è attorniata di premure.

Conosce molto bene il mio pensiero Maria, e poiché domestica, si comporta nei miei riguardi come dovuto.

La villa ha i suoi privilegi, occhi indiscreti non hanno accesso, massima libertà di movimento, spazio a volontà.

Riprendo gli allenamenti abbandonati nei giorni veneziani.

La mia capacità di concentrazione ha avuto momenti di caduta, ma ora devo assolutamente ritornare nel pieno delle mie forze fisiche e mentali.

La palestra ritorna l’epicentro della mia giornata mentre Mara la trascorre leggendo e attendendo.

Maria conduce l’andamento della casa con capacità rara.

La pulizia è sempre guidata con fermezza, le ragazze sgobbano dalla mattina alla sera nel lavare, strofinare e lucidare i pavimenti che non hanno mai traccia di polvere.

In cucina la sua arte, che di questo si parla, non ha eguali, conosce le cucine orientali ed europee e la usa con la fantasia di un grande pittore.

La sua tavola imbandita è un quadro d’autore. Ha un sapore sempre distinto ed elegante.

Mara, dal canto suo esprime con sorrisi e sguardi il suo piacevole soggiorno, non si sarebbe mai attesa un simile cambiamento nella sua vita.

Verso il dodici di marzo, quando sto pensando a come trascorrere il compleanno di Mara, decido di fare una ronda sempre nello stesso punto, forse andrà meglio del solito.

Rientro verso le tre della notte, nessuno aveva pensato a delinquere, non che la cosa mi disturbasse, ma continuavo nella mia idea fissa.

Capisco che gli avvenimenti, già raccontati, un poco di apprensione l’abbiano creata in un certo ambiente, ma potrebbe anche essere che chi aveva fatto del male a Mara non ne fosse informato, poi chi è abituato a fare del male non si preoccupa delle conseguenze se prima non ha avuto problemi.

Mara è in salotto, seduta al buio, non riesce a dormire quando sono fuori e lei ne conosce il motivo.

E’ sempre pronta ad accogliermi quando rientro, poi si ritira senza una parola, la sua gioia la dimostra con il suo atteggiamento.

Come sempre, prima di coricarmi, faccio una doccia rilassante.

Si approssima la data del compleanno di Mara.

Decido di portarla ad Antibes, come regalo di compleanno, è il 21 di marzo.

Prepariamo tutto con calma, bagaglio invernale, le ho insegnato che quando ha bisogno di qualcosa, non deve chiedere, ma andare accompagnata da Maria, onnipresente, a fare le compere necessarie.

Le valigie sono caricate a bordo e ci avviamo, come la volta precedente, sull’autostrada A1, poi quella del mare e infine quella dei fiori.

La primavera inizia a dare i primi segni di risveglio, la mia villa è comunque uno splendore di fiori e di verde, i mastini sono sempre in ottima salute, accuditi da Mario come figli.

La solita festa ci accoglie all’arrivo, questa volta diretto, senza fermate intermedie.

Tutto è sempre irreprensibile, il pranzo, la sala, le camere, tutto è fresco di giornata.

Le donne di servizio, sempre ben ricompensate, compiono un ottimo lavoro.

La mia barca è stata riverniciata con i motori e l’attrezzatura rimessi a nuovo.

Controllo le lenze, e gli ami, e le canne, e il fucile, e il verricello, e la gru, Forse prenderò qualche squalo di dimensioni eccezionali, voglio essere sicuro del funzionamento.

Il mattino del 22 marzo prendiamo il largo. Ho imbarcato esche di grosse dimensioni, al rifornimento ha, come sempre, provveduto Mario.

Verso l’ora di pranzo siamo in alto mare, il fondale è giusto per grossi squali ed io ho l’intenzione di catturarne uno grande.

Purtroppo la stagione non permette esibizioni, Mara è costretta a indossare tute impermeabili che la rendono simile a un palombaro.

Mi viene vicino e, ricordando la passata estate, mi rammenta come si comportava, provando, ora, un poco di vergogna. Mi conosce meglio e ha capito come la penso.

Lancio la lenza, lasciando scendere per circa centocinquanta metri, l’esca di quindici chili rappresenta un buon boccone per l’ampia bocca della verdesca.

Attendiamo con impazienza, la tensione sale quando il galleggiante inizia a oscillare.

Compie movimenti sempre più ampi, sino al momento che s’inabissa velocemente.

Questo è il momento che attendevo, Mara è eccitatissima.

Inizia il mio personale combattimento, l’animale è sicuramente di grandi dimensioni, non si arrende facilmente, si dibatte con la forza che solo lui possiede, il recupero, lentissimo si protrae per due ore. Quando arriva con le pinne caudali sotto bordo, Mara caccia un urlo “Ma è enorme, ha delle pinne lunghissime”.

Quando è a tiro, lo colpisco con il fucile, con precisione le prendo nel centro della testa.

Lo recupero velocemente, per i soliti motivi, e lo sollevo con la gru.

Quando è appeso, lo misuro: tre metri e trenta, centosettantacinque chili.

E’ la preda più grande che abbia mai pescato.

Mara, accanto a lui, così minaccioso anche da morto, sembra più piccola di quello che è nella realtà.

Ci organizziamo per la pulitura, ormai lei ha appreso certi movimenti essenziali e riesce ad aiutarmi nel complesso lavoro.

Le solite porzioni sono congelate, la maggior parte le restituisco al mare, ritengo di essere soddisfatto di questa mia uscita marina e decido per il rientro.

La temperatura è molto bassa e noto che Mara soffre il freddo umido di un mare sempre burrascoso.

Il ponte è sempre bagnato e scivoloso, la difficoltà nel reggersi in piedi è sempre difficoltosa, dormire in queste condizioni climatiche, per chi non è abituato, crea problemi notevoli.

Comprendo questo e per il bene di Mara, rientriamo. Domani sarà il suo compleanno.

Come sorpresa le faccio trovare sul piatto e sotto gli sguardi curiosi delle figlie di Mario, un girocollo di diamanti purissimi, la mia soddisfazione è osservare i suoi occhi mentre apre il contenitore.

Salta dalla gioia, è incontenibile, mi corre incontro e senza problemi mi bacia con calore, le figlie di Mario applaudono felici del gesto.

Rimango esterrefatto, non mi aspettavo questa conclusione, i suoi occhi, scintillanti, mi scrutano dolcemente, rimangono in attesa.

La prego gentilmente di accomodarsi e, come se nulla fosse accaduto, inizio il pranzo.

Si accomoda con la coda tra le gambe, sembra un cane bastonato, mi fa stare male e le rivolgo la parola “Mara, mia piccola e cara Mara, non fare mai più un gesto simile, puoi essermi grata in altro modo, io non cerco soddisfazione alla mia generosità, se lo desiderassi, lo chiederei apertamente”.

“Scusami, è stato più forte di me, non volevo ma la mia gioia era talmente incontenibile che mi sono sfogata così, perdonami”.

“Consideriamo il caso chiuso, tu conosci la mia regola, sinché non l’avrò condotta a compimento, non potrò amarti, anche se lo desiderassi con tutto il mio cuore”.

“Pensi che possa succedere, però”?

“Perché no, hai tutto quello che un uomo possa desiderare, sembri una scultura vivente, quasi michelangiolesca, non c’è motivo perché non possa succedere”.

“Mi fa piacere sentire queste tue parole, mi auguro che tu trovi al più presto quello sciagurato”.

“Devo immaginare che tu…”

“Sì, ti amo Augusto e non ne posso più di fingere, mi hai reso la vita, adesso te la dono completamente, se la vuoi”.

“Mia cara Mara, sei veramente eccezionale, non potevo immaginare questi sentimenti nei miei confronti, non ho mai provato amore e mi rimane difficile accettare certe parole, ma stai serena, appena tutto sarà finito, ne riparleremo e se dovrò imparare qualcosa, sarai certamente tu a insegnarmelo”.

“Grazie, mio caro, avrò pazienza, sono sufficientemente giovane per permettermi di aspettare”.

“In fin dei conti oggi finisci diciannove anni, hai tutta la vita davanti”.

Le ragazze e la servitù avevano assistito a tutto il nostro colloquio, quasi trattenendo il respiro per non perdere una battuta, adesso che tutto è concluso, si aggirano felici intorno al tavolo, in attesa di ordini.

La giornata è trascorsa nella pace della villa, tutta la servitù si è ritirata, i miei mastini stanno accucciati ai miei piedi, Mara mi tiene dolcemente una mano.

L’aria fresca della serata ci accarezza le guance mentre i colori della notte imminente creano magici riflessi sul mare.

“Parlami dell’amore, Mara”.

“Non ho molto da dire, non ho avuto molte storie con ragazzi della mia età, qualche bacetto a scuola, niente di più, poi è avvenuto quel fattaccio che conosci che mi ha fatto comprendere di colpo cosa è possibile fare in due, se ripenso a quanto accaduto, provo uno schifo inenarrabile, ma mi ha aperto gli occhi su certe cose che non conoscevo”:

“Non ne parliamo, mi sembra un argomento che ti ferisce e ti fa stare male, io non desidero questo”.

“Tu mi hai fatto una domanda, io ho cercato di rispondere al meglio, non ho argomenti diversi”.

“Sai che ti dico, quando sarà il momento, scopriremo insieme tutto quello che necessita”.

“Sei dolce quando dici queste parole, mi auguro vivamente che possa succedere”.

“Non avere dubbi, è solo questione di tempo”.

“Quello che provo lo sai, non devo aggiungere altro”.

“La mia domanda si riferiva a questo fatto, non ad altri, pensavo che mi potessi spiegare quello che provi, per cercare di capire quali sentimenti entrano in gioco”.

“Allora perdonami, non avevo capito il senso delle tue parole, se desideri, ti spiego cosa provo, così comprendi fino a quale punto si può soffrire quando si ama da soli, senza essere ricambiati dall’oggetto del desiderio”.

“Mara, mi sembra un argomento complesso, possiamo rimandare ad altro giorno, potrebbe essere che mi trovi in migliore condizione”.

“Hai ragione, caro, questa sera siamo stanchi e la stanchezza porta malinconia e oggi voglio terminare questa felice e meravigliosa giornata nel migliore dei modi”.

“Quale sarebbe questo migliore dei modi”.

“Baciarti come termine della serata, senza conseguenze o strascichi, solo baciarti”.

“Se è solo per questo, desidero che dormi felice, vieni qua piccola”.

Si è allontana con la felicità nel cuore, espressa con movimenti del corpo che attirano lo sguardo, magnetizzato da tanto splendore.

La osservo salire le scale, noto le sue dolci forme, m’incanta, sarà questo l’amore di cui tanto si parla?

La letteratura ha stampato miliardi di pagine su quest’argomento, eppure penso che ogni volta sia diverso, che ognuno abbia una storia personale e che l’amore di ognuno sia sempre il più grande di tutti. Ho necessità di riflettere, questo nuovo sentimento che si affaccia timido al mio cuore m’intorpidisce la mente, cosa che non posso permettere in questo momento, devo assolutamente terminare il mio lavoro, se voglio concedermi un rilassamento mentale.

Il giorno seguente rientriamo a Roma.

Mara è stata silenziosa per tutto il viaggio.

Devo riprender al più presto le mie ronde notturne.

La notte stessa del rientro già mi aggiro guardingo nei sobborghi, quell’individuo dovrà saltare fuori prima o poi.

Seguo tracce, ascolto alterchi, guardo gesti, nulla che mi riporti a lui.

Devo immaginare che sia stato un caso isolato, che la bellezza di Mara, abbastanza solitaria, abbia concentrato in una sera la violenza, forse non c’è stata nessun’altra occasione.

Non mi do per vinto, proseguo ostinato, ho tutti i nervi tesi e i muscoli a fior di pelle.

Oggi nulla, rientro sconfitto, Mara mi attende, mi saluta con la mano e si avvia verso la sua camera.

Allenamento furioso, serve a scacciare pensieri troppo dolci, il suo viso mi appare con sempre maggior frequenza.

Questa notte sarà l’ultima, me lo sento, qualcosa mi dice che avverrà l’incontro fatale.

Mi aggiro furtivo, controllo ogni angolo, osservo chi esce dai locali, se noto qualcosa di particolare, lo seguo, ascolto le voci della notte.

Un grido mi ridesta, viene da dietro l’angolo, corro, tre giovani stanno abusando di una donna, non capisco se giovane o di altra età.

Due minuti di lotta, groviglio di braccia e di gambe, due feriti gravi, uno svenuto per terra che perde sangue dalla bocca.

Non colpisco mai per uccidere, è contro i miei principi morali, ma fare molto male a chi lo procura ad altri è il mio intento, questi tre lestofanti sono stati puniti.

La donna di mezza età, era una prostituta, non aveva passato grandi guai, la violenza sessuale per lei non rappresentava un grande problema, si allontana senza neppure un ringraziamento.

Osservo il viso dei tre giovani, uno mi sembra di riconoscerlo, come la volta scorsa, lo carico in spalla e lo porto alla villa, lasciando gli altri due a piagnucolare il loro ignobile destino, senza nemmeno sapere chi gli aveva tagliato la strada.

Appena giungo alla villa con il sacco in spalla, Mara mi corre incontro, ancora non l’ho scaricato che lei, acciuffandolo per i capelli e guardandolo in faccia, grida “ E’ lui, quel porco” e gli da uno schiaffo sonoro che rimbomba nelle notte.

La scarico, con due colpi gli spezzo un braccio e una gamba, poi chiamo i servitori che sanno come devono comportarsi.

Il mio compito è terminato, mi sdraio sul divano, attendo qualche momento prima della doccia serale.

Poi mi allungo sul divano, Mara è accanto a me, ha gli occhi lucidi, alcune lacrime rigano il suo volto.

Mi abbraccia e nasconde il viso nelle mie spalle. Piange lungamente, finisce in questo modo una storia durata mesi e ne inizia un’altra, che forse durerà una vita.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

L' AMORE DI MARIA  ( Romanzo )

 

 

 

Avvertenza

 

Si avvertono i lettori che durante il racconto, in molti capitoli parlo di denaro, per semplificazione ho usato sempre la moneta euro, in vigore in Europa dal 2000, per maggior comprensione.

Il  racconto si sviluppa attraverso gli anni millenovecento novanta e duemila dodici, per questo ho deciso questa dicitura.

 

                                                                                                                   L’  A.

 

CAP.  I

 

Roma, 19 gennaio 1990

 

Sono Raul H erede di un impero finanziario, vivo a Roma, possiedo un bel villino con giardino e garage annesso molto ampio, attualmente vi tengo custodite solo due auto, una piccola per la città ed un'altra molto spaziosa e potente per le gite o viaggi.

Ho trentadue anni e vivo solo, non per scelta di vita ma disponibile a farmi una famiglia con la persona giusta.

Ultimamente ho lavorato molto su alcuni progetti e l’affaticamento ha causato dei disturbi psichici che mi hanno tolto la serenità.

La sera, quando tutto tace, sento nella mente un'armonia intensa, dissonante e una melodia sovrapposta delicatamente commovente.

Molte volte gli occhi s’inumidiscono per la gioia e non controllo l'emozione che si diffonde.

Il pianoforte a coda mi osserva, muto e solitario, invitandomi a provare quanto sento, preferisco ascoltare con la mente, molto più sicura delle dita.

Nei giorni seguenti cerco di fissare sulla carta queste idee e la mano scorre sicura e veloce, come se fosse guidata da forze soprannaturali.

Ritrovo nei giorni successivi molte pagine pentagrammate scarabocchiate d'inchiostro, me ne domando il significato, ma sono incomprensibili.

 

Roma, 12 maggio 1990

 

Mi faccio visitare da un medico psichiatra, ho dei dubbi da risolvere.

Rispondo alle sue domande con precisione e quando mi chiede di spiegare questi fenomeni mentali non riesco a trovare le parole giuste per spiegarmi esaurientemente.

Dopo diverse sedute giornaliere, mi dice: “ Stai benissimo, anche mentalmente, non sono fenomeni paranormali, ma solamente il frutto d’intense emozioni che tu provi solo quando sei sovraffaticato”.

Cosciente della sua diagnosi ritorno a casa con la speranza di non rivivere altri momenti drammatici.

 

Roma, 20 maggio 1990

 

Per evitare la solitudine, telefono a Maria, psicologa e amica da molto tempo, donna di notevole intelligenza e di bellezza non comune, per sentire se può venire qualche giorno da me. Penso che la sua compagnia sarà un toccasana per i miei disturbi mentali. Al telefono sento la sua voce titubante, non si aspettava una richiesta simile, l'ho colta di sorpresa. Mi risponde che avrebbe pensato alla mia proposta e mi avrebbe richiamato al più presto. Mi preparo un drink e mi allungo sul divano.

 

Roma, 23 maggio 1990

 

Passano i giorni, nessuna risposta arriva e sono confuso, forse ho commesso un errore nel chiamarla al telefono.

La sua chiamata arriva il 23 maggio, verso sera: “Ciao, ho pensato a quanto mi hai chiesto e sono d'accordo, se vuoi, vengo da te anche questa sera, mi sono liberata per alcuni giorni, scusami ma prima non mi è stato possibile a causa del lavoro”.

“E' una magnifica notizia, non ti preoccupare, l’importante è che hai chiamato e sei disponibile, conosci l’indirizzo? Vuoi che ti venga a prendere”?

“L’indirizzo l’ho scritto da qualche parte, adesso lo cerco, per il resto non è necessario, possiedo un’auto”. “Allora ciao, ci vediamo tra poco”.

“Arrivederci Maria, ti attendo”.

Sono le sette della sera, suona il campanello della porta, vado ad aprire: è Maria, si presenta con una valigetta in mano, sorridendo mi da la mano e dice: “Ho portato solo alcune cose di ricambio, non credo che serva altro al momento”.

“Hai fatto bene, comunque usciremo e se necessitasse qualche cosa, provvederemo ”.

“Grazie, ma possiedo tutto a casa mia, se dovesse servire”.

Ci organizziamo per la cena, avevo fatto la spesa e il frigorifero era rifornito di tutto punto.

Maria si mette comoda e mi osserva: ”Sai, non mi ricordavo di te”.

“Invece io ti ricordavo benissimo, ecco perché ho telefonato”.

“Perché mi ricordavi”?

“Per la tua classe, la tua intelligenza e la tua preparazione professionale”.

“Non mi fare arrossire, forse stai esagerando”.

“E’ esattamente quello che penso”.

“Pensi che potrei farti innamorare di me”?

“Non saprei come rispondere, è una domanda difficile”.

“Allora non rispondere”.

“Non posso dire quello che non penso”.

“Se sono qui, è solo per la mia professione, no per altro, al momento”.

“Comunque sia, sono felice della tua presenza”.

“Dimmi Raul, parlami dei tuoi sintomi”?

“Io sto bene in questo momento, ho avuto dei problemi mentali, particolarmente con i suoni”.

“Di cosa si tratta esattamente”?

“Che a volte sento nella testa delle melodie meravigliose accompagnate da strane armonie, a volte molto dissonanti, mi fanno stare male, specialmente se insieme appaiono orribili facce mascherate”.

“Dopo cena ti faccio qualche massaggio a modo mio, poi domani osserveremo se i disturbi si sono attenuati”.

Così facciamo e dopo aver visto un breve filmato alla TV, andiamo a dormire.

Maria si accomoda nella stanza degli ospiti, fatta preparare dalla domestica, con tutte le comodità possibili.

 

Roma, 24 maggio 1990

 

La mattina, mentre mi sto preparando, Maria mi chiede: “ Com’è andata questa notte”?

“Bene, per quanto mi possa ricordare, non è successo nulla o almeno non ricordo, merito certo dei tuoi massaggi”.

“Quanto sei gentile a dirmi così”.

“Non credo che vi siano dubbi”.

“Facciamo una terapia di massaggi giornaliera e vediamo di volta in volta come procede e se vi sono sostanziali miglioramenti”.

“D'accordo ma oggi usciamo, ti porto a vedere un negozio molto interessante”.

“Che tipo di negozio ”?

“Dove vendono strani abbigliamenti e vi sono maschere che desidero che tu veda”.

“Andiamo a visitare questo negozio”.

 

Fine Maggio, le giornate iniziano a scaldarsi.

 

Sono le undici della mattina, è un giovedì splendido e il cielo è luminoso come accade raramente.

Maria aveva con sé alcuni vestiti adatti alla stagione, ne sceglie uno e dopo averlo indossato, ci avviamo, non posso evitare di notare la sua bellezza.

Decidiamo di andare a piedi, il negozio non è lontano e fare una passeggiata in questa stagione è piacevole.

Entriamo nel negozio in questione. Le vetrine sono colme di oggetti strani, sia come forma sia come colore.

Maria mi guarda e mi dice “Ti piace questo tipo di oggetti”?

“Non sono venuto per questi, tra poco vedrai a cosa sono interessato”.

Ci addentriamo per i corridoi sino alla vetrina delle maschere, mi soffermo e le indico una di quelle spaventose figure dicendole “ Vedi, è un tipo di queste figure che sogno la notte mentre ascolto quella musica”.

“Adesso comprendo i tuoi incubi e spero di poterti aiutare”.

Usciamo dal negozio avviandoci verso un parco in piena fioritura,sediamo su una panchina e lei, tenendomi per mano e guardandomi negli occhi, mi dice “Sai Raul, stavo pensando che questi tuoi malesseri possono dipendere da vari fattori, rispondimi sinceramente e senza timore: tu hai una vita soddisfacente, hai una donna, hai una certa regolarità di rapporti”? 

“Sai Maria, sei la prima dottoressa che mi fa queste domande, ti rispondo con franchezza: non sono felice in questo momento e non ho un rapporto soddisfacente”.

“Capisco Raul, farò il possibile per aiutarti ma tu devi collaborare se vuoi guarire”.

Andiamo a pranzo in un bel ristorante lungo la via del ritorno, le portate sono ottime e il vino servito è alla giusta temperatura e di buon sapore.

Una volta terminato, Maria m’invita a rientrare, dice di avere un’idea.

Felici della nostra passeggiata e sistemati nel salone Maria mi dice “Mettiti comodo, tra un minuto sono da te”.

Dopo circa venti minuti si presenta: ha una vestaglia trasparente color azzurro chiaro e sotto due pezzi neri molto ridotti, a parte un paio di ciabattine, non indossa altro.

La osservo sbigottito, lei mi guarda e mi dice “Volevo sapere che effetto ti faceva, ora ho capito“.

“Che cosa volevi capire”?

“Volevo rendermi conto delle tue apprensioni”.

“A momenti mi viene un colpo”.

“Non hai mai visto una donna in questa situazione”?

“Sì … no … non saprei come rispondere”.

“Dimmi, vai solo con quel tipo di donne”?

“Le altre vorrebbero solo sposarmi”.

“Voglio saperlo per aiutarti”.

“In quale modo intendi”?

“Potrei come dottoressa ma anche come donna”.

“Non capisco il tuo punto di vista”.

“Dico che potrei aiutarti anche come donna, nel senso che tu mi piaci e una storia con te potrebbe interessarmi”.

 “Tu credi che sarebbe possibile? Senza dubbio tu sei una donna attraente e non posso dire che tu mi sa indifferente, se ritieni che possa funzionare, perché no”?

“Io mi sono innamorata di te in questi due giorni e vorrei provare a vivere insieme per un periodo, se a te sta bene”.

“Che periodo intenderesti”?

“Pensavo un mese, potrebbe bastare per capire se funziona”?

“Penso proprio di sì, Maria”.

“Allora domani andremo a prendere le mie cose”?

“Benissimo, ma ora dormi e riposati. Penso che le emozioni di oggi ti abbiano stancato”.

“Chiamiamole pure emozioni”.

“Buonanotte cara”

“Buonanotte Raul, sogni d'oro”

Dormiamo serenamente, l’alba di un amore ci prospetta giorni sereni e forse radiosi .

 

Roma, 25 maggio 1990

 

Quando si sveglia, venendo i camera mia, mi chiede con una certa apprensione: “Questa notte come ti sei sentito”?

“Ho dormito come un bambino”.

“Allora ti hanno fatto bene i miei massaggi e la mia presenza”?

“Penso proprio di sì, cara”.

“Vuoi accompagnarmi a prendere alcune cose”?

“Sicuro, ci prepariamo, facciamo colazione e andiamo”.

Nel giro di un'ora siamo in macchina e ci dirigiamo verso casa sua.

Una volta arrivati, parcheggio abbastanza vicino e saliamo in casa.

Maria abita al secondo piano di una bella palazzina vicino al centro dei Parioli, ma l’abitazione non è di sua proprietà, è stata presa in affitto.

Prende tutto il necessario, riempie due grandi borse, le carichiamo in macchina e rientriamo a casa mia.

Sistema tutte le cose nell'armadio che ho messo a sua disposizione e ci organizziamo per il pranzo.

Abbiamo a disposizione varie provviste che avevo acquistato in precedenza e diverse qualità di vino conservate nella dispensa.

Mentre siamo a tavola, lei sorridendo mi dice “ Sai Raul, stavo pensando a quello che è successo tra noi e sono veramente felice”.

“Anch’io, cara”?

 Dopo aver pranzato, per la prima volta, ci allunghiamo sul letto insieme per un breve riposo pomeridiano e parliamo della nostra vita.

Lei mi chiede “Posso farti una domanda molto personale Raul, ma tu come ti mantieni”?

“Non so sei informata, io sono ricco di famiglia Maria e non ho bisogno di lavorare, ho diverse proprietà in giro per il mondo che rendono ingenti capitali”.

“Felice di saperlo, io ho il mio lavoro privato come dottoressa psicologa che mi da sufficientemente da vivere, ma se mi dici questo, allora posso anche smettere, così abbiamo tutto il tempo per noi, cosa ne pensi”?

“L'idea è bellissima e ne sarei veramente felice, così possiamo fare quello che vogliamo”.

“Benissimo, l’idea mi pace”.

“Adesso dormiamo un paio di ore, poi decideremo cosa fare”.

“Penso che potremmo uscire e andare a teatro, mi sembra che rappresentino “La Tosca” di Puccini, l'idea ti affascina”?

“Mi devo vestire da sera”?

“Certamente”.

“Allora mi preparo, mi occorre molto tempo tra: doccia, vestito e trucco”.

“Lo immaginavo, allora fai quello che devi mentre io mi riposo”.

Mi addormento serenamente, Maria è veramente terapeutica.

Quando si avvicina l'ora, mi chiama: “ Sveglia dormiglione, è ora che ti prepari”.

Sono le sette della sera, mi alzo e inizio i preparativi, avevo messo fuori il mio smoking e tutto il necessario.

Chiamo un radio taxi e ci facciamo condurre all’entrata del teatro.

Siamo nella hall del Teatro e al nostro ingresso si apre un'ala di persone, neppure se fossimo gli interpreti principali, Maria ha un vestito lungo color petrolio che lascia scoperte le spalle e mette in risalto la sua splendida figura, una collana di perle le adorna il collo rendendola simile a una principessa.

Sottobraccio ci avviamo al palco che avevo acquistato per noi.

L'opera è straordinaria, gli interpreti all'altezza del ruolo, l'orchestra diretta in modo esemplare e l'ambiente veramente caldo, non sprecano applausi ai cantanti anche a scena aperta.

Al termine Maria ha gli occhi lucidi, mi guarda e mi dice “Non avevo mai assistito a una rappresentazione operistica e neppure a un dramma simile, non nascondo la mia commozione, grazie Raul sei stato veramente caro a portarmi qua”.

“Adesso andiamo a cena in un locale che conosco e funziona sino alle ore piccole, vi si riuniscono gli artisti dopo teatro”.

Chiamo un taxi e ci facciamo condurre all'ingresso del locale.

Quando entriamo, un attimo di silenzio ci accoglie, una coppia così non si era mai vista da quelle parti.

Ci accomodiamo a un tavolo, dove accanto avevamo personaggi famosi e che ogni tanto si voltavano dalla nostra parte ed io, con il sorriso, li salutavo cordialmente.

Verso le quattro di notte rientriamo felicemente a casa.

Maria mi abbraccia e mi bacia delicatamente dicendo “Sei stato magnifico questa sera, non saprei proprio come ringraziarti”.

“Domani ci penseremo, adesso dormiamo”.

“Va bene caro”.

“Buonanotte”.

Ci addormentiamo quasi subito, vinti dalla stanchezza.

 

Roma, 26 maggio 1990

 

Verso le due del pomeriggio squilla il telefono, avevo messo la sveglia telefonica, Maria mi osserva con il sorriso sulle labbra “Dormito bene questa notte”?

“Benissimo, tesoro, meglio non avrei potuto”.

“Sono contenta di quanto mi dici e penso che la vita in comune ti faccia molto bene, a me benissimo”.

“A questo stile di vita ti abituerai e starai sempre meglio”.

La accarezzo con dolcezza e le dico “Cara, sei splendida, vorresti venire con me in montagna”?

“Dove”?

“Ad Arcinazzo, per qualche giorno, ti piace l'idea”?

“Splendida, ma non ho nulla da mettermi in montagna, ho solo portato vestiti per la città”.

“Non ti devi mai preoccupare quando stai con me, lassù il negozio di sport invernali fa parte di una catena che possiedo e puoi farti dare tutto quello che ti piace e che sia adatto per la neve”.

“Caro Raul, che ti devo dire, sei un amore con me, non mi aspettavo che tu possedessi anche questo tipo di negozi”.

“Ti ho detto che sono molto ricco e possiedo molte cose: appartamenti, negozi e industrie”.

“Accipicchia, non immaginavo”.

“Te lo avevo già detto, mi sembra”?

“Certamente, ma non potevo sapere sino a quale punto”.

“Non hai notato come ci guardavano sia a Teatro e sia al ristorante”?

“Sì, ho notato”.

“Allora, cosa ne deduci”?

“Non mi dirai che possiedi quelle strutture”?

“Non proprio, ma ho una bella fetta di azioni di entrambi”.

“Non mi dire”.

“Certo che te lo dico, devi conoscere almeno qualcosa di me”.

“Io voglio conoscerti bene come persona e non per altro”.

“Sei molto cara, ma devi sapere che puoi avere tutto quello che desideri e senza lavorare, oppure fallo gratuitamente, per divertimento e basta”.

 

Roma, 27 maggio 1990

 

Decidiamo di andare in montagna e organizziamo la partenza.

“Allora andiamo, è meglio che mangiamo prima qualcosa”.

“Facciamo uno spuntino, poi ci leviamo la voglia lassù, dobbiamo arrivare prima che chiudano il negozio, se vuoi rifornirti con calma”.

“Allora vestiamoci di corsa, preparo un panino e partiamo subito”.

Mangiamo un panino imbottito con una birra fresca e ci avviamo con la mia potente auto.

“Questa macchina la usi solo per viaggiare”?

“Certo, in città non saprei dove parcheggiarla”.

“E' molto bella e comoda, quanto tempo ci impiegheremo per arrivare”?

“Se non troviamo traffico un paio di ore al massimo”.

“Per le sei saremo lassù”?

“Penso di sì, devono aprire anche la baita, ho telefonato e credo che abbiano provveduto i due inservienti”.

“E' tua anche quella”?

“Un giorno ti farò l'elenco”.

“Amore, io non voglio sapere nulla”.

“Allora stai tranquilla”.

“Va bene, padrone”!

“Non dire fesserie, voglio essere una parte di te, non il tuo padrone”.

“Stavo scherzando caro anch’io voglio essere una parte di te”.

“Desidero che tu sia la mia compagna nella vita”.

“Lo sarò con lealtà e spero di esserne all'altezza”.

“Lo sarai senza dubbio”.

 

Altipiani di Arcinazzo, 27 maggio 1990, pomeriggio

 

Siamo giunti alla baita in montagna, è circondata di neve e gli alberi nel parco sono carichi di neve.

La casa si presenta molto bene, le finestre erano state aperte e la servitù aveva fatto tutto il possibile per accoglierci in un ambiente riscaldato.

Entriamo in casa tra gli inchini della servitù.

La moglie del mio vecchio servitore Antonio, si occupa subito di Maria che subito si trova a proprio agio in quel lusso montano.

Ci organizziamo per il soggiorno e verso le sette di sera andiamo nel negozio di articoli sportivi.

Appena i commessi mi notano, corrono intorno festosi mettendosi a disposizione.

“Fate in modo che la signora esca contenta del suo abbigliamento, datele il meglio che avete della sua taglia”.

Le commesse si affrettano a scegliere l'abbigliamento migliore per Maria che si prova i vestiti e ogni volta è sempre bella e affascinante.

Usciamo dal negozio con diverse buste ricolme, Maria è felicissima di quanto gli è stato dato e si avvia alla baita con un sorriso riconoscente.

Appena rientrati mi abbraccia e mi bacia, mi ringrazia di tutto.

“Devi sapere che quello che fai per me non ha prezzo”.

“Quello che tu hai fatto per me, eventualmente”.

“Vorresti forse lasciarmi”?

“Non sono stupida, ma non sono il tipo da approfittare di qualcosa”.

“La bellezza di avere molti soldi è di goderseli e farne gioire”.

“Sei veramente un amore Raul, non saprei cosa aggiungere”.

“Nulla cara, ora però mangiamo qualcosa”.

“Buona idea”?

“Che cosa vogliamo ordinare, Teresa è un’ottima cuoca oppure vuoi andare a ristorante”?

 “Preferirei il ristorante”.

“Anche quello è mio, andiamo pure”

Lei mi sorride divertita e sottobraccio ci avviamo verso il locale posto a pochi metri di distanza.

Entriamo nel locale, i camerieri ci accolgono con il dovuto rispetto.

Facciamo una cena degna di un principe e ci ritiriamo nella baita sazi e felici.

Quando rientriamo, lei mi si butta tra le braccia e mi chiede di stringerla forte.

Passiamo la nostra prima notte d’amore in montagna.

 

 

 

 

 

CAP. II

 

Altipiani di Arcinazzo, 28 maggio 1990

 

Mentre il sole ci sveglia con i suoi raggi brillanti, noi ci rigiriamo nel letto e noto la sua bellezza emozionante.

“Sei veramente bella Maria e più ti guardo più mi piaci, penso che saremo una coppia molto felice ”.

“Sono già molto felice, Raul”

“Farò il possibile per renderti sempre più felice e se qualcosa dovesse sfuggire, ti prego di aiutarmi con i tuoi consigli”.

“L'unico che ti posso dare è quello di amarmi sempre”.

“Lo farò con molto piacere e ti darò sempre di più andando avanti”.

“Sono d'accordo, anch’io farò tutto quello che posso”.

 “Certamente, amandomi hai fatto dimenticare tutti i problemi che mi assillavano”.

“Di questo sono felice, mio caro, ma ora dimmi se vuoi stare solo con me o preferisci uscire o andare a sciare”?

“Avremmo il tempo di fare tante belle cose, ma penso che convenga rinnovare il tuo abbigliamento da neve”.

“Hai ragione caro, allora cambiamoci, fuori è un freddo polare”.

Ci vestiamo di tutto punto e usciamo sulla neve fresca caduta durante la notte.

Ci dirigiamo verso le piste da sci e una volta giunti in vetta le chiedo: “ Sai sciare”?

“No, non ho mai provato e penso che sia molto difficoltoso”.

“Se mi lasci fare, t’insegno senza problemi”.

“Tu sei bravissimo e senza dubbio voglio provare, basta che mi stai vicino”.

Inforchiamo gli sci che affittavano a poco prezzo e ci avviamo verso le piste facili.

Le faccio provare diverse volte i movimenti necessari e dopo molti capitomboli sulla morbida neve riesce a fare la sua prima discesa da sola.

Le sto sempre a fianco per infondere fiducia e le sorrido, lei è felice dei suoi primi successi. Una volta terminata la discesa, mi guarda con occhi brillanti e mi chiede:

“ Vuoi che proviamo qualcosa di più difficile”?

“Domani, per oggi abbiamo finito, chiudiamo la giornata al nightclub, se ti fa piacere”.

“Vuoi ballare con me “?

“Sicuro, sono felice di tenerti tra le braccia”.

“Ti basta così poco “?

“Al momento mi accontento”.

“E poi”?

“Vedremo”.

Ci avviamo e una volta entrati ci togliamo i giacconi pesanti, lei rimane con i calzoni da sci e una maglia attillata che mette in risalto le sue forme, appropriandosi degli interessati sguardi maschili e l'invidia di quelli femminili, tra i presenti ha messo un poco di subbuglio.

Se ne accorge arrossendo leggermente e mi dice “ Ma cosa devo fare se sono fatta così”?

“Nulla, sei perfetta, se gli altri non sono all'altezza, fatti ammirare, non ti consumano con i loro sguardi, al massimo sognano un poco, lasciali fare”.

“Io ho te e basta, desidererei essere lasciata in pace”.

“Non puoi accecare tutti, mia cara”.

“Lo so, ma gradirei essere lasciata in pace”.

“Hai ragione, allora facciamo così: acquisto il locale e lo frequentiamo solo noi due, sei contenta”?

“Tu sei tutto matto, amore”.

“Allora stai serena e fatti ammirare, non ti consuma il loro sguardo”.

“Se ritorneremo domani, mi metto qualcosa di meno attillato, così non si notano troppo le mie forme”.

“Mi sembra una buona idea”.

Balliamo stretti sulla pista al ritmo di morbide e lente melodie, l'addetto ai dischi era stato istruito a suon di banconote fruscianti.

Verso le undici della sera, dopo aver ballato a lungo, decidiamo di fare una cena elegante a lume di candela nel mio ristorante, che ancora una volta ci soddisfa, portando piatti succulenti e vini pregiati.

Verso l'una di notte, quando in cielo brillano stelle gelate, rientriamo nella baita, sazi di una giornata ricca di avvenimenti.

Maria m'invita a fare due chiacchiere prima di coricarci, per smaltire l'ubriacatura della giornata, parliamo delle cose che ci attendono l'indomani e di quanto decideremo di fare nel prossimo futuro.

Ci addormentiamo stanchi del giorno appena trascorso.

 

 

 

Altipiani di Arcinazzo, 29 maggio 1990

 

Ci svegliamo verso le undici della mattina, freschi e riposati.

Lei si avvicina vogliosa, lo chiede con gli occhi e con il suo atteggiamento. Ci amiamo con passione.

Dopo esserci alzati, preparati e rifocillati ritorniamo sulle piste da sci.

Questa volta proviamo una discesa più difficile, con un po' di apprensione da parte mia. Riesce perfettamente e Maria sorridendo mi grida da lontano “Hai visto che ci sono riuscita”? Vinto il momento di angoscia, mi complimento con lei, applaudendola con le mani inguantate.

Facciamo un salto al ristorante, diventato una meta piacevolissima da raggiungere.

Mi complimento con tutto il personale lasciando a ognuno di loro una congrua gratifica.

Maria mi sorride compiaciuta del gesto: “ Hai fatto proprio bene, se lo meritavano”.

“Hai ragione mia cara, specialmente per il trattamento che ci hanno riservato”.

“Sono contenta di tutto questo, mi sono sentita veramente a mio agio quassù”.

“Allora facciamo una cosa, ci stabiliamo qua, fino a quando ne abbiamo voglia, poi decidiamo cosa fare, cosa ne pensi”?

“Se ne hai piacere, facciamo pure così, non mi sembra che in altri posti staremmo meglio, se non abbiamo altri impegni però”.

“L'unico impegno che abbiamo è quello di spendere bene i nostri soldi”.

“I tuoi soldi”.

“No, ho detto volutamente i nostri poiché desidero, sempre che tu lo voglia, stare a lungo con te e possibilmente tutta la vita”.

“Stai chiedendomi di sposarti”?

“Ti sembrerebbe una cattiva idea”?

“Non proprio, ma pensavo di attendere qualche mese prima, almeno fammi finire il periodo di prova che c’eravamo preposto”.

“Di prove ne abbiamo fatte a sufficienza, se pensi che sia necessario farne altre, per me va bene ugualmente”.

“Ogni donna sogna questo momento con l'uomo che ama, ma mi sembra prematuro adesso”.

“Allora facciamo come desideri”.

“Sei molto caro Raul, non immaginavo quella sera che mi hai telefonato che sarebbe andata a finire in questo modo”.

“Neppure io lo immaginavo, ma stavo talmente male psicologicamente che neanche mi passava per la testa una simile idea”.

“Dimmi Raul, da quel giorno non ti è più successo, vero”?

“Assolutamente no Maria, forse avevi ragione tu, mi mancava un rapporto soddisfacente fatto con amore, una volta avuto sono scomparsi tutti i sintomi”.

“Sembra anche a me, credevo di avertelo anche chiesto”?

“Certo che lo avevi chiesto”.

“Che ne dici Raul se ora ci riposiamo un poco, poi andiamo dove ti fa più piacere”.

“Ottima idea, ma poi andiamo a visitare una proprietà che si sta mettendo in vendita, se ti piace te la regalo, come dono di nozze”.

“Tu sei sempre più matto”.

“Di te, sicuro”.

“Ti amo da morire mio caro”

“Anch'io e non aggiungo altro, allora andiamo, se parli ancora un poco, mi fai sciogliere”.

Ci riposiamo e poi ci avviamo, ben coperti poiché si è fatta sera e andiamo a visitare una bella costruzione a pochi isolati di distanza.

La costruzione è solida, ben costruita e molto ben tenuta, è completamente arredata con un gusto retrò ma elegante nella sua sobrietà.

Maria nota che Raul tratta il prezzo con il modo di fare dei capitani d’industria, coglie ogni minimo tentennamento e fa pesare il suono del contante.

Si accordano sul prezzo definitivo, che a me sembra una follia, poi mi mette in mano il contratto di acquisto e mi dice: “ Amore mio, è tutta tua, te l'ho già intestata direttamente, così quando vorrai lasciarmi, avrai dove ritirarti”.

“Sarò sola se tu dovessi lasciarmi o morire prematuramente, diversamente saremo sempre insieme, anche da anziani”.

“Allora prima di essere anziani in tutto che ne diresti di darmi una piccola ricompensa per questo”?

“Andiamo alla baita”.

Rientriamo soddisfatti dell'acquisto e di tutta la giornata trascorsa.

Una volta dentro, al caldo, lei si spoglia con dolcezza e “Vorresti divertirti un poco con me”?

“Avrei giusto voglia di giocare”.

Poi decidiamo di dormire abbracciati.

E' una notte tranquilla e serena, dormiamo profondamente sino alle dieci del mattino seguente, quando baciandola sulla guancia, la sveglio dolcemente.

 

Altipiani di Arcinazzo, 30 maggio 1990

 

Lei si volta e sorridendo mi dice “ Più bello di così non potrebbe essere, sono stata benissimo stanotte, mi sono sentita amata e protetta”.

“Senti, vorrei sapere se sei stata veramente bene in questi giorni, se vuoi, possiamo rimanere altre giornate”.

“Sono stata benissimo ma forse è il momento di rientrare in città e riprendere la vita di tutti i giorni, questa si considererà una stupenda vacanza improvvisa passata insieme”.

“Per me le giornate sono possibili ovunque, basta stare bene”.

“Allora facciamo una cosa, ci fermiamo ancora oggi e domani mattina, appena ci svegliamo partiamo, ti piace l'idea”?

“Ottima, allora oggi pranziamo al ristorante poi facciamo una bella passeggiata, la sera andiamo ancora a ballare al nightclub poi continuiamo la serata a casa”.

“Vedo che hai le idee chiare, amore mio, ma dimmi questa sera mi vesto diversamente, cosa ne dici”?

“Mi sembra una buona idea, così vi saranno meno donne che ti odiano”.

“Perché dovrebbero odiarmi”?

“Per le tue curve, mettiti un vestito lungo da sera, cosa ne dici”?

“Così farà venire un infarto a tutti i maschietti del locale”.

“Mi sembra una buona idea”.

“Vi è un piccolo particolare, non possiedo vestiti lunghi qui in montagna”.

“E' superabile, nel negozio hanno anche un reparto raffinato per abiti da sera con ogni tipo di accessorio, ti puoi sbizzarrire nella scelta”.

Andiamo al locale, faccio in modo che sia accontentata e con la sua busta rientra nella baita, sembra una bambina felice quando fa così.

Si prova il vestito roteandomi davanti in attesa di approvazione, è superlativa: senza essere provocante emana una sensualità straordinaria.

Quando, nel locale, si toglie il cappotto pesante, tutti gli astanti trattengono il respiro.

Gli sguardi sono concentrati sulla mia donna e infine, senza preavviso, scoppia un lungo applauso da parte di tutti gli avventori.

Maria è un poco imbarazzata, ma vince la sua timidezza iniziale e fa un teatrale inchino, poi si accomoda al tavolino.

“Mia cara, se ti vedessi con i miei occhi, ti renderesti conto di cosa si prova guardandoti”.

“Sono così bella come mi dici”?

“Anche di più, se possibile”.

“Cosa mi dici mai Raul, non immaginavo queste cose”.

“Bene, ma non ti preoccupare, ora balliamo e fatti ammirare”.

Ci abbandoniamo alle danze lente che sono suonate per me e sento tutti gli occhi che continuano a osservare la mia donna mentre danza e ne seguono ogni movimento con sguardi avidi.

Decido di porre termine a questo dolore e ci ritiriamo nella nostra baita, ben riscaldata e accogliente.

Lei mi osserva e mi dice “Scommetto qualcosa”?

 “Direi di sì”.

“Allora prepariamoci e andiamo a letto”.

Ci addormentiamo come la notte precedente, felici del nostro amore.

 

Altipiani di Arcinazzo, 31 maggio 1990

 

La mattina ci accoglie con il sole che brilla alto in un cielo che si presenta ammantato di azzurro intenso e c’invita al viaggio di ritorno.

Prepariamo l'auto con tutti i pacchi di Maria e ci avviamo con molta calma giù per i tornanti.

Dico a Maria: “ Sai, prima di partire, ho lasciato detto di affittare la tua proprietà, così avrai a disposizione un poco di denaro per le tue piccole spese personali”.

“Sei stato molto caro, amore mio, non avevo pensato a una simile soluzione”.

“Sì, ma io sto in mezzo a quest’attività economica e so gestire i miei affari”.

“Ho notato che lo fai con molta cura”.

“Ho imparato da mio nonno e da mio padre che discendevano a loro volta da diverse generazioni d’industriali, ed io figlio unico ho ereditato tutte le proprietà accumulate in oltre un secolo d’intenso lavoro”.

“Allora insegna anche a me come fare, così potrò gestire gli affari in caso di necessità”.

“E' una buona idea, appena rientrati t’istruirò su alcuni rami finanziari, in modo che prendi confidenza con il linguaggio tecnico”.

 

Roma, 31 maggio1990

 

Verso le due del pomeriggio rientriamo nel mio appartamento opportunamente ripulito dal personale di servizio e ci organizziamo per il pranzo.

Maria è brava in cucina e l'esperienza fatta al ristorante ne ha accresciute le capacità culinarie, ha appreso l'eleganza del servizio in tavola e si comporta come una vera padrona di casa.

Mentre rotea intorno, mi sorride e quando, passandomi vicino, le accarezzo i fianchi e aggiungo “Mia cara Maria, quando non vorrò più accarezzarti, è perché sarò troppo vecchio da non riuscire ad alzare le mani o sarò certamente passato in un aldilà riposante”.

“Non ti preoccupare, sono felice di piacerti sempre”.

“Adesso mangiamo quello che hai preparato con tanto amore, poi ci riposiamo del viaggio e infine decidiamo se andare a fare qualche giro come ti ho detto”.

“Benissimo”.

“Sei stata bravissima, apprendi tutto con grande semplicità e metti poi in pratica con una meravigliosa intuizione”.

“Grazie caro, sei molto gentile a dirmi queste cose”.

“Dico la verità”.

“Sai, non sono stata abituata e vivere in un modo completamente diverso, questa vita con te me la fa godere magicamente, è come se fossi su un altro pianeta”.

“In effetti, ci sei su un altro pianeta, vivere come benestanti ti fa avere attimi che diversamente non coglieresti preoccupata dalle contingenze giornaliere”.

“Dimmi Raul, dove vorresti condurmi oggi pomeriggio”?

“Ti voglio portare in un cantiere, dove stanno costruendo un palazzo di mia proprietà e desidero che te ne occupi personalmente, sino alla fine della costruzione per poi stipulare i contratti delle eventuali vendite, affitti sia degli appartamenti sia dei negozi, se usciranno anche dei garage, dovrai occuparti anche di quelli”.

“Non ti sembra troppo, per iniziare la mia attività imprenditoriale”?

“Tanto inizia, io sarò sempre al tuo fianco”.

“Solo”?

“Porcellina mia”.

“Anche, se lo vuoi”.

“Bene, ora che abbiamo scherzato, andiamo”.

La zona dove stanno costruendo il palazzo è leggermente fuori mano, è una zona in via di espansione.

Mentre ci avviciniamo, spiego a Maria i miei progetti: “Vedi, in quest’area, appena terminata questa costruzione, vorremmo costruire un villaggio di ville con negozi e servizi, vediamo come porterai a termine quest’affare”.

Appena presento Maria al personale direttivo noto che subito esercita su loro il proprio fascino femminile ed è accolta con entusiasmo dalle maestranze.

Comunico a tutti che da questo momento sarà lei a occuparsi del progetto come direttore esecutivo e tutti le rivolgono un sussiegoso applauso.

Al rientro conduco Maria in un negozio di abbigliamento classico e sportivo e le faccio comprare un guardaroba notevole per le prossime stagioni, sia estiva in arrivo sia autunnale prossima.

Dopo aver pagato il conto lascio una lauta mancia alle commesse per il buon servizio reso e ci allontaniamo.

Mi osserva con amore e mi dice: ”Non dovevi fare tutto questo, ancora non me lo sono meritato”.

“Penso che tu ne abbia bisogno: per l'estate dobbiamo andare in un posto che sto trattando e per l'autunno dovrai stare sul cantiere, anzi ti cambierò la tua vecchia auto con un Suv utile per tutti i percorsi”.

“Stai pensando proprio a tutto tesoro”.

“Se non penso a te, dovrei occuparmi solo agli affari commerciali”.

“Allora pensami sempre mio caro”.

Una volta riposti tutti i nuovi acquisti nell'armadio, ci prepariamo una buona cena e ci allunghiamo sul divano del salone.

Lei si stringe a me, abbracciandomi con dolcezza “Mi hai cambiato la vita, mio caro Raul e ne sono veramente felice, ora però stringimi e fammi sentire il tuo amore”.

“Mia cara, sono orgoglioso di te, mi hai riempito la vita, ti sei assoggettata a un lavoro massacrante e in più sei un'amante perfetta, cosa posso volere di più”.

“Sei convinto che io sia un'amante perfetta”?

“Certamente amore mio”.

“Allora permettimi di esserlo”.

“Ti ho mai proibito qualcosa ”?

“Non intendevo questo, ma sono talmente felice che non so più come comportarmi, non capisco neppure quando è il momento”.

“Stai tranquilla, è il momento della confusione quando entri in un nuovo mondo, ma poi ti abitui e si normalizza tutto, attendi con calma che si plachi il mare di emozioni che ti sovraffollano la mente”.

Il tempo che passo con lei è sempre più dolce e romantico, si dona con uno slancio passionale che mi commuove.

Lei ne gioisce soddisfatta, mi dice: “Sei meraviglioso, ti comporti come se fossi una parte del mio cervello ed entri, con prepotenza, a farne parte integrante”.

“Tu per me sei la stessa cosa, ti amo tanto Maria e mi auguro che duri questo nostro amore”.

“Faremo il possibile per conservarlo il più a lungo possibile, tesoro mio”.

Ci abbracciamo come il solito addormentandoci profondamente.

 

Roma, 1  giugno 1990

 

Il mattino seguente, alla solita ora, ci alziamo pronti ad affrontare una nuova giornata piena di emozioni.

Per prima cosa, dopo aver fatto colazione, decidiamo di guardare i progetti costruttivi, in modo che lei s’impossessi delle nozioni elementari per la sua attività futura.

La informo su alcuni segreti costruttivi, facendole notare alcuni particolari, invitandola ad apportare le eventuali modifiche utili per un miglioramento estetico.

Con il gusto femminile che ha innato, mi fa notare alcune rifiniture laterali rigide e poco armoniose, facendomi vedere con la matita come lei penserebbe un’eventuale modifica. La invito a procedere con le sue idee plastiche e apportare tutte le modifiche a suo parere necessarie.

Si butta sui progetti con la passione che mette in ogni suo gesto e ne studia i minimi particolari, mentre io mi occupo di conti e di altre cose.

Sto facendo il controllo di certe mie proprietà che vorrei vendere e investire in altre attività commerciali.

In un momento di riposo chiedo il suo parere e insieme cerchiamo di approfondire i particolari.

Nel pomeriggio, per interrompere i nostri lavori mentali, decidiamo di andare a comprare il Suv che le avevo promesso, presso un rivenditore di mia conoscenza.

Appena giunti, il signor Rino mi viene incontro con la mano tesa: “Mio caro Raul, che piacere rivederti, è molto che non c'incontriamo, in cosa ti posso essere utile”?

“Mi servirebbe un buon fuoristrada per la mia signora”.

“Allora facciamo un giro, lei sceglie il colore ed io consiglio la marca e la cilindrata”.

Facciamo un lungo giro nell'ampio parco macchine di Rino e infine lei punta il dito su un magnifico modello dicendomi: “Questo mi piace, ma non vorrei che costasse troppo”.

Rino le risponde con il sorriso: ”Mia cara signora, Raul non ha problemi”.

Rispondo “ Tu scegli con calma e non ti preoccupare, devi solo essere contenta della tua macchina”.

“Sei molto gentile, allora scelgo questo modello come colore, il signor Rino mi consiglierà per il resto”.

“Signora in questo modello esiste solo una marca con cilindrata tremila, è molto potente e veloce, pensa di essere in grado di guidarla”?

Maria: “Raul cosa ne pensi tu “?

“Non vedo difficoltà, farai, se vuoi, un corso di guida in un centro qui vicino, così sarò più tranquillo”.

“Sarà una bellissima esperienza, caro”.

“Allora Rino, siamo d'accordo, quando la puoi consegnare “?

“Dammi due giorni per la messa a punto e per tutte le prove necessarie, poi te la consegnerò a casa con tutte le garanzie”.

Lascio l’anticipo e ci stringiamo la mano, poi usciamo felici del nostro acquisto. Maria mi stringe il braccio e mi dice “Sai amore, non pensavo che fosse così bello fare certi acquisti, mi sento davvero euforica ed eccitata”.

“I soldi ti fanno questo effetto”?

“Anche”.

“Allora andiamo a casa”?

“Non possiamo andare in qualche altro posto che ti piace”?

“Certamente, qui vicino vi è un albergo di ottima qualità che non farà difficoltà ad affittare una camera, per quanto tempo ti serve”?

“Decidi tu, la voglio utilizzare insieme”.

“Avevo immaginato che fosse così. Pensavo a quanto tempo fosse necessario”.

“Amore mio, vorrei che durasse il più a lungo possibile”.

“Allora la affitto sino a domani, sei contenta”?

“Felicissima”.

Consegno i documenti alla reception e il direttore quando legge il mio nome mi fa un inchino e dice all'impiegato” Dai al signore la suite dell'ultimo piano”.

Maria mi osserva divertita mentre loro si affannano per il servizio.

L'inserviente: “I signori non hanno bagaglio”?

“Dove possiamo fare alcuni acquisti per la notte”?

“Vi è un ottimo negozio sotto la hall d'ingresso ed ha tutto quanto necessita”.

“Grazie del consiglio”.

Andiamo su in camera e quando nota lo splendore dell'appartamento Maria esclama:

“Che bello, Raul, sono veramente felice di questa idea”.

“Ora andiamo ad acquistare il necessario per la notte, poi andiamo a cena nel ristorante e ci ritiriamo nel nostro appartamento”.

“Hai fatto un programma stupendo, mio caro”.

Terminati tutti gli acquisti necessari, li faccio consegnare all'inserviente per essere portati in camera e andiamo a cena.

Il locale è molto accogliente, ci apparecchiano il tavolo in un posto riservato e illuminato a lume di candela.

Maria mi prende la mano sul tavolo e mi dice “Ti amo tanto e sono immensamente felice”.

Scambiamo i nostri pensieri in un’atmosfera accogliente e parliamo dei progetti avviati nella giornata, soprattutto le raccomando di usare la massima prudenza quando guiderà il Suv da sola.

“Stai tranquillo, starò molto attenta, non devi preoccuparti”.

“Sono sicuro di quanto mi dici, ma devi sapere che per strada vi sono anche gli altri che guidano e non tutti sono sempre accorti”.

“Hai ragione Raul, ma starò molto attenta, è una macchina molto grande e mi devo abituare anche su strada”.

“Domani inizieremo le lezioni di guida sportiva così prendi la mano a certi veicoli potenti e poco maneggevoli”.

La serata passa tra ottime portate e bei propositi, al rientro siamo stanchi ma soddisfatti.

Osservo Maria quando si spoglia e capisco che il mio amore ha avuto un miglioramento notevole da quando l'ho conosciuta la prima volta, adesso è una donna piena di vita e ne ha risentito anche fisicamente, ha un atteggiamento più fiero e sicuro, oltre ad avere migliorato il lato estetico.

Sente su di se la mia attenzione “Mi stai mangiando con lo sguardo, caro”?

“Non proprio”. “Stavo valutando che sei molto migliorata da quando ti conosco”.

“Vuoi dire che mi sono ingrassata”?

“Non intendevo questo, sei migliorata e basta, non mi riferivo al fisico, stai sempre benissimo”.

“Dimmelo con sincerità, forse mi sono un poco appesantita”?

“Non ho questa impressione, hai dimensioni notevoli ma stai benissimo”.

“Pensi che dovrei farmi operare per avere forme migliori”?

“Non dire stupidaggini, sei splendida e mi piaci molto”.

“Trovi qualcosa che non va nel mio personale”?

“Assolutamente no”.

“Ed io quale imperfezione avrei secondo te”? e indicandosi con le mani  tocca varie parti del corpo

 “Ti stai cercando i difetti negli unici posti straordinari che possiedi di naturale bellezza”.

“Allora dimmi, quali sono i difetti di cui parlavi”?

Mi alzo dalla poltrona, dove sostavo e mi avvicino a lei e con le dita le indico un posto.

Lei sorridendo mi dice “Sei proprio stupido amore mio, lì non si vede”.

“Io sì, mi sembra”.

“Solo tu lo puoi vedere, non altri”.

“E allora vuoi essere imperfetta per me solo”?

“Non intendevo questo, lo sai bene, volevo”...

Non lascio finire la frase, l'abbraccio a la bacio con calore.

Finiamo romanticamente una giornata meravigliosa.

 

Roma, 2 giugno 1990

 

Mi sveglio di buon mattino, felice e desideroso di fare molte cose. Lei si sveglia e stirandosi pigramente nel letto mi dice “Ma è già l'ora di andare al corso di guida”?

“No mia cara, fai pure con calma, non riuscivo più a dormire e mi sono alzato”.

“Sei stato male questa notte, per caso”?

“No, sono stato benissimo, ma non volevo ancora stare a letto, le giornate si sono allungate e desidero fare molte cose”.

“Mi faresti portare un buon caffè, amore “?

“Ora lo faccio portare con la colazione completa, voglio mangiare qualcosa di sostanzioso questa mattina”.

“Ti ho fatto stancare molto questa notte”?

“Abbastanza da avere il desiderio di sostenermi bene questa mattina”.

“Bisogna che ti tenga un poco di più a riposo dunque ti consumo con tutte le mie attenzioni”.

“Non dire stupidaggini”.

“Non devo approfittare della tua generosità fisica, mi fai avere tutto quello che desidero e forse esagero con la quantità”.

“Adesso non continuare con questi discorsi e mangiamo, che la colazione è arrivata, sento il cameriere alla porta”.

È servita un’abbondante e ottima colazione con marmellata e prosciutto, uova sode e caffè nero, una caraffa di latte e una di succo di frutta.

Veramente facciamo una colazione che sembra un pranzo.

Verso le undici lasciamo l'albergo e ci dirigiamo, con le nostre cose racchiuse in una busta, alla scuola guida che avevo prenotato.

Il capo delle attività ci guida attraverso gli uffici e c’indicano dove andare.

Preparano Maria con tuta da guidatore, le mettono intorno delle cinghie e un casco, quando è pronta, il conduttore la invita a salire sulla macchina di prova.

Lei si gira verso me e mi dice “Come sto vestita in questo modo”?

“Sembri un mostro tesoro”.

“Non mi dire queste cose, dunque non riesco ad andare avanti”.

“Vai tranquilla, qui sono tutti di alta professionalità ma stai comunque attenta”.

Per circa un'ora fa le prove tecniche di guida, ripetendo varie volte certi esercizi del volante e del cambio di marcia, molte volte le curve a certa velocità e infine si avvicinano a me con la macchina e lei scende tutta eccitata.

E' magnifico e il mio tecnico è bravissimo, mi ha insegnato molte cose, mi ha detto che devo fare ancora una decina di lezioni prima di guidare da sola il mio Suv.

“Ha perfettamente ragione e se serve anche qualcuna di più, poi ne farai qualcuna anche con la tua macchina per imparare a conoscere tutte le possibilità che ti offre”.

È liberata da tuta e cinghie, mi avvio all'ufficio per prenotare le prossime lezioni di guida, quindi ci avviamo verso casa.

Maria è ancora eccitata dalla guida e mi sorride con gioia, poi mi stringe al braccio e mi dice “Sei un amore speciale, senza di te non so cosa farei”.

Rispondo in modo canzonatorio “ Avresti continuato a fare la dottoressa di psicologia, magari andando a letto con qualche bel ragazzo conosciuto nello studio tuo”.

“Sei cattivo quando dici così”. “Non mi merito queste parole e non dovresti neppure pensarle”.

“Cara, io stavo scherzando, non lo hai capito”?

“Bello vero”?

“Certamente, mia cara”.

“Adesso cosa vuoi fare?  io non desidero nulla”.

“Non fare così, mia cara, adesso andiamo a pranzo perché lo meritiamo e poi nel pomeriggio andiamo a fare un salto nel cantiere, dove devi dirigere i lavori”.

“Come vuoi”.

“Mamma, che faccia hai mia cara”.

“Non ho nulla, stai tranquillo”.

“Mi sembra che tu stia male, non volevo offenderti assolutamente, scusami se sono stato villano, non era nelle mie intenzioni”.

“Ho capito, ma non vorrei che tu pensassi queste cose, io non voglio nulla oltre a te, sai che ti amo da morire”.

“Lo so cara, qualche volta mi diverto a stuzzicarti”.

“Preferisco quando mi stuzzichi in altro modo, almeno quello mi piace, sciocco, ma almeno baciami”.

L'abbraccio con amore e la bacio sino a che ho fiato, poi è contenta, la nuvola è passata.

Abbracciati, entriamo casa per pranzare da soli senza occhi addosso.

A casa prepara un bel pranzo con le bistecche che stanno nel frigorifero e una buona insalata fresca, abbiamo anche dell'ottimo vino Chianti rosato.

Dopo ci riposiamo un poco, sdraiati vicini sul letto matrimoniale.

Verso le quattro del pomeriggio ci svegliamo e noto che lei mi osserva con dolcezza.

“Non mi guardare così, te ne prego”.

“Non ti ho mica fatto niente, ti stavo solo osservando”.

“Quello è il modo in cui ti guardano gli altri mentre cammini”.

“Non volevo essere scortese con te, stavo solamente guardandoti”.

“Sei proprio incorreggibile”.

“Sono innamorata, semmai”.

“Allora dimmi cosa desideri, vuoi fare l'amore”?
“Se me lo chiedi così, me ne passa la voglia”.

“Che ti devo dire mia cara, sei tu che mi guardavi così”:

“Se non ti posso neppure guardare allora, dimmi cosa devo fare, forse è meglio”.

“Ma è da oggi che ti girano”?

“A me non gira niente, non ho nulla da far girare, io”.

“Allora dimmi con chiarezza quello che ti passa per la mente”.

“Ti desideravo e ti guardavo con amore, niente di più, ma tu hai rovinato il momento magico e smontato ogni mio desiderio”.

“Non mi dire”.

“Te lo dico, eccome, non ne ho più voglia”.

“Allora cosa facciamo”?

“Adesso ti rispondo male, se continui su questo tono”.

“Ma io”... non mi fa terminare e mi si butta addosso con tutta la foga di una gatta affamata.

Ci amiamo con passione e quando sono circa le sei del pomeriggio, la invito a cambiarsi per uscire, è un poco tardi ma dovremmo trovare ancora le maestranze sul posto.

Quando arriviamo come sempre, ci accolgono con affetto, specie Maria e parliamo della costruzione e delle modifiche che lei aveva elaborato.

Accettano di buon grado le proposte ritenendole fattibili e di buon gusto.

Su queste frasi lei compiaciuta si lancia su altre proposte più costose che sono respinte come superflue.

Al rientro siamo contenti del lavoro che prosegue e delle nostre attività trascorse.

Lei mi abbraccia e mi dice “Ti è piaciuto oggi”?

“Moltissimo, anche per la fantasia che scateni quando sei in vena”.

“Io sono sempre in vena, ma non aggiungiamo altro, te ne prego”.

“Che cosa vorresti fare questa sera di diverso”?

“Vorrei andare lontano, con te, ovunque mi puoi portare”.

“Allora prendiamo la macchina grande e ci dirigiamo verso a Napoli, cosa ne pensi”?

“Penso che sia una follia, è troppo lontano e poi chi conosciamo”?

“Con i miei soldi non è necessario conoscere qualcuno, non ti preoccupare”.

“Non mi dire che anche a Napoli hai degli interessi”?

“Se è per questo, li ho anche al polo nord, ma lì non ti ci porto certamente”.

“Eppure vi andrei volentieri lassù”.

“Lo sai che lassù fa veramente freddo, non è uno scherzo”.
“Non abbiamo nulla che si possa indossare per ripararci”?

“Quello non è un problema, se non lo abbiamo, lo possiamo sempre acquistare, ma ora non mi dire che ne avresti voglia davvero”?

“Non credo che ci potrò mai ritornare, ma ora siamo giovani e possiamo permettercelo, quindi perché non farlo”?

“L'idea potrebbe essere buona ma ci vuole tempo a organizzare un viaggio simile”.

“Noi il tempo lo abbiamo, mi sembra “.

“Va bene, ci penseremo domani, adesso facciamo qualcosa di piacevole un poco più vicino, cosa ne dici”?

“Va benissimo, allora portami a ballare in qualche posto qui in città, vorrei cambiarmi ed essere elegante una volta per te”.

Ci vestiamo eleganti con i vestiti che lei aveva scelto in montagna e andiamo in un locale che conosco e dove sono molto conosciuto, non voglio noie con i soliti imbecilli che s’incontrano ovunque.

Quando entriamo il personale si mette subito a mia disposizione conducendomi a un tavolo riservato e in penombra.

“Dovunque vai ti trattano sempre così”?

“Sì, nei posti eleganti e negli ambienti altolocati mi trattano sempre così, nel mondo finanziario un po’ meno”.

“Sono felice che sia così, forse ne posso godere anch’io di quest’attenzione personale, che ne pensi”?

“Finché sarai la mia signora non ti preoccupare, tutto quello riservato a me è anche dovuto a te”.

“Anche se vengo da sola qui”?

“Ti ho detto che sino a quando sei la mia signora, sarà così, ovunque”.

“Ne sono felice, tanto staremo sempre insieme”.

“Mi fa piacere che la pensi così ”.

“Certamente, ma ora mi fai ballare”?

Ci avviamo in mezzo alla pista ed anche in questo locale riservato a persone altolocate e benestanti, si nota un attimo si silenzio, dove tutti gli occhi si concentrano e Maria è ancora in primo piano e più che lei è il suo magnifico fondo schiena fasciato in quello splendido vestito da sera color verde scuro.

Lei sente questo interesse ma questa volta è più sicura che in montagna e compie tutti i movimenti necessari per mettersi in mostra danzando il tango.

Accaldata, si siede al tavolino e mi dice “Hai notato come mi squadravano”?

“Senza dubbio, eri in primo piano”.

“Che cosa devo fare, non andare più da nessuna parte”?

“Dimmi una cosa Maria, ti senti diminuita per questo”?

“No, assolutamente no”.

“Allora di cosa ti preoccupi”?

“Ho un senso di fastidio quando mi posano gli occhi addosso in quel modo”.

“Lascia che guardino e facciano le loro dovute considerazioni e se preferiscono fare confronti, a te che importa”?

“Hai ragione caro, se sono così, non ci posso fare nulla, magari mostrarmi un poco meno, con abiti più castigati”.

“Ma tu devi stare bene per me e basta, gli altri non m’interessano”.

“Ascoltami, andiamo a casa, non ho più voglia di avere tutti gli occhi addosso”.

“Hai ragione cara, andiamo pure, anch’io non voglio più stare in questo posto, sai, avrei l'idea di comprare un locale notturno solo per noi, cosa ne pensi, ti piacerebbe starci sola con me e ballare a lungo abbracciata come ti pare”.

“Penso che tu sia matto come un cavallo, che te ne fai di un locale notturno privato”?

“Mi piacerebbe, ma hai ragione, cosa me ne faccio”?

“Se mi vuoi mostrare così come sono, di posti ve ne sono molti, ma non mi sembra una buona idea”.

“Hai ragione amore, io non voglio esporti, non sei un oggetto da mettere sulla mensola di un negozio “.

“Sono contenta che la pensi così, ti dispiace che io sia fatta in questo modo”.

“Se fossi diversa, non saresti qui con me”.

“Anche se avessi una taglia di meno”?

“Anche solo un grammo di meno”.

“Sei proprio innamorato di me, allora”.

“Perché, non si nota a sufficienza”?

“Spero che lo notino gli altri quando mi guardano con l'intenzione di spogliarmi o peggio”.

“Non ti preoccupare, d'ora in poi lo noteranno a forza”.

“E cosa vuoi fare perché lo notino”?

“Ti voglio regalare un anello che sia il trofeo di una  mia conquista esclusiva”.

“Sono come la selvaggina o mi consideri tale”?

“Non intendevo dire questo”.

“A me sembrava di sì”.

“Non ti offendere amore”.

“Non sono offesa, ma quando parli in questo modo, mi dispiace, ecco tutto”.

“Hai perfettamente ragione, mi sono espresso male, intendevo che voglio che si veda chiaramente che sei impegnata, è esposto meglio ora il mio pensiero”?

“Ora va bene, stai tranquillo amore, non sono né offesa né arrabbiata con te, avevo interpretato male il tuo pensiero”.
“Allora andiamo a casa o vuoi portarmi da qualche altra parte”?

“Rientriamo, te ne prego”.

Una volta giunti a casa lei mi dice “Domani arriverà il Suv”?

“Sì, dovrebbero consegnarlo domani verso sera immagino”.

“E quando potrò guidarlo”?

“Appena la scuola guida ti rilascerà il brevetto”.

“Allora non lo guiderò mai quel Suv”.

“Guarda che ti mancano ancora poche lezioni per averlo”.

“Di questo passo non l'avrò mai”.

“Non stare in pensiero, ci penso io a portarti alla scuola guida domani”.

“Poi andiamo anche dal gioielliere, se lo vuoi”.

“D'accordo, ma ora dormiamo o vuoi fare ancora qualcosa di piacevole con me”?

“Preferirei domattina quando siamo riposati e rinfrescati, ti dispiace”?

“No, va bene così, allora buonanotte amore”.

“Buonanotte anche a te, ma tienimi stretta, te ne prego”.

Facciamo una riposante e lunga dormita, non abbiamo nessuno che ci corre dietro e neppure impegni urgenti, solo la scuola guida all’ora che ci presentiamo.

 

 

 

Roma, 3 giugno 1990

 

Appena mi sveglio sento profumo di caffè fresco e di Chanel n. 5.

Mi alzo a sedere sul letto e lei con un vassoio mi porge il caffè.

Con una mano prendo il caffè e con l'altra la accarezzo.

“Stai attento che rovesci il caffè”.

Bevo con molta calma mentre le accarezzo i fianchi e lei si sdraia vicino a me.

Devo riconoscere che un risveglio così non me lo ricordavo e sono felice che lei abbia iniziato a comportarsi come una vera e propria moglie.

 “Adesso ti vesti e andiamo a fare gli esercizi di guida”.

“Va bene mi preparo velocemente, vestiti anche tu, così mi accompagni”.

“Se tu andassi da sola”?

“Sei molto cattivo con me, permetteresti che io vada in mezzo a tanti uomini da sola”?

“Non credo che ti mancherebbero di rispetto, considerato che sei la mia signora”.

“Lo credo anch’io, ma preferirei che tu venissi con me”.

“Allora dopo andiamo a pranzo in qualche posto e andiamo a vedere la costruzione nel primo pomeriggio, ti piace il programma”?

“Intenso e interessante, allora mi preparo”.

Ci organizziamo per stare fuori tutto il giorno e portiamo anche una borsa con dei golfini più pesanti per la sera, è sempre meglio organizzare la giornata poiché non sappiamo con certezza dove finire la giornata o iniziare una serata da qualche parte.

Lei mi chiede, mentre si veste “Pensi che mi debba portare anche un vestito da sera”?

“Va bene, mettilo nella borsa, non si sa mai come terminerà la giornata”.

“Sei una continua sorpresa, Raul”.

“Pensavo che questa sera dovrebbero consegnare anche il Suv, allora passiamo da Rino e rimandiamo a domani pomeriggio, cosa ne pensi”?

“Non saprei, l'eccitazione della macchina mi farebbe rispondere di no, ma poiché dobbiamo passare la giornata fuori, forse hai ragione”.

“Allora avverto telefonicamente Rino, poi andiamo alla guida e il resto lo decidiamo di volta in volta”.

“Benissimo”.

Ci prepariamo e dopo aver telefonato al proprietario del Salone, ci avviamo verso la scuola guida.

Maria ancora una volta ha fornito la prova di essere una donna in gamba e gli esercizi li ha svolti con grande diligenza e attenzione, il suo istruttore è contento dei progressi e alla fine dice “ Se la signora continua così, nel giro di una settimana è pronta per la guida del Suv senza problemi”.

Dandogli la mano lo ringrazio del suo incoraggiamento, con l'impegno di ripetere le prove il giorno dopo.

Ci avviamo strettamente abbracciati verso la mia auto e andiamo a pranzo in un ristorante, fuori porta, con ottima gestione.

I piatti serviti sono: ravioli conditi con sugo di funghi porcini, bistecche ai ferri poco cotte, quasi al sangue, insalata fresca e vino dei castelli romani, ha un ottimo bouquet di rosa.

Ci alziamo sazi e soddisfatti, prendiamo l'auto e ci dirigiamo verso la costruzione.

Quando arriviamo nel primo pomeriggio, le maestranze colte di sorpresa si affaccendano a mostrare i disegni delle parti costruttive modificate, mentre Maria, comportandosi da direttore correttamente, fa notare certi difetti che non si devono assolutamente riscontrare nel manufatto finito.

L'ingegnere si complimenta per il suo acume e ci accompagna a visitare la costruzione nelle parti definite.

Dopo il lungo giro ispettivo e aver costatato che tutto procede secondo i tempi previsti ci organizziamo per terminare la giornata.

Le chiedo cosa vorrebbe fare per la sera e lei mi chiede di andare in riva al mare per assaggiare il pesce fresco.

Andiamo con calma verso la costa e mentre arriviamo, noto un motel molto elegante, le chiedo “Cosa ne diresti da passare la notte qui, dopo aver gustato il pesce fresco”?

“Mi sembra un’idea fantastica, tanto ho la valigetta con tutto il necessario, non mi faccio più trovare impreparata quando esco con te nel pomeriggio”.

“Hai fatto bene, mi sembra un bel posto ed ha la vista sul mare, se abbiamo la fortuna di ottenere una camera verso sud”.

Andiamo subito a prenotare presso il motel e dopo avere contrattato, ottengo la camera che desideravo, al secondo piano con vetrata sul mare, poi andiamo verso il ristorante per fare una cena a base di pesce.

La serata è calda e invita a bere vino fresco di Frascati in compagnia di ottimi scampi appena pescati e una frittura mista con contorno di patatine fritte.

“Pensa a dopo quando abbiamo finito la cena”.

 “Mi fai passare la voglia di mangiare se mi dici queste cose”.

“Per quale motivo”?

“Mi fai pensare a certe situazioni “.

“Non ci pensare allora”.

“Ma se me lo dici, come faccio a non pensarci”?

“Va bene, hai ragione, non te lo dico più, almeno mangi con calma”.

“Così ingrasso come una porca”.

“Non diventare villana, come ti esprimi ora mia cara”?

“Scusami, mi è scappato dalla bocca, in effetti, stavo pensando contemporaneamente a un'altra cosa”.

“Esattamente a cosa”.

“A fare quello che tu avevi pensato”.

“Santo cielo, Maria, fammi il piacere mangia con calma e non pensare, almeno stiamo in pace”.

“Ma io sono in pace con te e con me stessa, mi era venuta un'idea e basta”.

“Al momento fattela passare”.

“E se mi ritorna”?

“Fai in modo che vada indietro, oppure fattela venire al motel che forse è meglio”.

“Hai proprio ragione mio caro”.

Terminiamo un pranzo molto sostanzioso e dopo un ottimo caffè caldo seguito da un cognac per me, ci dirigiamo sulla spiaggia per fare una passeggiata.

Ci togliamo le scarpe e camminiamo lungo la battigia, ci teniamo per mano e discorriamo dei vari fatti in atto.

“Mi porteresti al mare in qualche isola sperduta, dove possiamo stare soli e correre nudi per la spiaggia”.

“Non so se esiste, ma farò delle ricerche con un’agenzia di viaggi, se la trovo, me la compro”.

“Idea eccezionale, così ci andiamo ogni volta che vogliamo in qualunque stagione dell'anno”.

“Domani me ne occupo, che ne dici di rientrare, l'acqua sta rinfrescando e la temperatura cala leggermente”?

“Andiamo pure, ormai qui non abbiamo più nulla da fare”.

Rientriamo nel motel e ci dirigiamo in camera con vista.

Lei è felice, si mette di fronte alla vetrata e inizia a spogliarsi lentamente, è girata verso il mare e prova un intenso piacere a mostrare completamente le sue grazie al mare. È come una dea appena uscita da una grande conchiglia marina e di una corposa bellezza come nessun pittore ha mai rappresentato.

Si volta e mi dice “Mi sento veramente bene e voglio amarti così, davanti alla finestra mentre osserviamo il mare”.

E' veramente una dea del mare, osservandola, mi viene il paragone con Giunone, e la descrizione calza a pennello.

La notte inizia tra coccole e carezze, la serata è splendida e ci avvolge con il suo mistero, nudi e sdraiati sul letto di fronte al mare mentre da lontano si odono le note di un'orchestrina che intona ballabili di moda.

“Mi fai ballare”?

“Con piacere”.

Ci stringiamo  sulla pista improvvisata della nostra camera, solitari danziamo dolcemente, non vi sono occhi indiscreti che la scrutano e lei si sente libera finalmente delle proprie mosse danzando.

Sento il suo morbido corpo premere quando si stringe a me e il piacere di sentirla mia mi riempie di un dolce intenso sentire, godo questi momenti che inevitabilmente passeranno e penso con tristezza a quando questo non sarà più possibile.

Lei nota una velata nota di tristezza nel mio sguardo e mi chiede: “Non sei felice”?

“Lo sono e molto, ma stavo pensando a quando tutto questo passerà, ecco il mio velo di tristezza”.

“Hai ragione caro, allora godiamoci questi momenti come meglio possiamo e soprattutto amami, ne sento un desiderio immenso e un bisogno fisico enorme”.

“Sei una donna eccezionale e una femmina superlativa, non potevo desiderare meglio”.

“Pensi che l'avresti trovata meglio di me”?

“Non lo so e non m’interessa, ho te e sono felice che tu sia mia, completamente mia”.

“Lo sarò per sempre, se tu lo vorrai”.

“Non ho motivo di non volerlo”.

Dormiamo profondamente abbracciati come sempre e il mattino, ci svegliamo sorridendo al nuovo giorno che ci riporterà a casa nella calma della giornata.

 

Roma, 5 giugno 1990

 

Ci affrettiamo per la lezione di guida impegnata e pensiamo ai nostri progetti.

Nel frattempo che lei guida, io mi occupo di fare alcune telefonate per allertare alcune agenzie affinché si muovano alla ricerca di quanto desidero.

Dopo circa quindici minuti una delle agenzie mi comunica di avere alcune proposte da farmi, prendiamo appuntamento nel primo pomeriggio, tra le tre e le quattro.

Appena Maria scende dalla macchina della scuola guida e si è sistemata, la informo delle eventuali novità dell'agenzia.

Fa un salto di gioia e mi abbraccia felice, ci organizziamo per il pranzo e decidiamo di andare a casa.

“Ho bisogno di riposare un poco, tutte queste emozioni da quando ti conosco mi stanno creando una tensione che non sopporto”.

“Ti senti eccitata all'idea”?

“Sai caro, quanto mi sta succedendo in breve tempo sarebbe pesante per chiunque, mi sono messa con te in un rapporto meraviglioso che mi soddisfa più che completamente, ho avuto giornate e vacanze bellissime e dei regali da capogiro, sono stata nominata direttore delle costruzioni in atto, ora mi proponi quest'altra cosa, dimmi, non credi che un'altra andrebbe al manicomio in questa situazione”?

“Penso che tu abbia ragione, bisogna che da domani tu stia un poco di più a casa ed io mi occuperò da solo delle attività commerciali e finanziarie”.

“Ma ti sei impazzito, a me chiedi di rinunciare, si vede che ancora non mi conosci profondamente”.

“Non credi”?

“Stupido”.

“Amore mio”.

“ Almeno baciami”.

La stringo a me e sento il suo cuore accelerato, il suo respiro affannoso e le chiedo dolcemente “Vorresti fare l’amore “?

“No tesoro, se me lo chiedi perché lo desideri, faccio quello che mi chiedi, ma per me in questo momento è diverso, i colpi di ansia mi prendono per il carico di responsabilità che sento premere”.

“Allora sdraiati un poco e respira lentamente a pieni polmoni, cerca anche di dormire un poco, poi ti sveglio per andare all'agenzia”.

Si allunga vestita sul letto, io la copro con una copertina leggera e chiudo la porta delicatamente.

Mi metto in salone a leggere per ammazzare il tempo e per controllare la mia Maria e mentre attendo a queste cose, mi appisolo leggermente con il libro in mano.

Sento la sua mano che mi scuote mentre mi dice: ”Sveglia dormiglione, è l'ora di avviarsi per l'appuntamento”.

Guardo l'ora e mi rendo conto che l'appuntamento è saltato come orario, ma certamente no per l'affare in corso, non si trova facilmente un cliente che abbia il desiderio di acquistare un’isola ai Caraibi, anche se piccola e disabitata.

Arriviamo verso le cinque del pomeriggio e mi scuso per il ritardo e la signorina con un sorriso degno di una pubblicità televisiva: “ Non si preoccupi signore, siamo sempre a sua disposizione”.

Ci accomodiamo nelle poltroncine che ci sono indicate mentre la signorina precedente, aprendo una cartella sfila alcune fotografie: “Qui vi sono alcune proposte con foto, altre sono in fase di contrattazione per l'acquisizione dei permessi, questa è per me la più interessante” e ci mostra una serie di foto aeree e prese da terra.

Maria osserva affascinata quelle immagini da sogno mentre io m’interesso delle cose pratiche: chiedo dei collegamenti, del personale, delle tasse che gravano sulla proprietà e infine il costo complessivo.

La signorina mi spiega efficacemente quanto richiesto per chiarirmi ogni punto.

Per i collegamenti vi è un aereo giornaliero che collega con una grande isola vicino, poi con una barca a motore in circa due ore si giunge alla costa dell'isolotto.

Non vi sono abitanti ma alcuni isolani sono disposti a trasferirsi dietro un misero compenso.

Le tasse sono quelle governative sul valore indicato.

Il costo totale è di circa un milione di euro, agenzia compresa.

Prendiamo tutte le carte e ritorniamo a casa per pensare e prendere informazioni personali sull'eventuale acquisto.

Metto in allerta il mio notaio che si occuperà delle informazioni legali inerenti l’acquisto e telefono a un amico che si occupa di viaggi aerei per prenotare un volo per due persone diretto a … .

Partiremo tra quattro giorni e una volta giunti nell'isola dovremo affittare un motoscafo per andare sull'isolotto e prendere visione di tutta la proprietà.

Maria mi osserva affascinata e mi dice “Fino a qualche giorno addietro pensavo che vivere fosse lavorare, mangiare e fare l'amore, ora mi rendo conto che vi sono ben altre situazioni che oltre a tutto quello che ho elencato riempiono la vita in maniera impressionante”.

“Capisci l'importanza di possedere molto denaro liquido, hai la possibilità di sfruttare le situazioni quando si presentano”.

“Hai ragione, ma ci vuole sangue freddo e un cervello eccezionale”.

“Faccio quello che posso“.

“Tu sei eccezionale in tutto e non ti faccio l'elenco, sarebbe molto lungo”.

“Non ti affaticare, devi sapere che non sono come te mi credi, ma faccio il possibile”.

“Tu sei migliore di quanto ti consideri, credimi amore, ho ragione”.

“Dimmi sinceramente, sei felice”?

“Felice è molto riduttivo, ma diciamo pure così”.

“Ma quando, nei periodi vacanzieri, staremo sulla nostra isola, mi prometti che starai sempre nuda e ballerai per me davanti al fuoco di bivacco della sera”?

“Te lo prometto solennemente basta che siamo soli”.

“Vuol dire che le persone di servizio le mando via e fai tutto tu, anche la pulizia della spiaggia”.

“Sei tutto matto, mio caro”.

“E allora cosa mi dici”?

“Dovrei ballare davanti a tutti”?

“Se te lo chiedo, perché no”?

“Sei sicuro di stare bene”?

“Benissimo”.

“Non mi sembra”.

“Perché”?

“Una simile richiesta mi sembra fuori luogo, se ballo, lo faccio solo per te”.

“Va bene”. “Ora non ti preoccupare, poi ce ne occuperemo, prima vediamo come si termina l'affare”.

“Va bene caro, è inutile fare propositi senza la certezza della conclusione dell'atto, non mi sembra il caso di fare discussioni sul niente”.

“Va bene, come desideri”.

“A proposito Raul, se partiamo verso quell'isolotto, io non ho nulla da mettermi”.

“Questa era la mia idea”.

“Non ricominciare a dire fesserie”.

“Allora domani andremo a comprare il necessario, desidero che tu abbia tre costumi con molti ricambi: intero molto castigato, bikini e tanga”.

“Perché hai questa idea, a me basta un costume per il sole, come penso che ci sia laggiù”.

“No, vorrei i tre tipi di costumi, così li indossi secondo l'occasione che si presenta”.

“Va bene amore, faccio come vuoi”.

“Ascolta, questa sera vuoi andare da qualche parte o preferisci stare in casa”?

“Mi sono stancata e fare tutte queste cose come oggi, preferirei riposare”.

“Allora ci facciamo portare qualcosa di pronto dalla rosticceria, cosa ne dici”?

“Mi sembra una bella idea, così non faccio nulla in cucina”.

“Allora ordino quello che ti piace, d'accordo”?

“Ordina quello che desideri tu, caro”.

Ci organizziamo per la serata casalinga, Maria si spoglia dell'abito da uscita e si mette una vestaglia leggera e semitrasparente, con la quale è molto affascinante.

Mi gironzola intorno senza chiedere nulla, ma mostrando il suo interesse per me.

Si siede vicino, accavallando le gambe, mentre la vestaglia scivola dalle cosce, scoprendole, mi accarezza le spalle, poi si alza e mettendosi dietro a me, inizia a massaggiarmi le tempie.

Con i suoi massaggi sapienti mi rilassa mentalmente, mi distendo e mi assopisco.

Lei abbandona il massaggio e si allunga vicino a me sul divano, abbracciandomi.

Rimaniamo così per diverso tempo sino a che non suona il garzone della rosticceria.

Laura si alza per andare ad aprire, poi si rende conto del suo stato e m'invita a farlo io personalmente.

Mi alzo con un senso di torpore che non mi fa vedere ben chiare le cose, ma comunque apro la porta.

Il ragazzo mi porge un vassoio caldo e fumante e porgendomi lo scontrino: “Ha detto la padrona di passare con comodo”.

Lascio la mancia al ragazzo e chiudo la porta dietro di me.

Metto sulla tavola il vassoio e Maria si appresta a fare le porzioni quando osservandola, le dico ”Vieni un po' qua signora mia e siediti in braccio, voglio stringerti e farti due coccole”.

Infine ci rendiamo conto che tutta la cena si è raffreddata sul tavolo.

Ci vestiamo con alcuni abiti leggeri e ci accingiamo a mangiare il pasto, mentre lei mi dice “Adesso ti senti meglio”?

“Non so cosa mi era preso oggi, non mi sentivo bene”.

“Me ne sono accorta da quello che dicevi”.

“Se ho detto delle fesserie, perdonami tesoro, non controllavo certe pulsioni, poi mi hai fatto quel massaggio e mi è passato”.

“Sì”. “In compenso ti era venuta un'altra voglia, mi sembra”.

“No, è che vederti girare in quel modo ecciti la mia fantasia”.

“Me ne sono accorta, amore”.

“Volevo farti felice, comunque”.

“Ci sei riuscito benissimo”?

“Davvero”?

“Certo, amore, se non fosse così, non te lo direi”.

“L'importante è che tu stia sempre bene”.

“Io sto molto bene”.

“Hai detto che avevi qualche disturbo”.

“Sì, l'ho detto ma non nel senso che tu puoi intendere”.

“Forse allora non capisco”.

“Ti ho già detto che non ho sofferto di nulla, non parliamone più”.

“Va bene, domani usciremo per comprare i costumi e già che ci siamo compriamo anche qualche capo d'abbigliamento per i Caraibi”.

“Sei proprio un tesoro, ma guarda che non devi farti perdonare nulla da me”.

“Sono felice di fare queste cose, non per altri motivi”.

“Se è così, sono contenta”.

Parlando abbiamo finito di mangiare e ci sdraiamo sul divano per guardare un buon film in televisione. Alla fine, stanchi della giornata, ci addormentiamo abbracciati come sempre.

 

Roma, 1° luglio 1990

 

Sveglia intorno alle nove di mattina.

“Buongiorno amore, come stai”?

“Mia cara Maria, io benissimo e tu”?

“Anch’io, mi sento di ottimo umore, riposata e rilassata mentalmente”.

“Bene, allora prepariamoci che oggi abbiamo molte cose da fare e poi questa mattina arriva il tuo Suv e bisogna metterlo bene dentro il garage, al riparo e al sicuro”. “Dopo la consegna facciamo un salto alla scuola guida e poi rientriamo, nel pomeriggio visitiamo il cantiere, poi passiamo in Agenzie per prendere alcune carte e forse poi abbiamo finito la giornata di lavoro”.

“Altro che giornata di lavoro, mi sembra una corsa disperata verso conquiste meravigliose”.

“Mettiamoci al lavoro che il tempo passa inesorabile”.

Ci prepariamo e usciamo nel giro di venti minuti.

Il negozio di abbigliamento è vicino, raggiungibile a piedi.

Quando entriamo, la commessa ci viene incontro con la disponibilità stampata sul viso e ci sorride in attesa di richieste.

La prendo a parte e le dico: “ Signorina, la mia signora ha bisogno di diversi abiti perché dobbiamo andare ai Caraibi e diversi costumi come lei le indicherà, le dia le marche migliori, non tiro sul prezzo, basta che lei esca felice degli acquisti”.

“Sarà accontentata con piacere, stia tranquillo signore”.

Le faccio un sorriso e mi siedo nella hall del negozio.

Ogni tanto Maria mi appare con un nuovo modello sottoponendolo al mio giudizio, quando ha raggiunto il numero necessario inizia la sfilata con i costumi, e quando indossa il tanga, la stessa commessa la osserva abbagliata e rivolta a me “Vorrei avere solo la metà della sua bellezza, ha un fisico che ecciterebbe chiunque, femmine comprese”.

La osservo divertito con sguardo interrogativo, in attesa di un suo chiarimento, che arriva subito dopo che è abbondantemente arrossita sulle guance, ” Non parlavo per me, assolutamente”.

Le sorrido e la prego di continuare il suo servizio.

Infine usciamo con diversi pacchi e buste che andiamo a depositare in casa.

Maria mi abbraccia e mi chiede “Sei felice dei miei acquisti”?

“Certamente cara”.

“Forse hai speso troppo per questi consumi”.

“Hai ragione, allora ti saranno trattenute tutte le spese dallo stipendio di direttore o se preferisci dall'affitto della baita in montagna”.

Lei mi guarda in un modo in cui non sa se ridere o farmi una scenata, poi sorridendo: ” Stavi scherzando spero”?

Scoppio in una risata cristallina e le rispondo “Assolutamente sì”.

“Ti ho già detto che sei un bel tipo”?

“Assolutamente sì”.

“Baciami stupidone che non sei altro”

Prendiamo la macchina piccola e andiamo alla scuola guida, dove Maria fa ancora una lezione personale con ottimi risultati, ormai sta ultimando il corso ed è visibilmente felice.

Ritorniamo di corsa a casa, proprio in tempo per veder il Suv guidato da Rino che entra nel vialetto di casa mia.

E' una macchina splendida, di colore azzurro scuro quasi come il mare, ha dei riflessi che a volte sembra verde, è comunque di gran bell’aspetto.

Rino mi consegna le chiavi e mi dice “Poiché era per la signora, ho pensato di inserire alcuni accessori femminili, non so se ho fatto bene”.

“Hai fatto benissimo Rino, non credo che abbiano inciso sul prezzo in maniera preoccupante”.

“Non ti dare pena Raul, fra noi non ci sono problemi”.

Chiamo Maria che era entrata in casa e dandole le chiavi la invito a posteggiare il Suv in garage.

Si accomoda sistemando bene i sedili e la distanza dai comandi dei pedali, mette in moto, mi osserva compiaciuta e parte lentamente, prendendo perfettamente le misure e parcheggiando con sicurezza.

Scende dall'auto compiaciuta di se stessa e “Sono brava, vero”?

Rino le rivolge un piccolo applauso con le mani, poi mi stringe la mia e si accomiata con gentilezza, mentre si allontana, gli rivolgo la frase d'obbligo, che si aspettava sicuramente conoscendomi ” Domani farò un salto al Salone, ciao e grazie”.

Fa un gesto con la mano tipo saluto militare americano e si allontana.

Quando entra in casa Maria, si attacca letteralmente al mio collo e mi bacia lungamente strusciandosi dolcemente “Se avessi tempo, ti ringrazierei a modo mio, ma rimando, è una promessa”.

La sciolgo con dolcezza e la invito a fare presto, dobbiamo uscire verso le tre del pomeriggio.

Avevamo diverse provviste nel frigorifero e in breve appronta un piatto di carne passata in padella con contorno d’insalata e patate fritte, apro una bottiglia di Bordeaux e con la gioia nel cuore ci accomodiamo a tavola.

“Caro Raul, è stato bellissimo questa mattina nel negozio, dimmi con sincerità: i costumi ti piacciono”.

“Specialmente i tanga”.

“Sei sempre lo stesso, allora dimmi perché ti piace qual costume, voglio proprio sentirlo dalle tue labbra”.

“Perché mette in risalto le tue reali forme, senza nascondere nulla e senza modificare niente”.

“Allora se stessi senza, sarebbe meglio per te “?

“Così saresti perfetta, mostreresti tutto il fisico nella sua plasticità”.

“Allora non li porto i costumi con me, tanto non mi servono”.

“Laggiù ti serviranno mia cara, non staremo mai soli”.

“Peccato, speravo che fossimo soli”.

“Non sempre, l'isolotto non può essere abitato solo da noi due, è troppo pericoloso”.

“Allora non lo comprare”.

“Non è questo il problema, è che ha un perimetro abbastanza vasto e bisogna controllarlo, vi sono troppi scali a quanto mi hanno riferito”.

“Va bene, fra due giorni partiamo e andiamo a vedere, se poi costatiamo che vi fossero dei problemi possiamo fare un passo indietro”.

“Hai ragione, ma adesso andiamo che facciamo tardi”.

“Abbiamo sempre da fare qui” e sorridendo si avvia alla porta.

Ci presentiamo nell'agenzia verso le tre del pomeriggio esatte, la signorina aveva preparato tutti gli incartamenti con gli itinerari indicati in rosso sulle cartine topografiche.

Mi comunicano le informazioni necessarie sulle persone da avvicinare sull'isola di … e ci salutiamo cordialmente.

Ci dirigiamo verso il cantiere mentre Maria studia le cartine con estrema attenzione.

“Non mi sembra che vi siano troppi scali sull'isolotto, comunque controlleremo bene, qui leggo il nome di alcune persone, saranno servitori”?

“Non tutti, vi sono alcune donne per la pulizia e per dedicarsi a te, due uomini di fatica per la pulizia dell'isolotto e due uomini ex- poliziotti che si occuperanno del controllo della costa”.

“Quanto ci costerà lo stipendio di tutto questo personale”?

“All'incirca come uno dei nostri da queste parti”.

“Così poco”?

“In quei posti il denaro ha un costo diverso e la vita costa assai poco, pensa che un chilo di pesce costa solo dieci centesimi”.

“Non immaginavo, sarà una bella avventura”.

“Certo, anzi pensavo di sfruttare l'isolotto in maniera turistica”:

“In che modo, hai già qualche idea”?

“Sicuro, facciamo costruire una villetta molto comoda al centro e creiamo dei piccoli servizi gestiti dal personale locale e nel periodo che noi non lo frequentiamo, sarà affittato agli amici che ho”.

“E a quanto pensi di affittarla, tanto per sapere”?

“Penserei a una cifra simbolica, circa mille euro il giorno”.

“Ti sembra simbolica”?

“Certo, per certe persone non è nulla”.

“Beati loro, ci sono persone che vivono con quei soldi un mese intero”.

“Vero, ma io non ci posso fare niente”.

“Lo so caro, ma almeno tu dai lavoro a molte persone”.

“Vero anche questo”.

Nel frattempo siamo giunti al cantiere.

Mando Maria da sola a trattare con le maestranze, voglio vedere come se la cava da sola, io attendo in macchina.

Dopo circa un'ora ritorna sorridente, ha un passo sicuro e si trascina dietro lo sguardo di tutti gli uomini in servizio.

Io sorrido al suo arrivo, divertito dalla scena che si stava svolgendo, mentre lei inconsapevole pensava che io sorridessi a lei.

Sale in auto e mi annuncia che sono state fatte tutte le sue modifiche.

“Allora sei felice di tutto”?

“Di tutto, sai Raul oggi è stata una giornata sensazionale e voglio terminarla mantenendo una promessa”.

“Sono le sei di sera, dimmi cosa vuoi fare”?

“Se non ti dispiace, vorrei rientrare a casa, devo anche incominciare a preparare i bagagli per il viaggio, ormai dopodomani partiamo”.

“Ti senti eccitata per questo”?

“Moltissimo amore mio, mi sento tutta fremere dentro”.

“Ti capisco, succedeva anche a me le prime volte, poi ci farai l'abitudine”.

“Lo pensi davvero”?

“Certamente, ora a me non fa nessun effetto tutto questo, solo una cosa esercita una straordinaria impressione su di me: tu”.

“Sei proprio caro, amore mio a dirmi queste cose, mi fa piacere sentirmi amata e desiderata, mi fai veramente felice”.

“E' la verità, mi fai ancora questo effetto e spero di non farci mai l'abitudine”.

“Me lo auguro anch'io, tesoro”.

Entriamo in casa e ci mettiamo comodi, il che significa che lei si mette la vestaglietta trasparente ed io sono in calzoncini corti e basta.

Incomincia a gironzolarmi intorno, senza decidersi a prendere l'iniziativa, quando mi passa davanti, apre la vestaglia scoprendosi abbondantemente e si dimena quando gira intorno.

La attiro a me facendola incespicare nel tappeto, fortuna che mi cade in braccio scoprendo nella caduta le sue grazie, giacché la tengo tra le braccia approfitto per baciarla.

Si abbraccia a me a m'invita a continuare.

 E' un modo intenso, ora ha una luce nel viso che mi affascina per la dolcezza che esprime.

“Mamma mia, è stato molto bello”.

“Vogliamo concentrarsi su un poco di riposo”.

 “Lo sai che puoi diventare insopportabile in alcuni momenti”.

“Lo so benissimo e mi piace litigare con te perché la luce dei tuoi occhi in questi momenti prende delle tonalità talmente intense che mi piacciono moltissimo”.

“Se è così, litiga pure quando vuoi, se poi mi dici queste dolci parole”.

“Sai cara, non desidero farti né arrabbiare né offendere”.

“Non stare in pensiero, va tutto bene”.

Passa una serata stupenda, lei aveva mantenuto la sua promessa anche con gli interessi.

Poi si alza e mi dice “Ora preparo una cenetta succulenta e saporita, ti faccio leccare i baffi, come si dice”.

“Tanto io mi faccio una doccia allora, non ti dispiace vero”?

“Vai pure caro, tanto io mi occupo della cucina”.

La serata termina con una cena veramente ottima e dopo qualche chiacchiera ci allunghiamo abbracciati come sempre addormentandoci profondamente ancora una volta.

 

Roma, 2 luglio 1990

 

Il mattino seguente non ha molte cose da fare oltre la lezione di guida nella tarda mattinata e Maria inizia a preparare i bagagli per noi due.

E' felice di quanto è avvenuto e lo dimostra con la passione che infonde in ogni gesto, io leggo un libro in salone mentre lei prepara.

Dopo qualche minuto di silenzio, all’improvviso, lei mi chiede “Sei sicuro che questo mi stia bene”?

Alzo gli occhi e a momenti mi prende un colpo, era lei che indossava uno dei tanga che avevamo acquistato.

Mi viene davanti e ripete “Sei sicuro che così sto bene”?

“Mia cara, non stai bene, tu sei una bomba vagante con quello addosso, lo indosserai solo quando sarà possibile e solo quando sarò io solo presente”.

“Stanne sicuro, non sono mica matta”.

“Comunque stai molto bene, anzi sei splendida. Ora che hai fatto la tua entrata scenica ti dispiace vestirti un poco di più e così possiamo uscire per la lezione di guida”.

“Va bene, aspetta che mi vesto”.

Dopo poco si presenta con uno dei vestiti acquistati per l'isola e sta veramente bene, elegante e senza essere provocante, ha un portamento da vera signora e una classe naturale innata.

Sono fiero di uscire in sua compagnia, quando arriviamo alla scuola guida, a momenti neanche la riconoscono, poi notando la mia presenza ci riconoscono e si avvicinano per farle indossare la tuta e tutto il resto.

Io leggo il giornale in macchina nel tempo che lei fa le sue evoluzioni alla guida del potente automezzo e dopo circa un'ora rientrano e l'istruttore ritiene che Maria sia pronta per guidare da sola il suo Suv e le consegna il patentino, conseguito brillantemente, lei è felice e tutta eccitata mi comunica “Oggi usciamo con il Suv e ti porto da qualche parte, decidiamo, dove andare”.

“Farei un percorso non troppo complesso, non hai i doppi comandi sul tuo Suv, propongo di andare in montagna al nostro chalet”.

“Non sarà troppo difficile fare tutte quelle curve lassù quando si arriva”.

“ La difficoltà non consiste nell'affrontare le curve, ma nel tenere la strada quando siamo sulla provinciale”.

“Allora proviamo, partiamo verso le tre in modo di arrivare finché c’è luce e ripartiamo domattina”.

Mangiamo qualcosa e ci mettiamo in viaggio iniziando il percorso con molta calma.

La macchina risponde benissimo ai comandi ed ha una perfetta tenuta di strada, i suoi quattro freni a disco le consentono eccezionali frenate, anche improvvise.

Impieghiamo circa tre ore ad arrivare alla baita, ottimo tempo per una principiante su un bestione simile.

 

CAP. III

 

Altipiani di Arcinazzo, 2 luglio 1990, pomeriggio

 

Una volta arrivati, quando Maria scende, noto che ha un viso teso e stanco, la prendo sottobraccio e la accompagno  all'interno della baita che nel frattempo era stata preparata da Antonio e la moglie.

Troviamo delle confezioni di biscotti e il caffè pronto per essere messo sul fuoco, diversi alimenti nel frigorifero come: formaggi, prosciutto e qualche confezione di carne.

Faccio riposare Laura per un'oretta, poi le organizzo una bella cena con tutto quello che era stato predisposto e poi ci mettiamo a letto stanchi della lunga giornata.

La notte passa tranquilla, l'ambiente è caldo e Maria deve riposare, domani si rientrerà e poi si parte per le isole dei Caraibi, spero solo che regga lo sforzo imposto.

 

Altipiani di Arcinazzo, 3 luglio 1990

 

Ci svegliamo verso le otto della mattina e dopo un lungo riposo ritrovo l'amore mio con il sorriso e il suo solito colorito.

Si alza e con slancio dice “E' molto tempo che non facciamo l'amore in montagna”.

Nel pieno di una mattinata fredda e scintillante in un riparo caldo e accogliente, ci amiamo dolcemente.

Decidiamo di alzarci e di affrontare un nuovo giorno, propongo di pranzare presto e di partire nel primissimo pomeriggio.

Dopo aver fatto una calda doccia insieme e sistemati, andiamo al bar per fare colazione.

“Mi sono accorta che mette un grande appetito, finirà che ti ritrovi vicino una cicciona cadente”.

“E' proprio una fissa, la tua idea, dimmi la verità: ti fa piacere quando ti dico che sei stupenda”?

“Anche questo è un elemento interessante del rapporto”.

“Va bene, allora cosa decidi, vuoi partire subito e andare a pranzo a casa o preferisci pranzare qui e partire dopo”?

“Ora mi piacerebbe fare una passeggiata e poi pranzare qui, ma se è troppo tardi, allora partiamo adesso, domani l'aereo a che ora lo abbiamo”?

“Alle dieci e cinquanta della mattina”.

“Allora partiamo subito, è meglio”.

 

Roma, 3 luglio 1990, sera

 

Rientriamo verso sera a casa, il viaggio è andato bene e Maria ha appreso in maniera completa la tecnica di guida del Suv, ne è molto soddisfatta e già fa i piani per fare altri viaggi quando ne avremo il tempo.

Decidiamo di fare uno spuntino e dopo aver controllato tutto il bagaglio, ci corichiamo alla ricerca di un sonno ristoratore.

 

Roma, 4 luglio 1990, mattino

 

Con grande eccitazione alle cinque ci alziamo mezzi assonnati, come automi ci organizziamo per il viaggio.

L'aereo parte puntuale e dopo otto ore atterra con sicurezza sulla pista di …

All'arrivo incontriamo la persona incaricata di condurci all'isolotto, è un collaboratore dell'agenzia romana.

Dopo due ore di motoscafo giungiamo sull'isolotto, già da lontano si notava la bellezza della vegetazione e un piccolo promontorio che invitava allo sbarco, a occhio misuravo l'isola con una dimensione intorno ai due chilometri quadrati, era un gioiello incastonato nel mare aperto.

A Maria brillano gli occhi che, con i riflessi del sole sulla superficie del mare, acquistano i colori dell'arcobaleno.

Quando giungiamo alla piccola insenatura che ha la funzione di porto naturale, scendiamo dall'imbarcazione e ci avviamo verso l'interno.

Non occorre molto tempo per fare il giro dell'isolotto, ma alcuni particolari attirano la nostra attenzione: vi sono degli anfratti che nascondono giacimenti di minerali blu - verdi e dorati che bisognerà fare analizzare e poi in alcune piccole insenature nascono ricci di mare e aragoste, oltre ad una varietà notevole di pesce che vive intorno alla virginea costa.

Prendiamo appunti su ogni particolare che notiamo: dietro al promontorio vi è la possibilità di costruire la costruzione che avevo immaginato e anche lo spazio per un patio esterno.

Faccio tutti gli schizzi a matita e mentre la luce della giornata va scemando ci organizziamo per passare la notte.

Il nostro conduttore si dispone sulla barca, anche per fare la guardia in caso di necessità, mentre Maria ed io montiamo la nostra tenda da campeggio dietro al promontorio, al riparo da eventuali folate di vento notturno e da ondate improvvise.

La notte è piuttosto fredda e ci avvolgiamo nelle coperte termiche sbocconcellando alcuni panini preparati per l'occasione.

“Ed io che pensavo di mettermi il costume da bagno o addirittura il tanga”.

“Ne avrai certamente l'occasione, magari domani mattina quando ci svegliamo”.

“Speriamo che domani sia una bella giornata, in questi posti non si può mai dire”.

“Mi hanno detto che qui, a questa longitudine, piove due o tre volte all'anno nel periodo estivo e la temperatura si mantiene sempre intorno ai trenta gradi centigradi”.

“L'ideale per abbronzarsi e fare il bagno nell'oceano”.

“Buonanotte amore e sogni d'oro”.

“Buonanotte a te, mio caro”.

 

Isolotto di … ,  5 luglio 1990

 

Devo riconoscere che la notte non è stata delle più tranquille, lo sciabordio delle onde, i richiami degli uccelli marini e il frusciare delle palme dell'isolotto ci procurano nuove sensazioni, diverse dall'abitudine casalinga e ci tengono sul chi vive continuamente, solo in qualche momento, vinti dalla stanchezza, ci addormentiamo profondamente.

L'intensa luce equatoriale ci risveglia al mattino presto invitandoci a uscire dalla tenda. Il sole già riscalda con i suoi raggi la sabbia e la tenda, mentre stormi di uccelli si gettano in picchiate nel mare a caccia.

Maria, sentendo sulla pelle il calore mattutino indossa un bikini e si appresta a fare il bagno, quando il conduttore la invita a non inoltrarsi al largo poiché vi sono dei pericoli che lei ancora non conosce.

Si bagna velocemente, spruzzandosi l'acqua con le mani e si ritira cautamente sulla spiaggia, sdraiandosi su un asciugamano disteso.

Mi siedo vicino a lei e slaccio il pezzo superiore.

Mi chiede “Perché lo hai fatto”?

“Per non fare in modo che non si formi la linea del sole sulla schiena”.

“Così però non mi posso voltare”.

“E chi te lo proibisce, siamo soli, qua”.

“C'è solo il conduttore”?

“Lui ha altro da pensare in questo momento, sta lavorando intorno al motore dell'imbarcazione per sistemare alcune valvole che battono, secondo lui”.

“Allora posso indossare il tanga, ci tenevo tanto”.

“E chi te lo vieta”?

“Attendi un attimo, faccio presto”.

Corre verso la tenda e in un  baleno ne esce bella come il sole, prepotentemente esplosiva.

Mi viene vicino e mi dice “Come sto così”?

“Non ho parole per descrivere quello che penso”.

“Allora ti piaccio”?

“Domanda inutile”.

Le stringo la mano e ci dirigiamo lungo la spiaggia, lei felice lascia che la brezza marina gli scompigli i capelli attorno al viso.

Facciamo il giro dell'isolotto, osservando ogni particolare del perimetro, notiamo che vi è anche la possibilità di costruire un piccolo villaggio di capanne per il personale di servizio e di controllo.

Rientriamo giusto in tempo per il pranzo e per il ritorno sull’isola nel pomeriggio, il conduttore ha terminato il suo lavoro e mentre ci avviciniamo, ci osserva sorridendo e compiaciuto.

Maria, imbarazzata, corre in tenda a indossare un vestitino da mare che lascia ampiamente scoperte alcune porzioni di corpo ma castigato nel resto.

Facciamo un breve pasto a base di scatolette di carne e fagiolini, bevendo acqua minerale e basta. Una volta terminato raccogliamo tutte le nostre cose e ci avviamo con l'imbarcazione verso la costa dell'isola di …

 

Isola di … ,  5 luglio 1990, pomeriggio

 

Ci fermiamo per prendere alcuni contatti, parlo con persone del posto che si dichiarano disponibili, dietro compenso, a stabilirsi sull'isolotto.

Prendo contatto con una ditta di costruzioni, accordandomi su come inviare i disegni del mio architetto, e infine andiamo a fare alcune spese voluttuarie.

Maria si diverte un mondo ad acquistare oggetti da regalare alle amiche e alcuni per se stessa.

Io sto pensando a come ottenere corrente elettrica e acqua potabile sull'isolotto e infine deduco che l'unica soluzione sarà di portare un grande generatore a benzina e impiantare un serbatoio per l'acqua con pompe di erogazione, l'idea mi piace e mi da un senso di profonda consolazione.

L'operazione finanziaria è di grande portata e deve rendere altrettanto, ancora Maria non conosce questi sviluppi, esamina solo il lato romantico della cosa, ma io, che sono navigato, so con certezza che potrò ricavare, dopo un certo periodo, anche un discreto guadagno.

Faccio i conti mentalmente pensando a tutta la spesa iniziale e a quella costante per il personale, in definitiva immagino questo:

Un milione per l'acquisto,

Duecentomila per la costruzione, i costi alti dipendono dai viaggi più che dal prezzo dei materiali,

Duemila mensili per il personale.

Mi sembra un ottimo affare che si può sopportare e ammortizzare con diverse operazioni finanziarie. Ne parlerò con gli esperti del settore.

Laura ha terminato le sue spese e decidiamo di passare il resto della giornata a scoprire le bellezze isolane e gustare almeno per una volta il piacere della loro tavola.

Prendo una guida del posto con automobile che, anche se un poco scassata, ci porta felicemente a destinazione. Visitiamo i ruderi dell'epoca della conquista spagnola e alcune chiese cattoliche disseminate un poco ovunque, visitiamo il giardino botanico e alcuni borghi abitati da pescatori e artigiani.

Facciamo alcune foto con i telefonini e ci avviamo verso il nostro hotel quando Maria nota un negozio seminascosto sotto ad alcune palme da banana.

Ci facciamo fermare dal conducente e scendiamo a vedere di cosa si tratta.

E' un gioielliere che lavora oro e pietre preziose all'antico modo inca, Maria è affascinata da alcune collane esposte e mi guarda con occhi imploranti.

Entriamo per visionare queste vere e proprie sculture artistiche e lei si misura alcuni oggetti per vedere quale figura le fanno una volta indossati, poi prova la collana che stava in vetrina e rimane incantata, io stesso nell'osservare quella meraviglia che le adorna il collo esposta su quelle dolci collinette ne rimango affascinato.

Chiedo il costo di quella collana e quando il gioielliere mi dice il prezzo, trattengo a stento una risata: duemila dollari americani, circa millecinquecento euro europei.

Stacco l'assegno internazionale per la cifra richiesta e lascio che Maria indossi il gioiello. Esce felice dal negozio, saltando per la via e rigirandosi come una ragazzina.

Il conducente la osserva divertito. Rientriamo all'hotel, sono circa le sette della sera.

Saliamo in camera per prepararci all'uscita serale.

Lei aveva comprato dei vestiti adatti all'ambiente ma sicuramente eleganti, che indossati acquistano una vita e una vivacità insospettabili nel negozio.

Ci prova sopra anche la collana chiedendo il mio giudizio, la osservo con piacere e do la mia approvazione che lei ricambia con un sorriso.

Usciamo tenendoci per mano, la serata è calda e afosa ma il ristorante è ben ventilato e fresco, ci fanno assaggiare alcune loro specialità accompagnate da bevande fatte con frutti locali e con alcol, ben dosato.

Dopo aver cenato, ci apprestiamo ad assistere a uno spettacolo folkloristico, frequente in questi luoghi che immortaliamo con i nostri telefonini.

Al rientro, stanchi e felici ci allunghiamo sul letto.

Laura mi prende la mano e mi dice “Grazie caro di tutto, mi sento veramente felice, non credevo si potesse avere dalla vita tutto questo”.

“Sono felice e fiero di te, amore mio”.

La nostra notte trascorre immersi nel calore equatoriale.

 

 

 

Isola di …, 6 luglio 1990 al mattino.  Roma nella sera

 

Riprendiamo l'aereo che ci riconduce in patria, con la fatica di un giorno perso in viaggio. E' notte quando rientriamo felicemente a casa. Ritroviamo il nostro appartamento che ci parla del nostro amore e di tante altre cose vissute, ci spogliamo velocemente e ci addormentiamo abbracciati come sempre.

E' una lunga notte di riposo, dobbiamo smaltire il viaggio e dormiamo per quasi dodici ore consecutive.

 

 

 

Roma, 7 luglio 1990

 

Appena svegli decidiamo di provvedere alle incombenze che riguardano l'isolotto.

Prendo contatto con il mio architetto che mi da l'appuntamento per il pomeriggio.

Maria decide di condurmi con il Suv, nonostante le mie proteste, per la ricerca di un improbabile parcheggio, come puntualmente avviene, siamo costretti a metterlo in un garage a ore e farci un bel pezzo di strada a piedi, prima di giungere all'ufficio dell'architetto.

Ci accoglie cordialmente e ci fa accomodare direttamente nell'ufficio operativo in modo da visionare alcuni progetti che lui ha approntato per l'occasione.

Riviviamo il nostro isolotto rivestito con la miniatura di costruzioni ben organizzate.

Ha disegnato un piccolo scalo per l'approdo di motoscafi anche di una certa dimensione e il diporto per almeno altri cinque, una costruzione residenziale fatta in legname pregiato e in muratura, un villaggio di sei capanne confortevoli, un posto per i servizi di raccolta rifiuti e lavanderia, una piccola centrale elettrica alimentata, come avevo immaginato, da un generatore a benzina e un depuratore di acqua potabile, cosa cui non avevo pensato, che trasforma l'acqua marina in potabile, condotte in pvc verso la nostra abitazione e tutte le capanne del quartiere del personale.

Il progetto è ambizioso, ma anche costoso, secondo i suoi costi, non tenendo conto che sarà realizzato sull'isolotto da personale isolano, ammonta a circa ottocentomila euro cui bisogna aggiungerne altri cinquantamila per il progetto.

Ci accordiamo di terminare la questione dopo che avrò ricevuto via fax i costi realizzativi della ditta contattata sull'isola.

Inviamo tutto via fax e ci congediamo con l'architetto.

Ritornando a casa, Maria mi dice “Ma non ti sembra una pazzia tutto questo”?

“Amore, vi sono cose nella vita che bisogna fare e altre che bisogna evitare, questa la devo terminare, innanzitutto per ammirare la tua bellezza mentre balli per me, ti posso garantire che solo questo non ha prezzo, e poi lasciare una rendita a chi ci seguirà nel futuro”.

“Sei caro a dirmi queste cose, non vorrei che tu lo facessi solo per me”.

“Non solo per te, lo voglio terminare ma anche per me e per i nostri figli”.

“Pensi che potremo averne”?

“Se ci metti un poco d'impegno, perché no”?

“Quando prevedi che sia possibile”?

“Appena ci sposiamo”. “Voglio che i miei figli nascano nella legalità, vi sono troppi interessi legati alla mia famiglia”.

“Hai ragione amore, non ci avevo pensato”.

“Io sì però, ed è importante, la cosa migliore è iniziare a pensarci con impegno”.

“Tu desideri veramente sposarmi”?

“Secondo te, io faccio tutto questo con te ora per lasciarti andare via dopo”?

“Non credo tesoro”.

“Allora, inizia a pensarci”.

“Mi fai commuovere amore mio”.

“Sono felice, mia cara”.

 

Roma, 9 luglio 1990

 

Finalmente arrivano i fax dall’isola … , l’architetto mi comunica immediatamente la ricevuta e m’invita a raggiungerlo al più presto.

Nel primo pomeriggio andiamo a visitarlo per avere tutte le informazioni necessarie.

Appena giunti, emozionati, ci fa entrare nello studio suo personale, e ci fa leggere i preventivi che sono arrivati: il tutto ammonta a circa trecentomila euro, salvo qualche eccezionale lavorazione aggiuntiva.

L’architetto mi dice “Lo sai che non immaginavo che tutto questo lavoro costasse così poco da quelle parti”?

“In quei posti il costo della mano d’opera è assolutamente diverso che da noi, laggiù si vive con circa duecento euro il mese, famiglia compresa”.

“Non immaginavo così basso il tutto, meglio per te, comunque la mia commissione rimane invariata, perché siamo da queste parti”.

“Non ne dubitavo, comunque invia la mia accettazione per l’inizio dei lavori, comunicando che il tutto deve essere definito entro il periodo di Natale”.

“Mancano solo cinque mesi a quella data”.

“Lo so benissimo, che impieghino tutta la mano d’opera necessaria per finire in tempo”.

“Lo comunico immediatamente, in modo che entro domani avremo la risposta della ditta”.

“Va bene, noi come rimaniamo”?

“Appena mi confermano l’inizio dei lavori mi reco sul posto per seguirne l’avvio e poi verso la fine della lavorazione starò via circa quindici giorni per terminare il tutto”.

“Magnifico, allora ti lascio un anticipo della metà commessa, va bene”?

“Assolutamente Raul, non ti preoccupare, va bene così, il resto alla consegna del manufatto finito e controllato e collaudato”.

“Benissimo, ci conto, tieni presente che muovo molte persone e molti capitali in questa faccenda, mi raccomando i tempi”.

Ci stringiamo la mano e con Maria ci allontaniamo dall’ufficio. Lei è felice della conclusione dei preliminari e mi chiede di portarla a cena fuori per festeggiare il tutto.

Le dico “Se tutto va bene passiamo le vacanze di Natale ai Caraibi e poi farò in modo che diventi una tappa di lusso per tutti gli amici che ho in giro”.

“Pensi davvero di recuperare almeno una parte delle spese in questo modo”?

“Certamente, ricorda che abbiamo installato anche i servizi completi che avranno dei costi altissimi con il valore europeo e non di quelle isole, io sarò pagato in anticipo su tutto il pacchetto viaggio che stiamo studiando con l’ufficio”.

“Di cosa si tratta esattamente”?

“Stiamo lavorando sulle possibilità di accordi con una compagnia aerea e stiamo organizzando una rete di rifornimenti a basso costo sull’isola, ma ogni giorno ai miei ospiti costerà oltre ai mille euro di affitto della casa altri duemila per il servizio completo, tolte le spese, abbiamo calcolato che avremo un utile di almeno duemilasettecento euro ogni giorno”.

“O sei un genio oppure un diavolo d’intelligenza finanziaria, amore”.

“Niente di tutto questo, sono solo uno pratico dell’ambiente e ti dirò che se imbrocco in qualche sceicco il costo si raddoppia o si triplica facilmente, con tutti i soldi che hanno, non ci fanno neppure caso, nel giro di un anno avrei così recuperato tutte le spese, compreso l'acquisto, dal prossimo anno avremo solo guadagno, naturalmente se tutto va bene”.

“E’ un’idea stupenda, posso fare qualcosa anch’io per questo progetto”?

“Certamente, metto la tua foto in tanga sulla pubblicità cartacea e su internet”.

Mi guarda come se mi volesse sbranare, ma non proferisce neppure una sillaba, rimane in attesa di eventuali spiegazioni.

Scoppio in una risata potente e le dico “Finalmente inizi a conoscermi”.

“Volevo ben dire”.

“Dai amore, andiamo a cena in un posto che conosco e poi festeggiamo a dovere l’avvenimento”.

“Adesso sì che parli come si deve”.

La porto in un locale a Trastevere, è un ristorante tipico che ha delle portate eccellenti oltre ad un ottimo vino bianco dei castelli.

Passiamo una serata incantevole sia per la temperatura sia per l’ambiente accogliente e riservato.

Rientriamo a casa eccitati da tanti avvenimenti, Maria non sta nella pelle, sente che la sua vita è completamente e definitivamente cambiata.

Passiamo una piacevole notte ricordando e meditando i nostri piani.

 

Roma, 10  luglio 1990

 

 Maria fa visita alle amiche per consegnare dei regali mentre io lavoro nell’ufficio progetti per elaborare tutta la pubblicità necessaria al nostro isolotto.

Abbiamo mandato sul posto dei fotografi che consegneranno un servizio fotografico completo anche delle bellezze naturali del posto, li ho pure invitati di fare per l’occorrenza qualche scatto a eventuali belle ragazze disponibili dietro compenso.

Elaboriamo la parte cartacea e chiamiamo un esperto di siti internet affinché costruisca una rete telematica che sia di alta visibilità, il materiale da inserire sarà fornito di volta in volta.

Nel giro di una settimana abbiamo moltissime novità da vagliare e per questo mi faccio aiutare da Maria che oltre ad essere una bellissima donna possiede anche un’intelligenza spiccata.

Lei prende l’impegno con molto interesse e fornisce idee eccellenti sulla disposizione di fotografie, filmati e video.

Facciamo comporre da un ottimo compositore delle musiche di sottofondo molto dolci e sensuali che rendono tutte le immagini quasi vive e piacevoli.

Il lavoro è tanto ingegnoso che nel giro di quindici giorni ci giungono le prime richieste, le passiamo al vaglio con grande scrupolo.

Innanzitutto pongo una regola ferrea sul modo di pagare le quote richieste con la condizione che gli anticipi, una volta dati non saranno restituiti se non per motivi eccezionali.

In sostanza abbiamo proposte di affitto per i primi sei mesi del prossimo anno, considerato che ho l’esclusiva per il periodo natalizio e cioè dal ventuno dicembre ai primi di gennaio, in questo periodo l’incasso previsto, tutto compreso, come da pacchetto, si aggira al netto intorno ai quattrocentomila euro, non male come inizio.

Lo comunico a Maria che si congratula con tutto lo staff.

Lei decide il giorno delle nozze, me lo comunica una sera dopo avere visionato il cantiere che sta ultimando le lavorazioni di base per poi passare alle  finiture.

“Ci sposiamo il venti dicembre, facciamo così la luna di miele ai Caraibi ed entro il prossimo anno avremo un figlio che allieterà la nostra casa”.

“E’ un programma stupendo amore mio, organizza tutto bene, occorrono molte cose e ti necessita una mano, ti metto a disposizione un paio di segretarie del nostro ufficio”.

“Ma riesco anche da sola a fare tutti i preparativi, anche prenotare una chiesa e il ristorante”.

“Bisogna organizzare anche i biglietti di partecipazione, le bomboniere, i vestiti da cerimonia e tante piccole incombenze che ti faranno diventare matta se fai tutto da sola, è meglio una mano per le piccole cose, e poi le mie segretarie sono tutte in gamba”.

“L’ho notato, sono messe bene anche in gambe, a mio modesto giudizio, chi le ha scelte”?

“Chi pensi che lo abbia fatto”?

“Tu, naturalmente”.

“Naturale”.

“Avevi con te anche il centimetro”?

“So giudicare a vista, tu ne sei la dimostrazione, mi sembra”.

“Bene, non continuiamo su quest’argomento che è sterile e non porta da nessuna parte”.

“Finalmente hai capito”.

“Basta che non ti ci trovo insieme”.

“Che cosa vai a pensare amore, ho una donna come te e avrei bisogno di una come loro, anche se carina”?

“Spero di no, punto”.
“Benissimo”.

“Ora che abbiamo litigato possiamo parlare tranquillamente e fare i progetti con calma”.

“Era la mia prima intenzione, poi hai iniziato con la tua gelosia assurda e ci siamo arenati”.

“Allora scusami, non volevo creare problemi tra noi”.

“Non ce ne sono, sono certo che non ce ne saranno mai se avremo il coraggio di parlarne sempre a cuore aperto”.

“Da parte mia ci metterò tutta la mia volontà”.

“Anche da parte mia, stanne certa, io ho una volontà di ferro e quando voglio qualcosa, combatto sino all'esasperazione”.

“Me ne sono accorta caro, scusami ancora per le mie stupide supposizioni”.

“Avevi pensato veramente quello che stavi dicendo”?

“Ne ho un po' vergogna, sì”.

“Sei proprio stupidella mia cara, come potrei solo pensarci”.

“Magari un bisogno improvviso”.

“Ti sei mai rifiutata”?

“Non mi sembra o non ricordo”.

“Allora se ne avessi desiderio a chi dovrei chiederlo, a una segretaria o a te”?

“Penso a me”.

“Argomento chiuso, spero”.

“Chiuso in maniera definitiva, stanne certo”.

“Lo voglio ben sperare”.

“Ora se non ti dispiace, baciami”.

Rimaniamo per diverso tempo abbracciati, poi decidiamo di preparare una buona cena nell'intimità familiare.

 

Roma,   luglio 1990

 

Nei giorni seguenti ci occupiamo di varie attività, ho coinvolto Maria in diversi rami finanziari in modo che si possa impratichire, s’impegna con tutte le sue forze, legge, scrive, telefona, si collega a internet, s’interessa su tutti i fronti, alla fine ottiene sempre degli ottimi risultati.

Un giorno mi fa una domanda inaspettata “M'insegni a giocare in borsa”?

“E' una cosa molto complessa, bisogna avere diverse conoscenze in materia, sapere rischiare ed essere pronti a vendere in ogni momento di possibile flessione economica o tenere duro in attesa che passi, basta credere nell'azione che possiedi”.

“Tu sei molto bravo in questo, insegnami con calma, io imparo velocemente le cose e desidero essere sempre presente nella tua vita in ogni situazione”.

“Ti ringrazio della tua generosa volontà ma in questo ci vogliono anni di esperienza”.

“Non hai detto che desideri invecchiare con me accanto”.

“Certamente, ma non immaginavo facendo queste cose”.

“Mio caro sta tranquillo, non solo queste cose”.

“Non mi provocare amore mio”.

“Se sei così certo, dimostramelo subito” e si slaccia la vestaglia.

La osservo, lei insiste “ Sto attendendo, non vorrei invecchiare nel frattempo”.

La prendo per le braccia, il divano è vicino.

Quando abbiamo terminato, lei sorridendo mi dice “Ti piaccio ancora tanto”?

“Cosa ti sembra, cara”?

“Ti senti felice vicino a me”?

“Non sono mai stato meglio, sei la donna che ho sempre aspettato e forse sognato”.

“Speriamo che sia sempre così allora”.

“Non vedo, al momento, problemi all’orizzonte”.

“Sai Raul, mi sono proposta di renderti felice in ogni occasione”.

“Ci stai riuscendo benissimo, amore mio”.

“Adesso dobbiamo riposare che ci aspettano giornate di fuoco, poi stavo pensando di andare con l'architetto sull'isolotto per controllare i lavori”.

“Se venissi anch'io”?

“Non mi sembra una buona idea, là s’inizia con la manovalanza e saresti sotto gli occhi di uomini bruti, non cattivi, ma sani di fisico”.

“Ho capito, non vengo e continuo a seguire il cantiere, almeno lì mi guardano senza aggiungere nulla”.

“Te ne sei accorta finalmente”.

“Che mi squadravano prendendo le misure”?

“Intendevo proprio questo”.

“Certamente, non sono così sprovveduta”.

“Non ti sei accorta come ti squadravano anche alla scuola guida, però”?

“Anche lì succedeva”?

“Sì, ma ovunque tu vada succederà sempre, sei troppo interessante come donna”.

“D'ora in poi mi metto dei pantaloni larghi che non mostrano nulla, così mi guardi solo tu quando mi spoglio”.

“Mi sembra una bella idea, domani andremo a comprare il necessario in quel negozio che ci ha accontentato la volta scorsa”.

“Va bene, domani mattina la prima cosa che facciamo sarà proprio questa, ma ora dormiamo amore, dunque non mi sveglio più domani”.

Ci addormentiamo abbracciati come il solito, dormendo profondamente.

 

L'indomani ci svegliamo con l’idea di andare subito al negozio.

Ci prepariamo velocemente e ci avviamo a piedi, per fare una passeggiata mattutina.

Stavano aprendo in quel momento, la commessa appena ci vede ci saluta festosamente con le mani e mentre ci avviciniamo, ci chiede “State venendo qua o siete di passaggio”?

“Era nostra intenzione venire nel suo negozio, abbiamo bisogno di qualche capo di abbigliamento”.

Ricordando quanto avevo speso la volta precedente con i vestiti e i costumi, la signorina apre velocemente e si mette immediatamente a nostra disposizione.

Maria chiede quello che desidera e in breve sul banco vi sono montagne di gonne e pantaloni da donna, mentre lei, instancabile, prova continuamente i modelli.

Non riesce a trovare quello che cerca ed io ne intuisco il motivo, era abituata a essere sempre abbastanza provocante nel vestire tra attillato e scollato e ora tutti quei modelli di vestiti non soddisfacevano i suoi gusti.

M’intrometto per mettere un punto alla situazione per lasciare libera la commessa e metterla in grado di servire altri clienti appena entrati.

Scelgo diversi pantaloni di ottima fattura e alcune gonne morbide sui fianchi, le faccio mettere in una busta e pago il conto.

Maria mi osserva stupita, cerca di fare qualche obiezione, ma quello che è fatto ormai non si può cancellare, ci allontaniamo con i nostri involti.

Arrivati a casa lei mi chiede spiegazioni in merito e quando le faccio le mie osservazioni, rimane stupita, non si aspettava che intuissi i suoi pensieri, poi abbracciandomi: “Sei proprio un amore, sensibile e attento a ogni mio capriccio”.

Le porgo alcuni capi invitandola a indossarli, una volta che li ha messi, la faccio guardare allo specchio di casa: “Non noti che sei un amore anche vestita in questo modo”?

“Pensi che stia bene, conciata così”?

“Non sei conciata, ma ben vestita, certo in maniera differente dalle tue consuetudini”.

“Con questi vestiti posso venire ai Caraibi“?

“Non è per i vestiti, il problema è un altro, mi sembrava di avertelo accennato, laggiù vi saranno solo manovali senza donne e non vorrei che con la tua presenza facessi venire strane fantasie, chi sarebbe in grado di fermarli ? Solo ammazzandoli sparando, dammi retta, è meglio evitare”.

“Hai ragione amore, li indosso per andare sul cantiere così li lascio a bocca aperta, questa volta”.

“Ottima idea, cara”.

“Allora oggi pomeriggio vado da sola, mentre tu lavori al progetto, ti va bene”?

“Benissimo, così mando avanti qualche richiesta, stavo pensando se acquistare una piccola compagnia aerea per fare servizio nella linea Roma-Caraibi, isola di” ... .

“Sarebbe una bellissima idea, ma si può attuare secondo i tuoi esperti economici”?

“Tutto si può fare, basta essere coperti finanziariamente”.

“Se lo sei, pensaci seriamente allora”.

“Il problema è che non tutti partono da Roma, forse una piccola quantità e quindi l'affare sarebbe magro, solo con voli internazionali si potrebbe fare, ma con costi spaventosi e insostenibili per la mia compagnia, attualmente”.

“E se ti mettessi in società, non sarebbe meglio”?

“Certamente, ma il gioco comunque non varrebbe la candela”.

“Allora aspetta che le cose prendano campo, poi considererai eventuali proposte in merito”.

“Molto sensate le tue parole, ma ora gradirei mangiare qualcosa o preferisci andare fuori”?

“No amore, preparo io, ho il frigorifero ben rifornito”.

“Allora tanto che tu prepari, io leggo il giornale di oggi”.

”Va bene, c'è qualcosa che desideri di particolare”?

“Sì, te”.

“Sono sempre qui, amore”.

“Non me lo dire”.

“Allora vieni, mangiamo dopo, magari facciamo veloci”.

“Non scappa nulla”.

“Andiamo”.

Una volta terminato, facciamo un bel pranzo a base di carne e insalata fresca, frutta e buon vino.

Nel pomeriggio lei si prepara per andare al cantiere mentre io mi avvio verso l'ufficio.

Mi comunicano che i lavori sono iniziati e che l'architetto partirà il giorno successivo.

Telefono a Maria comunicandole la notizia. Lei non lo fa intendere, ma è rimasta scossa da questa improvvisa partenza non preventivata.

Sapeva del mio impegno, ma non così repentino.

Prenoto l'aereo e prendo contatto con l'architetto.

Ci accordiamo per incontrarci all'ingresso dell'aeroporto, mi faccio preparare alcune carte necessarie e rientro a casa per organizzare la partenza.

Preparo una valigia con diversi abiti e un bagaglio a mano con i miei oggetti personali.

Verso le sei del pomeriggio Maria rientra, la informo sulle modalità del viaggio e la invito a fare attenzione quando sarà sola in mia assenza.

“Mi raccomando io, quando siete soli voi uomini una ne pensate e cento ne fate, mi raccomando non mi cornificare con qualche bella negretta, che ho notato sull'isola, devo dire che hanno dei corpi scolpiti nell'ebano”.

“Hai notato bene a quanto pare”?

“Credo che anche tu lo abbia notato”.

“Quando sto con te, non guardo altre donne”.

“Sì, ma ora ci vai da solo”.

“Vuol dire che approfitterò per osservare meglio quello che tu hai già notato”.

“Se dici così, vengo anch’io”.

“Sei una sciocca gelosa, ma cosa devo dirti per farti capire che non ne hai motivo”?

“E' più forte di me, sono una sciocca”.

“Ti ho mai dato motivo per essere gelosa”?

“No, assolutamente no”.

“E allora”?

“Scusami, non riesco a controllare questo mio insano sentimento, forse è perché ti amo e non riesco neppure a immaginare la mia vita senza di te”.

“Dai cara, fai la brava, non hai motivo”.

“Ti credo amore, sono proprio stupida a fare così”.

“Vieni qua vicino a me e abbracciami un po', così ti passa”.

“E se mi viene”.

“Che cosa dovrebbe venirti”?

“La voglia di amarti”.

“Sarebbe un problema risolvibile”.

“Già, così ne porto il ricordo per tutta la settimana, quando sei lontano”.

“Poi, però usciamo e andiamo a cena fuori, OK”?

“OK amore”.

“Tu dove preferisci”?

“Ovunque”.

Quando abbiamo terminato, con il fiatone, si divincola: “Mamma mia, non ne potevo più”.

“Ti sei affaticata troppo amore”.

“Sì lo so, poi mi passa, stai tranquillo, va tutto bene”.

“Allora adesso ci facciamo una bella doccia insieme, ci cambiamo e usciamo, dove preferiresti andare”?

“Se ti fa piacere, ritornerei a Trastevere, dove siamo già stati”.

“Ottima scelta”.

Seguiamo il programma prefisso e felici ci mettiamo in macchina, lei nel suo abito scollato è meravigliosa e la gonna ampia le rende appetibile ancora di più.

Passiamo una serata tranquilla e simpatica, facendoci delle sane risate, poi rientriamo e andiamo a dormire, domani sarà un giorno importante per noi due.

 

CAP. IV

 

Isolotto di …, agosto 1990

 

La mattina esco presto, l'aereo decolla alle ore dieci e cinquanta e l'appuntamento è all'entrata dell'aeroporto.

Ci incontriamo con l'architetto e velocemente andiamo all'ingresso, abbiamo qualche minuto di ritardo, penso che non faranno osservazioni.

Va tutto bene e decolliamo in orario. Come la volta scorsa impiega otto ore arrivando sull’isola quasi allo stesso orario della partenza.

Andiamo a pranzo e poi verso l'una del pomeriggio, ora locale, ci imbarchiamo su un motoscafo reclutato per l'occasione. Parliamo a lungo del progetto e decidiamo di apportare alcune modifiche agli impianti per renderli maggiormente funzionali.

Quando giungiamo sull'isolotto, gli operai sono ancora all'opera, il capomastro ci viene incontro e si mette a disposizione dell'architetto.

Ci illustra tutte le lavorazioni in atto e insieme visitiamo tutto il sito.

L'architetto è soddisfatto sia del lavoro effettuato e sia dei tempi di lavorazione rispettati.

Controlliamo le parti portanti delle fondamenta ormai terminate e la canalizzazione dei condotti.

Nei giorni che rimaniamo sull'isolotto, seguiamo il procedere dei lavori, l'architetto fa apportare le modifiche di cui abbiamo parlato e infine, lasciando tutte le debite consegne, rientriamo in Italia.

 

Roma,  agosto 1990

 

Quando rientro a casa, vi trovo Maria in apprensione, pensava che arrivassi in ritardo o chissà quale sventura fosse capitata.

Mi abbraccia con forza e mi bacia.

Sento la sua tensione, accarezzandola trasmetto la mia tranquillità. Aveva preparato una bella cena, ma conoscendo la stanchezza che sopraggiunge dopo un viaggio di ritorno, non si preoccupa di questo e pensa a farmi riposare.

Mi sdraio sul letto e mi addormento profondamente, quando la mattina seguente mi risveglio, scopro di essere spogliato, sono coperto solo con un plaid.

Maria aveva badato a tutto, facendo anche una bella fatica considerando i miei ottanta chili.

La ritrovo vicino a me con sguardo innamorato come sempre, mi fa una carezza e mi dice “Sapessi, quanto mi sei mancato amore”.

“Anche tu mia cara, anche se laggiù non ho avuto molto tempo per sentirne eccessivamente la mancanza, considerato tutto quello che abbiamo fatto per seguire le lavorazioni in corso”.

“Come hai trovato l'isolotto”?

“In ottimo avanzamento di lavorazione e penso che i tempi saranno rispettati, per cui a Natale potremo goderci laggiù la luna di miele”.

“Sarebbe bello Raul, speriamo che tutto proceda come previsto”.

“Penso che rispetteranno i tempi per evitare così le pesanti penalizzazioni imposte”.

“Hai fatto bene, così non se la prendono troppo comoda”.

“Ho osservato come lavorano ed ho capito il famoso detto «Lavorare come un

 Negro»“.

“Non stare in pensiero, ce la faranno senz'altro”.

“Me lo auguro vivamente”.

“Ne sarei felice, ora t’informo sulle lavorazioni al cantiere: procedono bene e sono quasi ultimate anche le mie modifiche, inoltre non mi hanno più guardato quando camminavo, ho eliminato lo spettacolo”.

 “Stupendo, hai ottenuto dei risultati fantastici”.

“Ho indossato quella gonna che mi avevi comprato e sopra una camicetta tutta larga e accollata, non si notava neppure che fossi una donna”.

“Anche per me deve valere”?

“Amore mio, per te nessun tabù”.

“Posso approfittare, signora”?

“Senza dubbio, aspettavo che me lo chiedessi”.

Stiamo insieme da diversi mesi e abbiamo fatto l'amore molte volte, ma intensamente come questa sera non era ancora capitato.

“Ora mangiamo quello che avevo preparato e poi dormiamo, credo che ne abbiamo bisogno”.

“Pienamente d'accordo”.

 

 

Roma, 18 agosto 1990

 

Vado in ufficio mentre Maria si occupa del cantiere.

Vi sono grosse novità riguardanti gli affitti dell'isolotto, un emiro ha preso contatto per affittare un mese consecutivo la struttura ma ha bisogno anche di sistemare il suo seguito, offre mezzo milione di euro.

Iniziamo a far lavorare il cervello. Mi metto in contatto con l'architetto per informarlo della richiesta e della necessità di fare alcune modifiche strutturali importanti.

Mi avverte che i costi saliranno di almeno duecentomila euro per queste lavorazioni, oltre la sua parcella che avrà un ritocco verso l'alto.

Meditiamo sul da farsi e decidiamo di chiedere all'emiro di aumentare l'offerta di almeno centomila euro per avere quanto desidera per il seguito.

Nella stessa giornata, dopo due ore giunge la risposta che per l'incomodo arrecato offrirà non cento ma duecentomila euro in più, poiché il suo seguito è composto di venti persone.

Ci abbracciamo dalla gioia, abbiamo fatto un colpo straordinario che potrebbe aprirci le porte a vasti orizzonti commerciali.

Rientro a casa eccitato e informo Maria che mi salta al collo e mi abbraccia felice. Le comunico che questo comporterà lavorazioni aggiuntive con notevoli costi e forse un allungamento dei tempi di lavorazione. A questa notizia si rabbuia e mi supplica: “Non mi dire che a Natale non possiamo più andare sul nostro isolotto”?

“Spero di sì, ma non ne sono più tanto sicuro”.

“Ti prego, fai tutto il possibile, non vorrei rinunciare”.

“Farò tutto il possibile amore, anzi domani rimedierò per far aumentare le maestranze e accelerare i tempi”.

Rasserenata, mi si avvicina e mi ringrazia baciandomi sulla guancia.

“Dimmi cosa vorresti di più caro”.

“Magari un bel bacio, che ne dici”?

“Per così poco non mi scompongo” mi abbraccia e mi bacia con trasporto.

“Ora si che va bene, forse per questa sera può bastare, cosa ne pensi”?

“Penso di no”.

“Allora che ti devo dire”?
“Più che dire, potresti fare”.

“Dimmi che vuoi fare”?

“Vuoi proprio farmelo dire”?

“E perché no”?

“Amami stupido”.

“Come vedi, non ci voleva molto”.

“Perché te lo fai sempre chiedere, ogni tanto potresti prendere l'iniziativa, mi farebbe piacere sentirmi desiderata, mi sembra di chiedere l'elemosina”.

“Cara, quando scherzo non lo capisci, se non lo faccio, non lo capisci, come devo agire”?

“Non parlare troppo”.

“Ora ti faccio passare tutte le nuvole dalla mente”.

“Lo sai che ho bisogno del tuo amore”.

“Lo so mia cara”.

Passiamo una sera sognante scambiandoci il nostro immenso amore.

 

 

Roma, 19 agosto 1990

 

Prendo contatto con l'architetto e ci accordiamo sull'aumento della mano d'opera in modo da terminare comunque nei tempi previsti.

Gli aumenti peseranno come previsto circa duecentomila e la sua parcella di altri ventimila euro.  Per i costi ci siamo rientrati, bisogna inventarsi qualcosa per aumentare i guadagni.

Maria telefona per salutarmi e da un'idea eccezionale, le invio un bacio dal telefonino e la invito a raggiungerci allo studio nel più breve tempo possibile.

Dopo un'ora giunge di corsa, le vado incontro e le dico che sarà lei direttamente a comunicare la notizia.

Infatti, lei espone chiaramente la sua idea: costruiamo una sala giochi tra la nostra casa e il villaggio, potenziamo le strutture di ricezione, costruiamo un nightclub, una serie di bar, una catena di negozi e creiamo una linea di collegamenti via barche a motore con l'isola, partenza ogni ora.

La notizia è accolta con un mega applauso da tutti i collaboratori, le entrate previste si moltiplicheranno in maniera esponenziale, anche se le spese iniziali saranno pesanti per organizzare tutto questo.

Il progetto è messo allo studio da specialisti del settore.

Nel giro di una settimana siamo attorno ad un tavolo di lavoro: io, l'architetto, i miei collaboratori e due tecnici esterni che si occupano di case da gioco e bevande alcoliche, dovranno mettere in regola tutte le strutture con le leggi vigenti nel paese caraibico.

L'architetto prepara i disegni delle nuove opere da inserire, con lo scambio dei fax riusciamo a sapere che i costi aggiuntivi peseranno per circa cento/centoventi mila euro e la parcella per altri ventimila.

Gli studi del settore stimano entrate per circa cinquantamila euro a settimana, se tutto funzionerà come previsto.

 

 

Isolotto di …, primi di settembre 1990

 

Ritorniamo sull'isolotto con l'architetto per vedere le lavorazioni aggiuntive come procedono questa volta in compagnia di Maria che questa volta non si è fatta mettere da parte poiché proponente dell'idea.

L'isolotto è tutto in subbuglio, montagne di sabbia e sacchi di cemento sono arrivati con le chiatte dall'isola e materiale da costruzione ammonticchiato ai lati del promontorio, bidoni di acqua sostano lungo la riva e pali di cemento prefabbricati accatastati sono in attesa di utilizzazione.

Pali di legno prezioso conficcati in fondo al mare alla maniera veneziana delimitano lo scalo che sarà ampliato con le modifiche previste.

Le maestranze pullulano come formiche attorno al nido e il lavoro procede speditamente con successo.

Lascio un congruo anticipo al proprietario della ditta che esegue le lavorazioni e rientriamo a Roma con un grande progetto nella mente.

Una volta giunti a casa, tenendoci per mano felici, ci allunghiamo sul letto e così come siamo ci addormentiamo sino al mattino seguente, non vi era nessuno che fosse in grado di occuparsi di noi come la volta scorsa aveva fatto Maria con me.

Quando ci svegliamo, scoppiamo in una risata, siamo completamente sporchi e con le scarpe abbiamo inzaccherato tutti i lenzuoli.

Maria si affretta a mettere tutto in lavatrice mentre io preparo un’abbondante colazione. Gustiamo quanto preparato: latte, marmellata e cornetti conservati, poi andiamo in ufficio, dove tutti sono in attesa di notizie.

Informiamo lo studio della situazione e ci complimentiamo con tutto il personale per l'ottimo lavoro svolto.

Ora abbiamo tutti i permessi regolari per l'attività sia di gioco sia per la vendita di alcolici, ci siamo assicurati due dei maggiori croupier francesi per la roulette e per le carte dei tavoli da gioco.

Ci siamo procurati anche personale femminile accreditato sull'isola con costi irrisori e concluso i contratti con tutto il personale di servizio quadruplicato rispetto alle intenzioni iniziali.

I costi stimati mensili per tutto il personale si aggirano attorno ai ventimila euro, la gestione degli acquisti è prevista su altri ventimila, gli introiti stimati sono di cinquantamila a settimana con un guadagno netto di oltre centocinquantamila il mese, oltre l'affitto dell'abitazione che è quello previsto.

E' nato un affare colossale da tenere continuamente monitorizzato, per questo contattiamo personale specializzato nel settore.

 

Roma, 18 settembre 1990

 

Siamo pronti per l'avventura e facciamo gli scongiuri affinché tutto proceda bene.

Nella serata decido di condurre Maria a cena fuori.

Guida lei il Suv, andiamo in collina verso Frascati, dove il vino è eccellente e le trattorie hanno un buon servizio.

Non abbiamo vestiario ricercato, ma lei con qualunque indumento addosso è affascinante.

Passiamo una serata tranquilla, dopo una giornata pesantissima.

Rientrando a casa le chiedo una cosa che certamente non si sarebbe aspettata e le dico “ Amore, stavo pensando che se ti schiarisci leggermente i capelli forse staresti ancora meglio”.

Non si scompone come avevo immaginato: “ Pensi davvero? Il mio colore non ti piace più”?

“Assolutamente, solo desidererei che tu provassi una tonalità più chiara”.

“Bene, domani andrò dalla parrucchiera e lo farò”.

“Non intendevo subito, ma già che ci sei vai pure, così lo vediamo subito se ho ragione”.

Entrando in casa mi dice “ Pensi che per una sera tu possa ancora amarmi con questo colore dei capelli”?

Felici ci addormentiamo, abbracciati come sempre.

 

Roma, 19 settembre 1990

 

La mattina, dopo colazione, Maria esce lasciandomi solo a pensare a diverse cose: prendo appunti per l'isolotto e faccio alcuni conti per il cantiere romano.

Abbiamo per le mani dei grossi affari e non voglio che qualche cosa vada storto.

In tarda mattinata Maria rientra e si presenta: “Come sto così” e si toglie il foulard che aveva indossato, liberando una magnifica cascata d'oro che con piega morbida le cade sulle spalle appoggiandosi dolcemente.

“Sei stupenda, amore mio, hai una luce che s’irradia intorno, non vorrei sbagliare poiché stai bene comunque, ma ora sei veramente splendida”.

“Sei contento”?

“Penso che meglio di così non potrebbe essere”.

“Allora oggi cosa facciamo di bello per festeggiare la mia capigliatura”?

“Abbiamo in ballo molte cose, come tu sai, ma se vuoi fare qualcosa di diverso, dimmi cosa preferisci”.

“Poiché il tempo è ancora sufficientemente caldo, direi di andare al mare e mangiare in un locale sulla spiaggia e al rientro facciamo un salto in ufficio a controllare se vi è qualche novità”.

“Si può fare, che dici: guidi tu e andiamo con il Suv”.

“Mi sembra una buona idea, così non perdo la mano alla guida”.

“Allora preparati che andiamo, io sono quasi pronto”.

Maria indossa un vestito bianco a rose rosse stampate con una larga campana e sopra un golfino rosa di cotone, le dico “Amore, sei meravigliosa”.

“Ne sei convinto”?

“Se te lo dico, è perché lo penso”.

“Hai notato che ho indossato abiti che non mettono in risalto nulla”?

“Sì, ho notato, ma sei comunque bellissima agli occhi miei”.

“Grazie caro, sei molto gentile”.

Ci avviamo verso il garage, dove teniamo il Suv e lei con manovra sicura ne esce dicendomi sorridendo “Si accomodi signore, dove desidera che la conduca”?

“Prendiamo la via del mare e cerchiamo un bel locale, d'accordo”.

“Vado, mio signore”.

Le mando un bacio al volo mentre fa manovra per uscire.

Troviamo un buon ristorante verso Ostia e ci fermiamo, considerato che potrebbe andare bene, entriamo e ci accomodiamo ad un tavolo laterale.

Mentre siamo in attesa di un cameriere per ordinare, sento da dietro una voce che mi chiama: “Raul, ma sei proprio tu”!

Mi volto e noto un mio vecchio amico: “Franco, che piacere rivederti, come mai da queste parti”?

“Dovrei chiederlo a te, non ti si vede mai in giro”.

“Sono molto impegnato”.

“Vedo”.

“Ah, Franco ti presento la mia signora”.

Lui si alza e si avvicina, con un profondo inchino e con un baciamano da perfetto gentleman, battendo i tacchi alla maniera militare: “Onorato signora, ai suoi ordini”.

Maria ne rimane colpita, non era abituata a simili comportamenti.

“Franco, se ti fa piacere, possiamo stare allo stesso tavolo, chi sono i tuoi ospiti”?

“Sono amici di vecchia data, una delle signore è mia moglie”.

“Allora venite tutti qui, faccio allungare il tavolo, ho il piacere di stare con un grande amico, dimmi, in questo momento, cosa stai facendo”.

“Sono maggiore dell'Esercito e sto per andare in congedo, poi deciderò sul da farsi, ancora non ho fatto progetti”.

“Bella cosa la vita militare in questo periodo, non hai nulla da pensare”.

“Non è proprio così, ma sorvoliamo, dimmi di te piuttosto, so che sei bene introdotto nel mondo finanziario”.

“Non mi lamento, si fa quello che si può”.

“Allora, i miei amici hanno piacere di sedere al vostro tavolo, aspetta che ve li presento: questo è Andrea, capitano dell'Esercito con la sua signora, quest'altro è Filippo con la sua signora, si occupa di commercio marittimo e per finire mia moglie Katia”.

Mi alzo in piedi per dare loro la mano mentre Maria con uno smagliante sorriso li saluta. Le signore degli amici sono piuttosto sfuocate mentre Katia ha una notevole personalità e bella presenza, per questo motivo fa subito amicizia con Maria.

M’interesso delle loro attività e specialmente del commerciante, cerco di informarmi su che tipo di attività verte il suo commercio.

Maria, senza farsene accorgere segue i miei discorsi, sapendo dove mirano le mie domande.

Quando Filippo mi dice che si occupa di rifornimenti di pesce fresco negli Stati Uniti e nell’America centrale, sorridendo butto giù una battuta “ Come si potrebbe fare per rifornire quotidianamente un isolotto nei Caraibi”?

Filippo “Non ci sono problemi, con le mie navi posso rifornire tutta l’America centrale, basta che ne valga la pena economicamente”.

“E quanto pensi che venga a costare un carico di trecento chili di pesce di prima scelta giornalmente su un isolotto vicino a ... “.

“Ma quella è un'isola di rotta, non vi sarebbero costi aggiuntivi se un motoscafo portasse direttamente il pesce sul posto, diciamo millecinquecento euro il giorno, va bene”?

Osservo Maria, interrogandola con gli occhi, so che lei comprende al volo e prima che io risponda, aggiunge “ Se puoi scendere a milleduecento, affare fatto”.

Filippo rimane sconcertato da tanto dinamismo femminile, al quale non era certamente abituato con la moglie che si ritrovava, e allungandole la mano “Affare fatto, da quando iniziamo la consegna”?

Intervengo io “Teniamoci in contatto, stiamo ultimando i lavori, appena pronti ci sentiamo”.

“Benissimo, a vostra disposizione, questo è il mio biglietto da visita”.

“Grazie Filippo, poi t’indico il sito, dove puoi visionare il mio capolavoro”.

“Lo farò con molto piacere”.

Poi mi rivolgo a Franco, lo conosco da molti anni e so che è una persona valida e di assoluta fiducia “ Ascolta Franco, avrei una proposta da farti per il giorno che sarai libero dagli impegni militari”.

“Di cosa si tratta”?

“Su quest'isolotto stiamo avviando un'attività indirizzata a far divertire chi ha molto denaro disponibile, abbiamo impiantato bungalow, capanne, negozi, bar, sala giochi d'azzardo, attività nautica e sci acquatico, una villa che è affittata giornalmente a chi ne fa richiesta”.

“Ed io cosa c'entrerei in quest’attività”?

“Vedi, Franco, io ho molti impegni anche a Roma e in altri luoghi, per questo motivo non posso essere presente sul posto continuamente, solo qualche giorno all'anno, per cui avrei bisogno di un sovrintendente che mi sostituisca in tutto durante la mia assenza, naturalmente tenendo contatto con il mio ufficio per risolvere ogni possibile problema, stabilisci tu la cifra per uno stipendio adeguato, naturalmente vitto ad alloggio sono a carico dell’organizzazione per te e la tua famiglia”.

Franco mi osserva, affascinato dalle mie parole, mi dice: “Permetti che mi consulto un momento con Katia prima di dare una risposta”.

Si appartano per qualche minuto mentre noi assaggiamo l'antipasto di mare sorseggiando un magnifico vino bianco servito a temperatura giusta.

Franco e Katia ritornano con il viso eccitato, avranno discusso sulla possibilità di andare a vivere per tutto l'anno su un isolotto che non conoscono neppure in fotografia.

Parla Katia “L'offerta è interessante, ma vorremmo prima vedere come si sta e dove si trova esattamente, poi chiederemmo cinquemila euro il mese, se a voi sta bene”.

Mi alzo in piedi e vado a stringere la mano di entrambi dicendo “Benvenuti nella nostra famiglia”.

Sono ancora più confusi di prima, non riescono a capacitarsi di un cambiamento così radicale sopraggiunto casualmente una sera di fine settembre vicino a Ostia.

Fissiamo un appuntamento nel mio ufficio per prendere gli accordi necessari e fare una panoramica di tutta l'operazione.

Terminiamo la cena con grande festa e molti brindisi, la temperatura è salita grazie alle nostre iniziative che fanno effetto.

Franco e Filippo hanno avuto una bella fortuna a trovarsi nel posto giusto al momento giusto.

All'uscita grandi strette di mano e battere di tacchi in segno di saluto e quando salgo sul Suv, Maria mi dice “Mano male che guido io questa sera”.

“Vorresti … dire ... che … sono brillo”?

“Direi anche un goccio di più, amore mio”.

E mentre dice questo, cado addormentato sul sedile.

Maria fa non poca fatica a condurmi in casa, ma una volta riuscita nell'intento, mi spoglia e mi fa allungare sul letto, coprendomi poi con un plaid.

 

 

 

Roma, 20 settembre 1990

 

Non ricordo nulla, solo che il mattino sento un gran cerchio alla testa e neppure noto che Maria si sta alzando dal letto.

Mi porta un forte caffè nero, abbondante e ben caldo, poi faccio una lunga doccia calda e infine riprendo contatto con la vita.

Lei è seduta sul letto vicino a me, scrutando ogni mia reazione, vi è in lei il timore che qualche incubo si riaffacci alla mente per merito delle abbondanti libagioni.

La guardo sorridendo e la rassicuro “Stai tranquilla amore, mi sento bene”.

“Ascolta Raul, il tempo sta passando, non so se l'isolotto sarà pronto per Natale, ma vorrei iniziare a pensare seriamente alle nostre nozze”.

“Allora da dove vuoi incominciare”.

“Io direi di andare a vedere subito la chiesa, o preferisci il municipio”?

“A te cosa piace di più”?

“Preferirei la chiesa”.

“Vada per la chiesa allora”.

“Ne vuoi una vicino a casa o in un altro posto di tua preferenza”?

“Tu cosa desideri, sposarti in chiesa o fare una gita”?

“Allora decidiamo per la chiesa del quartiere”.

“Benissimo”.

“Bisogna andare a parlare con il sacerdote o con il parroco”.

“Bene, quando vuoi andare”?

“Possiamo recarci oggi pomeriggio, così ti riposi e ti passa la sbronza di ieri sera”.

“Mi va bene, cara, questa mattina che vorresti fare allora”?

“Attendere che ti passi la sbronza e poi fare un bel pranzetto con il mio uomo, riposare un'oretta e andare dal sacerdote per prendere accordi”.

Dopo aver consumato un buon pranzo preparato da Maria, ci allunghiamo un'oretta sul letto, poi ci vestiamo degnamente e ci avviamo a piedi versi la chiesa del quartiere.

E' una bella costruzione del settecento con qualche barocchismo in eccesso ma nell'insieme piacevole e ben conservata.

Il sacerdote, don Carlo, è subito affabile con noi, s’interessa del tempo in cuoi desideriamo fare la cerimonia e ci informa su tutto quello che necessita.

Decidiamo, come d'accordo, per il venti dicembre alle ore undici, nell'uscire lascio l'incarico a don Carlo di addobbare la casa del Signore degnamente, senza badare a spese, accolto con piacere.

Quando usciamo Maria mi dice “Non potevamo pensarci noi agli addobbi”?

“Con tutto quello che abbiamo da fare, pensi davvero che perda tempo per qualche centinaio di euro”?

“Lo dicevo per il piacere, non per i soldi”.

“Cara, il piacere in questo momento dobbiamo ritagliarcelo su misura, lo vedi che per stare insieme abbiamo bisogno di fissare un appuntamento, vi sono giorni che mi dimentico persino che esisti e mi vieni a parlare di fiori”.

“Scusami caro, so che siamo molto impegnati e su molti fronti, ma alcune cose sono belle se si fanno da soli, non ti sembra”?

“Da soli possiamo solo fare dei progetti precisi, in quel tempo dovremo preparare la partenza anche, ti sei dimenticata che sull'isolotto dobbiamo ancora costruire molte cose e farle funzionare oltre che rendere”.

“Va bene, tesoro, non ne parliamo più, facciamo come dici tu”.

“Mia cara ora direi di passare un momento in ufficio a vedere se vi sono novità, tanto comunico le nostre che riguardano Franco e Filippo”.

“Andiamo allora, vuoi che guidi io”?

“No, andiamo con l'utilitaria, a quest'ora non troviamo facilmente posteggio”.

“Forse hai ragione tu”.

Rientriamo a casa e dal nostro garage prendiamo la piccola automobile, ci dirigiamo verso l'ufficio  passando vicino ad un negozio di abiti da sposa, che in vetrina mostrava degli abiti stupendi, mi prega di accostare per vedere se vi fosse qualcosa di interessante.

Quando entriamo, la commessa con un sorriso che mostra tutti i denti, ci viene incontro e con la solita frase: “Signori, posso aiutarvi”?

Maria, sempre affabile con tutti: ”Vorrei vedere degli abiti da sposa, ma lo vorrei fatto in questo modo: attillato in vita, leggermente scollato sulle spalle e lungo a campana sotto il ginocchio”.

Mi guarda in attesa di consenso, ero distratto a guardare alcuni modelli che mi attiravano.

Maria si avvicina e mi guarda, vedendo che sono distratto  richiama la mia attenzione, vuole che la segua nelle scelte.

Mi rispiega come vorrebbe il vestito e infine mi chiede “Cosa ne pensi”?

“Penso che tu non vai in monastero ma a sposarti”.

“Perché, vorresti che mettessi in mostra qualcosa”?

“Siamo nella casa del Signore, non vedo nulla di male se mostri un poco del bene che ti ha donato”.

“Non dire idiozie adesso, te ne prego e fai il serio per favore”.

“Va bene, allora dicevi”?

“Non mi stai nemmeno ascoltando”.

“Ho capito benissimo, mi sembrano cose inutili”.

“Che cosa consigli”?

“Puoi attendere un attimo”?

“Certo, cosa vuoi fare”?

“Ti faccio una sorpresa, se non ti piace, cambiamo”.

“Allora aspetto”.

Vado dalla proprietaria del negozio, le chiedo un attimo di attenzione, le indico quale vestito mi piacerebbe, lei mi dice che costa ottantamila euro, io la osservo divertito,  mi chiede: “C'è qualcosa che non va”?

“Assolutamente no, basta che stia bene addosso alla mia signora”.

“Non si preoccupi signore, le sarà fatto su misura”.

“Ma per fare in modo che lei lo provi adesso, come si può fare”?

“Le facciamo provare il modello, che è una quarantasei, forse giusto per la signora,  un poco stretto sul seno, dove è piuttosto formosa”.

“Allora facciamoglielo provare, così si rende conto da sola”.

Quando Maria esce dal camerino di prova, è talmente bella che mi sembra un sogno, è scolpita nel marmo, con la chioma bionda che le scende sul lato del viso è proprio un incanto.

Lei mi guarda sbigottita, non capisce la mia scelta. Tutti gli abiti di gran classe hanno la possibilità di vestire in modo elegante.

 Si avvicina e mi chiede “Ma quanto costa questo modello, penso che sia molto caro, considerando la stoffa e com’è fatto”.

“Dimmi solo se ti piace, al resto non devi pensarci”.

“Ma è bellissimo, non può non piacermi, io però guardavo anche il prezzo”.

“Ti ho già detto che i soldi servono per goderseli e per fare piacere a chi ami, in questo caso mi sembra  tutto a posto”.

“Non voglio indagare oltre, se a te sta bene, a me piace”.

“Allora signora, il vestito lo deve consegnare il diciannove di dicembre a questo indirizzo e comunicare le eventuali prove a questo numero di telefono, intanto le lascio un assegno, mi dica quanto desidera come acconto”.

“Considerato la qualità dei tessuti e il tipo particolare di lavorazione, penso che la metà sia sufficiente”.

“Scrivo la cifra, le porgo l'assegno e dandole la mano “Buonasera signora, è stato un piacere conoscerla”.

“Il piacere è tutto mio signore, grazie”.

Risaliamo in macchina, Maria è visibilmente eccitata e felice del vestito, non sa descrivere il suo stato, ma lo dimostra chiaramente con gli occhi e le mani che non sa tenere a posto, se le stropiccia con nervosismo, le allunga sulla gonna, se le passa tra i capelli sino a quando non le dico: ”Rilassati amore, ora è quasi tutto tuo, non stare tesa in questo modo, pensa a qualcosa di altro, ad esempio al mio vestito”.

“E' vero caro, bisogna pensare anche a te, mi stava passando di mente”.

“Allora hai qualche idea”?

“Non ti preoccupare, domani andrò in qualche negozio specializzato”.

“Bene, ora pensiamo ad altro”.

Entriamo nell'ufficio, dove ci accolgono con affetto e ci informano subito delle novità. Vi sono le proposte di: turisti che vogliono giocare al casinò o che si sono iscritti ai corsi di sci nautico, persone che hanno affittato bungalow e semplici curiosi che vogliono passare solo la giornata sull'isolotto per divertirsi.

Decidiamo di potenziare certe attività ausiliarie, come lo sci nautico e rifornire meglio i negozi di shopping oltre ai bar da disseminare sul percorso turistico, cioè dalla villa ai bungalow sino alle capanne del personale, avviando una linea sempre più economica.

Si propone l'acquisto di diversi motoscafi per lo sci nautico con tutta l'attrezzatura, da affittare a caro prezzo.

Informo lo staff dell'acquisizione dei due collaboratori Franco e Filippo, spiegando i loro compiti nella nostra organizzazione.

I fax arrivati dalla ditta comunicano che sicuramente entro Natale saranno terminate diverse costruzioni e sicuramente la villa padronale.

Maria accoglie festosamente la notizia, pensando di trascorrere la luna di miele nei Caraibi.

Ci salutiamo con il proposito di aumentare il guadagno in generale.

Uscendo Maria mi chiede “Ma la sala da gioco non credi che porterà anche personaggi della malavita sul posto”.

“Abbiamo creato una rete investigativa che passa al setaccio telematico tutti i documenti di ogni persona che vuole venire sull'isolotto, non vi è possibilità che qualcuno sfugga a questo controllo e meno che non sbarchi clandestinamente”.

“Meglio così, iniziavo a preoccuparmi”.

“Non ti preoccupare, stiamo pensando a tutto, dunque l'ufficio studi che lo abbiamo a fare”?

“Hai ragione, ma la cautela non è mai troppa in queste cose”.
“E' vero, cara”.

Nel frattempo siamo giunti a casa e ci concediamo qualche momento di riposo, le emozioni sono sempre talmente forti che ci stancano moltissimo.

“Che cosa desideri per cena, amore”?

“Cosa ci sarebbe di pronto”?

“Solo affettati e formaggio, vi è qualche foglia d'insalata e del vino, che tu hai sempre da parte”.

“Mi sembra sufficiente, basta che non traffichi dietro ai fornelli, ti voglio vicino a me, seduta sul divano e desidero due coccole, se non ti dispiace”.

“Figurati, ne sono felice”.

Ceniamo come previsto e poi ci accomodiamo sul divano in attesa che trasmettano un buon film in televisione.

Lei mi prende la testa tra le mani e mi accarezza dolcemente, poi appoggiando la guancia sulla mia spalla si addormenta profondamente.

La tengo abbracciata affinché non perda l'equilibrio e mi guardo il film da solo.

Quando è terminato, la alzo con calma, per non svegliarla, la appoggio sul letto spogliandola un poco e dopo averla coperta con un lenzuolo, mi allungo vicino a lei e spengo la luce.

 

 

 

 

 

Roma, 21 settembre 1990

 

Il mattino, Maria, non ricordando nulla della sera precedente e trovandosi dentro il letto, mi chiede “Mi ci hai messo tu”?

“Certamente amore, eri così stanca che nemmeno te ne sei accorta”.

“In effetti, è proprio così, mi devo essere addormentata come un sasso”.

“E come tale ti ho messo a letto”.

“Sono così pesante”?

“Non troppo, ma non sei una piuma”.

“Vero che sono diventata cicciona”?

“Non ricominciare con la solita solfa per farti dire che sei bellissima”.

“Perché, ti dispiace dirmelo”?

“No, tu lo sai cosa penso di te e delle tue morbide forme”.

“Non me lo ricordo, ripetimelo”.

La abbraccio e le dico toccandola nei posti che nomino” Se bella qui, e qui e ancora qui e molto di più qui”.

“Così non vale, ti ho solo chiesto di dirmelo”.

Passiamo la mattina a farci le coccole sino all'ora di iniziare a produrre qualcosa.

Verso le undici di mattina decidiamo di fare un salto al cantiere.

Maria esce con il Suv e ci avviamo. Appena giunti abbiamo una piacevole sorpresa, la costruzione è terminata ed ha un aspetto imponente e delicato nello stesso tempo.

Prendiamo nota delle lavorazioni aggiuntive e stimiamo la conclusione di tutto nel giro di due mesi, le maestranze prevedono per gennaio prossimo o al più tardi per febbraio.

Decidiamo di partire con la costruzione del villaggio come approvato dal CDA delle aziende partecipanti, i tempi previsti sono entro la fine del prossimo anno.

Chiedo al capocantiere di potenziare eventualmente il personale, offrendo anche un premio di produzione ai più meritevoli.

Il tutto sarà come prima seguito da Maria che se ne dimostra felicemente soddisfatta, con la gioia anche del personale che gode della sua presenza ogni volta che appare.

Il tempo passa inesorabile, i mesi si susseguono a ritmo veloce.

 

Primi di dicembre.

 

Maria è sempre più nervosa per tutte le incombenze che riguardano la preparazione del matrimonio, poi bisogna seguire il cantiere e i lavori sull'isolotto.

Da parte mia ho in mano un impero finanziario che richiede molta attenzione, non sono concesse distrazioni di sorta.

Prenoto l'aereo per il giorno ventuno di dicembre, intanto metto un punto fermo, inizio a fare un giro di telefonate per invitare i miei collaboratori sparsi in varie parti del mondo e infine ho un elenco completo dei partecipanti, saranno circa duecentoventi le persone presenti al mio matrimonio.

 

Roma, dicembre 1990

 

Il giorno tre di dicembre con Maria andiamo a visitare un bel locale per il pranzo di nozze, andiamo con il Suv così lei guida e si distrae dai soliti pensieri  ed evitiamo di sporcare la macchina  che ci servirà il giorno venti.

Troviamo un delizioso ed esclusivo locale a mezza collina a pochi chilometri da Roma, hanno un ottimo servizio, un bellissimo giardino coperto e riscaldato e offrono delle leccornie particolari a un prezzo piuttosto contenuto.

Maria mi guarda cercando di indovinare il mio pensiero, io seguo il mio istinto commerciale e chiedo al proprietario se il locale è in vendita.

Mi risponde che stanno pensando di cedere l'azienda, ma il momento è difficile.

M’informo sul prezzo, mi risponde che la licenza è di trecentomila euro e che tutto il locale con annessa la licenza si aggira, previo accordo, intorno agli ottocentomila euro.

Chiedo quanto personale ha l'esercizio e quanto gravano le tasse sul tutto. Mi danno tutte le delucidazioni del caso, mi dimostro interessato a rilevare l'azienda al completo e chiedo di fissare una data per il trasferimento delle carte presso il notaio di mia conoscenza, prendendomi tre giorni di tempo per pensare, comunque fisso la data del pranzo e mi accordo sul prezzo: costerà ottantamila euro.

Quando rientriamo Maria mi dice “Tu sei tutto matto, cosa te ne fai di un’attività come quella, se tutto va bene fa qualche cliente ogni mese, con incassi irrisori rispetto al costo iniziale, a parere mio non ne vale la pena”.

“Ancora non mi conosci bene se parli così, ogni attività commerciale va elaborata e pubblicizzata, vedrai che il mio studio in due giorni ci darà la risposta sulle reali possibilità di guadagno, se non funziona, rinunciamo all'acquisto, tutto qui”.

“Per te è così semplice, a me farebbe impazzire”.

“Quante volte ti ho detto che occorre avere esperienza e fiuto negli affari, se non rischi non fai mai nulla, io per principio mi butto sempre, poi valuto ed eventualmente concludo, dunque l'isolotto sarebbe ancora uno scoglio in mezzo all'oceano, invece diventerà un posto di lusso dove verranno a trovarci i miliardari della terra per lasciare una piccolissima parte dei loro averi”.

“Il tuo discorso è perfetto, a me fa paura ugualmente, penso proprio che non ne sarei capace”.

“Essendo mia moglie imparerai strada facendo e forse diventerai più brava di me “.

“Lo pensi veramente”?

“Staremo a vedere”.

Rientrando andiamo nell'ufficio, dove metto al lavoro i ragazzi sulla possibilità di sviluppo del ristorante e due giorni di tempo per tutto lo studio.

Maria mi dice “Sei un vulcano che erutta idee straordinarie, stai facendo un lavoro eccellente”.

“Grazie amore mio, ma io faccio ben poco, tutto il vero lavoro lo fanno i ragazzi dell'ufficio di ricerca”.

“L'importante è mettere l'idea, il resto è facile”.

“Poiché la pensi così, da domani ti metterò all'opera, dovrai occuparti delle ricerche con i ragazzi”.

“Ma se mettessi qualche mia idea”?

“Meglio, così si otterranno maggiori risultati”.

“Allora ci provo veramente, non mi tiro mai indietro”!

“Lo credo bene, tesoro, domani sarai all'opera e vedremo i risultati al più presto, entro due giorni devo dare una risposta positiva o negativa”.

“Lo so amore mio, per questo domani lavorerò moltissimo con i ragazzi dello studio”.

“Per questa sera hai l'idea di andare da qualche parte”?

“No, caro, vorrei stare in casa e riposare, domani sarà dura”.

“Hai ragione, per oggi abbiamo fatto molte cose emozionanti, comunque è salvo il pranzo di matrimonio per il venti, non ti sembra”?

“Sì, è veramente tutto a posto”.

“Ma al mio vestito hai pensato”?

“Se mi porti sempre in giro, come faccio”?

“Come faccio senza vestito da cerimonia”?

“Allora, quando ho finito il lavoro con i ragazzi, vado a vedere, d’accordo”?

“Certo, basta che mi telefoni e andiamo insieme, se vuoi”.

“Facciamo così, sarà meglio”.

Nel frattempo siamo rientrati a casa per riposare, poi prepariamo una cena veloce e ci ritiriamo.

Maria è visibilmente stanca, non è abituata a certi stress e quindi si stanca con facilità.

Infatti, come si sdraia si addormenta subito, la copro con la copertina di lana e mi metto a leggere un libro.

Dopo circa mezz'ora spengo la luce, l'abbraccio e mi addormento.

 

 

Roma, 4 dicembre 1990

 

Mentre ancora dormo, lei è già alzata e si sta vestendo per uscire, quando la chiamo, sentendo il trambusto, lei viene in camera e mi saluta inviandomi un bacio con le dita dicendomi “Ciao caro, corro in ufficio, ci sentiamo al telefono e ci vediamo questa sera per il vestito”.

“E mi lasci qui da solo”?

“Perché, hai paura”?

“Forse, non sono più abituato”.

“Vuoi che rimanga con te”?

“Pensavo per un'oretta, ma forse è meglio che tu vada”.

“Vuoi che stia ancora un poco qui con te? non ti preoccupare, vado dopo in ufficio”.

“Allora tu cosa preferisci, stare con me o andare in ufficio”?

“Che sciocco, non fare domande inutili, la risposta la conosci, te l'ho già detto”.

“Lo so amore, vai pure in ufficio e ricorda che abbiamo bisogno di risposte entro domani pomeriggio, a me bastano solo le tue parole, ciao”.

“Ciao caro, fai con calma”.

Mi alzo con una certa fatica, il freddo fuori mi mette tristezza, penso che tra poco sarò nell'estate dei Caraibi e mi vengono i brividi solo al pensiero di uscire.

Purtroppo bisogna seguire dei progetti e solo io li posso mandare avanti.

Mentre preparo la colazione faccio un’analisi mentale di tutto quello che in questo momento bolle in pentola, non è l'impegno economico che mi spaventa, ma le forze mentali impegnate.

Anche Maria si sente in prima linea e questo accresce il mio impegno, vedere la mia donna al mio fianco mi esalta e mi crea una stato di euforia eccezionale.

Finalmente esco e per prima cosa vado al cantiere per visionare certe lavorazioni, poi dal mio notaio per attivarlo sull'atto da fare per il ristorante e l'azienda inclusa e dulcis in fundo in ufficio a prendere Maria per cercare il vestito da cerimonia.

La giornata vola, riesco a fare tutto quello prefissato, il cantiere procede spedito, anche per le nuove manovalanze acquisite, il notaio si dice pronto, devo solo comunicare la data e Maria la trovo beata tra i ragazzi dell'ufficio che la coccolano come una di loro.

Sono circa le sei del pomeriggio quando usciamo dall'ufficio.

Durante il tragitto in macchina Maria m’informa su quanto realizzato nella giornata, le premesse sono buone, mancano alcune conferme che giungeranno nella mattinata e poi, forse, si potrà proceder all'acquisto.

Entriamo in un noto negozio del centro, ha degli abiti molto eleganti in vetrina e immagino ne abbia di migliori all'interno.

Entriamo e ci imbattiamo nel proprietario che stava passando in quel momento e quando mi nota, sorridendo, mi viene incontro porgendomi la mano, ” Signor Raul, quale onore averla nel mio negozio”.

Lo osservo, ma non lo riconosco e lui, che se ne rende conto: “Ero un amico di suo padre, abbiamo anche fatto affari insieme, poi non l'ho più visto, quando poi ho saputo della sua scomparsa, me ne sono molto rammaricato”.

“Mi scusi, non potevo sapere”.

“Lei era piccolo allora, anche se la fisionomia è rimasta più o meno la stessa, e non poteva conoscere un vecchio signore come me”.

“Non dica queste cose, lei è ancora un uomo giovane”.

“Sola apparenza, caro amico, ma mi dica a cosa devo la sua presenza qui”?

“Vorrei sposarmi il venti di dicembre e mi occorre un vestito adatto, cosa mi può consigliare”?

“A lei solo il meglio, venga con me, mi segua per favore”.

Ci avviamo lungo un corridoio che immette su un ampio salone dove si notano manichini agghindati da sera.

M’indica un bellissimo vestito fumo di Londra con un taglio eccellente.

Maria, che era stata in silenzio durante tutto questo tempo, dice “E' perfetto amore, provalo, credo sia il modello più adatto alla tua persona.”

Il signore mi chiede “Taglia cinquantaquattro, vero”?

“Sì, dovrebbe andare bene”.

Un inserviente porta il vestito e lo provo nella sala idonea.

Mi sta a pennello, come si usa dire, appena esco Maria lancia un grido di compiacimento e mi dice: “Sei magnifico Raul, non ti ho mai visto così bene”.

Decidiamo di prenderlo e lo facciamo confezionare.

Non avevamo parlato di prezzo ma quando vado alla cassa con il libretto degli assegni in mano e mi dice “Tredicimila cinquecento novanta euro” a momenti mi prende un colpo.

Maria sola nota il mio umore, viene vicino, mi stringe il braccio e mi dice all'orecchio” Non fare così, per me hai speso molto di più senza battere ciglio”.

Mi volto con riconoscenza “Lo so amore, ma per te è diverso. Quando si tratta di me, sto più attento”.

Usciamo con la busta in mano, Maria è felice pensando alle belle fotografie che usciranno con noi due vestiti così, mentre io continuo a rimuginare i soldi buttati per un vestito che non metterò mai più, forse.

Arriviamo a casa verso le nove di sera, Maria si affretta a preparare la cena mentre io ripongo il vestito con cura nell'armadio.

Mentre ceniamo  si ricorda che bisogna prendere contatto con un fotografo professionista per il servizio fotografico, se lo appunta sul taccuino, e poi parliamo di altro.

Quando andiamo a letto, vedendo che sono ancora rabbuiato, lei per farmi dimenticare decide di provocarmi a suo modo.

Sono talmente rabbuiato che non riesco a concentrarmi malgrado lei vi metta tutta l'anima.

Dopo un poco si stufa, notando il mio disinteresse si allunga vicino a me sotto la coperta. Non si da per vinta. Ci addormentiamo abbracciati e felici, le ombre erano scomparse.

 

 

 

Roma, 5 dicembre 1990

 

Verso le nove ci svegliamo, abbiamo in mente molti progetti da sviluppare in giornata.

Maria si precipita in ufficio, anche se con un po' di ritardo, io mi reco sul cantiere e nel primo pomeriggio passo in ufficio per dare una mano sul progetto ristorante.

Viene fuori un’idea fantastica dai ragazzi: hanno messo su internet il progetto “Vacanze in campagna tutto compreso” e subito sono giunte centinaia di adesioni da tutta Europa.

Chiedo a quanto hanno stabilito la quota giornaliera e mi rispondono che come lancio pubblicitario il prezzo imposto è di venti euro al giorno, a momenti mi viene un colpo, mentre Maria sorride di buon cuore dicendo “Dai conti che abbiamo fatto rientriamo nelle spese con un piccolissimo margine di guadagno”.

Io chiedo “Quanto piccolissimo”?

“Circa cinquanta centesimi a persona”.

“E quando credi che avremo un margine di guadagno sul capitale investito, poiché di questo passo occorrono quasi due milioni di visitatori per coprirlo, lo sai vero”?

“Mi sono fatta i conti, ma questa è un'offerta lancio, poi alzeremo i prezzi sino ad almeno quaranta euro il giorno, con un guadagno di almeno quindici o venti euro a persona”.

“Così va meglio, ricordate che “dove non vi è guadagno la remissione è certa”, è un vecchio adagio che funziona sempre”.

Decidiamo per l'acquisto, avviso il proprietario delle nostre intenzioni e fissiamo la data del rogito al sedici di dicembre, ore sedici del pomeriggio, fornisco nome e indirizzo del notaio e ci salutiamo amichevolmente.

Telefono al notaio per fissare l'ora e il giorno e infine offro un brindisi, abbiamo già guadagnato ottantamila euro del mio pranzo di nozze che rientrano in famiglia.

Festa e applausi nell'ufficio sanciscono la nostra nuova linea di attività industriale, decidiamo anche di ampliare il personale dell'ufficio per affidare a ognuno compiti mirati.

Ci rendiamo conto che la partita che stiamo giocando è importante e rischiosa nello stesso tempo, non solo per i capitali investiti ma per tutta l’immensa macchina commerciale messa in moto, basterebbe che qualche rotella non girasse bene per inceppare il meccanismo. Ognuno dovrà fare il proprio dovere con la massima attenzione.

Ritorniamo a casa contenti di quanto è avvenuto, Maria pensa di passare in un negozio per gli ultimi preparativi del matrimonio, vuole fare delle bomboniere da distribuire a tutti gli amici e conoscenti.

Ci fermiamo in un negozio di confezioni per cerimonie e scegliamo di comune accordo le bomboniere. Facciamo anche confezionare diversi mazzolini di fiori da distribuire in chiesa alle bambine presenti, il tutto ad un prezzo interessante.

Una volta terminato rientriamo a casa per smaltire l'ubriacatura della giornata.

Ci riposiamo parlando di ogni cosa da fare per la nostra cerimonia e intavoliamo nuovi progetti per un prossimo futuro.

Maria propone di cambiare casa e prendere un villino in campagna, verso Mentana, pensa di trovare qualche occasione visitando le agenzie vicine  a casa.

Domani andremo a vedere cosa si trova a un prezzo accettabile.

Siamo felici del progetto e delle nostre conclusioni, decidiamo di fare una rapida cena e andare a dormire pensando all'indomani.

Maria prima di addormentarsi mi dice dolcemente “Amore sono già finiti i tempi in cui la sera si faceva sempre l'amore”?

“Ci mancherebbe altro, siamo ancora giovani. Appena passato questo periodo di grandi preoccupazioni ritornerà tutto come prima e farò in modo di riconquistarti con mille attenzioni”.

“Guarda che non sono più da conquistare ma solo da coccolare, eventualmente”.

“Cara, con me devi avere un poco di pazienza e vedrai che tutto si sistema, mi auguro solo di continuare a stare bene come in questo momento”.

“Ci penserò sempre io a te, amore mio”.

“Buonanotte cara, vieni qua accanto a me a scaldiamoci a vicenda, è un periodo molto freddo che neppure il riscaldamento riesce a vincere, fortuna che tra pochi giorni potrai sfoggiare i tuoi costumi ai Caraibi”.

“Pensi davvero che li potrò indossare in mezzo a tutta quella gente”?

“Abbiamo a disposizione dei motoscafi e un immenso mare aperto, lontano da occhi indiscreti, potrai anche stare senza se lo desideri”.

“E' un pensiero piacevole sul quale voglio addormentarmi”.

“Io preferisco non pensarci, dunque non riuscirei a prendere sonno e lo farei passare pure a te”.

“Se vuoi, fai pure caro”.

“Dormi tesoro, che abbiamo bisogno di tutte le nostre forze in questo periodo, poi recuperiamo, stai tranquilla”.

“Buonanotte, stringimi bene”.

“Notte, amore mio”.

 

Roma, dicembre 1990

 

I giorni corrono tra mille impegni e incombenze, si avvicina il giorno del rogito, quello del matrimonio e vi sono i controlli sul cantiere da compiere.

Ho affidato gli incarichi a ognuno dei ragazzi dello studio affinché abbiano un solo progetto da seguire: Anna dovrà occuparsi del Ristorante, Mario delle attività sportive, Maria degli approvvigionamenti, Sandro dei collegamenti aerei e marittimi e gli ultimi arrivati dovranno eseguire le piccole incombenze assegnate loro dai ragazzi più esperti.

Maria ha superato i problemi con Anna e Sandra, che sono due splendide ragazze, e collabora con loro, ora sente che non ha più nulla da temere perché ha la certezza che il giorno venti la sposerò.

E' giunto il sedici di dicembre, nel pomeriggio alle ore 16 in punto ci rechiamo dal notaio per firmare l'atto di acquisto dell’azienda agricola.

Fatto l'atto e sistemata la parte economica, decidiamo di festeggiare con tutti i ragazzi dell'ufficio andando a cena fuori, Maria ha portato il Suv pensando che al rientro sarà necessaria la sua guida.

E' una serata di grandi brindisi e progetti, ognuno si sente parte della grande scacchiera in questo immenso gioco finanziario e gioca esattamente come deve.

A conclusione della serata consegno a ognuno di loro una busta contenente una sostanziosa gratifica personale, accolta con molti applausi, poi felici, io  leggermente sbronzo, rientriamo a casa.

Una volta rientrata Maria, mi dice “Guarda che ti voglio sobrio per il giorno venti, non mi fare scherzi”.

“Ma è solo …  il sedici, pensi … che non mi passi … sino a quella mattina”?

“Spero di sì, ma se continui a bere così anche il giorno del matrimonio, dovremo rimandare la partenza del ventuno”.

“Fai in modo che …  non succeda, mettimi … qualcuno a servizio affinché … mi controlli”.

“Non penso che ne avrai bisogno, ma sto notando che hai la tendenza a lasciarti andare quando sei in compagnia, non voglio che ti faccia male”.

“E' vero...  cara, ho … notato la stessa cosa, farò … in modo di … controllarmi e se dovessi esagerare, … fammi un segnale”.

“Io starò sempre vicino a te quel giorno”.

“Meglio, così … non mi devo ...  preoccupare … di te”.

“Penso sia meglio dormire caro, così smaltisci i fumi della serata”.

“Buonanotte,... amore”.

 

 

 

 

CAP. V

 

Roma 20 dicembre 1990

 

In casa non si capisce più nulla. Sin dal mattino presto le amiche di Maria si sono introdotte nell'appartamento con la scusa di aiutarla a vestirsi, io non so più dove  cambiarmi, ovunque vado trovo una di loro, devo fare in fretta, dunque non riesco neppure a radermi convenientemente.

Quando siamo tutti pronti e mancano dieci minuti alla cerimonia, usciamo in corteo, noi con la macchina grande, guidata da un autista preso in servizio per il giorno, lucidata a specchio in precedenza, e ci avviamo verso la chiesa.

Maria non è mai stata così luminosa e bella come in questo giorno, quando l'autista apre le porte e scendiamo dall'auto, un boato di applausi viene spontaneo dalla folla dei presenti.

I giornalisti, accorsi al matrimonio più importante della stagione, si affannano a scattare fotografie mentre il nostro professionista, senza fretta ci chiede alcune pose che rimarranno immortalate nel nostro album matrimoniale.

Sono presenti tutti gli invitati, che nel frattempo sono aumentati a circa trecento, bambini compresi, sono giunti da molte parti del mondo, vi è tra i presenti anche il proprietario della ditta che sta eseguendo i lavori sull'isolotto e si distingue per la sua scura carnagione e i fluenti baffi spioventi sotto il mento, oltre all'acconciatura  caraibica che da una nota di folklore a tutta la compagnia.

La giornata luminosa ci allevia dalla necessità di usare ombrelli o impermeabili per ripararsi dalla pioggia.

Dopo lo scambio della promessa, bacio la mia sposa con una dolcezza che non avevo mai usato e lei mi sorride chiedendomi: ”Ora che siamo sposati pensi che non sia più come prima”?

“Tranquilla amore mio, ora più che mai”.

Usciamo dalla chiesa tra una cascata di riso lanciato a piene mani e grandi applausi, erano accorsi da ogni parte del quartiere appena sparsa la notizia di questo matrimonio favoloso.

Ci avviamo, abbiamo formato delle lunghe fila di macchine in direzione della nostra azienda-ristorante che oltre al pranzo ha organizzato anche una vera e propria fioritura extra in tutto il giardino.

Siamo felici e ci sentiamo euforici, la nostra giornata si sta evolvendo come previsto.

Tutti gli invitati fanno onore alla tavola e il vino scorre a fiumi, i bambini corrono per i saloni saltando e facendo capriole di gioia.

La festa si protrae sino alle dieci della sera quando finalmente la compagnia si scioglie tra rumorosi saluti e strette di mano.

 Felici e stanchi rientriamo a casa, lontano da schiamazzi e piacevoli amicizie, nella pace silenziosa delle nostre mura.

Ci spogliamo dei nostri costosi vestiti e con la gioia negli occhi Maria si appresta ad aprire alcuni dei regali consegnati.

Vi sono molte buste contenenti assegni con cifre importanti scritte sopra  e mentre li leggo le dico “Questi sono tutti tuoi, fanne buon uso spendendoli come vuoi”.

“Ma sono troppi tesoro, non saprei come utilizzarli”.

“Poi t’insegnerò come si fanno certi investimenti redditizi”.

“Spero di apprendere bene i tuoi insegnamenti, ma ora vorrei riposarmi”.

“Hai ragione cara, mettiamoci un poco qui sul divano a guardare un film, ammesso che trasmettano qualcosa di piacevole”.

“Lo so che siamo molto stanchi e domani dovremo partire presto, ma se ti chiedessi di farmi due coccole per la prima sera di matrimonio, ti dispiacerebbe”?

“Non devi dire queste cose, amore mio. Anch’io volevo, ma stavo ripensando a tutto quello che è successo oggi”.

“Hai ragione, riposiamoci allora”.

“Grazie cara della tua comprensione”.

“Vorresti un buon caffè forte”?

“E’ un’ottima idea, se ci aggiungi un poco di latte, è meglio ancora”.

“Benissimo, ci metto qualche minuto, tu riposati”.

Dopo cinque minuti si presenta con un vassoio fumante che contiene due tazze di caffè e una piccola lattiera.

Lo posa sul tavolino e si siede accanto a me, vicinissimo, quasi toccandomi.

Prendiamo il caffè e poi si allunga sul divano e mi dice “Ti ricordi la sera che sono venuta qua la prima volta”?

“Certamente, cara moglie, ricordo tutto perfettamente e sono felice che si sia conclusa in questo modo, così non scappi più”.

“Non sono mai voluta scappare lontano da te, da quando mi sono innamorata, ho solo desiderato starti accanto, il più possibile”.

“E lo hai fatto, mi sei stata talmente vicino, che ho nelle narici il tuo meraviglioso profumo”.

“Sono felice e desidero esserlo per lungo tempo, con te accanto”.

“Se non intervengono fatti eccezionali, staremo sempre vicini, stai tranquilla”.

“Ora posso avere le mie coccole”?

“Certo amore. Vieni qua e appoggia la tua bella testa”.

La accarezzo dolcemente dopo ci addormentiamo mettendo la sveglia per le sei della mattina successiva.

 

Roma, 21 dicembre 1990

 

Come sempre l'aereo parte in orario e dopo le ormai provate otto ore, arriviamo sull'isola di … e poco dopo ci imbarchiamo su uno dei nostri motoscafi che ci stava attendendo al porto. Sono circa le due del pomeriggio, ora locale, quando scendiamo all'isolotto, che ci appare completamente stravolto dai lavori in corso.

Solo una costruzione appare terminata: la nostra villetta.

 

 

 

 

Isolotto di …, 21 dicembre 1990, pomeriggio

 

Ne prendiamo possesso immediatamente ammirando le notevoli finiture e un ricco arredamento, va di là di ogni mia attesa.

Maria si aggira nelle stanze abbagliata da tanta bellezza e prova i vari divani e letti con il piacere di una bimba.

Mi chiama da ogni parte per farmi ammirare questo o quell'oggetto, abbiamo tutto a disposizione e completamente di nostro gradimento.

Dopo esserci cambiati indossando abiti estivi e idonei all'ambiente, ci avviamo in perlustrazione di tutto l'isolotto.

Visitiamo il molo in fase di definizione, i bungalow in stato di avanzata costruzione, le capanne ormai terminate con tutti i servizi disponibili, sono ancora indietro la costruzione della casa da gioco e dei bar, lasciati per ultimo essendo la loro lavorazione più semplice delle altre.

Tutti gli impianti sono già funzionali, in casa abbiamo l'acqua corrente depurata dal mare e l’energia elettrica, fornita dal grande generatore a benzina.

Tutto il personale ha avuto ogni pagamento regolare e il proprietario della ditta di costruzioni ancora non è rientrato dal mio matrimonio, vuole fare un giro turistico a Roma, non capita sempre quest’occasione.

I motoscafi e la scuola di sci nautico sono già funzionanti e pronti a soddisfare le richieste per la fine dell'anno in corso.

Sono felice di quanto abbiamo fatto e stiamo costruendo, l'isolotto appare come una città in miniatura, perfetta.

Il ristorante ancora non è attivo malgrado siano terminate le lavorazioni, attendono il cuoco e il personale di servizio per la sera del ventiquattro, vi sono da soddisfare alcune richieste pervenute nel giorno di Natale.

Con Maria decidiamo di festeggiare quel giorno in compagnia del personale isolano che si trasferirà per lavorare sul posto.

La grande macchina, messa in moto, sta per iniziare il suo percorso, sicuramente darà buoni frutti economici.

Per la prima volta siamo soli ai Caraibi in una casa splendida e piena di comfort, Maria è talmente felice che si misura subito tutti i costumi e, anche se è un poco stanca, si mette in posa per farmi piacere.

Quando mi sfila davanti in tanga, la abbraccio e le chiedo se desidera fare qualcosa per la sera.

Lei mi dice che gradirebbe fare il bagno con quel costume, cerco di dissuaderla poiché vi sono molti lavoratori sull'isolotto ed è difficile passare inosservati.

Accetta la giustificazione raccomandandomi di portarla al mare il giorno seguente, magari con il motoscafo al largo, proposta che  accetto volentieri.

“Allora me lo levo”?

“Basta che lo fai davanti a me”.

“Ma non ti senti stanco, sono quasi diciotto ore che stiamo in piedi”.“Avresti intenzioni bellicose”?

“Non bellicose ma battagliere sicuro”.

Stiamo su quel fantastico letto a provare la morbidezza del materasso e delle reti, poi ci addormentiamo felici dei nostri viaggi e del nostro primo soggiorno.

 

Isolotto di …, 22 dicembre 1990

 

Il giorno seguente ci svegliamo con il rumore di tutte le macchine in movimento e il vociare degli operai.

Mi affaccio alla finestra e vedo passare non meno di trenta persone addette alla strada, alla costruzione dei recinti dei bungalow e alle lavorazioni in atto, poco lontano altri impastano sabbia e cemento per la costruzione dei muri della sala da gioco e dei bar, lontano si sentono i motoscafi che provano le attrezzature dello sci acquatico.

L'isolotto è tutto in subbuglio, solo la mia villetta è completamente rifinita mentre ogni altro manufatto è ancora in fase di definizione, ma ogni giorno qualcosa raggiunge stati di avanzamento tali che appaiono a prima vista finiti.

Tutto il personale si sta comportando in modo irreprensibile, ne terrò conto se mi servissero a Roma quando con Maria troveremo la nuova casa, ho l'impressione che mi costeranno meno, viaggio compreso, di quelli del posto.

Maria, non dimentica della mia promessa, chiede di portarla al largo con il motoscafo, vuole fare il bagno.

Prepariamo il cestino con le provviste e ci avviamo al molo, i ragazzi delle barche ci avvisano che troppo al largo è pericoloso per via dei pescecani che nuotano in quelle acque e sarebbe meglio, se vogliamo fare il bagno, stare sotto costa.

Seguo il loro consiglio e circumnavighiamo l'isolotto sino a che non troviamo una posizione completamente fuori vista.

Maria finalmente libera si lancia in acqua nuotando come una sirena, bionda e stupenda, tra i flutti argentei delle acque marine.

Butto l'ancora e mi tuffo anch’io in quel mare unico al mondo che riflette il fondale come cristallo.

Ci divertiamo come ragazzini al primo bagno, ci spruzziamo con le dita e ci rincorriamo sott'acqua. Quando risaliamo sulla barca, osservo Maria nella sua integrale bellezza, le dico quello che penso e lei mi risponde di sentirsi talmente bene come non sa descrivere, ma è molto eccitata e si nota.

Non parla ma io ho capito. Quando la abbraccio baciandola lei mi dice con voce tremolante: “Per favore, amami ”.

La barca si rivela assai scomoda, con le ossa rotte dal tavolaccio del motoscafo ci facciamo un altro bagno e poi lo spuntino che avevamo preparato.

Levo l'ancora e facciamo un lungo giro intorno all'isolotto anche per memorizzare la costa e le posizioni delle spiagge, la disposizione delle costruzioni e l'ubicazione della nostra villa posta dietro al promontorio roccioso, unico sull'isolotto tutto ricoperto di palme e vegetazione tropicale.

Rientriamo verso sera quando l'orizzonte inizia a colorarsi di porpora e ci avviamo verso la villa che ci accoglie con senso di protezione e tranquillità.

Maria si va velocemente colorando, tanto che decidiamo di ricorrere a delle creme dermoprotettive, per evitare complicazioni successive poiché qui il sole picchia tutti i giorni con un’intensità a noi sconosciuta.

Nella notte si rigira nel letto cercando una posizione non la faccia soffrire troppo, il sole sta uscendo prepotentemente e la sua pelle arrossata ha acquisito un colore violaceo, rimedio con farle impacchi di bianco d'uovo sbattuto, ricordando che mia mamma lo usava quando ero bambino.

Ne ottiene un rapido sollievo, ma la scottatura è intensa, domani occorrerà portarla da un medico sull'isola.

La notte trascorre con qualche linea di febbre e molti lamenti, quando giunge il mattino, prendiamo una barella e dopo averla caricata sul motoscafo, a tutta velocità ci dirigiamo verso l'isola, il medico era già stato allertato telefonicamente.

 

Isola di…, 23 dicembre 1990, mattino

 

Dopo averla visitata e costatato che la cosa è abbastanza grave ma non pericolosa, le spalma una crema speciale che in breve allevia il dolore della scottatura poi mi raccomanda di spalmarla ogni sei ore evitando contatti con i raggi solari per almeno cinque giorni.

Maria si è leggermente ripresa, mi guarda corrucciata e mi dice “Speravo di farmi una bella abbronzatura e di godermi il mare e invece mi ritrovo chiusa in casa”.

“Abbiamo sbagliato ad andare in barca per un giorno intero esposti ai raggi solari, senza protezione alcuna”.

“E' vero amore mio, sono proprio un disastro”.

“Stai tranquilla, appena passa ci godiamo con intelligenza sia il mare sia il sole”.

“Lo spero davvero, avevo tante belle idee e vanno tutte allo sfascio”.
“La nostra luna di miele è appena iniziata e ci attendono lunghi giorni, non temere, potrai fare tutto quello che ti era proposta “.

Rientriamo sull'isolotto, le persone che ci avevano visto andare via con una barella stavano aspettandoci per avere notizie sulla salute della signora, quando vedono che scende da sola dalla barca, la applaudono di cuore esclamando benedizioni.

Quando rientriamo in casa, si abbandona su una poltrona e mi chiede di far venire un’inserviente affinché prepari da mangiare, mi oppongo dicendole che avrei badato a tutto io.

Lei non è d'accordo, ma senza convinzione si oppone a questa mia iniziativa.

Preparo diverse cose che so fare anche per lei, non pesanti e molto nutrienti, lei apprezza e mi sorride compiaciuta.

Dopo il pranzo la faccio allungare su una poltrona e le spalmo nuovamente la crema su ogni parte e quando passo sul seno, lei con gli occhi dolci mi dice “Ora come facciamo”?

“Pensi davvero che per qualche giorno ne possiamo morire”.

“Sei uno sciocco”.

“Ma amore, in queste condizioni vorresti fare l'amore”?

“Magari, con calma”.

“Tu sei tutta matta, almeno per due giorni ti riposi, ora devi stare tranquilla e basta”.

“Tu sei molto caro Raul, ma sarà questo posto, sarà la luce della sera, sarà questa bella casa”.

“Certo tesoro, ma ora riposa che sarà un periodo di sofferenza questo, spero passi al più presto.

“Hai ragione caro, penso di dormire in questa posizione, ti dispiace coprirmi leggermente con un lenzuolo”.

“Stai tranquilla, io mi allungo vicino a te, anche qui è comodo”.

“Allora spegniamo la luce, tanto c'è una luna in cielo che rischiara la notte come se fosse giorno”.

“Va bene cara, comunque per ogni bisogno sono qui, vicino a te”.

“Grazie amore, buonanotte, spero di riuscire a dormire trovando una posizione comoda”.

“Te lo auguro cara, speriamo in bene, buonanotte”.

 

Isolotto, 24 dicembre 1990

 

E’ mattino, il riverbero del sole sulle pareti ci da il buongiorno.

Si annuncia una giornata meravigliosa con sole battente e luce sfavillante.

Maria, aprendo gli occhi e stirandosi sul divano, mi dice “Sai amore, mi sono addormentata per la stanchezza ma non ho riposato bene a causa del dolore che sentivo quando mi muovevo nel sonno”.

“Ne sono convinto, ma penso che oggi dovresti iniziare a stare un poco meglio, a detta del dottore”.

“Sì. È vero, ma se penso che dovrò stare chiusa qua dentro per diversi giorni divento matta “.

“Se te la senti verso sera, facciamo una passeggiata, al tramonto quando il sole è già calato oltre l'orizzonte”.

“Speriamo di poter camminare bene, non voglio sembrare un'ammalata”.

“Ricorda che tu sei la padrona qui, e tutti ti devono rispetto, comunque ti presenti”.

“Sarà come dici, ma io voglio presentarmi bene”.

“Questa sera starai benissimo, vieni che ti spalmo ancora la crema “.

“Mettimela solo sulla schiena, dalle altre parti lo faccio da sola”.

Una volta finito di spalmare la crema sulla schiena, mentre lei continua da sola in tutte le parti io decido di andare a fare dei controlli.

“Allora dopo riposati, io esco e vado a visitare i lavori in corso”.

“Va bene amore, fai con comodo, io nel frattempo mi allungo e cerco di riposare qualche tempo”.

“Mi raccomando stai attenta e non fare entrare nessuno per nessun motivo”.

“Sarà fatto, vai tranquillo”.

“Uscendo avverto un’inserviente affinché sia a tua disposizione”.

“Grazie caro, ciao”.

Esco accompagnando la porta per non fare inutile rumore, vado dove sono riunite le donne e ne chiamo una per il servizio a Maria.

Questa si alza velocemente e con un “Vado subito padrone” si precipita verso la villa, a poche decine di metri di distanza.

La osservo mentre si allontana e noto che queste donne locali hanno degli attributi interessanti e forse potrebbero essere anche utilizzate nei locali notturni o da gioco al posto di costose professioniste che dovrebbero essere importate dall'Europa.

L'idea si fa strada e andando verso l'ufficio del costruttore, ancora in visita a Roma,  telefono all'ufficio, ma nessuno risponde, guardo l'ora e mi rendo conto che vi sono otto ore di divario nell'ora solare, ma è pure il periodo natalizio.

Controllo le carte dell'architetto per memorizzare correttamente tutte le costruzioni in atto e poi vado in perlustrazione di ogni cantiere attivo.

Parlo con tutti i capi squadra che incontro e mi accerto dello stato di avanzamento delle costruzioni, mi comunicano che entro quindici o venti giorni sarà tutto ultimato.

Faccio notare le mie perplessità, ma mi tranquillizzano assicurandomi che il lavoro sarà certamente ultimato.

Faccio mentalmente i conti, sono cosciente che la società è fuori di un paio di milioni di euro e occorre iniziare a coprire le spese.

I ragazzi a Roma stanno facendo un ottimo lavoro pubblicitario, ma le conferme devono essere definite appena è tutto pronto, non possiamo rischiare che arrivino persone sull'isolotto in queste condizioni, ne andrebbe del nostro buon nome.

Mi metto l'anima in pace, dovremo aspettare sino al dieci o quindici di gennaio per vedere il completamento dei lavori, nel frattempo cercheremo di fare qualcosa con Maria, magari un giro di ricognizione sull'isola per prendere contatti secondo la mia idea precedente.

Rientro a casa e le comunico il mio pensiero, mi risponde di aver avuto la stessa idea nel guardare la ragazza di servizio che le avevo inviato.

Quando le dico che anch’io ho avuto questa idea osservando quella ragazza si mette a ridere di cuore e poi: “Abbiamo lo stesso occhio clinico in fatto di donne”.

“Penso che con il tuo aiuto potremo fare la selezione di una decina di ragazze sui vent'anni disposte a fare quel tipo di servizio nei locali”.

“Mica stai pensando a farle prostituire”?

“Quelli sono affari che non mi competono, loro devono solo essere ragazze immagine nel locale, il resto sono affari loro”.

“E se si dedicassero anche a quest'altra attività, cosa ne diresti”?

“Che se diventasse un'attività le caccerei dal locale, non voglio che si faccia la nomea di ambiente malfamato”.

“Allora stipuliamo un contratto vincolante con loro, magari lasciamo l'incarico a un’agenzia, cosa ne pensi”?

“Che hai ragione, noi ci occuperemo della selezione e loro del lato pratico, che ne dici di andare oggi pomeriggio, poi magari ci fermiamo per la notte sull'isola e domani, con comodo, rientriamo”.

“L'idea mi piace, pensi che con questa schiena bollente potrò muovermi”?

“Alla disperata, sull'isola c'è il dottore”.

“Ottima consolazione”.

“Stai serena, andrà tutto bene”.

“Con te vicino sono sicura e mi sento protetta, andiamo pure, intanto fai qualche telefonata a quei tuoi amici affinché organizzino la selezione entro questa sera”.

“Sarà un po' difficile, ma considerata la fame che regna incontrastata da queste parti, penso che non sarà difficile diffondere la voce e ottenere consensi”.

“Quanto pensi di offrire a ogni ragazza”?

“Qui gli operai prendono duecento euro il mese e sono più che soddisfatti se pensi che la vita costa circa due dollari al giorno, alle ragazze, considerando che non faranno troppa fatica, ne offriremo centoventi e vedrai che ci sarà una concorrenza accanita per conquistare un posto”.

“Speriamo che tu abbia ragione”.

“Non ho dubbi, dimmi Maria, per la selezione cosa vuoi che mostrino esattamente”.

“Non ho problemi, le vorrei visionare con i tre tipi di costume che ho io”.

“Non ti sembra troppo”?

“Assolutamente no, le voglio vedere così per farmene una chiara idea”.

“Allora lascerò fare a te questa selezione”.

Vado in ufficio e telefono all'agenzia, appena apprendono la notizia, prima ancora che abbia messo la cornetta giù, sentivo gli impiegati che correvano nella strada gridando la notizia.

Quando arriviamo sull'isola e sono circa le sette di sera, un’interminabile fila di belle ragazze attendeva davanti all'agenzia, sorrido e Maria “Avevi ragione tu”.

“Come sempre”. “Non esagerare adesso “. “ Non esagero mai io “.

L'agenzia si era assicurata l'esclusiva e pretende, giustamente la percentuale dalle ragazze che saranno messe sotto contratto, per rendermi simpatico annuncio che la percentuale sarà pagata dalla mia società.

Un grido di entusiasmo si alza dalla fila delle ragazze, che iniziano a misurarsi tra loro. Ci accomodiamo dentro una sala dell'agenzia e sistemate le seggiole e dei tappeti per terra, oltre ad un tavolino per scrivere nomi, indirizzi e recapiti telefonici,  verso le otto iniziamo la selezione.

Ogni ragazza aveva procurato di portarsi i costumi come stabilito da Maria e dietro ad un paravento, potevano cambiarsi con tranquillità.

Nel giro di mezz'ora abbiamo fatto la prima scrematura, Maria ha anche stabilito le misure precise delle varie circonferenze.

Il minimo sarà di 80/82-60-80/84 e il massimo di 92/96-64-92/100.

Alla fine con queste misure imposte risultano solo una quindicina di ragazze, tra queste, quelle più carine anche per forma degli occhi e lineamenti facciali non facciamo fatica a selezionarle, alle nove di sera è tutto terminato, abbiamo i dieci nomi e i contratti firmati.

Decidiamo con Maria di andare a cena fuori, in un locale dove ballano alcuni ritmi locali, l'orchestrina è formata da giovani isolani molto bravi e affiatati.

Passiamo la notte nell'albergo della prima volta e l'indomani rientriamo felici e soddisfatti sul nostro isolotto.

 

Isolotto di …, 25 Dicembre 1990

 

I lavori ormai procedono velocemente e ogni giorno si notano migliorie e finiture nei manufatti. Il molo è terminato con tutte le attrezzature per l'attracco dei motoscafi, la scuola di sci-nautico è al completo di ogni cosa, dai motoscafi a quanto occorre per l'affitto della strumentazione.  Le strade sono terminate, ora tutto è collegato: dalle capanne ai bungalow, dai bar alla villa, tutto il villaggio ha ora una fisionomia precisa e ben definita. Devo riconoscere che l'architetto, amico mio, conosce bene il proprio

mestiere ed ha saputo dirigere perfettamente la manovalanza locale che ha fatto un notevole sforzo e un magnifico lavoro.

Noto che i bungalow sono quasi terminati come costruzione muraria e i bar con la sala da gioco stanno disegnandosi con precisione.

Bisognerà attendere con pazienza la metà di gennaio.

Nel pomeriggio arriva nell'ufficio un fax dei ragazzi di Roma, confermano l'arrivo dell'emiro per febbraio e la prenotazione da parte di privati di sette bungalow nei fine settimana che li occuperanno da metà gennaio sino a giugno inoltrato.

Rispondo di andare avanti senza tregua, di prendere contatto con Franco, sentire a quale punto si trova con il congedo militare e chiedo notizie dell'azienda agricola - ristorante.

Nella serata arriva un successivo fax con notizie ottime sul ristorante con prenotazioni che arrivano sino alla fine dell’anno tra matrimoni, comunioni e feste private, comunica inoltre che il sig. Franco sarà disponibile dal primo di marzo dell'anno prossimo.

Finalmente possiamo festeggiare il S. Natale in pace e guardare al futuro con un certo ottimismo.
La baldoria di tutti i presenti sull'isolotto è al culmine, si scatenano danze e si accendono fuochi, i bambini saltano gioiosi attorno a tutti, Maria ed io siamo seduti al centro della spiaggia, abbiamo davanti cesti di frutta e foglie di palma con pesci, cotti benissimo, appoggiati sopra.

Maria è felice e vive questi momenti con una tensione che la rendono particolarmente bella, indossa un pareo color arancio vivo, dono delle donne locali ed ha tra i biondi capelli delle collane di fiori intrecciati, io porto i pantaloncini corti, un paio di zoccoli e attorno al collo ho una ghirlanda profumata di fiori gialli e viola, dono delle maestranze, ma confezionato dalle donne locali.

Io non ho fatto mancare vino in abbondanza e spumante italiano ottimo come qualità, fatto arrivare dal Piemonte.

Ho comunicato che vi saranno giovani donne immagine nei locali e i ragazzi si sono rallegrati dell’iniziativa.

A notte inoltrata, quando in cielo brillano a milioni le stelle e la luna rischiara le nostre strade, rientriamo nella villa illuminata a festa, alla maniera americana.

Tutto attorno è stato disposto fili di luci con accensione alternata e dalle finestre spuntano cascate floreali.

Ci abbracciamo felici sulla porta, rimirando l'orizzonte argentato, è uno spettacolo unico e difficilmente raccontabile, la bellezza deve essere osservata personalmente per comprendere il nostro stato d’animo.

Entriamo e ci allunghiamo sul divano. La giornata è stata lunga, gli occhi pesanti.

Ci abbracciamo dolcemente e ci addormentiamo.

 

Isolotto, 30 dicembre 1990

 

Quando ci svegliamo, noto che Maria sta meglio, è sorridente e mi osserva divertita, ho ancora addosso la collana di fiori che ha macchiato il divano, ed io sono colorato di strisce giallo-violacee che hanno disegnato tutto l'addome.

Ridiamo insieme felici e decidiamo di andare a fare una nuotata in mare, per pulirsi e per divertirsi.

A ogni buon conto Maria esce con una camicetta e porta con sé una crema solare, mentre io trasporto due enormi asciugamani che serviranno anche da stuoie.

Andiamo vicino al molo,dietro il promontorio, laggiù non vi sono venti fastidiosi ed il mare è più calmo, la spiaggia è di sabbia quasi bianca finissima, che poi ti  ritrovi ovunque.

Ci sediamo a contemplare l'orizzonte. L'acqua dell'oceano Atlantico ci appare immensa, non si nota all'orizzonte che qualche raro bastimento che fa la spola tra New York e le isole caraibiche, con migliaia di turisti ignari di quello che stiamo godendo.

Facciamo un bel bagno, ci togliamo ogni macchia di fiore e infine risaliamo sulla riva sdraiandoci sugli asciugamani.

Maria si fa spalmare la crema solare e, a buona ragione, indossa anche la camicetta, sono scoperte le gambe che non dovrebbero soffrire il sole eccessivamente.

In questi giorni abbiamo preso un colorito invidiabile rispetto a prima e pensiamo al ritorno quando incontreremo tutti gli amici.

“Si sta veramente bene qua, non avresti come idea un soggiorno più lungo”?

“Sarebbe senza dubbio piacevole, ma abbiamo in piedi molti progetti impossibili da annullare”.

“Pensavo solo, se si presentasse l'occasione, anche la prossima estate, si potrebbe fare”.

“Se si potrà, valuteremo le possibilità”.

“Caro, pensi che qui ci vedano, se stiamo in intimità”?

“Qui vi sono occhi in ogni parte, non si può dire nulla in merito. Ma non dobbiamo rendere conto a nessuno”.

“No caro, andiamo comodamente a casa, staremo tranquilli”.

“Saggia decisione, eviteremo inutili commenti”.

Rientriamo, facciamo uno spuntino.

Ci allunghiamo sul divano abbracciati felici del nostri amore, con rapporti sempre più dolci, le piccole emozioni rasserenano la serata.

 

CAP.  VI

 

Isolotto di …   31 Dicembre 1990

 

Giunge l'ultimo giorno dell'anno. Dalle varie ditte collegate alla nostra società giungono auguri telefonici o via fax.

Da parte mia faccio telefonate al notaio e all'architetto.

Verso sera giunge un’altra telefonata, è Franco che conferma il suo arrivo il primo di Marzo, ha già prenotato l'aereo con la moglie. Una telefonata di Filippo che chiede se può iniziare il servizio di approvvigionamento ittico.

Lo informo che avrà al più presto notizie dalla persona incaricata.

Saluti e auguri ci rallegrano la giornata e la serata.

Verso le otto della sera arriva una delegazione del personale isolano e ci invita al loro festeggiamento di fine anno.

Gentilmente m’informo su come si svolge la festa e loro mi spiegano che in questa serata le ragazze, danzando alla maniera arcaica, sceglieranno il loro sposo.

Qui non si conoscono fuochi d'artificio o mortaretti, è necessario vivere e mandare avanti le generazioni, secondo tradizione.

Accetto la proposta ignorando la tradizione.

Maria per l'occasione decide di mettersi in bichini, ne ha uno azzurro che la esalta. Glielo faccio notare ma lei è irremovibile.

Quando ne chiedo spiegazione, lei risponde “Vedrai”.

Hanno preparato un grande fuoco al centro dello spiazzo, fronte molo e disposto diversi sgabelli e tavoli attorno adornati da cesti di frutta tropicale e due grandi cuscini per noi.

Ci accomodiamo e tutti gli sguardi sono rivolti a lei, splendida come una dea.

Indossava quel bikini azzurro.

Inizia la festa, i musicisti, assoldati sull'isola, iniziano a battere sui loro tamburi dei ritmi cubani e afroamericani, alternano danze che vanno facendosi sempre più rapidi, quasi frenetici e quando raggiunge il parossismo della tensione ritmica, un gruppo di giovani donne, con un gonnellino di paglia e null’altro entrano nel cerchio del pubblico ed attorno al fuoco danzando una specie di danza del ventre, dimenandosi e  spostandosi di volta in volta davanti ai giovani  da scegliere come marito.

Danzano a gambe larghe, sono  piegate all'indietro, si tengono in equilibrio con le ginocchia, quando hanno scelto, si abbassano ancora mettendo in evidenza tutta la loro femminilità nascosta dal gonnellino.

Nell'eccitazione delle danze Maria si alza e togliendosi la parte superiore del costume si unisce alle danze delle giovani donne, inizia a muoversi unendosi al ballo delle altre, ma la sua danza è accompagnata dai battiti delle mani degli astanti.

Imitando le ragazze, dopo aver fatto il giro del fuoco, figurazione obbligatoria nella danza, mimando tutti i gesti appresi, si apre la parte di sotto del costume, mostrandosi alla maniera delle giovani donne di colore, si mette di fronte a me dimenandosi convulsamente, con una mano si tiene aperto il costume con l'altra fa un gesto d'invito con le dita, tra le urla dei presenti e gli applausi generali, sempre danzando mi conduce via, alla maniera delle altre femmine.

Mi conduce dietro al molo e lì, uniti, festeggiamo l'inizio di un nuovo anno con l’usanza locale.

Non avevo mai terminato un vecchio anno in quel modo e neppure in quel posto stupendo, sensuale e selvaggio.

Quando stiamo felicemente sdraiati sulla sabbia, lei mi dice “Ora hai compreso perché volevo indossare il bikini”?

“Potevi indossare direttamente il tanga allora”.

“Ma non capisci nulla di queste cose, se venivo direttamente senza veli, pensi che sarebbe stato ancora meglio”?

“Non lo so, forse”.

“Sei proprio un bel tipo tu, ma ti amo e ti ringrazio di esserci.”

“Anch’io sono felice che tu esista per me, e quasi sono felice di essere stato male nella primavera scorsa, altrimenti non ti avrei telefonato”.

“Ma tu hai pensato a me solo come dottoressa”?

“Stavo talmente male che ti ho pensato solo per la professionalità”.

“Ora sei felice che sia finita così”?

“Tu cosa ne pensi”?

“Tu lo devi dire”.

“Allora ti dirò che meglio di così non me lo sarei aspettato”.

“Che ne pensi se ci ritiriamo a casa, inizia a rinfrescare questa notte magica e non vorrei che ci prendessimo qualche malanno”.

“Hai ragione cara, andiamo, magari con qualcosa addosso, cosa ne pensi”?

“Penso che in questa notte nessuno baderà a noi, comunque stiamo”.

Ci avviamo in costume adamitico verso la villa, tenendoci per mano, quando siamo davanti alla porta illuminati a giorno dalle vivide luci natalizie, la donna di servizio ci dice “Per l'amore del cielo, padroni, entrate subito e non fatevi vedere così”.

“Perché”? Le chiede Maria.

“Potrebbe essere pericoloso”.

Non aggiunge altro e si allontana per le sue mansioni.

Entriamo in casa, chiudendo velocemente la porta dietro di noi.

Mi rivolgo a Maria e le chiedo “Che cosa avrà voluto dire”?

“Non saprei, non capisco a cosa alludesse”.

“Io ho un’idea, questa è una notte da lupi assetati e sicuramente dopo averti visto ballare così qualche fantasia si è scatenata sicuramente”.

“Penso che tu abbia ragione, ma ora siamo al sicuro, almeno lo spero”.

“Lo spero anch’io, la casa è sicura ma non si sa mai, in questi momenti non vi sono freni inibitori che reggano”.

“Poi davanti ad una figliola come me, saltano sicuramente”.

“Dillo pure con parole semplici, ma non ti pavoneggiare, hai notato quante ne abbiamo selezionate con le tue forme”?

“Pensi davvero che possano competere con me”?

“Penso che nessuna possa competere con te, ma la tua esuberanza la possiedono molte donne qui dell'isola”.

“Allora quando sei stanco di me, ti puoi rifare tranquillamente con un'altra anche meglio e più giovane”.

“Non dire fesserie, te ne prego, non confondere l'amore con il sesso, io ti amo perché sei te e non per come sei fatta”.

“Dimmi con sincerità, se fossi stata fatta diversamente, ti saresti innamorato di me ugualmente, pensami un momento con le tette piccole e cadenti, con il sedere piatto, la vita grossa e i capelli corti e grigiastri, magari anche con un po' di pancia prominente”.

“Accidenti, fammi un disegno ancora più spiacevole e poi dimmi cosa ne penso, magari mi butto in mare e affogo”.

“Stavo scherzando, ma pensaci un momento, mi avresti chiesto in sposa”?

“Penso proprio di no, amore mio, io amo te anche perché sei così, diversamente non saprei rispondere”.

“Non dire nulla, va bene così e devi essere contento delle mie forme”.

“Sei sempre più convinta di questo”?

“Certo, so osservare e anche leggere nello specchio”.

“Che cosa osservi con tanto interesse”?

“Le forme delle altre”.

“Non ti ho mai chiesto una cosa: ”Ma tu che taglia hai”?

“Mi vuoi misurare come le ragazze dell'isola”?

“Non è mia intenzione, ti ho solo fatto una domanda, ma se non vuoi dirmelo non rispondere”.

“Figurati, che problema avrei con te, ora siamo anche sposati”.

“Lo so, ma non hai risposto”.

“Sai che ho comprato i costumi, tu eri presente, hai anche notato la mia biancheria intima, quindi essendo una misura novantasei di circonferenza seno, dovrei essere una sesta extra, ma poiché la misura dipende anche dall'ampiezza della coppa, non saprei esattamente, in genere li provo e quando vanno bene, non valuto la taglia”.

“Ma stai benissimo, non ho detto nulla in contrario”.

“Ti faccio notare anche un'altra cosa” si spoglia completamente “Vedi qui l'attaccatura qui in mezzo, vedi come la valle si disegna bene senza esser compressa o troppo larga e nota pure come tutte due sono identiche”.

“Adesso che ne hai fatta l'apoteosi cosa mi devo aspettare”?

“Nulla, ho finito”.

“Mano male che non hai altro da esaltare”.

“Ora che mi ci fai pensare avrei anche un bel viso”.

“Accidenti, allora parlami dei tuoi occhi”.

“A proposito della forma degli occhi ti faccio notare il taglio leggermente obliquo che li caratterizza, l’ intensa espressione, per non parlare del colore assolutamente unico, ambra con pagliuzze dorate è un particolare che solo io possiedo”.

“Altro”?

“Stavo pensando alla bellezza della forma dei capelli, sani, ondulati e lunghi sino alle spalle, ora colorato artificialmente di oro, ma il colore castano chiaro naturale infonde alla capigliatura una luminosità che unita al colore degli occhi ne produce un quadro intenso e unico”.

“Sei impressionante”.

“Per non parlare del profilo con naso diritto con la punta leggermente arrotondata, narici ampie di forma elegante e perfetta, labbra sensuali, uguali come forma sopra e sotto, un mento regolare che si arrotonda sino alla gola con una linea straordinaria”.

“Ti sei dimenticata la cosa più bella”.

Dulcis in fundo, ho una forma straordinariamente rotonda e ben esposta, glutei sodi e ben sostenuti,  con due buchetti superiori che sono la caratteristica di donne particolarmente belle”.

“Meno male che non hai esaltato anche i tuoi piedi”.

“Piedi no, ma la tornitura delle gambe, la perfetta forma diritta,  la morbida muscolatura danno un tono di sana costituzione e di eccellente forma fisica”.

“Finito”?

“Potrei infine parlare del carattere ma è un fatto personale e ognuno lo può vedere come vuole, io ho solo espresso la mia opinione su cose oggettive, riscontrabili e confrontabili. In poche parole non temo rivali. Ovunque mi giro sono io la regina di cuori”.

“Del mio, sicuro”.

“Allora ho finito”.

“Hai fatto una meravigliosa descrizione di te e sei nell'obiettività assoluta, preferirei che me lo dimostrassi, senza raccontarlo”.

“Hai ragione caro ma oggi sono così felice che straparlo, ho detto molte fesserie vero”?

“No, hai sostenuto la verità e sei effettivamente così e forse ti sei descritta in maniera riduttiva”.

“Sei proprio caro Raul, senza di te non so cosa farei”.

“Diresti queste cose a un altro sicuramente”.

“Non iniziare l'anno dicendo cattiverie, caro, porta male”.

“Ascoltami, ora andiamo a farci una bella dormita che ne abbiamo bisogno e poi domani decideremo il da farsi per festeggiare il nuovo anno”.

“Hai ragione caro, è meglio che chiudiamo la luce e dormiamo, però abbracciami come d’abitudine, voglio sentirmi protetta”.

 

Isolotto di…, 1° gennaio 1991

 

Primo giorno dell'anno, ci alziamo che il sole è già alto, non si sente alcun rumore, è tutto in festa e riposo.

La donna di servizio ci comunica che vogliono festeggiare tutti i matrimoni della notte e ci hanno invitato per il pranzo di mezzogiorno, offerto in onore di tutte le nuove coppie.

Manca poco e abbiamo appena il tempo di indossare qualche cosa di elegante che già suonano alla porta.

Ci avviamo nella grande piazza del falò davanti al molo, adesso agghindati a festa, vi sono ben disposti, su tavoli, tanti piatti da portata ripieni di ogni bene: dalla carne al pesce arrosto, dall'insalata a ogni tipo di frutto stagionale, non solo tropicale.

Per questa festa ogni famiglia ha speso in sostanza lo stipendio mensile, ma sono felici poiché solo un giorno all'anno vivono questa giornata particolare.

Ora le coppie formate hanno consumato la loro prima notte d'amore, non vi sono più danze orgiastiche e neppure canti rituali, oggi si mangia e si fa festa tra discorsi altisonanti e applausi.

Alla sera Maria mi aiuta a rientrare, le abbondanti libagioni hanno ancora fatto effetto, lei questa volta non ha fatto nulla per impedirmelo, tanto stiamo qui e possediamo la casa a pochi metri di distanza.

Mi fa allungare, togliendomi le scarpette leggere e i pantaloni di lino che indossavo per la festa, la camicia era già fuori e non fa fatica a sfilarla dalle maniche.

Mi addormento profondamente e sicuramente russando in maniera rumorosa, ma lei non disturba il mio sonno e si allunga, da sola, sul divano del salone.

Quando il giorno seguente mi sveglio e mi ritrovo solo nel letto, mi prende un momento di panico, chiamo ad alta voce Maria che accorre in camera per vedere cosa sta succedendo. Quando le racconto la mia sensazione lei accomodandosi vicino e accarezzandomi la testa mi dice “Amore, io sarò sempre qui con te, non dubitare”.

“Lo so cara, ho avuto un momento di panico”.

“Adesso vestiamoci e andiamo a passeggio, così ti rilassi”.

“Hai ragione, penso che mi farà bene una passeggiata, dopo quella festa devo ancora smaltire completamente i fumi della sbornia”.

“Allora preparati e andiamo”.

Usciamo a braccetto come due vecchi sposi, passiamo in mezzo agli operai che al nostro passaggio s’inchinano togliendosi il cappello.

Maria è fiera della sua posizione ma io che ho vissuto diversamente provo fastidio, pago il lavoratore e lui non mi deve nulla, solo la manodopera retribuita.

Con piacere noto lo stato avanzato delle costruzioni e mi rendo conto che è stato fatto un lavoro stupendo, l'isolotto potrebbe diventare un punto di riferimento del ricco mondo turistico internazionale. Non vi sono molti posti e quelli disponibili sono piuttosto costosi, i servizi sono carissimi e nelle sale da gioco o bar è a discrezione degli avventori, con puntate senza limite di posta, il gioco è interessante ma anche pericoloso.  Dovremo procurare personale di controllo, Franco, ex militare, potrà occuparsene personalmente.

Rientriamo alla villa felici della nostra opera  ed incominciamo a fare progetti per il rientro. Il giorno della partenza si sta avvicinando rapidamente. Le ore sull'isolotto si rincorrono a una velocità incredibile e noi attendiamo impazientemente la data che sta sopraggiungendo.

Il giorno otto salutiamo tutti e riprendiamo l'aereo del ritorno, Maria ha un’abbronzatura che sarà invidiata da tutte le sue amiche e ora, inoltre, è anche la mia signora, onorata e rispettata.

Il giorno nove la nostra prima visita è per l'ufficio, che ci annuncia molte novità di lavoro e di guadagno, poi nel pomeriggio visitiamo il cantiere dove notiamo il progredire del villaggio attorno alla nostra grande costruzione,  ultimata  e perfettamente funzionale.

I mesi passano veloci, la primavera vola, si avvicina rapidamente una nuova estate.

 

Roma, estate 1991

 

Il ristorante con l'azienda turistica sotto la guida attenta dei ragazzi rende con un buon margine di profitto, dall'isolotto giungono notizie straordinarie, si viaggia su un guadagno che si aggira intorno a ventimila euro il giorno.

Franco e Filippo stanno facendo un ottimo servizio e tutto il personale sia di guardia sia di fatica assolve con onore a tutti i compiti assegnati, ognuno fa un eccellente lavoro che io ricompenso con gratifiche sostanziose, sempre bene accette.

Maria mi comunica di essere rimasta incinta e pensa di terminare il tempo i primi mesi dell'anno successivo, tra la fine di Gennaio e i primi di Febbraio.

Finalmente abbiamo trovato la villa che fa al caso nostro, la vende un anziano signore di campagna, è una costruzione d’inizio secolo XIX. E' una costruzione solida come si costruiva una volta, ha delle rifiniture pregiate e un arredamento dignitoso, il parco è immenso e pieno di alberi. Vi scorre in mezzo un ruscello che forma delle insenature di notevole bellezza dove guizzano anche trote fario, immesse in un tempo lontano da qualche proprietario innamorato della natura.

Il mio architetto ha consigliato di compiere alcuni lavori di consolidamento e Maria, con il suo raffinato buon gusto, ha deciso di apportare modifiche strutturali alla facciata principale, all’ingresso e al giardino.

Abbiamo a disposizione ben sei posti macchina coperti e tre garage molto ampi sul retro della costruzione.

Facciamo installare una magnifica vasca con giochi d’acqua davanti alla facciata principale e verso settembre ne prendiamo possesso.

Maria si porta dignitosamente il pancione in crescita e ben presto istruisce tutta la servitù per l’occorrenza.

Abbiamo a servizio: un autista, un giardiniere, due cameriere personali che devono dedicarsi a lei e poi anche alla creatura nascitura, un maggiordomo e una cuoca simpatica che cucina magnifici manicaretti.

La nostra vita ha preso una piega singolare, da amanti scatenati a sposi tranquilli e felici. Ora mi dedico molto alla famiglia, gli affari vanno avanti sotto la sicura guida di collaboratori selezionati con cautela.

Una delle notizie che accolgo con maggior piacere è quella dall'isolotto dove Franco mi riferisce che le ragazze immagine selezionate si sono sempre comportate correttamente, senza mai scendere a compromessi.

A gennaio, precisamente il ventidue, nasce il mio primo figlio: è una bambina a cui viene imposto il nome di Adele, come la nonna materna defunta. Il nome è bello e dignitoso, se da grande assomiglierà alla mamma, anche solo in parte, sarà un'ereditiera ricercata da mezzo mondo finanziario.

A parte qualche piccola perdita in qualche azienda, coperta dai guadagni di altre, stiamo viaggiando a cifre da capogiro, tanto è vero che il CDA sta seriamente pensando seriamente all'acquisizione di una compagnia aerea con servizio da New York a isola di …

Nel giro di quattro anni Maria mi renderà padre ancora di due figli, un maschio di nome Stefano, nato il 18 Settembre 1992 ed un'altra femmina, la cadetta. di nome Anna, nata il 23 Aprile del 1994.

 

 

 

CAP.  VII

 

Parte seconda: circa venti anni dopo.

 

Roma, Primavera 2011

 

Dopo tanti anni, tutte le nostre attività camminano autonomamente.

Il villaggio romano lavora a pieno ritmo dando una rendita di circa quattrocentomila euro al mese.

L'isolotto con tutte le attività impiantate rende oltre un milione di euro il mese e l'isola, diventata una dependance dell'isolotto per i servizi, con quasi tutti gli abitanti al nostro servizio ha un rendimento vario che è gestito da nuovi collaboratori ingaggiati direttamente sull'isola, rendimento comunque sostanzioso.

Maria, ormai splendida quarantenne, guida una Ferrari rosso fuoco, regalo per il compleanno da parte mia e dei nostri figli.

Adele, ormai signorina  che assomiglia come una goccia d'acqua alla madre, sfoggia la sua esuberante femminilità facendo strage di cuori maschili.

Stefano e Anna stanno crescendo con la consapevolezza dei futuri compiti aziendali, soprattutto Anna che ha un senso innato degli affari e già si esercita a gestire un piccolo ramo industriale che fornisce mangimi per gli animali.

La lascio anche sbagliare con la sicurezza che acquisterà una capacità imprenditoriale di prim'ordine.

Adele invece è sognatrice, vive i suoi giorni sognando ad occhi aperti, la sua vita dorata non le ha fatto impressione, anzi le sembra naturale viverla in questo modo.

Un giorno, che non aveva nulla da fare e stava pensando al suo futuro, mi dice:”Sai papà, avrei il desiderio di andare a vivere sull'isolotto e gestire i nostri affari direttamente sul posto, cosa ne pensi”?

“Ne parlerò con la mamma, l'idea certamente non ci renderà felici poiché vivrai lontana da noi tutti, e sai quanto ti amiamo”.

“Lo so papà, ma vorrei una vita piena e avventurosa, laggiù posso fare amicizie diverse e occuparmi di molte cose che qui mi è impossibile fare, i tuoi amici come Franco ad esempio iniziano a essere anziani e occorre sangue fresco”.

“Occorre anche tanta esperienza che tu non puoi avere data la tua giovane età”.

“Lo so, ma se non incomincio, quando mi farò l'esperienza cui alludi”?

“Hai ragione piccola, comunque lascia che ne parli con mamma, è meglio sentire il suo consiglio”.

“Va bene, ne riparliamo con calma”.

La sera, quando con Maria siamo soli, le parlo del progetto di Adele.

Sta un poco in silenzio, meditando, e infine mi dice “Sai Raul, io ho fatto una strana vita da giovane, ho studiato molto, questo è vero, mi sono costruita una professione come dottoressa psicologa, poi ho conosciuto te ed è saltato tutto, ci siamo sposati e fatto dei meravigliosi figli, mandando avanti una società che ha dato dei frutti insperati. Ora è il tempo di Adele e desidero che faccia una vita serena e come desidera, noi la consiglieremo sempre, sperando che lei accetti di buon animo quanto diciamo, ma il suo tempo sta iniziando”.

“Hai ragione cara, a me preoccupa un poco il fatto che si sia fatta una magnifica figliola e sull'isola sai come vivono, non è cambiato nulla delle abitudini da allora”.

“Hai paura che faccia quello che feci io quella lontana notte al ballo di fine anno”?

“Non pensavo esattamente a questo, ma ci sei andata vicino”.

“Allora di cosa hai paura”?

“Ho paura della sua giovane età, di avventurieri ne trovi ovunque e lei per giunta non è solo bella ma anche molto ricca”.

“Questo è vero, ma laggiù vi è sempre il tuo amico Franco con la moglie”.

“Hanno anche un figlio di venti anni, la stessa età di Adele o poco più, ma lui è cresciuto sull'isolotto, assorbendo tutta la cultura locale”.

“E' questo il cruccio che hai”?

“Ti ricordi il vecchio film Scandalo al sole? Non vorrei che si ripetesse la stessa storia”.

“Tu pensi che qualche uomo attempato possa fare breccia nel suo cuore e la seduca,  per poi magari abbandonarla”?

“Non credo che Adele sia tanto ingenua quanto tu possa immaginare, ma la sua inesperienza da molto da riflettere”.

“Ascolta caro, parliamone con lei, sentiamo cosa ha da proporre, poi insieme prendiamo una decisione che accontenti sia lei per le sue aspirazioni sia noi per la nostra tranquillità”.

“Molto ben detto, allora rimandiamo a domani, ho l'impressione che lei abbia una certa fretta”.

“Amore, io però questa sera fretta non ne ho e dato che mi hai fatto ripensare al passato, avrei un desiderio”.

“Non siamo ancora tanto vecchi e tu sei sempre la mia regina di cuori, ricordi”?

“Ricordo con piacere la sera che ti ho fatto l'analisi completa di me, ero proprio matta allora”.

“Mi piace ricordarti ancora così, amore”.

“Comunque se pensi che siano passati quasi venti anni da allora ed ho avuto ben tre figli, non credo di essere diventata tanto brutta rispetto ad allora”.

“Assolutamente no, hai conservato una presenza giovanile invidiabile”.

“Posso dirti una cosa senza che tu ti metta a ridere”?

“Fai pure cara, non ho più nulla da temere dalle tue parole”.

“Non devo dire nulla nei tuoi confronti”.

“Allora esponi tranquillamente il tuo pensiero”.

Fa l’apologia di se stessa com’era già capitato nel passato e io le faccio nuovamente i complimenti poiché è sempre il mio amore.

 “Grazie caro, sei tanto dolce quando mi dice queste cose”.

“Ti ho detto solo la verità, lo sai cara che nella mia vita ho amato solo te ed ogni volta che ho desiderato una donna eri solo tu nei miei pensieri”.

“Se mi parli così mi fai commuovere, lo sai”?”.

“Lo so cara, ma è la verità “.

 “Mi sento ringiovanita, quasi mi viene l'idea di fare un altro figlio”.

“Pensi davvero che ancora potresti”?

“Forse sì”.

“Ma come la prederebbero i tuoi tre figli”?

“Credo bene, hanno talmente tanto da dividere che non credo debbano litigare per un’eredità leggermente più piccola”.

“Non pensavo a questo, ma all'affetto che dovresti dedicare a un bimbo appena nato”.

“Magari anche loro ci giocherebbero volentieri”.

“Certamente, ne sono sicuro”.

“Stavo pensando che Adele è già nell'età per fare figli e magari lo fa anche lei alla fine, avrebbero la stessa età e non mi piace l'idea”.

“Forse hai ragione, lasciamo da parte questo pensiero”.

“Ma a me piace ancora fare l'amore con te”.

“Non te lo impedisce nessuno, perché ti preoccupi”?

“Se rimanessi ancora incinta, che facciamo”?

“Te lo tieni e basta, non potresti rinunciare a una maternità per problemi etici”.

“Allora facciamo così, noi ci amiamo liberamente e se succede, accetteremo il figlio come dono di Dio”.

“Adesso dormiamo che domani avremo una discussione con tua figlia che non sarà facile da condurre”.

“Hai ragione caro, penso che questa notte dormirò profondamente”.

“Buonanotte cara, a domani”.

Il pomeriggio seguente Adele torna alla carica. È più ostinata della madre.

Ci chiede “Allora cosa avete pensato”?

Parla Maria “ Ascolta cara, la vita noi te l'abbiamo data ma appartiene a te, devi sapere quali sono i tuoi desideri e le tue aspirazioni e perseguire la tua strada con intelligenza e coraggio. Io ho scelto la vita con tuo padre, rinunciando alla mia professione ma arricchendomi di nuove esperienze e sono stata felice, anzi lo sono tuttora e molto, ci siamo amati e rispettati sempre, questo è alla base di un rapporto duraturo, tu devi fare la stessa cosa, se incontri la persona giusta, rinuncia pure a qualcosa ma devi perseguire sempre la tua completa soddisfazione”.

“Dimmi mamma, ma voi siete sempre stati felici anche a letto”?

“Mia cara, mi sembra che la migliore dimostrazione sia quello che vedi, non abbiamo fatto solo tre figli ma con tuo padre ci siamo amati e divertiti moltissimo e, se devo essere sincera con una figlia, ti dirò che ancora adesso lo facciamo, con soddisfazione”.

“Ma ancora alla tua età si fanno certe cose”?

“Ti sembro così vecchia”?

“Non è per questo, non immaginavo che la vita sessuale avesse un percorso così lungo”.

“Cara, devo dire che fino a quando respiri, si può fare, non vi sono limiti di età in queste cose”.

“Mamma, quello che hai detto mi riempie di gioia, avevo premura, ma allora posso attendere il tempo necessario, avevo l'ansia del sesso, ma ora ho capito che sarà meglio attendere l'occasione giusta”.

M’intrometto nella discussione “ Vedi Adele, mamma ha parlato tanto bene che non devo aggiungere nulla, sei tu che deciderai della tua vita”.

“Ho deciso papà, partirò per l'isolotto e mi stabilirò laggiù, ma state tranquilli che avrò l'accortezza di costruire la mia vita intelligentemente, senza buttare al vento i miei anni migliori”.

“Saggia decisione figlia, ma dimmi: quali sono allora i tuoi programmi”?

“Partirò appena terminato la scuola, all'aereo mi verranno a prendere Franco e il figlio poi andremo sull'isolotto, ha fatto costruire un bungalow tutto per me, lo sapevi”?

“Io so sempre tutto e sono informato su tutto, la società è nostra e saldamente in mano nostra, tua madre amministra da grande manager tutte le attività locali e isolane, ma i soldi spesi passano in visione per la nostra approvazione, Franco non ha fatto costruire il bungalow, ha seguito i lavori ma le spese le abbiamo affrontate noi, di tasca nostra”.

“Questo non me lo aveva detto al telefono, devo ancora conoscere bene tutti gli aspetti pratici della gestione degli affari famigliari”.

“Stai sempre con gli occhi aperti e non sognare solo, ogni tanto pensa che tutto quello che vedi è opera di ingegno ma anche di idee elaborate sul tavolo dei progetti”.

“Lo farò certamente papà, comunque rimarremo sempre in contatto, poi penso che ogni tanto verrete a trovarci. È molto tempo che non andate in vacanza sull'isolotto”?

“Abbiamo avuto molte cose tra le mani anche qui, ma certamente ora che i ragazzi sono cresciuti, un salto insieme lo faremo volentieri”.

“Credo che tutti saranno felici di rivedervi laggiù”.

“Lo credo anch’io”.

“Lo sai papà chi mi ha raccontato una storia incredibile di diverso tempo fa”.

“Quale storia Adele “?

“Parlava di un favoloso fine anno e racconta di una meravigliosa donna bianca, bellissima e bionda che ha ballato nuda attorno al fuoco di nozze alla maniera locale, facendo impazzire quasi tutta la popolazione maschile”.

“Chi ti ha raccontato questa favola”?

“ L’ha raccontata Red, il figlio di Franco, che mi ha scritto dopo che l’aveva ascoltata da qualcuno sull’isolotto”.

“Sai Adele, che per sentito dire i racconti si amplificano e diventano favole senza nessuna attinenza con la realtà”.

“Non so esattamente come siano andate le cose, ma una certezza l'abbiamo, quella meravigliosa donna sull'isolotto deve esserci stata, dunque le favole non si sarebbero tramandate”.

“Non saprei come darti notizie in merito”.

“Dimmi papà, ma voi non siete mai stati sull'isolotto”?

“Certamente, prima che tu nascessi e prima che si costruisse tutta la cittadina”.

“Mamma è mai stata bionda”?

“Un certo periodo si era ossigenata, glielo avevo chiesto io”.

“Ma il periodo corrisponde a quell’andata sull'isola”?

“Mi sembra di sì”.

“Ma non avete mai partecipato a nessun ballo locale”?

“Non ricordo esattamente”.

“Mamma, ti ricordi qualcosa? In fondo sono passati solo venti anni circa e sei ancora giovane”.

“Vedi cara, laggiù ci siamo stati ma abbiamo badato sempre ai fatti nostri, non mi andava di mescolarmi con la popolazione locale, abbastanza selvaggia per i miei gusti”.

“Comunque, quando vado, voglio rintracciare quella persona e farmi spiegare esattamente com’era quella donna bionda della favola e cosa aveva fatto esattamente attorno al fuoco”.

“Non credo che sia attendibile il racconto, dopo molto tempo le cose si travisano e si amplificano molto, non mi stupirebbe che magari ti dicessero cose folli su di lei”.

“Quando vado, se lo troverò, lo sentirò e vi riferirò”.

“Va bene cara, allora prepara bene tutte le cose, eventualmente t’invieremo quello che ti necessita, ma ricorda che sull'isola i negozi sono quasi tutti della nostra società per cui hai carta bianca sugli acquisti, basta che usi il cervello e non fai pazzie”.

“Starò molto attenta mamma, non stare in pensiero, saprò amministrare bene il patrimonio come ho visto fare a te”.

“Ne sono certa e non nutro dubbi in merito”.

“Ora vado a fare qualche commissione poi ho finito”.

“Ciao cara, stai attenta a tutto”.

“Ciao, ci vediamo più tardi”.

Appena Adele è uscita, Maria si mette a ridere come una pazza e mi dice “Ma ci pensi, magari divento una leggenda isolana che sarà tramandata nei secoli”.

“Lo sei sempre stata una leggenda, eri esplosiva e la tua bellezza non ammetteva confronti”.

“Sei gentile caro, ma quei tempi sono passati, la nostra gioventù ormai se n'è andata per sempre”.

“Aspettiamo e sentiremo cosa raccontano, se la cosa dovesse diventare troppo fantasiosa ad Adele racconterò io la verità, un poco addolcita”.

“In quale punto la vuoi addolcire”?

“Quando ti sei aperta il costume con la mano sinistra”.

“Ti era piaciuto, se non ricordo male, poi sulla spiaggia l’hai dimostrato”.

“E' vero, ricordi bene ogni particolare, ma non vorrei che Adele rimanesse impressionata da quei racconti e provasse lei pure a farlo, mi sembra che fisicamente non abbia nulla da invidiare alla mamma”.

“Ti sembra giusto ed ha solo quasi venti anni, alla mia età di allora, chissà come diventa”.

“Spero di esserci e vedere, lei ti assomiglia davvero tanto, è la tua immagine di allora”.

“Mi ci rivedo anch'io nelle sue espressioni e atteggiamenti, anche quando si liscia il vestito sul seno, lo fa senza malizia e con un modo naturale che mi ricorda quando lo facevo per te, lo rammenti”?

“Benissimo, quando ballavi per me facendo tutti quei gesti con le mani, eri conturbante assai”.

“Sì caro, ed è questo il motivo della mia preoccupazione, io ero così a venticinque anni, Adele ne ha solo venti”.

“Hai ragione, ma continueremo a esercitare il nostro controllo a distanza, i nostri amici non mancheranno di farlo per noi, Franco particolarmente è una persona di estrema fiducia”.

“Speriamo in bene allora”.

 

Mentana, Estate 2011

 

Passa il tempo e viene anche il momento della partenza di Adele.

E' stato tutto predisposto e tutto procede per il meglio, giunge sull'isola e Franco è andato a prenderla per condurla sull'isolotto. Da una sua telefonata sappiamo che ha preso alloggio nel bungalow costruito per lei, con tutte le comodità.

Ho raccomandato a Franco di esercitare la sua autorità nel caso che fosse stato necessario.

Noi continuiamo la vita di tutti i giorni, i ragazzi frequentano ancora le scuole ed io ho i miei impegni aziendali, Maria ha i suoi con il villaggio e le attività sull'isola che guida da distanza con grande autorità.

Abbiamo fatto altri investimenti in diversi campi commerciali in modo da coinvolgere i figli appena saranno dell'età giusta per farlo.

Con Maria passiamo volentieri il tempo anche ad amarci con piena soddisfazione e per un buon equilibrio familiare.

Decidiamo di andare a trovare Adele appena la villa sarà libera da impegni già presi, ho avvertito i ragazzi dell'ufficio che me la  tengano libera per una decina di giorni.

L'occasione si presenta verso i primi di dicembre e decidiamo di partire tutti, con gioia particolare dei miei ragazzi.

Maria è felice ma si preoccupa delle leggende di cui si parla ed ha paura di essere riconosciuta, ma infine la convinco a prendere la cosa con filosofia.

Partiamo e giungiamo all'isola dopo le solite otto ore di viaggio aereo.

Ci siamo fermati per fare alcuni acquisti per i ragazzi e pranzare al nostro vecchio ristorante, si cucina ancora allo stesso modo le antiche ricette.

Non ci riconoscono, ma sentono che abbiamo una certa confidenza con il luogo e ci chiedono come mai siamo arrivati proprio in quel ristorante.

Spiego che conoscevamo da diverso tempo quel posto e siamo ritornati proprio perché lo ricordavamo con piacere, sia per il posto e sia per l'ottima cucina.

In verità non sanno che siamo noi gli attuali padroni di quasi tutte le attività commerciali dell'isola, e facciamo in modo che continuino a non saperlo, infatti, paghiamo il conto come semplici turisti.

Prendiamo uno dei nostri motoscafi e ci dirigiamo sull'isolotto.

Quando giungiamo, tutti ci fanno festa, quelli che si ricordano di noi e quelli che lavorano per noi senza conoscerci.

Adele, abbronzatissima, ci viene incontro a braccia aperte, ora si è fatta ancora più donna e con quel colore quasi si confonde con le ragazze del posto.

Franco e la moglie ci fanno un’ottima accoglienza mentre il loro figlio sta un poco in disparte, sembra che sia molto timido.

Quando Franco lo chiama per presentarcelo, un poco a malincuore il ragazzo si avvicina, si chiama Simone, ma sull'isolotto tutti lo conoscono come Red, per la facilità con cui arrossisce.

Red è un bel ragazzo, ha circa un anno in più di Adele e insieme formano una bella coppia di ragazzi.

Quando chiedo informazioni ad Adele, lei mi risponde che con Red neanche parla, appena gli compare davanti scappa, è talmente timido lui.

“Al contrario di te, immagino”.

“Papà, qui, se non ti fai rispettare, ti mettono i piedi in testa”.

“Non mi sembri il tipo”.

“Ne puoi stare certo, figurati se io, la padrona, mi faccio mettere sotto da qualcuno”.

“Voglio sperare che tu non faccia pesare il fatto di essere la figlia dei proprietari”?

“Faccio il possibile, ma qualche volta non ne posso fare a meno”.

“Fai in modo di essere tu come persona che ti fai valere, non per il peso dei soldi che possiedi”.

“Papà, certe volte ti fanno saltare i nervi”.

“Ti capisco, sapessi quante volte mi è successo, ma tu devi tenere duro e farti rispettare, senza ricorrere a eccessi di collera che poi ti fanno dire cose antipatiche”.

“Ci proverò papà, ma non garantisco nulla”.

“Cerca di fare la brava padrona, almeno con le donne di servizio”.

“Con quelle nemmeno parlo”.

“E' qui che sbagli, è proprio da loro che devi incominciare lo studio del tuo comportamento”.

“Va bene, ora che ci siete voi, sarò diversa, te lo prometto”.

“Dimmi una cosa Adele, hai più sentito quelle voci sulla donna bionda”?

“Sì, mi ero interessata appena giunta, ma appena mi hanno visto, non ricordavano più nulla di quell'episodio”.

Osservo il viso di Maria che appare più rasserenato ora che è venuta a sapere questi particolari. Quando rimaniamo soli, per qualche momento mentre i ragazzi sono distratti da altre cose, mi dice “Senza dubbio hanno rivisto in Adele la stessa donna di prima, ed hanno ricollegato i fatti sapendo che è nostra figlia”.

“Ho pensato la stessa cosa”.

La sera è organizzata una grande festa in nostro onore, la piazza di fronte al molo è stata tutta infiorata e molti cuscini sono stati posti da un lato, per noi.

Verso le nove di sera, quando il cielo si è completamente oscurato lasciando il posto a milioni di stelle brillanti e una luna calante rossastra ci saluta da lassù, occupiamo i nostri scanni.

Al centro è stato acceso un grande falò, le giovani donne a ritmo di danza hanno iniziato a danzare per gli invitati mentre tutte le persone attorno battono le mani.

Maria mi guarda con gli occhi lucidi, ha dei ricordi vividi nella mente, e mi sorride, il nostro crepuscolo la rende silenziosa e meditabonda, i ragazzi si divertono come matti, ancora non conoscono i misteri della natura umana.

Le giovani danzatrici hanno terminato il loro numero e ora ci prepariamo per gustare quanto preparato dalle donne dell'isolotto, vi sono piatti di pesce arrosto, carne rossa, insalata di stagione e frutti tropicali.

Viene anche servita la solita spremuta alcolica di frutti esotici del posto.

Stiamo veramente bene, la compagnia piacevole, i balli affascinanti, gli amici tutti attorno, i miei ragazzi sono al settimo cielo, Stefano per la prima volta ha osservato da vicino una ragazza del posto che danzava, e dall'espressione del viso mi sono accorto che ne è rimasto piacevolmente colpito, Anna dal suo punto di vista non ha avuto problemi di sorta e si è divertita un mondo.

Ne parliamo al rientro quando lui per primo introduce il discorso con me “Papà, ma hai visto com'era bella quella ragazza che ballava e che belle forme aveva”?

“Sì caro figlio, ho notato che ti aveva incantato ed è giusto che sia così, devi imparare a conoscere le bellezze della vita”.

“A me ha colpito particolarmente la sua figura, non avevo mai visto una cosa simile”.

“Perché Stefano pensi questo? Sono ragazze come le altre in tutti i sensi, hanno solo la pelle diversa, ma il resto è tutto uguale”.

“Allora se quella ci sta, vorrei provare, cosa ne pensi”?

“Devi vedere tu, ma stai attento che le ragazze qui sono promesse già dalla nascita come tradizione, devi accertarti che sia completamente libera”.

“E come faccio a saperlo, se lei me lo conferma, come posso controllare”?

“Vieni che ti presento al capo del villaggio, lui saprà darti ottimi consigli, in modo che tu non prenda botte in testa”.

Quando Stefano s’informa sulla ragazza che gli ha fatto battere il cuore, il capo ha suggerito di chiedere a lei direttamente, a lui non risulta alcuna promessa o impegno.

Ce ne andiamo soddisfatti, Stefano più di me, ora si sente un leoncino a caccia, fiuta l'odore della preda e si comporta come se l'avesse già carpita.

La ragazza si chiama Moha, ed ha quindici anni, è di povera famiglia, ha due sorelle ma niente fratelli e il padre è l'unico sostentamento, lavora presso la nostra azienda.

Data la bellezza della ragazza, propongo a Stefano di farle avere un posto come ragazza immagine nel locale da gioco, con lo stipendio delle altre e se le sorelle sono altrettanto carine assumere anche loro, faccio in modo che anche lui entri nel giro imprenditoriale della ditta.

La sera si presentano le tre ragazze per farsi esaminare.

Lascio il compito ai miei due ragazzi, dovranno stabilire loro se i requisiti possono rispondere alla nostra regola.

Maria raccomanda una certa elasticità, considerata la giovane età delle ragazze.

Moha, che interessava a Stefano, ha delle misure carenti rispetto alla richiesta iniziale, ma considerata la bella figura della ragazza, si consiglia di assumerla ugualmente insieme alle sorelle più prosperose e più grandi.

Moha è subito riconoscente a Stefano, accordando la sua compagnia.

Stefano ancora non conosce gli usi del posto, i costumi li ha intravisti, deve solo  toccare con mano le abitudini.

Moha la sera lo conduce alla spiaggia.

Nei giorni seguenti Stefano cerca di fare il filo a Moha, ma difficilmente riesce a incontrarla considerato il lavoro che svolge.

Quando m'informo se l’avesse rivista, Stefano mi dice: “Non so quando mi sarà possibile rivederla”.

“Le ragazze lavorano alla sera, avete tutto il giorno per stare insieme”.

“Ma di giorno ti vedono tutti e lei non vuole che succeda”.

“Ha ragione, dunque poi non si sposa più, qui i costumi sono molto rigidi e questo argomento è considerato tabù”.

“Allora cosa devo fare con lei”?

“Vorresti sposarla per caso”?

“Io non saprei, dipende da molti fattori, anche la mia età”.

“Allora accetta il suo punto di vista, è meglio, per lei è già molto quello che ha rischiato”.

“Penso che tu abbia ragione papà, non avevo pensato a quest’aspetto”.

“Non ci pensare più, vi sono tante donne al mondo, una di sicuro la troverai”.

“Speriamo papà”.

“Comunque ora goditi le vacanze su questo isolotto”.

Adele ha seguito tutto il discorso del fratello e non condivide il suo interesse per le ragazze del posto, “Io neppure li considero quei ragazzi che ho conosciuto”.

“Sai cara, fortunatamente siamo tutti simili ma diversi, ognuno vive le proprie emozioni personalmente, poi il carattere ha un peso nelle scelte”.

“Può esser che Anna abbia gusti ancora diversi”.

Quando siamo tutti riuniti per la cena e parliamo di quanto sta avvenendo, i ragazzi sono eccitati e vorrebbero vivere la vita in una settimana, ancora non capiscono come vanno le cose, tutto si può avere ma con calma attendendo che la vita faccia il proprio corso.

Dopo cena propongo a Maria di fare una passeggiata, noi due soli, come una volta.

Ne è entusiasta, ricorda con malinconia quando lo facevamo qui, io e lei e la portavo alla spiaggia dietro al promontorio.

I ragazzi staranno in casa a guardare qualche programma in TV o un DVD.

Uscendo notiamo quanto la vita è cambiata in questi venti anni, vi sono persone che passeggiano sui marciapiedi, altre che sostano sulle panchine, compagnie rumorose che entrano nei locali notturni e altre che si dirigono spensierate alla sala giochi. L'unico pensiero che ci consola è che tutte queste persone ci procurano una quantità di soldi che ci permettono di vivere comodamente e toglierci molte soddisfazioni.

La porto dietro al promontorio ancora abbastanza solitario ma anche lì molti innamorati si fissano appuntamento, non vi è più pace, l'isolotto è una macchina da soldi, ne porta tanti, però ha perso la poesia iniziale e la colpa è solo mia.

Decidiamo di rientrare, mentre stiamo per raggiungere il sentiero che conduce alla villa, un vecchio del posto ci fa segno, vuole richiamare la nostra attenzione.

Quando Maria appare in piena luce lui si butta in ginocchio e grida “Ma è proprio lei, la donna del ballo”.

Maria stringendomi le mani “Mamma mia, mi ha riconosciuto”.

“Non ti preoccupare cara, non fa nulla, chi vuoi che creda a un povero vecchio”.

“Se lo va a dire in giro qualcuno potrebbe crederci”.

“E allora, cosa dobbiamo fare”?

“Niente caro, speriamo in bene” Ci avviamo verso casa e rientriamo.

I ragazzi stanno guardando un film in DVD e ci salutano con la mano in silenzio.

“Mi raccomando, non tardate questa sera, domani dovremo fare una bella gita”.

Alla parola “gita” si fermano bloccando il DVD e ci raggiungono chiedendo in coro:

“Dove andiamo”?

“Andiamo sull'isola a fare spese, chi fosse interessato, si aggreghi a noi”.

“Veniamo tutti, a che ora dobbiamo alzarci”.

“Vi sveglia mamma alle sette e trenta, OK”?

“Benissimo, saremo pronti in un momento”.

“Ci conto buonanotte ragazzi”.

“Buonanotte pà”, in coro.

Maria si era già spogliata e stava aspettandomi per la buonanotte.

“Buonanotte amore, stai bene”?

“Benissimo cara, dormi pure, io leggo qualche pagina del mio giallo”.

“Va bene, allora a domani”.

“Sveglia alle sette, OK”?

“OK amore, notte”.

La notte trascorre nel perfetto silenzio dell'isola, chi sta dentro i locali non fa rumore e chi esce, è avvertito di comportarsi bene, Franco ha messo multe salate per chi disturba la quiete pubblica, in considerazione che molte persone vengono sull'isolotto anche in vacanza, i bungalow sono affittati per questo motivo.

La luna rischiara la notte e i suoi raggi filtrano tra le stecche delle tapparelle formando strisce luminose sulle lenzuola del nostro letto.

Maria si è addormentata come un sasso e la mia luce non la disturba per niente, sto leggendo un bel libro giallo che mi sta tenendo sulle spine, non riesco a dormire.

Verso l'una di notte spengo la luce e mi allungo sul letto nella speranza di addormentarmi, verso le tre prendo sonno e mi sveglio alle sette in punto.

Era una mia vecchia abitudine, quando avevo un impegno, qualunque fosse la mia stanchezza, mi svegliavo automaticamente all'ora indicata.

Mi alzo per primo, mentre Maria si rigira pigramente nel letto, facendo piano scendo e faccio un buon caffè per tutti, faccio una doccia rapida e verso le sette e trenta sveglio i ragazzi che si precipitano in sala da pranzo per fare subito colazione.

La mamma, assonnata, si stira mentre scende le scale, poi si accorge di essere discinta e risale di corsa in camera cercando qualcosa da mettersi addosso.

I ragazzi, maliziosi, scoppiano in una risata alle spalle della loro mamma.

Dopo poco ridiscende in ordine e si affretta a preparare la colazione per tutti.

Io redarguisco i ragazzi per la loro inattività “Potevate preparare voi la colazione invece di aspettare che arrivasse mamma”.
Le ragazze si scusano mentre Stefano fa finta di niente, come non detto, a lui è dovuto. Verso le otto e trenta andiamo a prendere il motoscafo con autista e ci facciamo condurre sull'isola con l'appuntamento verso le cinque del pomeriggio per il rientro.

Appena giunti visitiamo alcuni dei nostri negozi di abbigliamento e, mentre le ragazze fanno acquisti mirati, Maria ed io controlliamo la contabilità .

Una volta terminato, mentre i ragazzi portano buste grandi come loro, decidiamo di andare a visitare due gioiellerie acquisite da due anni, ai ragazzi proibisco qualunque acquisto. Quando osservo la vetrina del primo, noto una collana non uguale a quella che comprai per Maria, ma di bellezza simile, e sembra una scultura in filigrana d'oro.

Ne faccio parola con lei che si dimostra d'accordo, anche se non ritiene di averne bisogno. Ha un costo altissimo, supera i duecentomila dollari, ma ritengo che ne valga la pena. La faccio impacchettare in confezione regalo e la consegno ai ragazzi affinché ne facciano dono alla mamma per il suo compleanno.

Anna mi chiede una piccola cosa per se stessa, si tratta di orecchini stile inca che le piacciono, non essendo molto costosi li acquisto per lei e glieli faccio indossare con sua grande soddisfazione.

Guardo Adele, attendendo che anche lai faccia una richiesta ma osserva disgustata tutta la lavorazione isolana e non se ne cura minimamente.

Maria ha controllato gli ordini e la contabilità e possiamo andare  nell'altro negozio  che sfoggia lavorazioni raffinate alla maniera europea e qui Adele trova il suo monile costoso da acquistare. Anche qui Maria controlla tutto. Ci avviamo verso il nostro ristorante. Quando ci vedono arrivare in gruppo il vecchio proprietario si stropiccia le mani soddisfatto e ci serve immediatamente i piatti del giorno.

Facciamo come sempre un ottimo pranzo e dopo facciamo anche una passeggiata a piedi dentro il parco botanico che ho fatto ristrutturare a mie spese affinché la popolazione avesse un giardino da visitare, l'unica cosa gratuita.

Verso le cinque ci facciamo trovare al molo, dove il nostro autista stava già in attesa. Verso le sette rientriamo sull'isolotto, carichi di pacchi e di ricordi.

Alla sera dopo cena decidiamo di giocare a carte tutti insieme, come raramente abbiamo fatto in questi ultimi anni a casa nostra.

Quando il sonno della lunga giornata ci vince, andiamo tutti a dormire lieti di aver condiviso tante emozioni.

Il giorno seguente Stefano sparisce di buon mattino, è riuscito a convincere Moha a incontrarsi al bungalow di Adele, che gentilmente ha dato loro le chiavi.

Non lo vediamo sino all'ora del pranzo quando tutto eccitato rientra dalla sua avventura galante.

Lo osservo e con fare autoritario gli chiedo “Non avrai fatto delle stupidaggini spero”?

Nel frattempo Maria ci chiama per il pranzo, tutti sanno che è un appuntamento sacro, a tavola sempre insieme, antica abitudine che ho inserito appena i ragazzi sono stati in età di camminare da soli.

Adele, ormai donna completa, è diventata un’ottima manager e cura le nostre attività finanziarie con molta saggezza. Ci fornisce i tabulati degli incassi e notiamo che il suo lavoro ha prodotto un notevole incremento alle entrate.

Con Maria decidiamo di incominciare a fare alcune divisioni del patrimonio per vedere se ognuno dei nostri figli ha la capacità di guidare le proprie attività economiche.

Ad Adele lasciamo la completa gestione dell’isolotto e tutte le sue rendite.

A Stefano lasciamo l’attività dell’agriturismo e le rendite.

Ad Anna lasciamo la gestione del villaggio romano e dell’industria di alimenti  animali e le rendite.

Lasciamo a tutti i tre figli hanno così una rendita personale che si aggira sul milione netto di euro all’anno e vedremo se saranno capaci di incrementare queste cifre, il resto è incamerato dalla società per investimenti e  titoli vari.

Maria ed io decidiamo di conservare le altre attività sparse per il mondo e decidiamo di fare quel famoso viaggio al polo nord per visitare le nostre attività sul posto.

Lei è fuori di sé dalla gioia, dopo il periodo caraibico sente che un po’ di fresco sarà certamente piacevole.

Stefano e Anna decidono di continuare a vivere nella villa di Mentana con tutti i servitori a loro disposizione, Adele continuerà la sua vita sull’isolotto come deciso in precedenza e noi, finalmente liberi, possiamo levarci tutte le soddisfazioni represse  negli ultimi venti anni.

Siamo ancora sufficientemente giovani per affrontarle e decidiamo con molta calma sul da farsi.

Maria regala la sua Ferrari ad Anna, che dimostra  una serietà e una capacità di guida notevole per le ragazze della sua età.

Noi ci procuriamo un fuoristrada eccezionale capace di sopportare viaggi estremi anche su ghiaccio, provvisto pure di attrezzatura a scivolo per i percorsi ghiacciati.

Maria è tutta eccitata da questa nuova avventura e mette in atto tutta la sua capacità organizzativa, acquisita in molti anni da imprenditrice.

Passiamo insieme ai due ragazzi il Natale e per i primi dell’anno successivo siamo pronti al lungo viaggio.

 

CAP.  VIII

 

Mentana, inizio anno 2012

 

 Adele ci ha inviato i suoi migliori auguri unitamente a quelli di Franco e famiglia, sull’isolotto la vita continua sempre attiva e in questo periodo ha portato notevoli incassi dalla sala da gioco e dal nightclub.

Anna e Stefano assistono divertiti alla nostra partenza, siamo equipaggiati molto bene ed abbondantemente, sembra che il fuoristrada sia stato organizzato per inviare aiuti umanitari alle popolazioni affamate di mezzo mondo.

L’aereo che ci condurrà al Polo Nord è un cargo da lunghi viaggi, attrezzato per quelle latitudini, siamo solo in quattro passeggeri che si avventurano in quelle lande sperdute e ghiacciate.

Noi siamo diretti alle estremità nordiche della Norvegia a pochi chilometri dal polo.

 

Paese di ... Polo nord, Norvegia gennaio 2012

 

Quando scendiamo all’aeroporto ci accoglie un vento gelido ed una distesa ghiacciata che solo a vederla incute un senso di totale solitudine.

Maria mi abbraccia sorridente, sembriamo due foche travestite, ma lei, malgrado l’abbigliamento insolito ha sempre il fascino della splendida e affascinante donna matura.

Guida lei, abituata da molto tempo a condurre monumentali Suv e questo nostro fuoristrada ha le stesse caratteristiche di quelli a cui lei era abituata.

Il motore solo è più potente con una cilindrata di cinquemila cavalli ed una capacità di oltre duecento litri di gasolio, in grado di percorrere su quei percorsi anche mille chilometri.

Il villaggio che ci attende ci appare sperduto in mezzo ad un mare di ghiaccio.

Sono in tutto circa venti case tutte rosse disposte a cerchio attorno ad una piazza organizzata con una minuscola chiesa ed un supermercato, al centro un grande distributore di carburante.

Le anime complessive in questa località turistica sono circa centocinquanta residenti e oltre duecento i turisti.

Ci chiediamo cosa vanno a fare tanti turisti in quei posti gelati, dove l’unico panorama è costituito da banchi di ghiaccio che si estendono per chilometri attorno.

Maria mi chiede quale tipo di attività economica ho impiantato in quel posto ed io, con il sorriso sulle labbra, le faccio notare  il distributore e il supermercato.

Lei mi osserva e poi “Ma non mi dire, sei riuscito a pensare una cosa simile quando avevi trent’anni”?

“Te lo avevo accennato, ricordi “?,”Già allora avresti voluto venire al Polo Nord , poi avevamo deciso per l’isolotto nei Caraibi”.

“Lo sai che me ne ero dimenticata, hai ragione tu, ne avevamo parlato, ma io ero un poco scettica sulle effettive tue attività da queste parti”.

“Allora ancora non mi conoscevi bene, non eri entrata nel mio mondo ed avevi ancora troppo poca esperienza in merito”.

“Hai ragione, poi però mi sono impratichita ed ora capisco perfettamente le tue azioni”.

“Bene, ora andiamo a pranzo nel ristorante che serve piatti caldi locali e poi depositiamo il fuoristrada in garage e le provviste nella nostra baita, dovrebbe essere la quarta dopo la chiesa, laggiù sulla destra”.

“Non ti chiedo nulla, ma anche la baita è nostra”?

“Certamente, dunque cosa venivamo a fare da queste parti”?

“Hai ragione amore, so che tu sei sempre organizzato in tutto, pensa se fosse qui Anna, ne sarebbe affascinata”.

“Vediamo quanto dura il nostro soggiorno, se dovesse prolungarsi eventualmente la chiamiamo a la pregheremo di raggiungerci per rientrare dopo tutti insieme”.

“E’ un’idea eccellente, vediamo allora come vanno le nostre attività”.

“Il ristorante è ben riscaldato e fornisce magnifici piatti a base di aringhe, carne di renna con patate e marmellata di mirtilli, vi è inoltre il farikal, specialità nordica di Oslo che consiste in carne di agnello bollita con i cavoli e pepe a grani nero, sotto forma di stufato”.

“Non conosco queste portate, spero che siano buone e di mio gusto”.

“Cara Maria, qua dovrai abituarti a piatti locali, non forniscono portate all’italiana, potrei creare una linea di prodotti tipici nostri, ma la spesa non ne vale la pena, troppo poche persone abitano o vengono come turisti da queste parti”.

“Sono d’accordo con te, ma se arrivasse qualche piatto pronto a base di pasta al forno già pronto e surgelato e qualche piatto di carne arrosto come noi la cuciniamo, sempre congelata e pronta, solo da scaldare, penso che sarebbe un  buon affare, non costosissimo e certamente apprezzato dagli abitanti e turisti”.

“Forse hai ragione, anche se non rendesse molto o niente, ne vale la pena, oggi dopo aver messo le nostre cose a posto prendiamo contatti con i ragazzi di Roma, affinché si mettano al lavoro e chissà che non ne esca qualcosa di buono”.

“Mi sembra un’ottima iniziativa, facciamo come hai detto, ma dimmi una cosa Raul, pensi che la baita sia riscaldata a sufficienza per levarci qualche soddisfazione personale qui al polo”?

“Sei sempre la donna più straordinaria che potessi incontrare, non ti fai scappare mai l’occasione per festeggiare certi avvenimenti, penso che sicuramente vi sarà caldo a sufficienza, tutt’al più abbiamo la nostra attrezzatura che ci contiene entrambi”.

“Bene, allora andiamo a pranzo”.

I piatti serviti sono eccellenti accompagnati da un ottimo vino di importazione italiana.

Maria mi osserva divertita quando leggo l’etichetta della bottiglia di vino e notando la luce nei miei occhi, conoscendomi ormai anche troppo bene, mi dice: “Stai pensando di aggiungere una linea vinicola ai piatti congelati”?

“Mi hai letto nel pensiero, amore, è proprio quello che pensavo, l’azienda agricola produce un ottimo vino sia bianco e sia rosso, ci facciamo dare l’etichetta doc e lo esportiamo a quattro euro a bottiglia per il rivenditore, potrebbe essere un ottimo affare”.

“Parliamone con Stefano via e-mail e sentiamo il suo parere”.

“Scrivo subito, sembra che vi sia campo a sufficienza qua”.

“Questo agnello è ottimo, provalo anche tu, amore”.

Facciamo con calma il nostro primo pranzo in un ristorante nordico e ci gustiamo le portate con piacere.

Quando abbiamo terminato e stiamo per uscire, arriva la risposta di Stefano, si dimostra entusiasta della nostra idea e pensa di provvedere immediatamente alla realizzazione.

Ci avviamo alla nostra baita rossa e prepariamo tutto il necessario per la sopravvivenza. Avevamo portato una quantità di vestiti e provviste da consentirci una sopravvivenza per almeno due mesi.

Maria come sua antica abitudine mette tutto in ordine, sistemando ogni cosa in maniera assolutamente precisa.

E’ sempre stata una dote che aveva sin da giovane e che si è perfezionata invecchiando, malgrado la servitù in casa, ha sempre preferito compiere  lei queste incombenze.

Lo fa con dolcezza e mentre ripone canta con la sua bella voce da soprano lirico, io la osservo divertito, non sono mai stato molto attento all’ordine ed ora mi sono completamente affidato a lei, dopo tanti anni di vita in comune.

Una volta terminato, lei mi osserva divertita e sorridendo mi dice: ”Non mi sento tanto vecchia da dimenticare”.

“Stavo solo aspettando che terminassi il tuo lavoro”.

“Ora ho terminato, cosa devo fare”.

“Se ti sembra caldo a sufficienza, mettiti comoda allora”.

“Una volta mi spogliavo più che vestirmi, ma fammi pensare, forse ho un’idea, tu aspetta qua”.

“Non saprei dove andare in questo posto”.

Dopo qualche momento arriva con una sottoveste color oro trasparente e cortissima con nulla sotto e girandosi attorno mi chiede un giudizio.

Conosce molto bene come la penso, ma come sempre, preferisce sentirselo ripetere, ed io stando al gioco le dico: “ Sei sempre bellissima, anzi devo riconoscere che sei meglio di prima, sei più matura e piena ma sei sempre il mio unico amore”.

“Grazie caro delle tue parole, riesci sempre a farmi commuovere e a farmi sentire  amata”.

“Vieni qua accanto a me, amore, il tempo passa inesorabile, ma noi siamo sempre gli stessi amanti ”.

Il primo pomeriggio al polo ha lasciato un ricordo che porteremo con noi molto a lungo.

“Sai, Raul, penso che la nostra vita insieme abbia dato dei risultati straordinari, se penso a quando mi hai telefonato la prima volta, mi sento sciogliere di dolcezza”.

“Sei sempre stata bellissima e provocante, ora sei ancora attraente ma molto più affascinante di una volta, hai affinato la classe innata che avevi e sei diventata una vera signora”.

“Sono lusingata da questo tuo giudizio e sono fiera di essere al tuo fianco”.

“Adesso ci riposiamo un po’ e poi andiamo a finire le nostre cose”.

Ormai è sera quando ci accingiamo a completare lo scarico del fuoristrada e ci avviamo al centro commerciale per fare i nostri interessi.

Siamo accolti con grande rispetto essendo i proprietari e subito tutto il personale si dimostra deferente.

Osserviamo la straordinaria pulizia e l’ordine del posto, tutto funziona alla perfezione. Come sempre lascio una ricompensa fuori busta paga a tutto il personale, mentre Maria mi sorride come una volta, quando facevo questi gesti in Italia, e informo il direttore delle nostre intenzioni commerciali.

Accoglie l’idea con grande interesse, anche se ritiene che non vi saranno molte richieste considerando il numero di concittadini, comunque condivide il nostro punto di vista. Lascio tutte le coordinate per i contatti con l’ufficio romano e poi ci avviamo a visitare il pastore della chiesa.

E’ un uomo sulla sessantina, asciutto e con occhi chiari come la neve, ha un portamento severo e compito, ci accoglie con il dovuto rispetto, il mio nome è molto conosciuto nell’ambiente.

Lascio anche a lui un considerevole contributo per il bene della chiesa e di tutte le anime che la frequentano.

“Mi serviranno per sistemare le strutture, ormai consunte dagli anni e per aprire un asilo per i bimbi del personale che lavora nella cittadina”.

“Padre, mi sembra una bellissima idea e se necessitasse altro denaro, si premuri di richiedere senza preoccupazione a questo indirizzo”, dico porgendogli un biglietto con gli indirizzi dell’ufficio romano.

“Dio la benedica signor Raul, con tutta la sua famiglia”

“La ringrazio Padre, noi rimarremo in loco diversi giorni, penso che ci rivedremo sicuramente”.

“Con mio sommo piacere signor Raul e grazie ancora, ossequi alla signora”.

Rientriamo alla baita leggermente infreddoliti, Maria batte la mani per riscaldarsi,  aveva dimenticato i guanti termici, che avevamo portato, nella baita.

Facciamo i piani di lavoro per i giorni successivi, abbiamo davanti cartine topografiche con segnati tutti i posti piacevoli e visitabili, anche se distanti centinaia di chilometri uno dall’altro.

Decidiamo di cenare in casa, abbiamo portato molti rifornimenti e abbiamo a disposizione diverse scatolette da scegliere.

Maria propone spaghetti all’amatriciana e trippa condita piccante, il tutto accompagnato da una bottiglia di Chianti che fa parte di una partita imbottigliata per questo viaggio.

La serata è stupenda, dalla finestra si nota l’orizzonte con dei colori che solo a vederli si capisce il perché queste siano stazioni turistiche, e si possono solo vedere di persona poiché non vi sono parole per descriverli.

Maria sta abbracciata a me, felice di questa meravigliosa avventura.

La prima notte trascorre in un silenzio assoluto, non si sente nulla e in questo frangente ricordiamo la nostra prima notte sull’isolotto quando tutti i rumori ci giungevano nuovi e ci tenevano in allerta.

Il mattino seguente decidiamo di avventurarci verso la prima delle tre mete prefissate.

Partiamo per Tromso, il percorso è lungo e accidentato, gli slittini del fuoristrada sono utilissimi.

Da lontano fotografiamo alcuni orsi polari e quando ci avviciniamo alla città, ormai è quasi sera e tutte le illuminazioni ci danno un senso di gioia e di felicità incontenibile.

Maria ha gli occhi lucidi, non poteva immaginare quanto fosse bello e interessante quest’ambiente polare e dopo aver girato e conosciuto mezzo mondo questa nuova immagine di ciò che ci circonda la affascina piacevolmente.

Ci inoltriamo verso il centro della cittadina alla ricerca di un hotel, sul nostro percorso incontriamo il Radisson Blu, magnifica costruzione che ha camere con vista sul fiordo.

Prenoto per due giorni una bella camera e con Maria andiamo a cena nel miglior ristorante della città, consigliatoci dal Direttore dell’albergo.

Si tratta di Emma’s Drommekiokken, dove servono le migliori specialità locali.

Maria non riesce a capacitarsi che possano esistere posti di questa bellezza in località sperdute in mezzo al ghiaccio.

Parliamo a lungo delle nostre attività commerciali e a lei viene in mente di creare una linea per rifornire di nostri prodotti questi luoghi.

M’informo presso le maestranze e trovando interesse da parte loro su certi prodotti italiani lascio l’indirizzo della nostra società.

Informo con e-mail i ragazzi di quanto fatto e andiamo a passeggio per le vie cittadine.

Nelle vetrine di un negozio Laura nota una splendida pelliccia, confezionata a mano da un sarto locale, mi chiede di entrare a provarne il modello.

Quando esce dal camerino indossando la pelliccia, colgo al volo la sua felicità ed il desiderio di possesso di quell’oggetto unico, ricordavo ancora la scena del gioiello sull’isola di …, e decido di farle questo regalo da sogno.

Anche il prezzo è da sogno, ma certamente non mi spavento per cinquantamila euro, la indossa come se fosse la fata dei boschi.

Neppure se la toglie quando usciamo, ha fatto impacchettare il suo giaccone, come io sono vestito sembriamo la signora con il servitore al seguito.

Non fa più i salti dalla gioia ma i suoi occhi esprimono a sufficienza lo stato d’animo.

“Quando rientriamo, ti ricompenso per questo regalo, amore mio”.

“Dopo tanti anni ancora ti ricordi questa frase”.

“E non solo la frase”.

Mentre rientriamo all’hotel, passiamo davanti ad una gioielleria che ha esposto in vetrina un orologio da uomo veramente splendido, non ha una marca altisonante ma una forma veramente unica, Maria mi chiede di attenderla e dopo alcuni minuti l’oggetto non era più in vetrina ma in una bella confezione in mano sua.

Rientriamo in camera e dopo esserci spogliati dei nostri abiti pesanti Maria mi consegna il pacchetto dandomi un bacio.

“Lo sai che non dovevi fare una cosa simile”.

“Dimentichi che anch’io ho qualche risparmio da parte, se non spendo mai nulla a cosa mi serve averlo”.

“Hai ragione, dopo tanto tempo ancora non mi sono rassegnato a ricevere regali da parte tua”.

“Sai che desidero sempre fare anch’io la mia parte”.

“Lo so cara, ma dimmi: ricevi ancora gli affitti della casa in montagna”?

“Certo, ma ora sono tre le mie baite lassù e tutto produce contanti mensilmente”.

“Non sapevo di questi acquisti”.

“Avevo interessato un’agenzia e investito i soldi che mi avevi lasciato il giorno del matrimonio, ricordi che mi avevi detto di investirli”?

“Vedo con piacere che li hai fatti fruttare bene”.

“Poi ho avuto anche tutti i soldi per la direzione dei lavori al centro romano, dove la lavorazione è durata circa tre anni, tutti i miei guadagni sono andati in investimenti immobiliari”.

“Hai imparato presto a fare investimenti”.

“Sì, ma allora conoscevo meglio solo questo ramo, adesso farei molte altre cose e in diversi campi”.

“Allora dimmi cosa vorresti fare, avendone le possibilità personali”?

“Dopo aver visitato questi posti, avrei tantissime idee da sviluppare”.

“Fammi qualche esempio”.

“La pellicceria locale mi ha affascinato, la ristorazione è meravigliosa e i locali ricettivi sono di un livello che neppure sognavo”.

“Allora facciamo una cosa, domani ci occuperemo di realizzare i tuoi progetti, nell’ambito delle nostre possibilità, informiamo la società delle nostre decisioni e poi ripartiamo verso l’avventura, il programma ti piace”?

“Sono felice di questa tua decisione, ma ora vieni qua vicino a me, voglio farti due coccole, non mi sono dimenticata”.

“Pensavo di sì, ma conoscendoti bene, me lo aspettavo”.

L’amore con vista sul fiordo è qualcosa di speciale per noi abituati a certe latitudini, abbiamo una lunga esperienza personale e una certa età.

La nostra prima notte a Tromso è stata la più piacevole dopo molto tempo.

Ci alziamo con mille progetti in mente, Maria mi confida di aver pensato a lungo ed ha deciso di dedicarsi a una linea da lasciare poi ad Anna.

M’informa dell’intenzione di creare una linea per prodotti da importare anche in Italia, con lavorazioni più leggere per i nostri climi invernali certamente più miti.

La chiedo di chiarirmi bene il progetto per discutere seriamente con le maestranze locali.

Quando ho tutto chiaro il disegno industriale e la possibilità d’investimento, decidiamo di andare a prendere contatti diretti.

Ci rechiamo nella pellicceria, dove avevo fatto l’acquisto e chiediamo informazioni.

La proprietaria si dimostra subito interessata, gli affari non sono molto remunerativi in quella città e lei non ha la possibilità di espandere l’attività.

Discutiamo a lungo del progetto e infine decidiamo di costituire una società paritaria, lei fornirà la lavorazione dei capi con tutto il materiale necessario e noi forniremo  la commercializzazione internazionale.

Maria decide di aprire un negozio di alta classe a Roma e di prendere contatto con le maggiori pelliccerie in tutta Italia.

Informiamo subito Anna del progetto, lei si dimostra entusiasta e conferma la sua partecipazione attiva nella realizzazione.

Io decido di continuare il mio giro, ho intenzione di sfruttare il nostro agriturismo e tutti i prodotti che è in grado di fornire, dal vino alla frutta, dagli ortaggi alla carne.

Ci rechiamo in un centro commerciale e avviciniamo un dirigente.

Il loro interesse consiste più nell’importazione che nell’esportazione, ma considerata la nostra offerta decidiamo di produrre piatti locali da esportare e italiani da importare.

Informo Stefano del progetto e invio le necessarie informazioni affinché si attivi sulla piazza di Roma per aprire un ristorante tipico prendendo contatti con tutti i punti di ristoro della città.

Maria è felice della nostra impresa, vorrebbe ancora aprire la linea di oreficeria ma infine rinuncia, è soddisfatta di quanto avviato e concluso.

Il mattino seguente ci rimettiamo in moto, pensiamo che sia tempo di rientrare per fare i nostri interessi.

Ritorniamo al villaggio, passiamo piacevolmente la notte nella nostra baita e il giorno seguente ritorniamo in Italia sullo stesso cargo che aveva fatto il servizio all’andata, questa volta siamo gli unici passeggeri a bordo.

 

Mentana, fine Gennaio 2012

 

Quando ci rechiamo all’ufficio, troviamo tutti i ragazzi in subbuglio, sono stati sommersi di lavoro da parte nostra, di Anna e di Stefano, vi sono fax e lettere da ogni parte e anche se si sono distribuiti i compiti, sono nel caos più completo.

La presenza di Maria e mia li rincuorano e riescono a informarci su quanto fatto sino a questo momento.

Il compito più difficile è stato la ricerca dei locali sia per il ristorante tipico e sia per il negozio di pellicceria. Sono stati individuati alcuni locali in centro ma sono assai costosi e l’ufficio studi ancora non ha dato l’approvazione per l’acquisto.

Tra l’acquisizione delle proprietà e la ristrutturazione necessaria allo scopo si parla di circa venti milioni di euro, l’investimento iniziale è forte e lo studio del settore non ritiene che sia facilmente sanabile con quest’attività.

Hanno imparato bene i ragazzi a fare questo mestiere e sono fiero del loro lavoro, naturalmente ben retribuito.

Quando Maria mostra loro la pelliccia e fa notare la lavorazione speciale, tutti sono colti da un’ondata di entusiasmo, nessuno aveva mai visto nulla di simile.

Maria fa presente di aver avuto la stessa impressione quando era stata provata nel negozio, e in seguito ha avuto l’idea di quest’attività e dei rapporti internazionali.

Si decide al momento di proseguire solo con la pellicceria, investimento più sicuro, su stima dell’ufficio studi del settore.

Andiamo con Maria a visitare il locale da acquistare. E’ situato in una via interna del centro storico di Roma, era un vecchio negozio di musica ormai da lungo tempo abbandonato. La disposizione dei tre locali che formano il negozio è da distribuire diversamente ma la struttura appare intatta e ben conservata. Il palazzo ha solo tre piani e la strada frontale è percorribile solo da pedoni, quindi non vi è problema di parcheggio, è a pochi metri da piazza Navona e Fontana di Trevi.

Maria è entusiasta e inizia subito a prendere appunti, decide di dirigere lei direttamente le lavorazioni necessarie e chiama le maestranze del villaggio per la realizzazione.

L’architetto e l’ingegnere edile sono ben felici di questo incarico e ancora di più della collaborazione con Maria, che ricordano piacevolmente.

Dopo qualche settimana i disegni arrivano puntuali sui nostri tavoli, Maria apporta le sue immancabili modifiche di buon gusto estetico e infine sono avviate le ristrutturazioni.

Prendiamo contatto con Astrid, affinché anche lei inizi la lavorazione delle pelli e, la consegna nel giro di tre mesi, data in cui si ritiene ultimata la lavorazione del negozio, completa di tutto punto. Risponde che ha aperto un’azienda con molti lavoratori esperti e sta preparando una bellissima linea di prodotti per la nostra posizione geografica.

La preghiamo di inviare tutte le foto per stampare un catalogo con cui trattare l’esportazione.

Il nostro studio settoriale ha preso contatti con tutte le nazioni che hanno la necessità di quest’abbigliamento, dalla Francia alla Germania, dall’Austria ai paesi balcanici, anche la Russia è stata interessata per la distribuzione dei prodotti.

Una cinquantina di negozi hanno accettato la nostra offerta e proposto acquisti per alcuni milioni di euro.

Chiediamo ad Astrid di incrementare la produzione per essere in grado di rifornirci quanto richiesto, quando viene a sapere delle cifre che stanno circolando, scrive per comunicarci il suo stato di eccitazione. Avvisa inoltre che aprirà un nuovo stabilimento a Oslo, più comodo per collegarsi a Roma.

Nel giro di tre mesi Maria ha completato tutta la lavorazione e la preparazione del negozio.

Decidiamo l’inaugurazione nel prossimo aprile, invitando tutti i nostri amici e  rappresentanti romani del settore.

Astrid fa il primo invio di duecento capi nel mese di marzo, Maria e Anna ne scelgono venti da esporre sui manichini e altri venti per la sfilata con modelle.

Ad aprile tutta la zona è in festa, il nostro negozio ha portato una ventata di novità, di allegria e di commercio nella via. Giungono da più parti personaggi dell’alta moda, dello spettacolo e dell’economia finanziaria, le modelle ingaggiate da mia figlia, stanno presentandosi, Maria intrattiene le persone ed io mi godo lo spettacolo quasi da spettatore, stringo qualche mano, faccio alcuni sorrisi ma la osservo affascinato mentre fa gli onori di casa.

E’ una giornata straordinaria e trascorre piacevolmente tra applausi, bevute e risate.

La sera, stanchi di tanto trambusto ci ritiriamo nella nostra villa a Mentana, Anna non sta in sé dalla gioia, Maria è stanca ma felice del risultato ottenuto.

In sostanza nella giornata abbiamo venduto tutte le pellicce inviateci da Astrid, abbiamo ordini per oltre trecento capi con un incasso di oltre trenta milioni di euro.

Tutte le pellicce sono di altissimo livello con prezzi che oscillano tra i ventimila ed i cinquantamila euro.

Maria si premura di fare un regalo alla figlia donandole una pelliccia simile alla sua, ma più rasata e più adatta alla sua età.

Il giorno seguente l’ufficio è in subbuglio, in tutto il mondo della moda hanno letto del nostro successo e stanno giungendo ordini a valanga.

Astrid conferma l’apertura del laboratorio a Oslo e il confezionamento di oltre venti capi al giorno, sperando di ottemperare a tutte le richieste giunte.

Anna decide di aprire un negozio a Parigi. “ Sai papà, è da molto tempo che desideravo visitarla e con quest’occasione trascorrerò anche diverso tempo in quella meravigliosa e affascinate città”.

“Penso che sia una bella opportunità, spero che con mamma potremo raggiungerti e passare insieme qualche bella giornata”.

“Sarebbe meraviglioso, papà”.

Stefano da parte sua conduce l’azienda con grande capacità della gestione e chiede l’avvio dell’altra proposta per la Norvegia.

Lascio l’incarico a Maria, a lei piace fare queste cose ed ha un senso innato per gli affari, che poi ha affinato nel tempo.

Adele comunica che presto sposerà Red, invitandoci alle sue nozze, si sposeranno secondo gli usi e costumi locali.

Maria accoglie la notizia con panico, non riesce a capire questo cambiamento in sua figlia e soprattutto ha paura per la notte di fine anno.

“Non ti preoccupare cara, abbiamo diversi mesi davanti, rilassati”.

“Tu sai che Adele mi assomiglia come una goccia d’acqua, non oso immaginare cosa possa succedere quella sera”.

“Non devi immaginare, l’hai vissuta in prima persona”.

“Era tanto tempo fa”.

“Là non è cambiato nulla, la loro vita continua da secoli con tradizioni imperturbabili, la civiltà, il successo, i soldi non hanno cambiato nulla, ancora ci si sposa il 31 dicembre danzando attorno al fuoco come te ben sai”.

“Ricordo molto bene quel frangente ed è questo che mi preoccupa, Adele poi rimane sul posto”.

“Vi rimane da padrona assoluta, non dimenticare questo particolare”.

“Anch’io lo ero all’epoca, ma tu mi dicesti che avevo scatenato fantasie non facilmente reprimibili, se non ricordo male”.

“Ricordi benissimo amore ma ora le persone, anche se conservano i loro riti, sono più accorte e sanno che la loro sopravvivenza dipende da Adele”.

“Speriamo in bene, vedremo”.

“Vedremo sicuramente, ma adesso concediamoci un po’ di riposo, sono veramente stanco oggi con tutto quello che è successo”.

La serata passa dolcemente, il nostro tempo sta inesorabilmente passando, ma il nostro amore è rimasto intatto, come nei migliori tempi della gioventù.

 

CAP.  IX

 

Il giorno seguente l’ufficio sta lavorando alacremente, l’espansione del personale ha creato diversi settori: uno si occupa dell’isolotto, due dell’agriturismo, tre del negozio, quattro della produzione, cinque delle lavorazioni.

I nostri interessi commerciali sono come un polipo dai mille tentacoli, sono sparsi in ogni parte del mondo e in continua espansione.

Anche Stefano ha avuto la sua soddisfazione, lo studio del settore ha dato l’approvazione, gli introiti del negozio e dell’esportazione hanno pesato sulla decisione positiva.

Da Tromso iniziano a giungere i piatti locali congelati e Stefano invia i prodotti dell’agriturismo a loro. Per il momento si fanno assaggiare le portate nel ristorante annesso, ma l’idea di Maria di organizzare un grande ricevimento proprio nel ristorante per far gustare questi piatti a tutti gli invitati è accolta positivamente.

L’iniziativa ha un successo insperato, tutti gli invitati trovano eccellenti i gusti e i contorni serviti, confermando ordinazioni per i loro locali sparsi nel Lazio.

Ancora una volta Maria aveva centrato l’obiettivo, le sue idee si tramutano in denaro con la facilità con cui l’acqua scorre verso il mare.

E’ felice delle sue intuizioni e decide di avviare con Stefano una catena di prodotti tipici norvegesi in ogni parte d’Italia.

Si fa aiutare da due collaboratori, esperti di siti web pubblicitari e nel giro di qualche mese i risultati giungono anche con considerevoli guadagni.

Stefano è felice di quanto la mamma ha fatto anche per lui e decide di regalare una bella Mercedes alla madre, che accoglie con le lacrime agli occhi il prezioso dono.

Quando la guida per la prima volta, mi sorride e mi dice “Ti ricordi quando andavo a scuola guida per il Suv”.

“Certamente, e ricordo pure altri particolari di quel periodo”.

“Ad esempio”?

“Come ti osservavano quando camminavi”.

“Sei proprio incorreggibile, ero proprio così interessante da osservare”?

“Lo sei ancora amore “.

“Non dire stupidaggini, chi vuoi che mi guardi quando cammino”?

“Io ad esempio, può bastare”?

“Per me sì, basta e avanza”.

“Bene, allora portami a fare un bel giro, la giornata è buona e non si prevede pioggia”.

“Se andassimo alla baita, su in montagna, cosa ne pensi”?

“Splendida idea, come sempre”.

Prendiamo il necessario e ci avviamo, è una gita fuori programma e improvvisata.

Ormai della strada che conduce in montagna Maria è molto pratica e guida con grande sicurezza, la macchina si dimostra all’altezza delle richieste, ha inoltre la confortevole comodità interna a confronto del Suv con il quale si andava su in montagna nel periodo giovanile.

Maria è vestita con abiti da viaggio, che nonostante la loro forma quasi maschile lasciano pienamente intravedere la sua bellezza.

E’ felice e sorridente, il vento che filtra dal finestrino aperto le scompiglia i capelli che svolazzano intorno al viso con forme bizzarre e lasciano intravedere antichi splendori.

Le accarezzo dolcemente le spalle, mi rende felice osservarla o anche solo sfiorarla.

 

Altipiani di Arcinazzo

 

Dopo due ore siamo giunti in prossimità della baita, Maria fa un ampio giro e m’indica le tre baite di sua proprietà, una più interessante dell’altra.

Le chiedo quanto rendono, tanto per rimanere nel campo economico che mi si addice, e lei “Circa cinquemila euro il mese, in tutto, tolte le tasse e la parte dell’agenzia rimangono circa tremila che con bonifico invio a una casa di riposo per anziani debilitati di Roma”.

“Sei veramente un tesoro, mia cara, hai fatto molto bene, le opere di beneficenza sono sempre necessarie”.

“Ho imparato da te, tu hai dato lavoro a migliaia di morti di fame sull’isola e hai dato lavoro sull’isolotto, prima disabitato, a decine di lavoratori”.

“Ricorda che insieme abbiamo formato una squadra che produce milioni di euro, ora anche attraverso le pelliccerie e la ristorazione, penso che sarebbe il caso di smettere di fare ancora qualcosa e  pensare a divertirsi, finché ne abbiamo la possibilità”.

“Hai ragione caro, ma prima vorrei terminare la mia opera quassù, hai notato che il turismo ristagna”?

“Sì, non noto molto movimento, cosa penseresti di fare”?

“Sono convinta che manchino le attrezzature sportive per attirare sciatori e patiti dello slittino, dovremmo costruire almeno due stazioni di risalita con seggiovia fino alla vetta e poi far costruire diverse piste per la discesa, lassù negozi per la vendita di attrezzature sportive e oggetti ricordo”.

“Sei sempre stata una donna meravigliosa, ora in più sei anche una manager stupenda”.

“Pensi che l’idea sia realizzabile”?

“Tu traccia una linea di lavoro, poi mettiamo i ragazzi dello studio al lavoro e vediamo cosa ne esce”.

“Va bene, restiamo qua un paio di giorni, facciamo un giro e vediamo con una guida alpina i punti più propizi per la costruzione, poi ci accorderemo con gli ambientalisti e infine faremo un progetto con il nostro studio di architetti”.

“Hai pensato a tutto, noto con piacere di averti insegnato bene il mestiere”.

“In un lontano giorno tu dicesti che sarei diventata più brava di te. Lo pensi ancora”?

“Avevo intuito giusto allora, ora ne ho la dimostrazione”.

“Bene, rientriamo alla baita e riposiamoci per qualche ora, poi pranziamo e andiamo a ballare nel nightclub, ho portato lo stesso vestito di allora, se ancora riesco a indossarlo, voglio vedere che effetto fa ancora sul pubblico”.

“Non aggiungo nulla, lo sai come la penso, vedremo”.

Antonio e la moglie, ormai molto anziani ma efficienti, avevano provveduto ad ogni necessità, la baita si presenta tutta in ordine e pulita, la cucina è rifornita di ogni bene e le camere da letto ben arieggiate e riscaldate.

La stagione estiva lassù non si fa notare molto, nella notte la temperatura scende sotto zero ed è sempre molto freddo, solo verso il mezzogiorno si può circolare solo con un maglione pesante, pantaloni di velluto e scarpe da montagna imbottite.

Ci cambiamo d’abito, l’interno della baita è caldo e accogliente, facciamo uno spuntino e ci allunghiamo sul letto, stanchi del viaggio e di tutte le attività intraprese.

Maria si addormenta quasi subito mentre io rimango pensieroso a occhi aperti.

Il suo respiro è regolare e ancora una volta osservandone il  viso così bello rimango affascinato, la accarezzo dolcemente sulle spalle, lei si rigira, sorridendo nel sonno inconsapevolmente.

L’abbraccio e mi addormento, la donna che aveva riempito la mia vita, venuta casualmente a casa mia, inconsapevole del destino che avrebbe cambiato la sua vita.

Quando mi risveglio, guardando l’orologio vedo che sono le sette della sera, mentre dalle montagne filtra l’ultima luce della giornata, sento profumo di caffè miscelato a Chanel n. 5, e rivivo altri momenti passati, mi sembra un sogno.

Lei mi sorride con il vassoio in mano, la osservo interessato, aveva indossato la sottoveste color notte trasparente e nient’altro “ Il servizio ti soddisfa, amore”?

“Pensavo di sognare, mi hai ricordato momenti passati con la stessa scena”.

“L’ho fatto di proposito, anch’io ricordo, se dovessi dimenticare, vorrei non esserci più”.

“Non dire stupidaggini e vieni qua accanto a me, siamo ancora giovani per goderci questo scampolo di vita, che ne dici”?

“Penso che tu abbia ragione, ma ricorda che dopo, voglio andare a ballare”.

“Non lo dimenticherò, stanne certa”.

Verso le otto e trenta della sera ci facciamo la doccia, insieme, come ai vecchi tempi.

Dopo un rapido spuntino ci cambiamo per la serata.

Maria nel suo vestito da sera, comprato oltre vent’anni addietro, ha un fascino che evoca il passato.

E’ leggermente più attillato sui fianchi dandole un aspetto seducente.

La scollatura è adornata dalla collana comprata sull’isola, gioiello ancora unico nel suo genere.

Mette i tacchi alti e si rigira davanti al grande specchio del salone, si spruzza una nuvola di profumo e mi chiede “ Come mi presento”?

“Non descrivo quello che provo, lo sai benissimo, ma penso che questa sera farai venire un colpo a tutti gli avventori”.

“In effetti, era la mia idea iniziale ma ora non sono più tanto sicura di volerlo, il mio tempo è passato, penso che sia inutile riviverlo”.

“Ormai sei pronta, andiamo senza indugio, se non vuoi, restiamo in casa”.

“Hai ragione caro, andiamo, non ho nulla di cui vergognarmi, e poi tra poco sarò la padrona di quasi tutto il posto e forse mi compro anche il night”.

“Era una mia vecchia idea, mi sembra”?

“Allora sembrava una follia giovanile, adesso potrebbe diventare una macchina da soldi, dopo che avremo costruito tutte le strutture”.

“Mi sembra una buona idea, seguiremo gli eventi”.

Quando entriamo nel locale notturno, non molto affollato, ma con quasi tutti i tavoli occupati, ci dirigiamo verso il tavolino prenotato e Maria si toglie il cappotto, rimanendo in piedi per alcuni momenti, tutti gli sguardi sono per lei.

Si accomoda compiaciuta e sorridente “ Hai notato? Alla mia età faccio ancora colpo”.

“Direi piuttosto che il colpo viene a chi guarda”.

“Che guardino pure, tanto non mi consumano”.

“Ascolta, andiamo a ballare, ho fatto mettere la musica dei nostri tempi, ricordi questo motivo”?

“Eccome, non dimentico quello che ho passato vicino a te”.

“Allora andiamo”?

Iniziamo a danzare la melodia dal ritmo lento e sensuale, Maria fa dei movimenti appresi nel passato e in breve siamo soli in mezzo alla pista, tutti ci osservano, meravigliati da tanta bellezza.

La sensualità di Maria sta esplodendo in sala, quando l’illuminazione si accende e termina la musica, Maria, leggermente accaldata, si accomoda al tavolino, un cameriere ci porta una bottiglia di champagne. Lo osservo stupito, non avevo ordinato nulla, lui fa segno da chi è stato offerto, in fondo alla sala.

Quando alzo il calice in segno di saluto, un applauso, in direzione di Maria, si eleva fragoroso, ancora una volta era riuscita nel suo intento, aveva creato un’atmosfera magica nella sala e aveva ricevuto l’omaggio al risultato cercato.

Quando usciamo dal nightclub, sentiamo gli sguardi che ci accompagnano verso l’uscita, ma non ne facciamo parola.

Quando rientriamo, Maria ha ancora sulle guance il colorito della serata, è  visibilmente eccitata e quando si spoglia, vedo nel suo sguardo una luce maliziosa. Puntualmente: "Ti andrebbe di farmi due coccole”?

Le sorrido compiaciuto, aspettavo con gioia questo momento.

Dopo una piacevole notte ci alziamo con idee battagliere.

Con la guida alpina, avvicinata il giorno precedente, andiamo a controllare i costoni rocciosi della montagna, lui indica con sicurezza la migliore posizione per gli impianti di risalita e la stazione in alta quota.

La vallata è stupenda, si notano le cime innevate e il ghiacciaio, esteso per chilometri.

Una volta stabilito, il posto andiamo a chiedere al Sindaco le procedure per avviare tutta la costruzione della nostra attività sportiva e turistica.

Una volta resosi conto che il tutto porterà decine di posti di lavoro per i valligiani, non pone limiti e ci invita a farlo contattare dal nostro architetto per i particolari.

Dopo il pranzo servito nel ristorante, ancora ben avviato e funzionante, ripartiamo per rientrare a Roma, ansiosi di andare in ufficio e comunicare le notizie ai ragazzi.

 

Roma

 

Accolgono con entusiasmo l’iniziativa. Sanno che le nostre idee solitamente portano grandi guadagni e si attivano immediatamente.

L’ufficio studi del settore nel giro di una settimana ci fornisce tutte le indicazioni richieste, possiamo procedere.

Lo studio architettonico ha elaborato le bozze e i costi preventivi.

Il CDA approva senza riserve l’avvio di tutta l’operazione e infine l’architetto parte alla volta della montagna per incontrare il Sindaco e gli Assessori, che in base alle loro competenze, saranno  interessati all’operazione.

Entro la stagione invernale prossima dovranno entrare in funzione almeno una stazione di risalita e alcune piste da sci, nel giro di due anni dovrà essere tutto terminato.

L’investimento si aggira sui venticinque milioni di euro.

Maria m’informa di avere ricevuto da Astrid ottime notizie, ha aperto altri due stabilimenti per la lavorazione del pellame e una catena per la fornitura di borse di alta qualità, con prezzi che si partono da un minimo di trecento e arrivano a un massimo di oltre cinquecento euro.

Le attività già avviate sono autonome, basta l’occhio vigile dei ragazzi e dei miei figli, decidiamo la partenza per la Norvegia.

 

Oslo, Bygdoi Lovely

 

Questa volta non è necessaria l’attrezzatura della volta scorsa, ci recheremo a Oslo per incontrare Astrid e valutare anche altre opportunità, comunque il fuoristrada, per ogni evenienza, è al nostro seguito.

Sono i primi di luglio, la stagione è calda e lassù il clima è più mite.

Astrid ci accoglie a braccia aperte, le avevamo cambiato la vita e per questo è riconoscente, ci riceve a casa sua mettendo a nostra disposizione un appartamento della sua villa costruita a Bygdoi Lovely, sulla costa del mare nordico.

“L’ho fatta costruire grazie ai guadagni ottenuti dal commercio delle pelli”.

“E’ meravigliosa, cara Astrid, di questo passo costruirai un grattacielo”.

“Non mi far ridere Maria, sto bene così, pensavo anche di sposarmi, così avrei qualcosa da lasciare ai miei figli, come avete fatto voi”.

“E’ una bellissima idea, hai già trovato l’uomo giusto per te”?

“Non ancora, anche se molti ronzano attorno”.

“Sei una bella donna ed è giusto, basta che non lo facciano solo per i tuoi soldi”.

“E’ la cosa che più mi fa paura in questo momento”.

“Ti posso dare un consiglio”?

“Certamente”.

“Fatti guidare dal cuore, al momento giusto lo sentirai da sola se funziona”.

“Hai ragione Maria, attenderò il momento giusto sperando che giunga”.

“Non temere, arriva per tutti quel momento, basta non farlo sfuggire”.

“Ora però parliamo di altre cose, ti voglio far vedere la nuova collezione fatta con borse di renna”.

Andiamo nella dependance della villa, dove lei tiene tutta la collezione e notiamo la bellezza dei modelli e della manifattura. Maria ne sceglie una a caso, sentendone  la morbidezza e costatata la capienza interna, ritiene di essere soddisfatta della lavorazione, poi ne sceglie una per sé di ottima fattura e rientriamo per discutere l’operazione finanziaria.

Astrid ritiene che sia necessario un investimento di almeno due milioni di euro per aumentare la fornitura di pellame, eventualmente trovare le risorse in altre nazioni come Svezia e Russia e poi costruire una grande catena di lavorazione, la distribuzione sarà capillare in tutto il mondo.

Il suo progetto ci attira per la grandezza dell’idea e Maria vi partecipa con tutti i sentimenti.

Si decide di procedere appena l’ufficio del settore ci darà l’approvazione.

Dopo due giorni di turismo, nel fascino di una bellissima città nuova e molto attrezzata, rientriamo a Roma con immagini uniche nei ricordi.

 

Roma

 

Nel giro di due settimane lo studio del settore dà indicazioni favorevoli in merito e i CDA approvano l’operazione finanziaria.

Maria si occupa della faccenda personalmente, vuole essere in prima linea, lascia ad Anna la responsabilità del negozio e dei rapporti internazionali.

Disegna una serie di modelli fantastici, accolti con grande favore da tutti e una volta inviati i disegni ad Astrid, s’inizia la lavorazione a livello industriale.

Ai primi di Novembre migliaia di borse attendono nei magazzini il loro trasferimento nelle vetrine dei negozi di mezzo mondo.

Maria è soddisfatta della sua attività e m’invita ad andare con lei a New York per aprire una linea di negozi di pellicce e borse di nostra produzione.

Accetto con entusiasmo, l’avventura mi è sempre piaciuta e desidero continuare sino a che ne avrò la possibilità.

Anna decide di venire con noi, anche lei fa parte del progetto avviato dalla mamma.

Stefano rimane a trattare le sue attività commerciali su Roma e fa presente che si occuperà, durante la nostra assenza, di tutti gli interessi famigliari.

Il nostro sbarco avviene intorno alla fine di Novembre.

 

New York, …  novembre 2012

 

Il tempo è pessimo, piove e soffia un vento gelido che annuncia nevicate di ampio raggio sul territorio.

Anna e la mamma hanno indossato le loro pellicce e le sfoggiano con orgoglio, sono calde e protette.

Io indosso la mia giacca di montone acquistata per la  Norvegia e sto sufficientemente bene, ma chiedo a Maria di pensare anche una linea per uomo, potrebbe essere interessante l’idea, la accetta con piacere.

I nostri collaboratori hanno fatto un ottimo lavoro e troviamo i sei negozi associati già pronti per la vendita dei nostri prodotti.

Astrid invia in breve tempo una collezione completa di pellicce e borse che velocemente divengono la caccia all’acquisto della borghesia newyorchese.

Il lavoro fatto ha dato frutti insperati, rientriamo in Italia con diversi milioni di dollari da utilizzare in montagna.

 

Roma

 

Si avvicina la data delle nozze della nostra Adele, ci stiamo organizzando per il viaggio e per tutti i regali da portare sia a lei e sia a tutti i nostri collaboratori più stretti. Maria dice che, secondo lei, si dovrebbe affittare un aereo per portare tutta la quantità di materiale sull’isolotto, l’idea non dispiace, se ne occuperà Stefano tramite le sue conoscenze.

 

CAP. X

 

Isolotto di … 20 dicembre 1012

 

Decidiamo di partire insieme. L’aereo è molto comodo e spazioso, noi siamo gli unici passeggeri e ci divertiamo scambiando scherzi.

Mamma è la nostra vittima preferita.

In un momento di pausa mi chiama da parte e mi dice “Sai che ho portato i miei favolosi costumi di allora”.

“Quello lo immaginavo, ma dove pensi di indossarli”?

“Pensavo la sera dei matrimoni, come tanto tempo fa”.

“Tu sei tutta matta, mia cara, vorresti rifarlo”?

“Se si presenta l’occasione, improvviso”.

“Non penso che sia una buona idea”.

“Ti ho detto che vedremo, diversamente indosserò altro”.

“Così mi sembra più ragionevole”.

Atterriamo sull’isola e troviamo due grandi motoscafi della nostra flotta che ci attendono con personale da facchinaggio a disposizione.

Durante il percorso marittimo già da lontano notiamo le luci delle costruzioni. Quando siamo abbastanza vicini, notiamo che il molo è molto più lungo e che le ville ora sono quattro, tutte abbastanza accostate, ma comunque di notevole bellezza architettonica.

 

Quando sbarchiamo, Adele, che era venuta a prenderci al molo, sorridendo soddisfatta, ci indica il tutto e con orgoglio dice “E’ tutta opera mia e del mio ingegno, la villa vostra è sempre la stessa, quella vicino è la mia, costruita come nido del mio amore con Red, le altre due sono in affitto a personalità della finanza internazionale a cifre da capogiro”.

“Vedo che hai imparato bene il mestiere, mia cara figlia”.

“Grazie papà, la vostra scuola mi è stata utilissima”.

“Sei informata di quello che abbiamo fatto con mamma”?

“Come potrei non esserlo, ne parlano tutte le TV e tutti i rotocalchi di mezzo mondo, ho anche notato le splendide foto di mamma che indossa quelle pellicce favolose sullo sfondo di Oslo, non ha nulla da invidiare alle modelle professioniste”.

“Vedo che hai seguito con attenzione, ora ci occupiamo anche di una linea uomo e borse da donna”.

“Non siete ancora stanchi del vostro impero economico”?

“Noi in questo modo diamo lavoro a migliaia di persone e ne siamo soddisfatti”.

“Ma il guadagno lo intascate solo voi, mi sembra”.

“Che ti devo dire, questo è il business, gli altri, però, vivono grazie a noi”.

“Hai ragione papà, non parliamone più, anch’io faccio nel mio piccolo la stessa cosa”. Andiamo nella nostra villa, la sua vista ci riempie di ricordi e le immagini sono dolcissime.

Maria capisce quello che sto pensando, quando nota i lucciconi nei miei occhi, accarezzandomi sulla guancia, mi dice “Siamo ancora vivi, non ti preoccupare, io ti starò sempre vicino”.

Le sorrido e allungandomi su una poltrona controllo lo scarico delle merci portate dall’Italia.

Quando Adele vede tutto il materiale scaricato, emette un grido gioioso, ha notato che molte scatole sono per lei e vorrebbe aprirle subito, ma Maria le impedisce di farlo, pregandola di aspettare sino alle prossime nozze.

Ci accomodiamo ancora una volta, e forse una delle ultime, tutti attorno alla stessa tavola, osservo con piacere i miei tre figli, ormai adulti e avviati su un percorso notevole, e tenendo la mano di Maria stretta tra la mia, faccio gli auguri di un felice proseguimento aggiungendo “ Vi auguro di essere felici come lo siamo stati noi”.

Un applauso dei figli mi accoglie di sorpresa e mi commuovo come non mi era mai capitato.

Dopo la cena ognuno prende la direzione della propria camera, solo Adele si allontana verso casa sua. Maria si vuole misurare i costumi e mi desidera come spettatore della sfilata.

Prova prima quelli interi, d’accordo decidiamo di metterli via, non vi entra più.

Prova i bikini e come in altri tempi esplode nella sua prorompente femminilità, ma la parte di sopra è troppo stretta per le attuali misure.

Quando però entra con il tanga, non mi posso esimere da gridarle “Sei magnifica, amore mio”.

“Non posso uscire così, devo assolutamente procurarmi dei costumi di misura, ormai questi sono solo un piacevole ricordo”.

“Domani andremo sull’isola, abbiamo diversi negozi in proprietà e faremo i dovuti acquisti”.

“Penso che vorrà venire anche Anna”.

“Non ho nulla i contrario”.

“Va bene, allora”.

La nostra prima notte, dopo tanto tempo, ha ancora il profumo di Maria, che sarà sempre la mia regina di cuori.

 

Isolotto di … 21 dicembre 2012

 

Il giorno dopo ci sveglia un fragore assordante fuori, nella via, mi affaccio per vedere cosa sta succedendo e noto diversi mezzi che si sono fermati e gli addetti stanno cercando di farli ripartire.

Chiedo cosa è successo e le persone di servizio, riconoscendomi, chiedono scusa e si allontanano frettolosamente, lasciando però i mezzi davanti alla mia villa.

Mi vesto velocemente e scendo per strada alla ricerca di Franco, una volta trovato e avvertito di quanto successo, convoca il capo delle guardie che immediatamente fa provvedere alla rimozione dei mezzi, scusandosi.

Chiedo informazioni sui mezzi in questione, non avevo mai visto mezzi di trasporto a benzina o gasolio sull’isolotto, Franco mi comunica che sono mezzi fatti venire da Adele per gli scavi alla ricerca di giacimenti di minerali preziosi.

Aveva trovato il punto che con Maria avevamo segnato sulle carte, dimenticandoci poi di eseguire ricerche sulla qualità dei minerali.

Adele m’informa di aver trovato, andando a passeggio con Red, un angolo dietro il promontorio, abbastanza nascosto e incontaminato, dove si trovavano anche pesci particolari, aragoste e un minerale bluastro dall’aspetto invitante, dagli esami fatti fare da laboratori europei, per sicurezza, era emerso che si poteva trattare di un ricco giacimento di calamina, minerale assai ricercato per vari utilizzi industriali.

Le dico “Hai notato che è un posto assai romantico”?

“Certo, è veramente un sogno”.

“Lo sai che era il posto dove sono stato con mamma nel nostro primo soggiorno”? “Non lo sapevo, ma se vi ha fatto la stessa impressione nostra, deve essere stato meraviglioso”.

“Non mi addentro in particolari, ma devo confessarti che lì mamma ha fatto per la prima volta il bagno al naturale ed era meravigliosa”.

“Lo immagino, assomiglio a lei moltissimo ed anche a me dicono la stessa cosa, quando mi vedono in bikini, alcuni la ricordano ancora”.

“Tu sai come funziona la festa di matrimonio da queste parti”?

“Certamente papà, ormai è una tradizione che si segue da centinaia di anni”?

“Tu pensi di fare come le ragazze del posto”?

“Non ci vedo nulla di male, se lo fanno loro, ma ora i tempi sono cambiati”?

“Dicevo per avere un’informazione, ora ho capito”.

“Papà quello che succedeva al vostro tempo non è neppure pensabile adesso e neppure proponibile”.

“Lo so, ma questo giorno è rimasto uguale, vedrai se ho ragione, cercate di stare attenti quando vi allontanate”.

“Ora abbiamo anche diverse guardie e diventa impossibile delinquere in un ambiente così ristretto”.

“Mi auguro che tu abbia ragione, ma vedrai da sola che tipo di festa diventa dopo la cerimonia”.

“Tu hai già assistito a questa festa”?

“In un lontano passato”.

“Non mi dire che c’era anche mamma”?

“Io ho fatto tutto sempre con lei accanto”.

“Allora è vero”?

“Vero che cosa”?

“Quello che raccontavano a proposito di una donna bionda e bianca”.

“Un giorno, dopo che sarai sposata, con calma ti racconterò com’è andata quella volta”.

“Lo voglio sapere con certezza, quando desidererai dirmelo, sono a tua disposizione”.

“Adesso andiamo a pranzo, voglio avere tutta la famiglia raccolta attorno a me”.

“Ne sono felice, papà, sarà forse una delle ultime volte che succede”.

“Purtroppo, ma è la vita stessa che porta a questi punti”.

“Andiamo, dammi il braccio, sono ancora la figlia prediletta. Vero”?

“Certamente, Adele, sei stata la prima e la più amata, non lo dimenticare mai”.

Entriamo in casa, il pranzo non è ancora pronto ed io mi siedo in poltrona a leggere il giornale, mentre le donne di casa si affaccendano e Stefano è ancora in giro.

Dopo qualche attimo, Maria si avvicina e siede accanto a me.

“Sai, Raul, stavo pensando a una cosa: vorrei investire i capitali delle pellicce acquistando buona parte del villaggio in montagna prima che si diffonda la notizia dei lavori, potremmo fare degli ottimi affari a prezzi molto contenuti”.

“Hai una testolina sempre in moto, amore mio”.

“Mi sembra una buona idea, dopo che tutti gli impianti saranno terminati, i prezzi saliranno naturalmente, non credi”?

“Hai ragione, senza dubbio sarà così”.

“Allora pensaci tu, manda un fax ai ragazzi e comunica la nostra decisione, così avviano le fasi per l’acquisto, appena rientriamo, ce ne occupiamo noi”.

“Lasciamoli fare, sono tutti molto pratici, a noi non interessa la bellezza o la qualità, ma l’acquisto in massa delle strutture ricettive, se ho ben capito il tuo pensiero”.

“Hai capito benissimo, allora ordina direttamente, metto a disposizione venti milioni di euro, dovremmo poter acquisire una buona porzione di paese”.

“Dovrebbero essere sufficienti per tutto il centro e le villette o baite vicino alla nostra”.

“Non ne sono rimaste molte vicino, le ho già comprate io le altre tre”.

“Hai ragione, me ne ero dimenticato”.

“Io vorrei le palazzine, ci basta un centinaio di appartamenti, l’investimento sarebbe coperto in breve tempo”.

“Sai, amore mio, mi fai paura, sei diventata una macchina”.

“Da chi avrei imparato, secondo te”?

“Sei sempre stata un’ottima allieva, ma hai superato il maestro”.

“Ho imparato molte cose, la più importante è stata quella di amarti”.

“Questo lo abbiamo imparato insieme, cara”.

“Penso che sia tutto pronto a questo punto, possiamo accomodarci a tavola, andiamo amore”.

Ancora una volta siamo tutto riuniti attorno al desco giornaliero, i miei ragazzi hanno una luce diversa nello sguardo, Adele di gioia, Anna di entusiasmo, Stefano di ansia.

Gli chiedo il motivo di questo sentimento.

“Sai papà, oggi ho rivisto Moha, si è fatta più matura, è più donna e affascinante, penso di essermene innamorato”.

“E lei cosa ne pensa di quest’amore, ammesso che ti sia dichiarato”?

“Ne abbiamo parlato, anche lei sarebbe d’accordo, ma dovrei sposarla per portarla con me, tu cosa ne pensi”?

“Penso che se vi amiate non vi sia problema, quando vorreste concludere questo matrimonio”?

“Papà, da queste parti ci si sposa solo una volta l’anno, il 31 Dicembre”.

“Questo lo so, ma vorreste sposarvi adesso e qua”?

“Se si sposa Adele, perché non potremmo farlo anche noi”?

“Basta che abbiate pensato a tutto con calma e siate decisi, l’amore è un sentimento forte, l’attrazione fisica è un’altra cosa, anche se tutte e due concorrono all’unione”.

“Noi siamo convinti e sembra anche la sua famiglia”.

“Sembra è poco, accertati che ne siano convinti”.

“Oggi ne parlerò con i genitori, poi ti riferisco com’è andata”.

“D’accordo Stefano, questa sera se ne riparla”.

“Maria, tu cosa ne pensi”?

“Non mi sono introdotta nel discorso, ma penso che tu abbia ragione”.

Interviene Adele che stava ascoltando in silenzio.

“Sarebbe una festa straordinaria, basta che siano convinti di quello che fanno e pensato ai problemi che dovranno affrontare una volta che risiederanno in Italia”.

“Io direi di fare una tavola rotonda qui da noi e discutere di tutti i problemi con calma e ponderazione”.

“E’ una buona soluzione, Raul, decideremo domani anche con la famiglia di Moha”.

“Allora, Stefano, occupati di organizzare tutto quanto, sei d’accordo anche tu mi auguro”?

“Certamente papà, so che sarà una dura battaglia, loro vorrebbero che rimanesse qua, ma io la voglio con me a Roma”.

“Hai ragione, ma ricorda che Roma è Italia e pensano ancora in maniera sorpassata  questi matrimoni con donne di colore”.

“E’un modo di pensare superato, credo, ma comunque posso infischiarmene”.

“In questo caso i soldi contano poco, quando vai in giro, osservano il colore ma non quello dei soldi”.

“Forse hai ragione, ma affronteremo i problemi uno per volta, poi Moha ha una bellezza fuori del comune, farà presto a conquistare il cuore degli italiani”.

“Domani ne parleremo con calma, oggi fai tutto quello che devi, parla con le sorelle e con la famiglia al completo e cerca di capire bene il pensiero di Moha, che in definitiva è quello che conta maggiormente”.

Dopo queste parole e terminato il pranzo, decidiamo di riposare qualche momento e mentre Maria ed io ci ritiriamo in camera nostra, i ragazzi rimangono sotto a discutere dell’argomento.

Maria è preoccupata di tutti gli avvenimenti che si stanno accavallando e si sente fremere all’idea di questo nuovo piacevole contrattempo.

Nel pomeriggio quando scendiamo, Adele, che stava ancora nel soggiorno, ci osserva sorridendo e dice “A voi due quest’atmosfera fa molto bene, avete un aspetto felice”.

Le rispondo “ Quando ho tutta la famiglia riunita, sono sempre felice, ovunque mi trovo”.

“Non dicevo per questo. Ma lasciamo stare il discorso, ora andiamo a vedere la mia nuova casa”.

Usciamo insieme e mentre camminiamo per strada le persone che incontriamo ci salutano festosamente.

La casa nuova di Adele è molto interessante, non ha ancora acquisito il gusto estetico della madre, ma ha fatto un buon lavoro, il giardino mignon è curato in ogni particolare e nel suo piccolo ricorda quello immenso di Mentana, l’interno è molto ben organizzato con tutto il necessario per vivere comodamente, la sala da pranzo è spaziosa e molto piacevole, ha un misto di colori locali ed europei.

Le facciamo i nostri complimenti e lei si dimostra soddisfatta delle nostre parole.

“Staremo molto bene qui, Red è un ragazzo molto riservato e timido, ma ha un cuore d’oro ed è sempre disponibile, è lui che ora dirige il night e la sala da gioco”.

“Gli affari vanno bene, a quanto vedo”.

“Sapete, da quando abbiamo costruito le nuove ville e potenziato le strutture ricettive, abbiamo aumentato gli incassi notevolmente, ora ho almeno ventimila euro in contanti al giorno”.

“Non te la passi male, ma questa montagna di soldi come li utilizzi, non li spenderai tutti”?

“Ho pensato di aprire una banca, ho messo a disposizione il mio bungalow e ora stanno facendo i lavori necessari per la trasformazione”.

“Con chi hai preso contatto”?

“Con una grande banca americana”.

“Noi abbiamo degli ottimi rapporti con la nostra banca di Roma, che è internazionale, se dovesse servire qualche appoggio, possiamo fornirlo noi”.

“Allora vediamo quale banca ci fa il miglior servizio, io vorrei aprire anche un banco di cambiavalute nella banca, penso che sia una buona idea”.

“Ottima idea, Adele, penso che molte persone del posto abbiano la necessità di avere un punto di riferimento”.

“Hai ragione, molti nostri lavoratori hanno problemi per conservare parte delle paghe e poi vorrei garantire un buon tasso d’investimento, la cosa più richiesta è avere un capitale garantito”.

“A quanto ammonta, te l’hanno specificato”?

“Penso che siano sufficienti venti milioni di dollari come inizio, poi si potrà aumentare il capitale iniziale”.

“Possiamo intervenire noi con la nostra società, in caso di necessità”.

“Grazie papà, al momento posso farcela da sola, se dovesse servire, te ne farò parola”.

“Siamo sempre una grande famiglia unita, non lo dimenticare mai, cara Adele”.

“Lo so ed è per questo motivo che sto facendo tutto quanto”.

“Ne sono convinto, ma ora pensavo di andare a pranzo al ristorante dell’isolotto, cosa ne pensate”?

“Bella idea papà, andiamo tutti insieme allora “.

Non avevo mai visto questo locale, ma appena entrati riceviamo una buona impressione, la pulizia si presenta di prim’ordine, la sala ben aerata, la servitù impeccabile negli abbigliamenti locali, la cucina prepara portate di grande varietà e di ottima esecuzione.

Il nostro arrivo ha creato subbuglio tra le maestranze, non si aspettavano l’arrivo dei padroni e quindi non erano preparati a riceverci.

In breve tempo due splendide signorine locali ci apparecchiano un bel tavolo, posto al centro della sala principale, ben illuminato, e consegnano la carta dei servizi.

Maria è felice di quanto avviene e sorride maliziosamente, sente che Adele ha un polso di ferro nei confronti dei dipendenti e non lascia scappare l’occasione per dimostrarlo.

In effetti, Adele ha chiamato il caposala e lo sta redarguendo in maniera dura, chiede che sia servita nel miglior modo possibile e senza indugio.

Io non m’intrometto, sono cose che solo lei può sbrigare, magari dopo ne avremmo parlato a quattrocchi per qualche consiglio in merito.

Il pranzo comunque è ottimo e il vino italiano di grande qualità, particolare il pesce arrosto locale è stato gradito da tutti.

Anna e Stefano sono rimasti vivamente colpiti dalla bellezza del posto e dal servizio inappuntabile.

Si decide di fare la festa di matrimonio in questo locale e Adele si premura di riservare tutto il ristorante solo per la nostra famiglia il giorno 1° Gennaio.

Faccio presente le usanze del posto ma Adele ancora ritiene che siano sorpassate.

Maria ed io abbiamo ricordi lontani, l’isolotto allora era appena stato popolato e le usanze erano ancora molto radicate negli abitanti emigrati sul posto.

Consiglio Adele di chiedere al capo villaggio prima di commettere qualche errore.

Lei risponde con durezza di essere lei il capo di tutto, non deve rendere conto a nessuno.

Chiudo l’argomento, non è il momento di fare parole inutili. Maria mi osserva con sguardo apprensivo, ne comprendo appieno il motivo, le sorrido e le mando un bacio con le dita, lei capisce e si rasserena.

Quando usciamo dal locale il sole già si è abbassato sull’orizzonte inviando lingue di fuoco sul mare calmo che avvolgono di una luce magica tutta la serata.

Ci soffermiamo a guardare verso il molo, l’oceano è immenso e gli occhi di Maria  riflettono bagliori incredibili, ha il viso inondato d’oro fiammante.

Le bacio dolcemente la guancia e abbracciandola la conduco via, lei nasconde il viso sulla mia spalla, calde lacrime scendono da quegli occhi meravigliosi.

Ne capisco la motivazione e la stringo a me affettuosamente.

Camminiamo per alcuni metri, poi decidiamo di fare una passeggiata lungo la costa, ancora ricordiamo con passione il frastagliato contorno dell’isolotto e vogliamo rivedere i luoghi del nostro amore giovanile.

I ragazzi ci lasciano andare da soli, hanno capito che certi momenti si vivono solo in due.

Camminiamo lentamente seguendo la spiaggia, dopo aver superato il promontorio, sulla nostra destra notiamo i bungalow, i negozi, il villaggio di capanne, il lastricato che conduce a una piccola rotonda in riva al mare e poi più nulla.

Ritroviamo il nostro primo posto, dove Maria fece il bagno e si prese quasi un’insolazione, lei si stringe a me chiedendo con voce emozionata “Caro, ti ricordi “?

“Sono immagini che rimarranno per sempre nei miei ricordi”.

“Dimmi, com’ero allora”?

“Come adesso, forse qualche grammo di meno, ma sei ancora come allora”.

“Sei molto caro Raul, allo specchio mi osservo e vedo che sono ancora una donna attraente, ma allora ero più giovane, inesperta e sicuramente più selvaggia”.

“Ora abbiamo da parte nostra la calma e la serenità”.

Quando rientriamo, è notte, i ragazzi ci attendevano per cena, ma l’ora è assai inoltrata, ci osservano con occhio indagatore, ormai sono grandi, capiscono e non dicono nulla.

Noi andiamo a dormire felici, abbiamo il nostro amore e la nostra famiglia.

 

Isolotto di … 22 dicembre 2012

 

Ci svegliamo di buon’ora, la giornata è radiosa e i riflessi del sole abbagliano l’orizzonte dell’oceano.

Maria è felice e luminosa, il suo sguardo riflette i raggi del sole e le pagliuzze degli occhi acquistano vita. Mi sorride e invia un bacio con le labbra a forma di cuore.

Decidiamo di fare un bel bagno vicino al molo, incontriamo diverse persone di servizio e abitanti ormai impiantati sull’isolotto da oltre vent’anni.

I giovani che si erano sposati in quella lontana notte di fine anno sono quasi quarantenni con prole adulta e che sicuramente parteciperà alle prossime nozze.

Maria è raggiante, indossa un castigato costume intero che la fascia completamente rendendola ancora più affascinante, sembra una ragazza di vent’anni.

Adele si unisce a noi e con la mamma forma una delle coppie femminili più belle che si siano mai viste su questa spiaggia.

Mamma ha un completo nero e Adele un bikini bianco che risalta le sue forme ormai coloratissime, da dietro sembrano due sorelle, sia per l’altezza e sia per le forme ben pronunciate.

Facciamo il bagno, l’acqua è a temperatura corporea e la sua limpidezza è cristallina, compiamo diverse immersioni per raccogliere conchiglie sul fondale.

Anna aiuta a sistemarle in una cesta e Stefano ne sceglie alcune per regalarle a Moha, come dono d’amore, usanza isolana.

Verso l’ora di pranzo ci ritiriamo e andiamo a casa nostra, era stato tutto preparato dalla donna di servizio su suggerimento di Adele.

Dopo qualche momento di riposo, nel pomeriggio incontriamo la famiglia di Moha.

Sia il padre e sia le figlie lavorano per noi e il loro comportamento è sussiegoso, ma io con un gesto li invito a sedere alla nostra tavola, imbandita con dolciumi e bevande, e a comportarsi amichevolmente senza porsi problemi.

Affrontiamo l’argomento matrimonio con molto buon senso da parte di ognuno, i genitori di Moha sostengono la tesi della permanenza, mentre Stefano è fermamente convinto di portarla con sé a Roma.

L’argomento è approfondito e sostenuto con energia sui vari fronti, alla fine supera ogni problema l’amore dei due ragazzi, Moha verrà in Italia nella speranza che tutto proceda come desiderato.

Abbiamo da parte nostra la potenza del denaro e questo è un ottimo motivo, ma la lingua delle persone supera ogni confine e di questo temo vivamente per la loro serenità.

Infine ogni dubbio è fugato, ci salutiamo caldamente e ci ripromettiamo di rivederci alla festa di fine anno.

Nel frattempo s’iniziano i preparativi, il tempo stringe e le cose da fare sono molte.

Il giorno seguente andiamo tutti sull’isola per acquistare, nei nostri negozi, i vestiti da cerimonia e altri regali per gli sposi.

Maria ci conduce tutti anche nella gioielleria del nostro primo acquisto e sceglie dei monili di grande pregio, uno per Moha e uno per Adele, sono di fattura straordinaria entrambi ma di soggetto diverso.

Anna e Stefano fanno i loro acquisti nel negozio di abbigliamento mentre Maria ed io ci rechiamo presso un mobiliere per acquistare alcuni oggetti per Adele.

Lasciamo la consegna affinché sia recapitata ogni cosa il giorno trentuno di Dicembre e rientriamo sull’isolotto stanchi della lunga giornata ma felici dei nostri acquisti.

Senza dire nulla a Maria ho scelto per lei una magnifica collana di perle rosa, con fermagli di corallo scolpito e l’ho fatta impacchettare di nascosto in modo da consegnarla personalmente al momento opportuno.

Andiamo tutti a cena nel ristorante e festeggiamo i nostri acquisti, anche Moha è presente, ormai la posizione è chiara e non ha nulla da temere nel suo ambiente natio.

Quando siamo seduti, in attesa di essere serviti, rivolgendomi sia a Moha e sia ad Adele chiedo se la cerimonia si svolgerà con la vecchia usanza.

Moha è la prima a rispondere: “La nostra festa di matrimonio è sempre uguale da secoli e si continua a festeggiarla sempre allo stesso modo”.

Osservando Adele “ Ne eri a conoscenza di quest’usanza”?

“Ne avevo sentito parlare, ma pensavo che fosse superata”.

“Sarà bene che ti fai spiegare bene da Moha di cosa si tratta, credo che avrai qualche sorpresa inaspettata”.

“Quale sarebbe questa sorpresa”?

“Moha, ti dispiace spiegarle come si svolge la festa di matrimonio attorno al fuoco”?

“Certamente signor Raul, non ho problemi”.

“Gradirei che mi chiamassi per nome, ora farai parte della famiglia e diventerai una nuova figlia per me e Maria”.

“La ringrazio molto, penso che occorrerà qualche tempo per abituarmi”.

“Fai pure con calma, ma ora spiega ad Adele di cosa si tratta, esattamente”.

E Moha spiega con dovizia di particolari e mima i movimenti che dovrà compiere durante la scelta del marito.

Adele rimane esterrefatta, non immaginava che fosse così, ma ormai è troppo tardi per cambiare e chiede a Moha di provare con lei, da parte, tutte le mosse che saranno necessarie.

La guardo perplesso, so di cosa si tratta e come si possa sentire una giovane donna bellissima ed estranea a questi riti pagani.

Dopo la cena, quando stiamo rientrando, Adele prende Moha per mano e la conduce a casa propria, vuole vedere e sapere.

Maria mi prende sottobraccio e sorridendo mi dice “Lo potevo spiegare anch’io, ma non me la sono sentita di dare questo tipo d’informazioni”.

“Hai fatto bene cara, dovrà provvedere da sola, come hai fatto tu, tanto tempo fa”.

Quando stiamo per andare a dormire, entra Adele tutta rossa ed eccitata in viso, cerca la madre e una volta sole, la informa di quanto appreso.

Maria la consola, cercando di aiutarla psicologicamente, le fa capire che sono riti unici e singolari e che si svolgono da molto tempo in una magica atmosfera di danze sfrenate.

“Non sono sicura di essere all’altezza in questa situazione” dice Adele.

“Sarai certamente all’altezza come tutte le altre ragazze e bellissima, penso che potresti indossare un mio vecchio, si fa per dire, bikini blu notte che ancora conservo, domani lo proverai e vediamo come ti sta”.

“Buonanotte mamma e grazie di tutti i tuoi consigli”.

Lei si allontana e Maria mi raggiunge a letto.

“Sai Raul, penso che sarà una festa straordinaria, stavo pensando di comprarmi un nuovo bikini per festeggiare a modo mio la serata”.

“Ascolta, questa sera sono molto stanco, ti dispiace riparlarne domani”?

 “Va bene caro, tanto non ho premura”.

 

 

 

Isolotto di ... 23 dicembre 2012

 

 

E’ mattina, Maria ritorna alla carica, non ha dimenticato il suo proposito ed ha tutte le intenzioni di andare a fondo della questione.

Mi trascina sull’isola con la ferma intenzione di scegliere alcuni costumi di suo gusto, da me vuole solamente il sostegno morale.

Ha deciso che io non devo entrare nella sua decisione e non cercare di farle cambiare idea, ormai lei ha deciso cosa deve fare.

Porta a casa un pacco di costumi splendidi, alcuni anche per Adele e Anna, è felice e sorridente, ha uno sguardo malizioso che non annuncia nulla di buono.

Mi trascina in camera e inizia la sua sfilata.

Mostra in maniera veramente sconvolgente il suo meraviglioso corpo contenuto in piccola parte da quei bellissimi costumi comprati e il massimo lo raggiunge quando indossa dei mini bikini neri.

“Non ti sembra di esagerare mia cara”?

“Perché, sto forse male così”?

“Non intendevo questo, stai benissimo, ma non vorrei che esagerassi il giorno che lo indossi”.

“Volevo fare una prova, se pensi che non sia di tuo gusto, lo regalo ad Anna o ad Adele”.

“Dimmi solo quando lo vorresti indossare”.

“Pensavo la sera dei matrimoni”.

“Non avrai per caso l’intenzione che penso”?

“Se non me la dici, non posso indovinare il tuo pensiero”.

“Non credo che ve ne sia bisogno, so perfettamente a cosa stai pensando”.

“Me lo hai letto negli occhi”?

“E’ proprio la luce che emanavano che mi ha convinto della tua idea”.

“Pensi che sia troppo vecchia o alludi al fatto che potrei fare concorrenza a qualche giovane donna del posto”?

“E’ questo il motivo, non sei troppo vecchia, anzi sei ancora splendida, ma non desidero che entri in competizione con nessuno, quella sera si sposa anche tua figlia, non lo dimenticare”.

“Hai ragione caro, ma se facessi qualche mattana, pensi che sarebbe troppo sconveniente”?

“Questo non lo credo, basta che non esageri”.

“Va bene, caro, hai ragione, farò come mi consigli”.

“Ora che hai lustrato gli occhi miei, vorresti due coccole”?

“E lo chiedi”?

 

Isolotto di … 31 dicembre 2012

 

L’eccitazione è al massimo, le ragazze sono nervosissime, le ultime ore da signorine le lasciano in uno stato di nervosismo difficile da controllare.

Urlano e strepitano per ogni nonnulla, le domestiche non sanno più che pesci prendere e la famiglia è in condizioni peggiori.

Il pomeriggio è affrontato con maggiore serenità, le ragazze hanno deciso come vestirsi durante la cerimonia e le famiglie sono finalmente pronte per la serata.

Quando ci sediamo davanti al fuoco nella piazza posta di fronte al molo, tutti gli occhi sono rivolti a noi.

Anna e la mamma nei loro costumi sono bellissime e la carnagione bianca le rende maggiormente attraenti, Adele e Moha, simili di colore, stanno nel gruppo delle promesse spose che tra poco faranno il loro ingresso con la danza rituale del fuoco.

Il fuoco raggiunge la massima esplosione di luminosità, scintille si alzano scoppiettanti verso l’alto, i tamburi iniziano i loro ritmi sempre più serrati, quando entrano gli strumenti a corda, le future spose fanno il loro ingresso nella piazza.

Adele in pratica si confonde con tutte le altre ragazze isolane.

Iniziano a battere il tempo con i piedi e poi continuano con il giro attorno al fuoco, il ritmo si fa sempre più incalzante, le ballerine iniziano a piegarsi all’indietro.

Con le mani alzano e abbassano il gonnellino di paglia lasciando intravedere le forme nascoste, al colpo del gong tutti i reggiseno volano per l’aria all’unisono, la frenesia della danza sta raggiungendo l’apice e in questo preciso momento Maria si butta nella mischia.

Sotto il vestito che indossava, aveva messo il bikini nero della prova, innanzi al fuoco e nell’orgia finale si era liberata del reggiseno iniziando la danza a ritmo delle altre, ricordava benissimo i passi della danza, rimasti invariati nel tempo.

Anna quando vede la mamma fare quella danza mi osserva con occhi preoccupati, non la conosceva sotto questo profilo, io le faccio segno di stare tranquilla.

Tutte le ballerine stanno avvicinandosi ai loro sposi, Adele compresa, si sta avvicinando il momento della tensione massima, si stanno alzando i gonnellini e si avvicina il momento estremo che terminerà con la fuga degli amanti.

Tutte le ragazze si sono alzate il gonnellino di paglia e stanno aprendo le gambe innanzi ai loro sposi, Maria viene innanzi a me e quando legge nei miei occhi lo sgomento rinuncia al suo proposito e si siede accanto a me, stringendosi alle mie spalle, sudata ed eccitata.

Le giovani coppie si allontanano alla ricerca della loro alcova e con questo gesto  termina la festa matrimoniale.

Il fuoco è spento, tutti lentamente sciamano verso la propria abitazione.

Ho ricoperto Maria con una copertina di cotone mentre rincasiamo.

“Che cosa volevi dimostrare”?

“Nulla caro, volevo rivivere un momento che non mi appartiene più, mi sono illusa che fosse possibile, ma poi mi sono resa conto di essere ridicola”.

“Non eri ridicola, eri anche troppo bella, solo che l’età del matrimonio è passata anche per te”.

“E’ quello che stavo dicendo, avrei voluto fare come la volta scorsa ma all’ultimo mi sono vergognata”.

Anna era rimasta allibita e non si pronunciava, stava chiusa in un mutismo impenetrabile, camminando distante da noi.

Quando rientriamo e Maria sale per cambiarsi e fare una doccia, Anna mi si avvicina e mi chiede “Papà, che voleva fare mamma con quel ballo in mezzo a tante ragazze”?

“Nulla tesoro, stava rivivendo una magica notte di tanto tempo fa”.

“Allora la storia della donna bianca di cui parlavano era lei”?

“Sì cara, adesso che hai capito di cosa si tratta, penso che mi sarà più facile spiegarti l’accaduto”.

“Non occorre, papà, penso di aver capito da sola, volevo solo avere la certezza di quanto avvenuto”.

“Mi sembra chiaro”.

“Mamma era veramente così bella come raccontano”?

“Sono convinto che il racconto sia riduttivo, era molto di più, poi lo noti da sola come ancora si difende”.

“Accipicchia, è proprio bella, vorrei avere io le sue forme apocalittiche”.

Tu sei bella come il sole, hai la trasparenza dei suoi occhi, l’altezza mia e le forme contenute ma ben pronunciate, non desiderare di più, avrai al momento giusto quello che cerchi ”Hai ragione, papà, so di stare bene, aspetterò il mio momento, sono ancora molto giovane”.

“Buonanotte Anna e sogni d’oro”.

“Buonanotte papà e speriamo che mamma ti faccia riposare”.

“Non essere maliziosa”.

“Non sono maliziosa, ho solo notato la luce dei suoi occhi”.

“Buonanotte”.

“Notte, pà”.

Aveva notato bene la mia cara figlia.

 

Isolotto di … 1 gennaio 2013

 

Le giovani coppie sono partite per il viaggio di nozze.

Stefano e Moha sono andati a fare un lungo giro negli Stati uniti mentre Red e Adele sono a Roma, per poi fare lunghe escursioni lungo la penisola con l’auto conservata nel garage, ma come punto di riferimento Mentana, serviti e riveriti dall’abbondante servitù.

Noi decidiamo di rimanere il tempo necessario ad avviare le trattative per la banca di Adele.

Seguo i lavori nel bungalow che sono giunti al termine con tutte le lavorazioni necessarie, con casseforti ben protette e un ufficio ben arredato.

Tramite fax prendiamo contatto con la nostra banca romana e riusciamo a strappare condizioni eccellenti per questa nuova filiale, garantendo un capitale costante di almeno venti milioni di euro.

Dieci milioni li metterà Maria tramite i negozi di pellicceria, cinque milioni io con i miei capitali e cinque milioni Adele tramite i proventi dell’isolotto.

Il servizio di cambio è garantito dalla banca stessa, che invierà un loro impiegato disponibile al trasferimento.

Si potrà aprire gli sportelli entro quindici giorni, nel periodo che Adele sarà rientrata dal suo viaggio.

Completate tutte queste operazioni, noi, il sette di gennaio, rientriamo in Italia, il nostro meraviglioso soggiorno è terminato.

Grande commozione nei saluti con le varie famiglie imparentate, anche se sono tutti nostri dipendenti, ora un vincolo maggiore ci lega affettivamente, Franco ci abbraccia a lungo, incapace di staccarsi da un’amicizia durata una vita, sapendo che forse questa sarà l’ultima occasione d’incontro, la famiglia di Moha, più rispettosa si accomiata con lacrime sincere, mentre le sorelle abbracciano Anna con affetto e ci danno gentilmente la mano con un lieve inchino.

 

 

Roma, Mentana  7 gennaio 2013

 

Il rientro è come il solito stancante, quando rientriamo a casa, troviamo Adele in partenza, a bordo della sua potente Ferrari rossa, stanno andando sulle dolomiti del Brenta per poi proseguire in direzione di Venezia.

Ci salutano festosamente con le braccia alzate.

“Mi sembra che siano felici. Hai anche tu questa impressione, cara”?

“E’ la stessa cosa che ho pensato anch’io”.

“Adesso che siamo rientrati quali programmi hai nel prossimo futuro”?

“Sai, Raul, pensavo di coordinare l’ufficio, controllare il villaggio romano e vedere come se la cavano tutte le maestranze, seguire i lavori in montagna e…”.

“Basta, mi fai venire il mal di testa se continui su questa strada”.

“Allora decidi tu il programma, se la pensi così”.

“Scusami cara, non volevo offenderti, ma sei diventata un vulcano negli affari”.

“Solo”?

“Che cosa vuoi sentirti dire, che lo sei anche in altre occasioni”?

“Se lo credi veramente, dimmelo”.

“Allora sei un vulcano in tutto, sei felice”?

“Basta che non lo dici per prendermi in giro, sì”.

“Non ne avevo nessuna intenzione, mi fa piacere che tu sia ancora molto femminile in ogni tuo atteggiamento, soprattutto quando sei sola con me”.

“Finalmente ci sei riuscito a dirmelo, grazie tesoro delle tue parole, ti amo sempre tanto e cerco di dimostrarlo al meglio”.

“Lo so cara, ma adesso riprendi il discorso: quali erano i programmi urgenti”?

“Di urgente vi è solo la montagna, devo informarmi su come sono andati gli acquisti previsti”.

“Allora stasera fai un salto in ufficio per controllare”.

“Caro, magari andremo domattina, vorrei riposare un poco, mi sento stanca del viaggio”.

“Allora facciamo come hai detto, oggi riposo e domani lavoro”.

“Anna che sta facendo”?

“Sta telefonando ai suoi amici e corteggiatori, forse sente il desiderio di terminare la sua giovinezza velocemente”.

“Ne avrebbe tutto il diritto, ormai è donna adulta, ricca e bella”.

“Pensavo che fosse più interessata a fare l’imprenditrice”.

“Penso che sull’isolotto abbia avuto delle nuove intuizioni”.

“Certamente, quel tipo di festa rimane impresso a lungo”.

“A me è rimasto impresso per quasi mezza vita, e ancora ne porto vivo il ricordo”.

“Non mi far ricordare certe scene, mi sembra che i ricordi tuoi siano talmente vivi che hai cercato anche di riviverli pienamente”.

“E’ vero, anzi credo di averli rivissuti completamente”.
“E’ stata una giornata memorabile mia cara, lo ricorderò a lungo”.

 “Pensiamo a riposarci adesso”. “Che cosa faccio preparare per cena”?

“Quello che desideri, se la cuoca cucinasse un bel piatto di carne a modo suo, ne sarei felice”.

“Allora do disposizione, tanto tu riposati”.

“Grazie cara, poi raggiungimi”.

“D’accordo, ciao”.

Anna stava ancora telefonando quando Maria mi ha raggiunto, la servitù stava facendo tutto il possibile e la cuoca stava badando a esaudire ogni richiesta, ci sdraiamo vicini e poco dopo dormiamo profondamente.

Verso le otto di sera il campanello della servitù ci richiama alla realtà, è l’ora di cena, con il viso ancora assonnato ci presentiamo a tavola, dove Anna ci attendeva con impazienza, doveva uscire quella sera stessa e non voleva fare tardi all’appuntamento.

Siamo felici ma leggermente malinconici, i nostri figli, cioè la nostra vita, si stanno formando le loro famiglie e presto saremo soli con la nostra ricchezza ma anche con la nostra vecchiaia.

Raccolgo la mano di Maria e la stringo con affetto, ci scambiamo un’occhiata e ognuno capisce l’altro, il suo sorriso leggermente appassito si disegna come una piccola smorfia delle labbra.

Abbiamo passato insieme una vita piena d’amore e affrontato mille battaglie, ma ora sentiamo che ogni gesto sta diventando pesante e forse ne sentiamo l’inutilità.

I nostri meravigliosi giorni sono terminati, come la nostra vita e tutto quello che abbiamo costruito.

Il seguito sarà scritto in un prossimo futuro.